D'APOLITO, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)

D'APOLITO, Nicola

Vincenzo Busacchi

Nacque a Cagnano Varano (Foggia) il 19 marzo 1815 da Francescantonio, medico, e da Bartolomea Curatolo, ultimo di nove figli. Alla sua nascita, i genitori, secondi cugini, erano già avanti con gli anni: il padre aveva 50 anni e la madre 46. Le notizie sull'infanzia e la giovinezza del D. sono pressocché nulle. Uno dei dodici canonici che reggevano la chiesa di S. Maria della Pietà, mons. F. Antonio Caputo, fu il suo primo maestro e lo iniziò allo studio, trasmettendogli profonde conoscenze umanistiche e plasmandone il carattere.

Ventenne, all'inizio dell'anno accademico 1835-36 si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli. I medici e gli studenti allora non erano molti ed erano sempre in intimità rispettosa e deferente con i loro maestri. Questa continua comunitàdi interessi e di opera spingeva gli studenti a dare il meglio di sè.

Dopo due anni e mezzo dalla iscrizione all'università, nella seduta del 27 genn. 1838 dell'Accademia medica chirurgica di Napoli il D. illustrava un apparecchio di concezione personale per le fratture del collo del femore: il metodo, che rappresentava un perfezionamento di quelli allora in uso dei quali riassumeva i vantaggi eliminando gran parte degli inconvenienti, senza modifiche sostanziali è ancora oggi valido (Sul nuovo apparecchio d'estensione continua per le fratture del collo del femore, in Atti d. R. Acc. med. chir. di Napoli, tornata del 27 genn. 1838).

Dopo appena un anno dalla sua comunicazione, il 16 ag. 1839 il D. otteneva la "cedola" in chirurgia e il 12 sett. 1840 la "licenza" in chirurgia e poteva così iniziare la sua attività professionale.

All'età di 26 anni il D. rendeva noto un nuovo metodo da lui ideato per la sutura intestinale (Nuovo metodo di entero-rafia, in Osservatore medico, XIX [1841], pp. 97 s.; Memoria sopra un nuovo metodo di enterorafia, in Comptes-rendus hebdom. des séances de L'Inst. de France, Acad. royale des sciences, XIII[1841] p. 13; Rischiarimento sul nuovo metodo di sutura, in Osservatore medico, XX[1842], p. 13).

Già il chirurgo italiano G. A. Bertrandi (cfr. Diz. biogr. d. Ital., IX, pp. 637-639) aveva introdotto un metodo di sutura intestinale cosiddetto a filzetta, con affondamento dei monconi. Ma il problema della cura corretta e della guarigione delle lesioni gastro-enteriche poté essere risolto solo dopo che una lunga serie di osservazioni cliniche e sperimentali compiute da vari anatomisti e chirurghi mise in evidenza la proprietà di pronta adesione delle superfici sierose lese messe a contatto tra loro. Fu soprattutto Alfred Velpeau a dare la dimostrazione sperimentale del fenomeno e a indicare così una nuova via alla pratica chirurgica. Successivamente A. Lembert ideò un tipo di sutura intestinale, che divenne presto noto con il suo nome, in grado di assicurare il reciproco contatto delle superfici sierose (Mémoire sur l'entéroraphie avec la description d'un procédé nouveau pour pratiquer cette opération chirurgicale, in Répertoire gén. d'anat. et de physiol. pathologiques...,II [1826], pp. 100-107):la sutura di Lembert, che rappresentò la base della moderna chirurgia gastrointestinale, venne impiegata con successo per la prima volta da J. F. Dieffenbach dieci anni dopo (Glückliche Heilung nach Ausscheidung eines Theiles des Darms und Netzes, in Wochenschrift für die gesammte Heilkunde, 1938, pp. 401-413). Ilmetodo introdotto dal D., ispiratogli dal lavoro di un materassaio che stava osservando mentre conversava col chirurgo D. Panzetta, era in sostanza una modificazione e un perfezionamento dei precedenti, e consisteva in una sutura continua operata con un solo ago e un solo filo a punti paralleli all'asse della ferita. Il D. sperimentò la sua tecnica sui cani alla presenza di L. Chiari e P. Monterossi e la adottò con successo nella patologia umana. Alla descrizione che ne dette all'Académie des sciences fece seguito una nota apparsa sulla Gazette méd. de Paris del 18 sett. 1841 (IX, p.605) che rivendicava al Velpeau la paternità del metodo: a questa il D. replicò con il Rischiarimento pubblicato sull'Osservatore medico, in cui mise bene in rilievo la differenza esistente tra il suo tipo di sutura e quella a sopraggitto proposta dal Velpeau e le altre fino ad allora usate.

Il nuovo metodo di sutura intestinale venne ulteriormente sperimentato e quindi estesamente impiegato in clinica specialmente dalla scuola napoletana, e fu costantemente, riportato nei testi di chirurgia.Nel 1842, in considerazione dei suoi meriti, l'Accademia medica di Napoli offrì al D. una cattedra, che egli non volle accettare. È difficile appurarne le cause: si può tuttavia supporre che le ingiuste accuse possano avere influito sulla sua decisione.

Ritiratosi invece nel suo paese natale, si dedicò interamente alla professione.

Morì a Cagnano Varano il 23 giugno 1862.

Fonti e Bibl.: V. Busacchi, Il chirurgo N. D., in Scritti e discorsi nel primo centenario della morte di N. D., Cagnano Varano 1962, pp. 12-36;M. Capuano, La vita e l'opera del chirurgo D., Cagnano Varano 1962;E. Greco, N. D. e il suo metodo di enterorafia, in Atti d. XVIII Congr. d. Soc. ital. di storia d. med., San Remo 13-15 ott. 1962, Roma 1964, pp. 108-113; Encicl. Ital.,XII, p. 374.

CATEGORIE
TAG

Académie des sciences

Università di napoli

Cagnano varano

Anatomisti

Femore