Nodulo polimetallico

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

nodulo polimetallico

Fabrizio Galimberti

Concentrazione di minerali (soprattutto manganese e ferro, ma anche sodio, calcio, stronzio, rame, nichel ecc.) presenti sui fondali oceanici. I n. p. hanno forma sferica, dimensioni di alcuni centimetri (la maggior parte ha un diametro compreso tra 5 e 10 cm) e sono disposti in strati di qualche metro di spessore.

Formazione

I n. p. presentano un centro di aggregazione, intorno al quale precipitano, per poi solidificare, i minerali. Tale centro può essere costituito dalla conchiglia di un microfossile, da un dente di squalo, da un detrito di basalto. La formazione dei n. ha tempi molto lunghi (occorrono milioni di anni per la crescita di un centimetro) ed è dovuta a svariati processi, tra i quali la precipitazione di metalli dalle acque marine, l’apporto di metalli provenienti da attività vulcanica, la precipitazione di idrossidi metallici per azione di microrganismi.

Distribuzione

I n. p. coprono circa il 15% dei fondali oceanici del pianeta e si trovano in estese formazioni, soprattutto nei fondali compresi tra 4000 e 6000 m; l’Oceano Pacifico ne è particolarmente ricco, specialmente nella sezione boreale.

Solfuri polimetallici

Sono corpi contenenti rame e altri metalli in concentrazioni particolarmente elevate. L’origine dei solfuri p. è da ricercare nella fuoriuscita di acque calde, fortemente mineralizzate, da fratture del sottosuolo, che, a contatto con le acque fredde, avrebbero provocato la formazione di questi depositi. I solfuri p., scoperti per la prima volta (1978) nel Pacifico orientale, sono concentrati particolarmente nelle Galápagos, nella dorsale di Juan de Fuca al largo delle coste occidentali degli Stati Uniti e nel Mar Rosso.

Estrazione

Nello sfruttamento di n. e solfuri p. sono state riposte grandi aspettative, in particolar modo negli anni 1960 e 1970. Per raccogliere questi corpi furono messe a punto le tecnologie di una forma di sfruttamento minerario, la deep-sea mining, e l’attività di prospezione ed estrazione fu svolta da consorzi multinazionali formati da compagnie di diversi Paesi (Canada, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Stati Uniti e alcuni altri). Le persistenti difficoltà tecniche, tuttavia, unite alle potenziali ricadute negative sugli habitat marini nel caso di prelievi sistematici e massicci, hanno portato negli anni a una contrazione delle attività di estrazione e, in generale, a un raffreddamento degli entusiasmi iniziali. Vi è inoltre da considerare il fatto che i metalli più appetibili (manganese, cobalto, nickel) sono spesso prodotti dai giacimenti terrestri in quantità sovrabbondanti rispetto alla domanda e in queste condizioni viene a mancare agli investitori lo stimolo a ricorrere a complesse e costose tecnologie per rendere operativa la raccolta dei n. o dei solfuri.

Nel 1994 è stata fondata la International Seabed Authority (ISA), con sede a Kingston, Giamaica, con il compito di coordinare e controllare le attività minerarie nei fondali marini internazionali. Nel 2000 l’autorità si è dotata di regolamenti per la prospezione dei n. p. e per la prevenzione di eventuali effetti dannosi derivanti all’ambiente marino dal loro sfruttamento su larga scala.

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