Tommaseo, Niccolo

L'Unificazione (2011)

Tommaseo, Niccolò


Scrittore, linguista e patriota (Sebenico, Dalmazia, 1802 - Firenze 1874). Dopo la laurea in giurisprudenza, visse alcuni anni fra Padova e Milano, lavorando come giornalista e saggista, in contatto con personaggi di primo piano del mondo intellettuale cattolico, tra i quali Manzoni e Rosmini. Iniziò contemporaneamente a collaborare all’«Antologia» di Vieusseux. Si trasferì quindi a Firenze nel 1827, dove intensificò tale collaborazione, divenendo una delle firme principali della rivista, e strinse amicizia con Capponi. In questo periodo pubblicò scritti di critica letteraria e riflessione estetica – tra i quali Il Perticari confutato da Dante (1825) – schierandosi, nella polemica sulla lingua letteraria, con i romantici, nonostante la sua formazione retorico-umanistica. Nel 1830 diede alle stampe il Nuovo dizionario de’ sinonimi della lingua italiana (1830), più volte rivisto e ristampato, il suo primo importante contributo alla lessicografia. Animato da una profonda fede religiosa con forti contenuti sociali, si avvicinò progressivamente a posizioni repubblicane. Dopo la chiusura dell’«Antologia», provocata almeno in parte da un suo articolo antiasburgico che suscitò il risentimento dell’ambasciatore d’Austria, nel 1834 si trasferì in Francia. Autore di un importante Commento alla Divina commedia (1837), anche da oltralpe riuscì a partecipare al dibattito politico italiano, cui dedicò numerosi scritti, tra cui i cinque libri Dell’Italia, ispirati a un generico cristianesimo sociale (l’opera, per poter entrare negli Stati italiani comparve col titolo di Opuscoli inediti di fra Girolamo Savonarola, 1835). Fu tra i primi, in questi anni, a intuire l’importanza della questione balcanica, battendosi per il riconoscimento dell’autonomia della «nazione» dalmata e si adoperò per un riavvicinamento tra la Chiesa di Roma e gli ortodossi. Rientrò in Italia nel 1839, stabilendosi a Venezia. Fu un periodo d’intensa attività letteraria e anche politica. Realizzò opere di grande importanza per la cultura italiana, come il Dizionario estetico (1840) e la raccolta dei Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci (1841-42), originale contributo agli studi etnografici. Nel gennaio 1848 venne arrestato per alcune dichiarazioni sulla libertà di stampa, con cui rivendicava il diritto di vedere applicate leggi che non la limitassero. Liberato nel marzo, insieme a Daniele Manin, in seguito all’insurrezione popolare, fu ministro del Culto e dell’Istruzione pubblica nel governo provvisorio, ambasciatore a Parigi e tra i più accesi protagonisti della difesa della Repubblica veneziana. Dopo la fine di quell’esperienza si rifugiò a Corfù, dove riprese l’attività letteraria, scrivendo tra l’altro un libro su quegli avvenimenti (Venezia negli anni 1848 e 1849). Anche nell’esilio non abbandonò l’impegno politico, concretizzatosi soprattutto negli scritti polemici contro il potere temporale dei papi (Rome et le monde, 1851) e contro la pena di morte (Supplizio d’un italiano a Corfù, 1855). Solo nel 1854 tornò in Italia, stabilendosi a Torino e poi, cinque anni dopo, a Firenze. Lavorò in questi anni all’opera che, più di tutte, lo avrebbe reso noto: il monumentale Dizionario della lingua italiana (1865-79; prime dispense nel 1858), per il quale fu aiutato da vari studiosi (in primo luogo da Bernardo Bellini, tanto che il dizionario è appunto noto come Tommaseo-Bellini), e che fu completato solo dopo la sua morte. Repubblicano e federalista, fu avverso alla politica unitaria di Cavour, di cui combatté anche la politica ecclesiastica. Con estrema coerenza, dopo l’Unità rifiutò la cattedra offertagli dal ministro De Sanctis e il seggio in Senato. Figura tra le più significative e controverse dell’intellettualità cattolica italiana dell’Ottocento, autore di un precoce atto d’accusa nei confronti del darwinismo (L’uomo e la scimmia, 1869), partecipe della rinascita spiritualistica dell’Ottocento, critico del materialismo, fu tuttavia, per le proprie posizioni liberali, un avversario della svolta reazionaria di Pio IX, diventando nel tempo un oppositore del potere temporale dei papi. Tra le sue opere più significative sono da annoverare anche i romanzi Fede e bellezza (1840) e Il Duca d’Atene (1837) e le raccolte di poesie poi riunite nel volume complessivo Poesie del 1872.

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