LO SAVIO, Niccolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LO SAVIO, Niccolò

Giuseppe Monsagrati

Nacque a Putignano, presso Bari, il 14 febbr. 1834, da Domenico e da Arcangiola Fontera. Nel curriculum allegato nel 1876 alla domanda di partecipazione al concorso per la cattedra di economia politica bandito dalle Università di Siena e di Torino il L. affermava di avere studiato privatamente filosofia del diritto e diritto penale a Trani e di essersi poi trasferito a Napoli, da dove le attenzioni della polizia borbonica lo avevano costretto a riparare nel 1859 a Firenze; qui aveva seguito, come uditore all'Istituto di studi superiori, il corso di filosofia della storia tenuto da P. Villari e quello di statistica tenuto da A. Zuccagni Orlandini. La conoscenza personale di G. Montanelli lo aveva poi indirizzato verso la lettura di G.D. Romagnosi che si era innestata su quella dei testi del primo socialismo da lui condotta nelle biblioteche fiorentine. Al termine di questo percorso di studi (non risulta che si fosse mai laureato: erra dunque chi lo qualifica come "avvocato napoletano"), il L. aveva dato alle stampe il suo primo lavoro, Importanza e destinazione della scienza economica nel sistema dei rapporti sociali (Firenze 1867).

Nel curriculum sopra ricordato non si faceva invece alcun accenno al ruolo di primo piano che negli anni Sessanta il L. aveva avuto all'interno della democrazia fiorentina. Infatti, entrato in contatto con i gruppi di democratici mazziniani e garibaldini che facevano capo a G. Dolfi, il L. mise la propria facilità di scrittura al servizio della causa del nascente movimento operaio raccolto intorno alla Fratellanza artigiana fiorentina e fu, dal 1861, redattore del giornale La Nuova Europa, diretto da A. Martinati e attestato su posizioni vicine al federalismo cattaneano, dunque sensibile a una declinazione del discorso unitario in senso più decisamente liberale.

Quale idea di libertà stesse a cuore al L. lo si vide bene a partire dal 1863, quando nel periodico di stretta osservanza mazziniana Il Dovere, diretto da F. Campanella, cominciarono ad apparire suoi articoli che mettevano ripetutamente l'accento sulla necessità di affrontare con urgenza la questione del rapporto tra capitale e lavoro e di risolvere quello che in un contributo del 23 genn. 1864 egli definiva "il disquilibrio sociale". In verità, malgrado la preoccupazione avvertita da Mazzini nel trovare nei suoi articoli il termine "socialismo", le idee del L., pur nel loro essere ideologicamente all'avanguardia, pur nell'individuare il concetto di classe e nel contrapporre agli interessi della borghesia quelli del proletariato, non uscivano dallo schema mazziniano della conciliazione tra capitale e lavoro né prevedevano altro possibile sbocco che l'associazionismo; e però era forte lo spirito con cui il L. le affermava ponendole alla base del lavoro di aggregazione che conduceva partecipando ai congressi operai (con A. Mario e A. Bertani rappresentò le associazioni democratiche a quello di Parma del 9 ott. 1863) o insegnando "economia sociale" nelle scuole artigiane, ovvero dando un'impronta decisamente avanzata alla loggia massonica fiorentina Il Progresso sociale di cui fu segretario fin dalla fondazione (1863). Secondo una nota della polizia fiorentina dell'estate del 1863 il L. si dedicava come docente a illustrare "le teorie dei più arditi novatori" (E. Conti, p. 66); non sembra, tuttavia, che per questo egli sia stato sottoposto a misure repressive.

La loggia era nata appunto per contrastare la linea moderata e genericamente filantropica di un'altra loggia fiorentina, La Concordia. Riprendendo le tematiche che aveva trattato da giornalista, in un articolo pubblicato nel Bollettino ufficiale del Grande Oriente d'Italia il L. giunse invece a sostenere come prioritario il principio di un impegno sociale massonico che fosse in grado di perseguire la "emancipazione del lavoro dai privilegi e dalla tirannide del capitalismo" (cit. da F. Conti, p. 77). La formula aveva un contenuto polemico verso gli indirizzi allora prevalenti nella fratellanza massonica, ma il socialismo che sembrava adombrare come meta finale delle lotte operaie manteneva lo stampo cooperativistico impressogli alle origini da Mazzini.

Comunque, che il L. intendesse proseguire nel suo approfondimento teorico lo dimostra il carattere dell'iniziativa che egli prese facendo uscire, a partire dal 20 ag. 1865, Il Proletario, "giornale economico-socialista per la democrazia operaia", più tardi qualificato come "il primo giornale socialista uscito in Italia insieme a "Libertà e lavoro" di Napoli" (cfr. Bibliografia del socialismo e del movimento operaio. Periodici, I, Roma-Torino 1956, p. 712).

C'era forse, alla base del suo nuovo progetto, la volontà di andare oltre Mazzini adeguando il programma democratico-repubblicano alle concezioni che si agitavano confusamente nell'ambiente fiorentino dopo la recente comparsa del russo M. Bakunin; non per niente il motto del giornale recitava: "Che cosa è il capitale? Tutto. Che cosa è il lavoro? Niente. Che cosa sarà il capitale? Niente. Che cosa sarà il lavoro? Tutto" (Romano, I, p. 206). Ne conseguiva, condotta in vari articoli, una analisi che evidenziava l'opposizione della classe operaia alla borghesia e del lavoro salariato al capitale; di qui, però, non scaturiva la lotta di classe ma il concetto che "il socialismo mira a fare che ogni cittadino sia nel tempo stesso, allo stesso titolo e nello stesso grado, capitalista, operajo e scienziato o artista" (ibid., p. 210); lo stesso diritto di proprietà non era messo in discussione ma se ne auspicava l'estensione a tutti i cittadini tramite, ancora una volta, l'organizzazione del lavoro sul modello cooperativo. Rispetto al mazzinianesimo, dal quale il L. recepiva anche il rifiuto dello sciopero come mezzo di lotta e del comunismo come fine, l'elemento di distinzione stava semmai nel ridimensionamento dell'opzione politica rispetto a quella sociale e nell'affermazione della libertà economica come valore in sé.

Malgrado il buon successo in termini di abbonamenti, il 7 genn. 1866 Il Proletario dovette sospendere le pubblicazioni. Non si interruppe e anzi si infittì l'impegno di studio del L. che sviluppò la propria ricerca di scienza economica nelle pubblicazioni che ne accompagnarono l'impegno di docente: dapprima (1869-77) nell'istituto tecnico di Bari; quindi (1877-79) all'Università di Pisa, dove tenne un corso libero di statistica; poi all'Università di Macerata, dove entrò nel 1880 con l'appoggio di una commendatizia di C. De Cesare e dove fino al 1911 fu ordinario di economia politica (e per qualche anno incaricato di statistica), e dal 1885 al 1887 e poi ancora nel 1897 rettore. Fu anche grazie alle sue lezioni che Macerata divenne uno dei centri di diffusione del socialismo nelle Marche; allo stesso modo, molti dei futuri dirigenti del socialismo locale si formarono sui suoi libri, che non si distinguevano per originalità di pensiero ma miravano a volgarizzare le teorie degli economisti delle generazioni precedenti (P.-J. Proudhon) o di quelle coeve (L. Cossa, A.E.F. Schäffle, É.-L.-V. Laveleye, A. Messedaglia) per renderle comprensibili anche ai lettori meno ferrati. Significativa è anche una sua collaborazione nel 1876 al Giornale degli economisti di Padova, organo dell'Associazione per il progresso degli studi economico-sociali, cui il L. aveva aderito nel 1875.

Inizialmente l'interesse del L. si era appuntato sulla statistica, evidentemente anche per il riflesso del clima positivistico respirato a Firenze. Uscirono così alcuni manuali dal taglio divulgativo (Istituzioni di statistica teoretica e pratica, Bari 1871; La statistica nel sistema generale delle umane cognizioni: prolusione al corso libero di statistica nella R. Università di Pisa, Livorno 1879); poi tornò a prevalere in lui l'impegno negli studi di economia, peraltro già affrontati con un volume di Istituzioni di economia sociale applicata all'agricoltura, all'industria e al commercio, Bari 1871, e vennero in luce i lavori di maggior peso: Del salariato e delle istituzioni che lo debbono modificare. Studio economico-sociale, Milano 1874, che gli meritò una menzione onorevole al premio Ravizza, in cui l'istanza cooperativistica era ribadita con forza come la soluzione più adatta a garantire la partecipazione del lavoratore all'economia capitalistica; La economia sociale con particolare riguardo ai dati ed ai nuovi problemi sollevati dalla moderna sociologia, Trani 1881; e, come ripresa e ampliamento di quest'ultimo testo, La economia sociale con riguardo ai dati della sociologia contemporanea, vol. I (unico pubblicato), ibid. 1896, la cui tesi di fondo consisteva nel respingere risolutamente sia il liberismo, sia il collettivismo per affermare, come temperamento di entrambi, il principio di solidarietà tra le classi: "lo Stato - vi si diceva - si concepisce più scientificamente come una istituzione funzionale di ordine superiore diretta a riunire le forze vive di un paese in un identico interesse: l'interesse collettivo, e sotto una legge comune: la legge di solidarietà" (p. 68).

Il L. morì a Macerata il 6 ott. 1911.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, b. 1192 (in cui, in uno "stato personale" compilato nel 1874, è attestata la data di nascita). Per un elenco degli scritti del L. si veda la Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A.M. Ghisalberti, I, Firenze 1971, p. 292 (F. Della Peruta). Necr., in Annuario della R. Università di Macerata, 1911-12, pp. 146-149. Frammentarie notizie sulla sua attività di giornalista e di studioso in E. Conti, Le origini del socialismo a Firenze (1860-1880), Roma 1950, ad ind.; A.M. Ugolini, N. L. e la sua collaborazione a "Il Dovere", in Movimento operaio e socialista, III (1957), pp. 145-155; A. Angiolini, Socialismo e socialisti in Italia, Roma 1966, pp. 55 ss.; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, I-III, Bari 1966-67, ad ind.; G. Ceccarelli, Un economista pugliese dell'Ottocento in tema di salario e di cooperativismo, in Economia e storia, s. 2, I (1980), pp. 374-384; C. Pazzagli, Statistica "investigatrice" e scienze "positive" nell'Italia dei primi decenni unitari, in Quaderni storici, XV (1980), p. 804; Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, Le Marche, a cura di S. Anselmi, Torino 1987, ad ind.; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, I, Dalla Rivoluzione francese a Andrea Costa, Torino 1993, ad ind.; G. Angelini, Socialismo e lavoro nell'Italia degli anni Sessanta, in Le radici del socialismo italiano. Atti del Convegno,( 1994, a cura di L. Romaniello, Milano 1997, pp. 183 ss.; F. Conti, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Bologna 2003, ad ind.; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, III, s.v. (E. Santarelli).

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