DE FILIPPIS, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE FILIPPIS, Nicola

Antonio Castellano

Nacque a Triggiano (Bari) nel 1694 da Leonardo e da Anna Camilla Manzionna, appartenenti al ceto borghese e terriero locale. Giovanissimo, fu avviato alla carriera ecclesiastica, divenendo sacerdote, e frequentò lo studio di pittura dello zio paterno Vitantonio, uno degli ultimi esponenti della bottega bitontina di Carlo Rosa, partecipando, probabilmente, ai cicli decorativi nelle chiese di Bitonto (chiesa del Crocifisso) e Palo del Colle (chiesa del Purgatorio).

Stando alle rievocazioni del Garruba (1944), fu il dotto e mecenate arcivescovo di Bari, Muzio Gaeta seniore, a rivolgere calde e personali raccomandazioni. a Paolo De Matteis, che allora (1713) era molto attivo in Puglia e a Bari dove eseguiva immense pale d'altare per il convento di S. Giacomo, perché accogliesse a Napoli il De Filippis. Poco si conosce della vita dei pittore nella scuola del De Matteis e del periodo napoletano. Era lodatissimo dai contemporanei; e si sa che dipinse moltissimo, forse di più di quanto viene riportato dagli storici, per chiese e palazzi di Napoli (S. Margheritella, Gesù vecchio, palazzo Calabritto) e Piano di Sorrento.

Chiusasi in Puglia la parentesi giordanesca rappresentata da Andrea Miglionico, da Michele Bianchi e dal De Matteis, il D. venne richiamato in patria nel 1731, per esaudire le sempre numerose richieste che pervenivano dalla metropoli in un periodo di ripresa, sotto gli Asburgo, della economia locale. Sino al 1979 l'unica opera pugliese conosciuta alla storiografia e alla critica era la tela con S. Chiara adorante la Trinità già sull'altare maggiore della chiesa omonima in Bari e oggi in sacrestia; la tela è resa goffa da maldestre ridipinture.

Recenti ricerche hanno consentito, a seguito anche di restauri, di conoscere molte altre opere dell'artista triggianese, operante sempre nella archidiocesi barese. Queste ricerche hanno consentito l'approfondimento critico-estetico del D. che può definirsi, stando a quanto affermato dal D'Elia, il più autorevole esponente della corrente del De Matteis in Puglia.

Opera di ampio respiro culturale è la decorazione dei vasto controsoffitto a lacunari della chiesa matrice di Triggiano, firmata e datata (1746), con quattro grandi tele centrali raffiguranti le Storie della Vergine e con altre minori, di forma mistilinea. con i Santi evangelisti fra i quali, notevole, è il S. Luca. Al controsoffitto, considerato la più bella decorazione del secolo in Terra di Bari, si affiancano, nella stessa chiesa, tele minori, opera dello stesso D., come la Predica di s. Vincenzo Ferreri, una affollata Moltiplicazione dei pani e Mosè che fa scaturire l'acqua dalla sorgente.

Suo capolavoro può, però, considerarsi l'immenso telone, ora conservato presso l'università di Bari, raffigurante le Anime purganti e proveniente dalla chiesa dei Purgatorio di Bitritto. Gli ultimi restauri hanno permesso di attribuire definitivamente al D. anche una maliosa S. Lucia, pure in una chiesa di Triggiano, la pala d'altare di S. Vincenzo nel complesso ex conventuale di S. Domenico in Rutigliano e la Madonna del Suffragio nella chiesa matrice di Turi (quest'ultima ancora inedita).

Dal complesso delle opere firmate e attribuite di recente emerge la chiarezza e delicatezza della tavolozza del D., sotto l'influsso dell'accademismo romano di estrazione marattesca attraverso il maestro De Matteis. In contrasto con le violenze chiaroscurali solimenesche, la pittura chiara, accademica, dalle forme belle ed esteriori del D. fu molto accetta in Terra di Bari, relegata oramai al rango di provincia ricettiva, ai margini delle grandi correnti del pensiero artistico. La decorazione della chiesa matrice di Triggiano è dunque una tappa importante del faticoso cammino artistico di una provincia napoletana. Si può dunque affermare che nell'ambito della scadente produzione locale, il D. tenne un rango di alto e nobile livello.

Le cronache locali dicono il D. attivo sino alla tarda età, vivendo felice nella metropoli barese, per abbellire di tele alcuni luoghi della provincia, sino alla morte avvenuta in Triggiano il 3 maggio 1769.

Fonti e Bibl.: A. Orlandi, L'abecedario Pittorico…, Napoli 1733, p. 466; B. De Dominici, Vite depittori, scultori ed architetti napoletani, V, Napoli 1742, p. 547; M. Garruba, Serie critica de sacri Pastori baresi, Bari 1844, p. 920; R. D'Addosio, 340 illustri letter. e artisti della provincia di Bari, Bari 1894, p. 237; V. Roppo, Trivianum, Bari 1924, p. 128; Daniele da Triggiano, Storia di Triggiano, Oria 1946, p. 177; M. D'Orsi, La chiesa di S. Chiara, in La Gazz. del Mezzogiorno, 29 ag. 1935; P. Battista-A. Castellano, Il pittore N. D. e la decorazione della chiesa matrice di Triggiano, Bari 1979 (con bibl.).

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