NICCOLO di Buonaccorso (o di Bonaccorso)

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

NICCOLÒ di Buonaccorso (o di Bonaccorso)

G. Chelazzi Dini

Pittore senese attivo nella seconda metà del 14° secolo.

Di N., di cui si ignora la data di nascita, è noto che fu sepolto nel 1388 in S. Domenico a Siena. Il suo nome figura al tredicesimo posto nel ruolo dei pittori senesi che inizia nel 1356 (Milanesi, 1854, pp. 31-32). I pochi documenti in cui l'artista compare sono tutti riferiti a Siena. N. fu forse figlio di un pittore senese, Buonaccorso di Pace, del quale però non è stata identificata alcuna opera. Nel 1372 e nel 1377 fece parte del Consiglio di Siena e nel 1381 fu eletto gonfaloniere del Terzo di S. Martino (Milanesi, 1854, pp. 31-32, nr. 2). Delle sue opere, prevalentemente di piccolo formato, soltanto una, lo Sposalizio della Vergine di Londra (Nat. Gall.), è firmata.Dopo un primo interesse da parte della critica agli inizi del Novecento, a seguito delle brillanti ricerche di Milanesi (1854) che rivelarono l'esistenza di questo artista, solo in tempi recenti N. è stato riproposto all'attenzione degli studi da Boskovits (1980). Lo studioso, oltre ad assegnargli alcune opere di notevole rilevanza, come l'Annunciazione già nella Coll. Sterbini a Roma, ha convincentemente identificato nella Madonna con il Bambino della Coll. Kisters a Kreuzlingen, in Svizzera, l'opera individuata da Milanesi (1854, p. 32) nella chiesa di S. Margherita a Costalpino, in seguito trasferita nella chiesa di S. Andrea a Montecchio. In calce a quest'opera - fiancheggiata da un pannello laterale con S. Lorenzo e devoti, tuttora nella chiesa di Montecchio - Milanesi (1854) aveva letto: "Nicholaus Bonachursi me pinxit A(nno) D(omi)ni 1387". Boskovits proponeva anche di assegnare all'artista, come parti della predella dello stesso polittico della chiesa di Costalpino, la Crocifissione di Budapest (Szépművészeti Múz.) e la Presentazione della Vergine al Tempio già nella Coll. von Kaulbach di Monaco.Boskovits (1980) giustificava in qualche modo la scarsa attenzione da parte della storiografia artistica recente e asseriva che in effetti l'attività di N. presenta una monotonia nei soggetti trattati e una uniformità tale da recare ostacolo a ogni tentativo di stabilire una cronologia sicura per ricostruire il suo percorso stilistico. Il critico riconosceva tuttavia a N. una capacità di narrazione vivace e persino icastica, insieme alla ricerca preziosa dei dettagli decorativi che lo avvicinano a Jacopo di Mino del Pellicciaio, apprezzandone soprattutto la ricerca prospettica degli ambienti in cui agiscono i personaggi, che denuncia, a evidenza, l'interesse che N. dové avere per le sperimentazioni spaziali di Ambrogio Lorenzetti, interesse, in verità, non condiviso dai pittori della sua generazione, a eccezione di Jacopo di Mino del Pellicciaio.Le opere di N. sono state spesso confuse con quelle di Bartolo di Fredi, il quale, tuttavia, non sembra mai interessato alla precisa resa spaziale di Niccolò. A questo proposito vanno considerate, in particolare, le più note tavolette con episodi della Vita della Vergine: la Presentazione al Tempio di Firenze (Uffizi), proveniente da S. Maria Nuova (Ridolfi, 1899, p. 169), riconosciutagli da Cavalcaselle (Crowe, Cavalcaselle, 1885), che la unì al citato Sposalizio della Vergine di Londra. Perkins (1914) aggiunse a queste due tavolette l'Incoronazione della Vergine ora a New York (Metropolitan Mus. of Art, Robert Lehman Coll.): esse presentano le stesse misure, identica incorniciatura e analogo momento di stile, molto probabilmente la fase matura del pittore. Marcucci (1965, p. 169) notava che le tavolette sono decorate anche nel verso e che il pannello di Firenze ha sul margine sinistro una borchia metallica: è probabile pertanto che queste tavolette avessero in origine la funzione di sportelli e che fossero stati eseguiti altri pannelli di completamento del ciclo della Vita della Vergine. Marcucci rilevava anche l'indubbia ispirazione per l'architettura del piccolo dipinto di Firenze dalla Presentazione al Tempio di Ambrogio Lorenzetti (Firenze, Uffizi).

Altre opere di N. sono: la parte centrale di un trittico con la Madonna che allatta il Bambino e santi (Siena, Pinacoteca Naz., inv. nr. 121), attribuitagli da Perkins (1914), e una tavola cuspidata (Siena, Pinacoteca Naz., inv. nr. 163) con nove scene della Vita di Gesù e della Vergine, restituitagli da Zeri (1978), che Brandi (1933) aveva ritenuto di Cristoforo di Bindoccio. Berenson (1930-1931; 1932) assegnò al pittore la Madonna dell'Umiltà ora a Parigi (Louvre) e l'Annunciazione di Hartford (Wadsworth Atheneum), che formava un dittico con la Pietà di New York (Metropolitan Mus. of Art, Robert Lehman Coll.), come ha rilevato Zeri (1978). Carli (1938-1939) attribuiva a N. un dittico portatile con lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria in una valva e la Crocifissione nell'altra, già nella chiesa parrocchiale di Cellino Attanasio (prov. Teramo), ora all'Aquila (Mus. Naz. d'Abruzzo). Bellosi (1972), infine, toglieva a N. il piccolo dittico con l'Annunciazione di Fiesole (Mus. Bandini), attribuitogli da Perkins (1918), e lo restituiva a Jacopo di Mino del Pellicciaio.

Bibl.: G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854; J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, III, Firenze 1885, p. 255; E. Ridolfi, La Galleria dell'Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze, Le Gallerie Nazionali Italiane 4, 1899, p. 162-186: 169; F.M. Perkins, Dipinti senesi sconosciuti o inediti, RassA, n.s., 1, 1914, pp. 97-104; id., Alcune opere d'arte ignorate, ivi, 5, 1918, pp. 109-110; id., Opere d'arte senese, RassASen 13, 1920, pp. 109-118; Van Marle, Development, III, 1924, pp. 514-522; B. Berenson, Quadri senza casa. Il Trecento senese, Dedalo 11, 1930-1931, pp. 342-352; id., Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 391-392 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); C. Brandi, La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, p. 60; E. Carli, Un dittico senese in Abruzzo, Le Arti 1, 1938-1939, pp. 594-596; M. Meiss, Italian Primitives at Konopištĕ, ArtB 28, 1946, pp. 1-6; L. Marcucci, Gallerie Nazionali di Firenze, II, I dipinti del secolo XIV, Roma 1965, p. 169; K. Ames, An Annunciation by Niccolò di Buonaccorso, Bulletin Wadsworth Atheneum, 1966, pp. 24-31; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, III, 1, Central Italian and North Italian Schools, London 1968, p. 294; L. Bellosi, Giacomo di Mino del Pellicciaio, BArte, s. V, 57, 1972, pp. 73-77; P. Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, I, I dipinti dal XII al XV secolo, Genova 1977 (rec.: F. Zeri, Antologia di Belle Arti 2, 1978, 6, pp. 149-152); M. Boskovits, Su Niccolò di Buonaccorso, Benedetto di Bindo e la pittura senese del primo Quattrocento, Paragone 31, 1980, 359-361, pp. 3-22.

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