FONTEI, Nicolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FONTEI, Nicolò

Letizia Lavagnini

Nacque ad Orciano di Pesaro, presumibilmente nei primissimi anni del sec. XVII.

Non si hanno notizie riguardanti la famiglia e la sua formazione musicale. Certa è la sua pratica organistica che gli permise, nel 1638, di ricoprire l'incarico di organista nella chiesa di S. Maria dei Crociferi a Venezia, città in cui viveva probabilmente già dal 1634. Al 1637-38 è da far risalire anche la vocazione al sacerdozio, che lo portò a vestire l'abito talare.

Il 22 genn. 1640 (o 1639) concorse al posto di secondo organista della cappella ducale di S. Marco, resosi vacante dopo la morte dell'organista P. Berti. Aspiranti allo stesso incarico erano musicisti di grande merito quali N. Monferrato, G. Arrigoni e P.F. Caletti detto Cavalli, cui fu assegnato il prestigioso incarico ambito dal Fontei.

Nonostante l'insuccesso, il F. rimase ancora attivo a Venezia dove, nel 1642, al teatro S. Moisè, potè assistere alla rappresentazione del suo unico lavoro teatrale: Sidonio e Dorisbe. L'opera, su libretto di F. Melosio, pur traendo spunto dall'Adone di G.B. Marino, rivelò la sua modernità per la rinuncia radicale a tutto l'apparato mitologico del testo (sostituito da figure allegoriche) e per il suo vago sapore romanzesco.

Il 13 maggio 1645 il F. fu nominato maestro di cappella del duomo di Verona, di cui si sperava potesse rialzare le sorti "perché era un musico di vaglia" (Spagnolo, p. 122): il livello artistico della cappella era alquanto scaduto a causa dell'impossibilità finanziaria di ingaggiare musicisti di prestigio. L'attività del F. presso il duomo di Verona deluse le aspettative, poiché egli vi si trattenne per breve tempo. Dall'aprile al novembre del 1646 lasciò infatti la città e fu temporaneamente sostituito da O. Filiberti. Riprese l'attività ma, per porre rimedio alle sue ripetute assenze, venne indetto nuovamente un concorso che lo destituì definitivamente dall'incarico. Nel breve periodo che trascorse a Verona il F. dovette occuparsi dell'istruzione degli accoliti che, unitamente all'incarico di maestro di cappella, gli fruttò 100 ducati l'anno, alloggio compreso.

Nel 1647 era a Venezia per seguire la pubblicazione di sue composizioni sacre. Questa è l'ultima notizia che possediamo del Fontei.

L'eredità più cospicua lasciataci è senza dubbio costituita dalle sue composizioni sacre e profane. Queste conobbero la pubblicazione solo quando il F., indignato da quanti ritenevano "adottive" e non "naturali" le sue opere, volle ufficializzarne la paternità.

Nel 1635 venne pubblicato a Venezia, presso B. Magni, il suo primo libro di Bizzanie poetiche ad 1, 2, 3 voci, Op. 1 su testi di G. Strozzi. I trentadue canti di cui è composta l'opera segnano il primo ufficiale sodalizio con il poeta veneziano dal quale, un anno dopo, nacque anche il secondo libro di Bizzanie poetiche, Op. 2 (ibid. 1636). Questa raccolta, in conformità con la consuetudine del tempo di comporre ad personam, fu scritta dal F., secondo la dedica, "per compiacerne principalmente la gentilissima e virtuosissima donzella la Signora Barbara", finissima soprano, figlia adottiva di Giulio Strozzi (Rosand, p. 224).

La scrittura del F. si rivela nel terzo libro di Bizzarrie poetiche, Op. 4 (Venezia, A. Vincenti, 1639), notevolmente sviluppata e di gran lunga più interessante rispetto alle opere precedenti. Nell'aria Lilla, se Amor non fugga, per esempio, la complessità della scrittura melodica e il notevole valore dell'insieme rivelano ampiamente le sue qualità di solido compositore.

Le due arie Se credi, crudele e Se credi quel che bello sono state trascritte in seguito nella versione moderna per canto e pianoforte e raccolte nel volume XXXV arie di vari autori del secolo XVII (Milano 1922). Le prime arie del F., in gran parte con ritornello per uno o due strumenti e caratterizzate da frasi di breve respiro melodico, cedettero il posto a uno stile melodico più maturo, evidente nelle arie delle cantate-rondò in cui si distingue una sezione introduttiva seguita da tre stanze intercalate da un refrain e da un ritornello. Alcune arie sono in stile belcantistico, introdotte da un arioso e con sezioni in stile concitato.

Tra il secondo e il terzo libro di Bizzanie è da collocare la composizione delle Melodie sacre a 2, 3, 4, 5 voci, Op. 3 (Venezia 1638), che segna l'inizio, in concomitanza con il suo sacerdozio, di un profondo interessamento alla musica sacra e liturgica. Al 1640 risale la Compieta e letanie della beata Vergine (5 voci) con sue antifone per ciascun tempo dell'anno (3 voci e 2 violini) e due confiteor, Op. 5 (Venezia, A. Vincenti, 1640), dalla cui dedicatoria si potrebbe supporre che il F. vivesse già a Verona nel 1640 (cfr. Eitner).

Nel 1647 il F. diede alla luce la sua sesta opera. Si tratta di una Messa e salmi a diverse voci (18) et istromenti, dedicati al duca di Mantova Carlo II Gonzaga Nevers (Venezia, A. Vincenti, 1647). In quell'anno, infatti, il F. aveva cercato di entrare al servizio della corte di Mantova, presso cui, notoriamente, i musicisti trovavano generosi mecenati e un ambiente colto, sensibile e raffinato. Che il F. fosse riuscito a realizzare il suo sogno non è cosa certa, che vi avesse ambito grandemente risulta palese dalla dedicatoria all'Op. 6: "... e assicurarmi dell'aggradimento non solo del presente, benché picciolo tributo, ma dell'ossequio della mia humilissima servitù verso V. A. Serenissima ... (cfr. Gaspari, II, p. 72).

Alla granduchessa di Toscana, Vittoria Della Rovere, il F. dedicò Salmi brevi a 8 voci con il primo choro concertato, Op. 7 (Venezia, Gardano, 1647). Compose anche un mottetto a cinque voci: Laudate Dominum (1641), uno a tre voci e basso continuo: Congregati sunt inimici nostri (1642), uno a una voce sola: Peccavi, o bone Jesu (1645) e la lauda Ierusalem Dominum a 5 voci con violini e istromenti, il cui manoscritto è conservato presso l'Archivio dell'Oratorio dei filippini a Napoli.

Bibl.: Indice di tutte le opere di musica che si trovano nella Stampa della Pigna di Alessandro Vincenti in Venetia, Venezia 1649, in Monatshefte für Musikgeschichte, XIV (1882), Beiheft, ad Indicem; F. Sansovino, Venetia, città nobilissima et singolare, Venezia 1633, pp. 1-16; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, p. 272; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale G. B. Martini di Bologna, Bologna 1892, II, pp. 72 s.; III, p. 70; A. Spagnolo, Le scuole accolitali in Verona, Verona 1905, p. 122; S. Di Giacomo, Catalogo delle opere teoriche e pratiche di autori vissuti sino ai primi decenni del sec. XIX, Oratorio dei Filippini, città di Napoli, Parma 1934, ad Indicem; N. Fortune, Italian secular monodony from 1600 to 1635: an introductory survey, in The Musical Quarterly, XXXIX (1953), 2, p. 171; Id., Italian 17th century singing, in Music and letters, XXXV (1954), pp. 206-219; F. Mompellio, N. E, in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, Kassel 1955, p. 499; N. Pirrotta, Il caval zoppo e il vetturino. Cronache di Parnaso 1642, in Collectanea historiae musicae, IV (1966), pp. 215-226; F. Testi, La musica italiana nel Settecento, I, Milano 1972, p. 360; E. Rosand, Barbara Strozzi, virtuosissima cantatrice: the composer's voice, in Journal of the American musicological Society, XXXI (1978), pp. 224, 241-281; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 290; R. Eimer, Quellen-Lexikon, IV, p. 24 (s. v. Fonte, Nicolò e Fontei, Nicolò); The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 699 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 798; Il nuovo Vogel. Bibl. della musica ital. vocale profana..., I, pp. 657-660.

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