Nomadismo

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Nomadismo

Antonio Menniti Ippolito

Vivere spostandosi continuamente

Che cosa spinge al nomadismo, cioè a girovagare portando con sé ogni cosa, incontrando ostacoli di ogni genere? Perché un gruppo etnico può sentirsi popolo senza aver bisogno di uno Stato con leggi e confini definiti? Sono tanti i motivi che determinano un fenomeno che in diverse fasi della storia ha mutato la realtà politica del mondo

Nomadismo e transumanza

Il termine nomadismo deriva dal greco e identifica chi si muove per mutare pascoli. Gli allevatori di bestiame in effetti erano soliti – e talvolta lo sono ancora – spostarsi con le loro mandrie e greggi. I loro movimenti possono essere stagionali e prevedere un ritorno nel luogo di partenza (si parla allora di transumanza), oppure prendere il carattere proprio del nomadismo. In questo caso a spostarsi è il gruppo nella sua interezza, con le bestie di cui dispone e ogni bene, case comprese.

I nomadi dell’Africa settentrionale ancora oggi percorrono in piccoli gruppi le distese del deserto del Sahara con i loro dromedari, montoni, asini, cavalli, vivendo in tende di pelle di capra.

Nomadismi spontanei o forzati

Sono gli spazi desolati del deserto a spingere le popolazioni beduine – così sono definiti i nomadi nel mondo arabo – alla continua ricerca di condizioni di vita sostenibili. Ma esistono anche altri tipi di nomadismo. Per gli Zingari, per esempio, la mobilità è un valore essenziale: il nomadismo è nel loro codice genetico, e nello spazio dei secoli essi si sono specializzati in attività professionali – come lavorazione di metalli (stagnai, calderai), allevamento di cavalli e così via – funzionali al loro stile di vita. Gli Zingari sono talmente identificati col nomadismo che spesso sono da noi chiamati direttamente col termine di nomadi.

Alcuni popoli sono diventati instabili per cause forzate. I gruppi barbarici (barbariche, invasioni) che a ondate si riversarono in Occidente negli ultimi secoli dell’Impero Romano erano stati costretti a lasciare le regioni asiatiche in cui vivevano perché pressati da altre popolazioni provenienti da est. Si trattava in realtà di genti non nuove al nomadismo, ma che erano in gran parte da poco divenute sedentarie, sia pure a proprio modo. Al nomadismo degli uomini avevano sostituito quello dei campi: essi rimanevano stanziali, ma utilizzavano ora questo ora quel terreno all’interno di una data area per le colture e il bestiame. Quando ebbero la possibilità di fermarsi nelle province dell’Impero Romano d’Occidente – la cui caduta fu accelerata dalle loro continue invasioni – non esitarono a farlo.

Distruttori e costruttori di imperi

Se le popolazioni nomadi o seminomadi diedero il colpo di grazia all’Impero Romano, altri nomadi furono invece in grado di creare straordinarie aggregazioni di quello stesso tipo. Provenivano dall’Asia centrale le popolazioni arie che nel 2° millennio avanti Cristo penetrarono nella pianura del Gange. Si trattava di nomadi guerrieri, allevatori e mercanti, che posero fine a una civiltà preesistente, ricca di città, che decadde. Si fusero presto con le popolazioni locali, che erano dedite a forme tradizionali di agricoltura, ma solo nel 6° secolo a.C. poterono verificarsi in quella regione una nuova fioritura urbana e la formazione di una serie di imperi regionali.

Fu opera di popolazioni nomadi arabe convertite da Maometto la diffusione dell’Islam a partire dal 7° secolo dopo Cristo dalla Persia alle coste atlantiche africane all’Europa. Un’altra etnia nomade, quella dei Mongoli, creò a partire dal 13° secolo un impero straordinariamente esteso che andava dalla Cina al Mediterraneo: ciò avvenne quando Genghiz khan acquisì il controllo sulle diverse tribù divise da forti rivalità e inclini a combattersi tra loro.

Attualmente, gli Stati diffidano del nomadismo e cercano di stabilizzare spesso a forza i popoli che lo praticano. Il nomadismo è tuttavia un diritto contenuto nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e riconosciuto anche dalla Costituzione italiana.

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