IGNAT′EV, Nikolaj Pavlovič

Enciclopedia Italiana (1933)

IGNAT′EV, Nikolaj Pavlovič

Mario Menghini

Generale e diplomatico russo, nato a Pietroburgo il 29 gennaio 1832, ivi morto il 13 luglio 1908. Figlio di un generale che aveva combattuto contro la rivoluzione militare del 1825, frequentò la scuola dei paggi e nel 1849 entrò nella guardia imperiale. Dopo il 1856 fu addetto militare a Londra e a Parigi, fino a quando ebbe la nomina ad ambasciatore a Pechino (1859), dove concluse con la Cina un trattato di commercio assai favorevole alla Russia; finalmente, il 26 luglio 1864, dopo avere per breve tempo diretto il dipartimento asiatico al Ministero degli affari esteri, l'I. fu trasferito all'ambasciata di Costantinopoli, posto di prim'ordine per la politica della Russia. Per mantenere le buone relazioni con la Turchia, egli, a nome del suo governo, sconfessò l'insurrezione cretese del 1866, abbandonando la Grecia alla mercé della Porta. L'I. esercitò una grande influenza sul sultano ‛Abd ul-azīz; ma quando questi fu deposto e si concluse il breve regno di Murād V, le sorti della politica russa cambiarono, poiché col nuovo sultano Abd ul-hamīd cessò il grande ascendente dell'I. Questi invece, inviato nuovamente dallo zar Alessandro in missione a Costantinopoli, alla fine d'ottobre del 1876, intimò al sultano di cessare la guerra e la persecuzione contro i cristiani; poi nel gennaio del 1877 riuscì a mandare a vuoto la conferenza di Costantinopoli, adunatasi per richiedere alla Porta la cessazione delle ostilità contro la Serbia e il Montenegro, e la concessione dell'autonomia locale alla Bosnia-Erzegovina e alla Bulgaria. Poco dopo I. ebbe missioni politiche a Berlino, a Vienna, a Londra, a Parigi, le quali ebbero per effetto la conclusione del protocollo di Londra (31 marzo 1877). Contrario alle idee politiche del cancelliere Gorčakov, si tenne lontano dalla vita politica e dopo il trattato di Berlino (13 luglio 1878), al quale non prese parte, si ritirò a Nizza (febbraio 1879). Alessandro III, appena salito al trono (11 maggio 1881), lo nominò ministro dell'Interno; ma dovette dimettersi il 21 giugno 1882, per le sue divergenze politiche col Giers cancelliere; e si ritrasse a vita privata.

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