DESCALZI, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DESCALZI, Nicola

Giovanni Corsi

Nacque a Bacezza, frazione di Chiavari (Genova), il 19 febbr. 1801 da Giuseppe Gaetano, detto il Campanino, noto per aver introdotto a Chiavari l'industria delle seggiole leggere, e da Maria Canepa. Seguì gli studi letterari, di matematica e di nautica. Nel 1821 si trasferì a Buenos Aires e nel 1825 il maltese G. B. Azzopardi, comandante del porto di Buenos Aires, lo designò, su incarico del governo argentino, astronomo e pilota (responsabile, quindi, della parte scientifica) della spedizione che doveva tentare di aprire una nuova via commerciale con la Bolivia, attraverso il fiume Bermejo.

Questo fiume, lungo circa 1800 km, così chiamato per il colore vermiglio delle sue acque, nasce tra i monti della Cordigliera boliviana e dopo aver attraversato, verso Sudest, la vastissima pianura del Chaco, sbocca nel fiume Paraguay, a settentrione della città argentina di Corrientes. Per la buona riuscita di questo ambizioso ed utile progetto, fu costituita la Società argentina di navigazione e, come responsabile della parte amministrativa, commerciale e statistica fu nominato il marinaio francese P. Soria.

Il 28 luglio 1825 il D. e Soria lasciarono Buenos Aires: il D. diretto verso Orari, città nei pressi del fiume Tarija ai confini della Bolivia; il Soria, invece, verso la città di Salta, capoluogo dell'omonima provincia dell'Argentina nordoccidentale. Giunsero a destinazione nei primi giorni di settembre. A Oran, un incaricato della società, A. Cornejo, aveva fatto costruire tre imbarcazioni che dovevano servire per discendere il Tarija sino alla confluenza col Bermeio. Tali imbarcazioni, però, non poterono essere utilizzate perché, essendo state costruite troppo lontane dal fiume, non fu possibile vararle. Il D., allora, individuati alcuni alberi adatti, denominati "Iapacho" e "urundey", in tre mesi di duro lavoro e con l'aiuto di alcuni indigeni, fece costruire una imbarcazione di media grandezza, adatta e sufficiente per discendere con tranquillità il Bermejo. Lasciata una persona idonea a custodia della barca, il D. si recò dal "comisionado" Soria nei pressi di Salta e qui fece costruire altre due piccole imbarcazioni che furono, poi, utilizzate per scandagliare il fiume evitando alla barca principale i bassifondi e i luoghi d'incaglio. Terminata la stagione delle piogge, il D. e Soria salparono, e navigando alcuni piccoli fiumi, confluenti fra loro, in pochi giorni raggiunsero il punto in cui il D. aveva lasciato l'imbarcazione principale in sosta. Il 17 giugno 1826 (secondo la relazione del Soria il 15), caricate le provviste di viveri e quanto necessario al viaggio, la spedizione partì. Fu scelto questo periodo perché, essendo il fiume in magra, poteva essere calcolato con esattezza il minimum di navigabilità.

La spedizione comprendeva diciassette persone: oltre al D. e al Soria, si erano imbarcati, anche, un passeggero inglese, L. Creser e un indigeno come interprete negli eventuali contatti con gli abitanti del luogo. L'equipaggio era composto da carcerati, liberati per l'occasione, e quasi nessuno era pratico di navigazione. Il viaggio si rivelò difficile e pericoloso; più volte la spedizione fu attaccata dagli indigeni fra i quali si distinsero, per le gravi insidie messe in atto e per le violente ostilità, i guerrieri della tribù dei Tobas; di conseguenza la spedizione, per difendersi e per poter raggiungere la meta, fu costretta a fare largo uso delle armi da fuoco. Dopo cinquantasei giorni di navigazione e molti rischi, il convoglio giunse nel fiume Paraguay riuscendo a condurre a termine con pieno successo la difficile impresa, ma incautamente approdò sulla riva sinistra del fiume: furono tutti immediatamente arrestati dai soldati dell'eccentrico dittatore del Paraguay, R. Francia: era l'11 ag. 1826. Alla spedizione fu sequestrato tutto: la carta del fiume, appena realizzata, con tutte le notizie idrografiche relative; il diario ricco di osservazioni d'ogni genere; gli schizzi, i rilievi cartografici e astronomici col calcolo periodico delle coordinate geografiche e persino i libri e gli strumenti scientifici, sicché al D. nulla rimase delle interessantissime esperienze scientifiche registrate se non il ricordo. Il 19 agosto fu condotto alla prigione di Nembucu, poi nel porto di Asunción, infine, fu confinato a Villa Real nella città di Conceptión dove rimase sino al 1831, quando fu liberato e poté, finalmente, rientrare a Buenos Aires dove nello stesso anno pubblicò i ricordi ed una carta del suo sfortunato viaggio.

Per l'esperienza ed i meriti acquisiti nell'esplorazione del Bermejo, nel 1833 il D. fu nominato ingegnere, astronomo e idrografo dell'esercito argentino da J. M. Rosas, comandante in capo della spedizione operante contro gli indigeni che rendevano difficile e incerto al colonizzatore bianco il dominio della Patagonia. Durante questa campagna e in parallelo con le avanguardie militari che avanzavano via terra, il D. risalì il Rio Negro (644 km), fiume della Patagonia settentrionale, compiendone l'esplorazione parziale.

La spedizione partì il 10 ag. 1833 da una località nei pressi di Carmen de Patagones, non lontano dalla foce del fiume. Il viaggio fu compiuto su una goletta, appoggiata da una baleniera e da due canoe; l'equipaggio era composto di venticinque uomini, di cui due con moglie appresso. Durante il lento risalire del fiume, il D. diede un nome ai luoghi più notevoli (Campo della vergine d'Ytati, isola di Choelechel equivocada, isola del generale Pacheco ...); il 2 novembre fu raggiunta la località di Dolor, così chiamata per "esprimere il risentimento di non poter continuare più avanti l'esplorazione di un sì bel fiume". Il 4 novembre il D. ricevette l'ordine di retrocedere e ne fu molto contrariato; benché avesse molto insistito per proseguire, a suo rischio e pericolo con pochi volontari e su una sola canoa, a causa dei gravissimi problemi cui andava incontro dovette interrompere il viaggio. Il 13 novembre iniziò malinconicamente la strada del ritorno e il 21 dello stesso mese giunse al punto di partenza: l'esplorazione del Rio Negro era terminata. Durante il viaggio il D. descrisse con efficacia le regioni attraversate; prelevò campioni di rocce e di minerali; annotò le specie vegetali ed animali osservate; condusse precise osservazioni astronomiche e più volte calcolò il punto geografico del luogo; rappresentò, infine, cartograficamente, il corso del fiume con la segnalazione delle profondità riscontrate durante tutto il percorso.

Durante il suo soggiorno in Patagonia, il D. esplorò, anche, il Rio Colorado (1300 km) che nasce dalle Ande cileno-argentine e che dopo aver attraversato, in direzione Est-Ovest, la pampa, sfocia nell'Atlantico, poco più a settentrione del Rio Negro. Ma di questa esplorazione abbiamo solo notizia perché il manoscritto che contiene la relazione del viaggio è irreperibile.

Il D. fu, anche, agrimensore e nel 1838, mentre lavorava sui terreni del francese F. Massot, lungo il corso del fiume Matanza, nei pressi di Buenos Aires -, scoprì e riportò alla luce un Megatherium Cuvieri, interessante fossile pliocenico di grosso mammifero sdentato, con forma tra il rinoceronte e l'elefante. Successivamente, su una proprietà dell'irlandese A. Bruce, estrasse un Glyptodon Clavipes. Questi due fossili destarono l'interesse e l'ammirazione del principe Eugenio di Savoia Carignano che, nel 1838, in occasione della sua visita a Buenos Aires, volle osservarli da vicino. Per qualche tempo ancora furono conservati nella casa argentina del D. e sebbene fossero ambiti dal British Museum, disposto a versare grosse somme di denaro per entrarne in possesso, il D., tramite il barone Picolet d'Hermillon, preferì donarli al Museo di Torino. Come effetto di questo atto di generosità, il D. si aspettava l'ammissione della sua unica figlia Andreina nel collegio reale delle damigelle nobili di Torino, ma non ottenne questo favore né altro vantaggio o riconoscimento dal suo paese d'origine.

Per i servizi resi alla nazione argentina il D. ebbe, invece, diversi riconoscimenti tra cui una medaglia d'argento e la nomina a maggiore di cavalleria del genio militare.

Morì il 14 maggio 1857 a Buenos Aires.

Il D. pubblicò a Buenos Aires nel 1831 il Plano del Rio Bermejo, desde su confluencia con el Negro en la Provincia de Salta, hasta su desagüe en el Paraguay..., interessante carta topografica raffigurante il corso del fiume Bermejo, compilata sulla scorta di alcuni appunti, sfuggiti al sequestro del dittatore Francia ed in base ai propri ricordi personali. Questo Plano, in un periodo storico in cui le nazioni più potenti non si lasciavano sfuggire alcuna occasione per trarre vantaggi economici e politici dalla penetrazione coloniale nei paesi extraeuropei, fu ritenuto della massima importanza da un console francese in Argentina W. De Mendeville, che si affrettò ad inviare al suo governo un rapporto in merito e a diffondere i risultati scientifici della spedizione sul bollettino della Società geografica di Parigi.

Nel periodo 1853-54, il D. pubblicò, sempre nella capitale argentina, sulla Revista del Plata, il Diario del reconocimiento del Rio Negro hecho durante la campaña contra los Indios en 1833 por el hidrògrafo D.n. Nicolas Descalzi, minuziosa relazione sull'esplorazione del Rio Negro; tale relazione fu corredata dal Plano del Rio Negro levantado por N. Descalzi en agosto, setiembre, octubre y noviembre de 1833, rappresentazione cartografica in cinque fogli del Negro. Anche questa volta la cultura europea non rimase insensibile: l'importante rivista Mittheilungen aus Justus Perthes' geographischer Anstalt über wichtige neue Erforschungen auf dem Gesammtgebiete der Geographie di Gotha nel 1856 pubblicò (pp. 32-35), a cura del direttore della stessa, A. Petermann e del presidente della Società geografica italiana C. Negri, una cartina ridotta a scala 1:2.000.000 del corso del Negro e una breve memoria sull'importante impresa. In Italia la relazione originale del D. fu tradotta dallo spagnolo da G. B. Brignardello, anch'egli di Chiavari e primo biografo del viaggiatore; tale relazione fu pubblicata nel 1881 sulla Rivista marittima col titolo Diario dell'esplorazione del rio Negro di Patagonia.

Per averli letti e interpretati nella Biblioteca della Società economica di Chiavari, abbiamo conoscenza diretta dei seguenti manoscritti del D. o riguardanti il predetto: il diario autografo, in lingua spagnola, dell'esplorazione del Rio Bermejo, scritto a Buenos Aires appena rientrato dalla prigionia in Paraguay e datato 24 apr. 1832. È un documento avvincente, dal notevole valore storico-documentario; il giornale (in italiano, probabilmente è copia e non originale) del viaggio in Patagonia in cui sono descritti gli avvenimenti dal 23 maggio 1833, giorno in cui il D. partì da Buenos Aires, sino al 5 apr. 1834, data in cui vi fece ritorno. Gli avvenimenti dal 10 agosto al 21 nov. 1833, corrispondenti all'esplorazione del Rio Negro, furono descritti in altro manoscritto, attualmente irreperibile, ma pubblicato sulla citata Revista del Plata; una breve memoria anonima sulle condizioni favorevoli alla colonizzazione europea dei territori argentini in cui visse e operò il D.; il carteggio fra la Società economica di Chiavari e la famiglia del viaggiatore che intendeva rientrare in possesso dei manoscritti e delle altre carte, in precedenza donate, a tutt'oggi disperse. Tali documenti sono: Informe del comisionado de la Sociedad del Rio Bermejo a los señores acciónistas, che fu pubblicata a Buenos Aires, 1831, Plano del Rio Bermejo de Pablo Soria; Las composturas del Rio Bermejo; Soggiorno in Paraguay (in spagnolo); un fascicolo contenente: Eldiario del reconocimiento del Rio Negro de Patagones, hecho en 1833; las observaciones astronomicas hechas en el mismo Rio Negro y en otros punctos durante la campaña del 1833 y 1834 con los resultados que dá el calculo; las observaciones meteorologicas hechas durante la dicha campaña.

Altri importanti documenti sul D. sono, infine, conservati nell'Archivio di Stato di Torino, Sez. I, Consolati nazionali di Montevideo e Buenos Aires, Rapporti dell'incaricato d'affari Marcello Cerruti, n. 17 (3 marzo 1856), n. 19 (3 apr. 1856), n. 7 (16 maggio 1857), e nell'Archivo general de la Nación a Buenos Aires.

Fonti e Bibl.: Necr. in Gazzetta piemontese, 23 sett. 1857;W. De Mendeville, Notice sur la reconnaissance du Rio Vermejo, opérée en 1826…, in Bulletin de la Société de géographie, 833, n. 119, pp. 153-164 e n. 121, App.; T. I. Page, La Plata, the Argentine Confederation, and Paraguay. Being a narrative of the exploration…, New York 1859, pp. 253 ss.; G. Casaretto, Discorso letto nella pubblica adunanza del 13 dic. 1868 in occasione ... dell'aperturadella ferrovia ligure orientale, Chiavari 1868, pp. 10 ss., 18-42; G. B. Brignardello, L'Espos. di Chiavari, Firenze 1869, pp. 3-8; C. Negri, Discorso tenuto nella seduta pubblica del 17 genn. 1869 presso la Soc. geogr. ital., in Boll. della Soc. geografica ital., II (1869), pp. 118 s.; G. B. Brignardello, G. G. Descalzi detto Campanino e l'arte delle sedie in Chiavari, Firenze 1870, pp. 16, 52, 95-106; P. Amat di San Filippo, Bibliografia dei viaggiatori ital., Roma 1874, p. 94; P. Mantegazza, Rio de la Plata e Tenerife, Milano 1876, pp. 345-348; G. Fumagalli, Bibliografia degli scritti ital. o stampati in Italia sopra ... i viaggi degli italiani in America, Roma 1893, pp. 175 s.; American Geographical Society, A catalogue of maps of Hispanic America, IV, New York 1933, p. 9; N. Cuneo, Storia dell'emigr. ital. in Argentina 1810-1870, Milano 1940, ad nomen; J. F. Sergi, Historia de los Italianos en la Argentina, Buenos Aires 1940, pp; 134 s.; M. Costa, Il viaggiore chiavarese N. D., in Annali di ricerche e studi di geografia, XVII (1961), 2, pp. 49-96; 3, pp. 115-151.

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