NOTARI, Nicola ed Elvira

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NOTARI, Nicola ed Elvira

Antonella Pagliarulo

(Maria Elvira Giuseppa Coda Notari). – Nicola nacque a Napoli l’11 dicembre 1875, da Eduardo e da Ippolita Pellegrino, Elvira Coda a Salerno il 10 febbraio 1875, da Diego e da Agnese Vignes.

Pittore dilettante e fotografo – come tale vinse anche, nel 1900, una medaglia d’oro alle Esposizioni Riunite di Milano (Troianelli, 1989, p. 119) – Nicola, terminato il servizio militare, per guadagnarsi da vivere impiantò in casa una piccola attività artigianale dedita alla coloritura degli scatti dei fotografi della sua città. Aiutato in principio dalla sorella Olga, trovò poi un sostegno destinato a rivelarsi eccezionale nella moglie Elvira, sposata il 25 agosto 1902.

Figlia terzogenita di una famiglia dedita al commercio (il padre, che era figlio di un negoziante originario di una frazione di Cava dei Tirreni, si era trasferito a Salerno dove si era sposato nel 1868), dopo aver studiato alle scuole Normali e insegnato per un breve periodo, agli inizi del Novecento Elvira era andata a vivere con tutta la famiglia a Napoli, dove nacque il sodalizio sentimentale e professionale con Nicola, destinato a rimanere saldo sino alla morte.

Elvira cominciò ad aiutare il marito prima nella colorazione delle fotografie e poi dei fotogrammi dei film. Nicola infatti aveva ampliato il laboratorio e, munito di oculare da orologiaio e di pennellini e anilina, colorava manualmente le copie dei film, fotogramma per fotogramma.

A Napoli – tra le prime città italiane ad aprire locali e a produrre film di rilevante interesse regionale legati alla cultura popolare – il cinema era arrivato già a fine Ottocento. Risalgono infatti al 1896 le prime «brevi scenette proiettate a chiusura di un programma di attrazioni da cafè-chantant» (Masi - Franco, 1988, p. 25). Il 30 marzo 1896 al salone Margherita vi era stata la prima proiezione di pellicole Lumière; l’anno dopo era stata aperta la prima sala con un programma di spettacoli popolari al prezzo di 10 centesimi a ingresso; nel 1905 anche l’alta società napoletana ebbe un proprio locale, con il Nuovo Cinematografo ribattezzato Salon Parisien. Il festival canoro di Piedigrotta nel 1906 colse appieno la novità: «Comme sta chino Napule Tutt’ ’e cinematografe Dico che manc’America Tante ‘n ce ponno sta. Ogniuno affitt’ ’a machina E inquacchia ’na puteca, cu nniente mette ’o titolo: “premier Salon Paris”» (Franco, 2010, p. 247).

Il terreno per il decollo di ‘manifatture cinematografiche’ in città era fertile. Nel 1906 i fratelli fotografi Troncone avevano filmato, con uno scoop venduto in tutto il mondo, l’eruzione del Vesuvio, aprendo la strada alla nascita del documentario a Napoli e inaugurando il primo stabilimento di produzione cittadina la Manifattura fratelli Troncone; intanto, Gustavo Lombardo, il futuro fondatore della Titanus, iniziava il commercio di film e di apparecchi cinematografici.

Intuendo le potenzialità del mercato locale, i coniugi Notari decisero di passare da coloritori di film altrui a produttori. Nel 1906, in una sala di S. Giovanni a Teduccio, proiettarono cortometraggi da 10 a 20 m intitolati Arrivederci o Gli augurali. Si trattava – avrebbe ricordato il figlio primogenito Eduardo, nato nel gennaio 1903 – di brevi scenette girate da Nicola e colorate a mano, che «strabiliavano» il pubblico; né mancavano «documentari che registravano gli avvenimenti più importanti dell’epoca […] una specie di cinegiornali che circolavano sempre nelle sale del Napoletano, ma venivano anche inviati alla Pathé, Eclair e Gaumont» (Miscuglio - Daopoulo, 1980, pp. 243-247).

La svolta si ebbe quando Elvira prese il timone dell’azienda familiare, divenendo regista, sceneggiatrice, produttrice della Film Dora, la società intitolata alla secondogenita dei Notari, sorta nel 1915 dalla trasformazione del laboratorio per la stampa, la titolatura e la coloritura delle pellicole, e destinata a diventare una delle case cinematografiche più importanti del Napoletano. Dotata di una «sensibilità multimediale» (Troianelli, 1989, p. 15) che le consentì di attingere alle tradizioni e ai diversi linguaggi della cultura popolare napoletana – la musica, la sceneggiata, il teatro e i romanzi d’appendice – per costruire le trame dei suoi film, diresse dal 1906 al 1930 accanto al marito, al quale rimasero le responsabilità della fotografia e della scenografia, circa 60 lungometraggi e oltre un centinaio tra cortometraggi e documentari.

Soprannominata in famiglia la Marescialla per il piglio decisionista e dotata di un forte spirito imprenditoriale, Elvira gestiva e dirigeva in prima persona ciclo creativo e processo produttivo del film: cercava nelle strade, tra i fatti di cronaca, nelle feste popolari i soggetti che avrebbe poi sviluppato; sceglieva spesso attori non professionisti, come gli scugnizzi di Napoli protagonisti di Guerra italo-turca tra scugnizzi napoletani (1912), «primitivo esempio di film neorealistico e progenitore di tanti film dedicati all’epica dei ragazzi di strada» (Masi - Franco, 1988, p. 50), o come il figlio Eduardo, che divenne celebre con il nome d’arte di Gennariello e fu popolarissimo protagonista di tanti film della Dora, o Tina Pica e Carlo Pisacane (il futuro Capannelle), al tempo artisti sconosciuti; acquistò i diritti di riproduzione cinematografica di tutte le canzoni in gara al festival di Piedigrotta – dove si intonavano in quegli anni i versi di Libero Bovio e di Salvatore Di Giacomo – per poter girare, a tambur battente, il film tratto dal brano vincente e sfruttare l’onda del successo della canzone.

Il cinema napoletano scelse allora una propria strada, distante dalla produzione nazionale: se Torino o Roma sperimentavano la strada del film simbolista o storico, a Napoli ci si orientava decisamente verso il racconto veristico tratto dagli ambienti cittadini, dalle canzoni e dai componimenti di Di Giacomo, dai romanzi di appendice di Carolina Invernizio, di Francesco Mastriani, dalla cronaca nera. Ricordava ancora Eduardo Notari: «I soggetti originali scritti da mia madre erano densi di vicissitudini drammatiche, di intrecci di destini tragici. Il pubblico si identificava facilmente con i personaggi al punto che il cinema Vittoria di Napoli divenne proverbiale per uno spettatore che sparò alcuni colpi di pistola sullo schermo per uccidere il ‘cattivo’» (Miscuglio - Daopoulo, 1980, p. 245). Carmela la Sartina di Montesanto (1916), in cui un giovane di famiglia agiata si innamora di una sartina che finirà per uccidere in modo cruento dopo una gravidanza illegittima, e Fenesta che lucive (1914), tratto, come A Marechiaro nce sta ‘na fenesta (1914), da una celebre canzone napoletana, sono solo alcuni dei titoli diretti e sceneggiati da Elvira e prodotti dalla Dora film.

Storie di delitti passionali, gravidanze illegittime, guappi, sartine, malandrini si ripetono nelle decine di pellicole dirette da Elvira fino alla metà degli anni Venti. ‘A legge (1920), ‘A Santanotte (1922), È piccerella (1922), tutte tratte da celebri canzoni popolari, conobbero un successo senza eguali, a Napoli e all’estero: al cinema Vittoria ‘A legge «resse per 32 giorni con punte di oltre 6.000 (seimila) presenze giornaliere» (Miscuglio - Daopoulo, 1980, p. 246), mentre ‘A Santanotte ed È piccerella conobbero un «successo delirante» (Martinelli, 2008, p. 135) in America tra le comunità di emigranti.

Sempre attenta alla formazione degli attori, Elvira fondò anche una Scuola d’arte cinematografica nella quale impartì i primi rudimenti di recitazione coerentemente con la sua visione verista del cinema.

La Dora Film – che tra il 1920 e il 1921 si sdoppiò con la fondazione della Gennariello Film, diretta da Eduardo Notari – aprì un avamposto a New York: nacque così la Dora film d’America, che non si limitò a distribuire i film prodotti in Italia ma, con intraprendenza, raccolse commissioni dagli emigrati per la realizzazione di brevi documentari ambientati nei paesi di origine: prime comunioni, battesimi, piazze, case. La circolazione anche all’estero di immagini che raccontavano un’Italia diversa da quella unanime e felice proposta dal fascismo non poté che inasprire gli interventi censori fondati su una legislazione, già connotata in età giolittiana da aspetti repressivi, e ulteriormente irrigidita con il fascismo.

Secondo la testimonianza di Eduardo, «la censura del regime ammetteva la rappresentazione della povertà e degli aspetti più popolari sempre che venisse vista in maniera festosa, allegra, ottimistica» (Miscuglio - Daopoulo, 1980, p. 245).

Il cammino per ottenere i nulla osta divenne sempre più erto di ostacoli ed Elvira decise di abbandonare negli ultimi film – Napoli terra d’amore (1928), Napoli sirena della canzone (1929) – il tradizionale repertorio, sostituendo a vicoli e piazze le costose scenografie di tipo hollywoodiano allestite in interni. Nel 1930 diresse Trionfo cristiano, un lungometraggio a sfondo storico sponsorizzato da un gruppo di emigrati provenienti da Altavilla Irpina: a interpretare il santo patrono locale, il buon Pellegrino, martire dell’antica Roma, fu Gennariello. Tuttavia la vocazione verista e documentaristica delle pellicole era stata la carta vincente della società e la sua negazione ne determinò con ogni probabilità il fallimento. Il pubblico disertò le sale e nel 1930 la Dora chiuse.

Nicola ed Elvira trascorsero gli ultimi anni di vita a Cava dei Tirreni, riprendendo l’attività fotografica prima in proprio con ‘i lavori in corso’, istantanee di cavesi a passeggio, e successivamente in collaborazione con il fotografo Emilio Palumbo.

Elvira morì a Cava il 17 giugno 1946. Nicola ed Eduardo tornarono a Napoli, dove rimasero fino al 1952, anno in cui si trasferirono a Roma. Nicola morì a Roma il 15 ottobre 1955 (Reso, 2011, p. 55).

Della produzione dei Notari le copie di ‘A Santanotte, È piccerella, Fantasia ’e surdate sono conservate dalla Cineteca nazionale di Roma; la Library of Congress include nella Library’s paper print fragment collection copie di A Piedigrotta. Una selezione di titoli di Elvira, oltre a quelli citati, si ricava dal Filmlexicon degli autori e delle opere. Sezione Italia. Aggiornamenti e integrazioni 1972-1991, Roma 1992: Sempre Avanti Savoia!/Il figlio del reggimento (1915); Gloria ai caduti (1916); Mandolinata a mare / ’E scugnizze (1917); Il nano rosso / La fata di Borgo Loreto (1917); Pusilleco addiruso / Rimpianto (1918); Chiarina la modista (1919); Medea di Portamedina (1919); Gabriele il lampionario di porto (1919); Gennariello il figlio del galeotto (1921); Piange Pierrot (1924); Fantasia ‘e surdate (1927).

Fonti e Bibl.: Sulle fonti d’archivio, utili per la ricostruzione della biografia, si veda P. Reso, Elvira Coda Notari. Tracce metelliane di una pioniera del cinema, Maiori 2011; per la storia degli interventi censori sui film «Italia taglia», la banca dati online dei documenti di revisione cinematografica conservati negli archivi della Direzione generale per il cinema del Ministero per i beni e le attività culturali. Per il contesto storico-artistico in cui operarono i coniugi Notari: S. Masi - M. Franco, Il mare, la luna, i coltelli. Per una storia del cinema muto napoletano, Napoli 1988; Sceneggiata. Rappresentazioni di un genere popolare, a cura di P. Scialò, Napoli 2002; V. Paliotti - E. Grano, Napoli nel cinema. Pionieri e dive del muto tra fine ’800 e primo ’900, Napoli 2006; G.P. Brunetta, Il cinema muto italiano. Da “La presa di Roma” a “Sole”. 1905-1929, Roma-Bari 2008, pp. 215-227, 349-351; L’alba del cinema in Campania. Dalle origini alla grande guerra (1895-1918), a cura di P. Iaccio, Napoli 2010, spec. il saggio di M. Franco, Dalle origini al declino, pp. 243-80. Sul ruolo delle donne nell’industria cinematografica degli esordi: Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, Atti del convegno internazionale (Bologna, 14-16 dicembre 2007), a cura di M. Dall’Asta, Bologna 2008. Su Nicola: R. Chiti, Dizionario dei registi del cinema muto italiano, Roma 1997, ad ind.; V. Paliotti - E. Grano, Napoli nel cinema…, cit., pp. 79-82. Su Elvira e la Dora Film: Kinomata. La donna nel cinema,a cura di A. Miscuglio - R. Daopoulo, Bari 1980, pp. 222-248 (filmografia a cura di J. Hribar); E. Troianelli, E. N. pioniera del cinema napoletano (1875-1946), Roma 1989; Filmlexicon degli autori e delle opere. Sezione Italia. Aggiornamenti e integrazioni 1972-1991, Roma 1992, ad ind.; G. Bruno, Rovine con vista: alla ricerca del cinema perduto di E. N., Milano 1995; V. Martinelli, Due o tre cose che so di E. N., in Non solo dive..., cit., pp. 133-36; G. Bruno, E. N. e la Dora Film d’America. Cinema e migrazione culturale, ibid., pp. 137-145; K. Tomadjoglou, I film-sceneggiata di E. N., in Bianco & nero. Rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia, n. 570, 2011, pp. 57-65; M. Procino, E. N., in www.enciclopediadelledonne.it. (nella quale è indicata una terza figlia dei coniugi di nome Maria).

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