NIDIFICAZIONE

Enciclopedia Italiana (1934)

NIDIFICAZIONE

Alessandro Ghigi

. Insieme degli atti che gli animali compiono per assicurare alla prole nascente il nido, ossia un ricovero protettivo, nel quale uova e piccoli rimangono fino a che questi non siano in grado di provvedere direttamente, in tutto o in parte, alla necessità della propria esistenza.

Veri e proprî nidi possono anche essere destinati ad accogliere animali adulti nelle ore di riposo; talvolta si tratta di semplice giaciglio o covo e l'espressione "nido" è comunemente riservata a ricoveri, nella costruzione dei quali la specie ha dato prova di possedere, più o meno sviluppati, istinti complessi. La forma del nido, la sua maggiore o minore complicazione, la scelta del materiale per costruirlo e il metodo seguito, sono infatti determinati da istinti proprî a ciascuna specie, né si possono invocare fatti intellettivi, qualunque sia la meraviglia che desta in noi taluna di quelle costruzioni. Si può al massimo osservare che certi animali hanno la capacità di utilizzare materiali diversi dai soliti, quando non trovano quelli abituali e sanno anche adattarsi a circostanze diverse. Gli aironi, per es., quando nidificano in una palude e non dispongono di grossi alberi, intrecciano abilmente i giunchi e collocano il nido sull'incrocio delle canne, intorno alle quali hanno compiuto un lavoro la cui necessità non si presenta quando nidificano sui rami. Così il calabrone non racchiude i favi delle covate entro un grande involucro di cartone, quando questo può essere sostituito dalla parete di una cavità di albero o di roccia.

La nidificazione raggiunge il più alto grado di sviluppo negli Insetti tra gl'Invertebrati e negli Uccelli tra i Vertebrati, onde se ne rende necessaria una trattazione speciale (v. insetti, XIX, p. 352; uccelli). Negli altri Vertebrati, la nidificazione è rara, nei Rettili manca, se non si vuole considerare come nido la buca nella quale sono deposte e coperte di terra o di altro materiale le uova. Alcuni generi di pesci costruiscono nidi (Antenarius, Cottus, ecc.) ed è sempre il maschio che adempie tale compito. Lo spinarello (Gasterosteus aculeatus) sceglie un buco in fondo all'acqua, lo tappezza con sottili radici, con steli di piante e avanzi di foglie e lo cementa con muco cutaneo; preparato il pavimento, il pesciolino fabbrica le pareti e la vòlta lasciando una piccola apertura per l'accesso e successivamente richiama le femmine a deporre le uova, che il maschio difende fino a che i nati non siano capaci di provvedere a sé stessi. Veri e proprî nidi costruiscono, tra gli Anfibî, le femmine di Phyllomedusa Iheringi e di Hyla nebulosa, con foglie riunite mediante una massa spinosa; Hyla faber fabbrica col fango, in vicinanza della riva, piccole dighe circolari entro le quali depone le uova.

I Mammimiferi che partoriscono piccoli nudi e ciechi sogliono imbottire il loro covo con peli che la madre si strappa dal ventre: i conigli e altri rosicanti, ad es., fanno un vero e proprio nido di peli. Taluni topi campagnoli e il moscardino costruiscono con festuche nidi sferici nei quali lasciano un'apertura circolare in uno dei fianchi.

I bozzoli delle sanguisughe e i nidamenti della maggioranza dei molluschi acquatici, sono ammassi d'uova tenute assieme da una sostanza, mediante la quale ne è evitata la dispersione, ne è favorita la sospensione o il galleggiamento e nella quale i piccoli possono talvolta trovare un primo alimento. Speciali ghiandole nidamentali la segregano. Il nido considerato come secrezione materna ci conduce a ricordare come la cera delle api è appunto una secrezione delle operaie (v. ape); il favo è da esse costruito secondo l'impulso istintivo, ma la materia prima è prodotto di ghiandole ceripare. Altra condizione eccezionale è offerta dal nido commestibile della rondine salangana (Collocalia esculenta), fabbricato con una secrezione mucosa che si rapprende all'aria, prodotta dalle ghiandole salivari che s'ipertrofizzano durante la riproduzione.

In alcuni Pesci e Anfibî, talune parti del corpo dei genitori esercitano funzione analoga a quella di un nido. Tale è il caso dei Lofobranchi (cavallucci marini e pesci aghi) nei quali dall'unione e fusione di due pieghe ventrali e caudali della pelle del maschio si forma una tasca nella quale sono deposte e conservate le uova sino alla schiusa. Nei maschi degli Arius esse vengono conservate nella cavità della bocca e delle branchie; nelle femmine di Aspredo laevis alla faccia ventrale del corpo e alla faccia inferiore delle pinne.

Nell'anfibio Rhinoderma Darwini il maschio protegge la nidiata delle uova nel proprio sacco gutturale. (Per altre disposizioni curiose riguardanti la nidiata degli Anfibî vedi questa voce).

L'origine della nidificazione, come atto istintivo, può essere rintracciata nella ricerca fatta da molti animali, inferiori e superiori, acquatici e terrestri, di screpolature nel suolo ovvero nel fondo marino o lacustre, entro le quali l'individuo si nasconde per deporre le uova, per proteggere i piccoli o soltanto sé stesso, uscendone poi temporaneamente per la ricerca del cibo e per altre sue attività. Curiosissimi sono i ricoveri viventi, costituiti da spugne, oloturie, ecc. In tal caso memoria associativa e istinto guidano l'animale alla sua tana, anche dopo escursioni giornaliere a località lontane, come accade, tra i Vertebrati superiori, per molte specie di colombi e di pipistrelli. Gli animali che si comportano in tal modo sono semplici inquilini di un ricovero alla cui costruzione essi non hanno partecipato.

Non si è soliti considerare tali ricoveri come nidi, né si dà tal nome a una semplice tana scavata con metodo suo proprio dall'animale che l'abita, a meno che esso non vi segreghi o non vi porti materiali che richiamino alla nostra mente il nido degli uccelli. Taluno potrebbe negare che le tele dei ragni comuni siano veri e proprî nidi, ma indubbiamente nessuno è disposto a non considerare come tali le tane foderate di seta e chiuse da opercolo serico di quei ragni che vivono entro terra o sotto i sassi. Quivi essi stanno in agguato e proteggono sé stessi, le proprie uova e i piccoli: condizioni di fatto e d'istinto analoghe troviamo in molti Mammiferi che vivono in società o in famiglie, come le marmotte entro terra e le scimmie antropomorfe, sugli alberi: nell'uno e nell'altro caso nidi più o meno grossolani servono a totti gli usi. Le più alte manifestazioni dell'istinto costruttivo sono quelle di taluni uccelli australiani, appartenenti ai generi Ptilonorhynchus, Chlamydera e affini, i quali fabbricano capanne con ramoscelli variamente intessuti, e le adornano, secondo la specie, con penne dai colori vivaci appartenenti ad altri uccelli, o con gusci di conchiglia o con pietruzze brillanti e oggetti varî. Quivi si chiamano, si rincorrono e si trastullano senza che tal nido abbia alcun rapporto con l'incubazione, giacché le uova sono deposte e covate in nidi ordinarî. In questo caso il nido non ha significato protettivo né per l'individuo né per la specie. (V. tavv. CXXIX e CXXX).

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