JEWISON, Norman

Enciclopedia del Cinema (2003)

Jewison, Norman (propr. Norman Frederick)

Anton Giulio Mancino

Regista e produttore cinematografico e televisivo canadese, nato a Toronto il 21 luglio 1926. Sebbene abbia esordito sul piccolo e sul grande schermo come regista di commedie, J. è stato autore progressista e disilluso di un cinema di vigoroso impegno civile e tecnicamente molto innovativo. Rivelando una personalità poliedrica e duttile nell'affrontare generi diversi, ha impreziosito i suoi film con la partecipazione di interpreti che hanno ottenuto sotto la sua direzione vari riconoscimenti. Tra gli anni Sessanta e gli Ottanta J. ha collezionato una serie di meritati successi e numerose candidature agli Oscar, oltre all'Orso d'argento alla regia nel 1988 al Festival di Berlino per Moonstruck (1987; Stregata dalla luna) e al premio Irving G. Thalberg, assegnatogli nell'ambito degli Academy Awards, nel 1999.

Laureatosi all'università di Toronto, nel 1950 si trasferì a Londra, dove in due anni apprese le regole del mestiere di autore televisivo alla BBC (British Broadcast-ing Corporation). Tornato nella sua città natale lavorò, ancora in televisione, per la CBC (Canadian Broadcasting Corporation), dal 1953 al 1958, per poi dirigere e produrre a New York vari spettacoli musicali, tra cui alcune puntate memorabili di The Judy Garland show (trasmesse tra il 1962 e il 1963). Giunto a Hollywood nel 1961, fece il suo esordio nella regia con un anonimo film disneyano, Forty pounds of trouble (1962; 20 chili di guai… e una tonnellata di gioia), cui seguirono, dirette con discreta professionalità, alcune commedie, due delle quali interpretate da Doris Day: The thrill of it all (1963; Quel certo non so che) e Send me no flowers (1964; Non mandarmi fiori). Ma la sua personalità di cineasta cominciò ad affermarsi solo con il quinto film, The Cincinnati Kid (1965; Cincinnati Kid), che in origine avrebbe dovuto essere diretto da Sam Peckinpah. In quest'opera di notevole valore affiora la capacità del regista di analizzare metaforicamente le dinamiche sociali e la loro conflittualità, presentando le partite di poker tra il giovane sfidante (Steve McQueen) e l'anziano e ormai affermato avversario (Edward G. Robinson) come autentici duelli. A questo film fece seguito The Russians are coming, the Russians are coming (1966; Arrivano i russi, arrivano i russi), primo lavoro a essere anche prodotto dal regista e prima nomination all'Oscar come miglior film. L'immagine di un mondo lacerato dal razzismo divenne un'autentica costante della sua filmografia, come si evince dall'ideale trilogia sull'intolleranza verso i Neri negli Stati Uniti: il poliziesco antirazzista In the heat of the night (1967; La calda notte dell'ispettore Tibbs), per il quale ottenne una nomination per la regia, film basato sul personaggio del detective afroamericano creato dal giallista J. Ball e interpretato da Sidney Poitier; A soldier's story (1984; Storia di un soldato), che diresse e produsse, nuovamente candidato all'Oscar come miglior film, caratterizzato dall'intelligente uso cinematografico della struttura claustrofobica derivata dall'opera teatrale di Ch. Fuller; e il pur disomogeneo The hurricane (1999; Hurricane ‒ Il grido dell'innocenza), che trasforma la vicenda del pugile Rubin Carter in un atto d'accusa verso il sistema poliziesco e giudiziario statunitense. Ma nei migliori film di J. la concezione stessa dell'autorità costituita, che calpesta giustizia, legalità e solidarietà, trova una coerente e spietata sintesi visiva, accentuata da un montaggio spesso ingegnoso, nella competizione o nella contrapposizione violenta, esasperata e frontale tra individui o gruppi, analizzata in diversi ambiti: generazionale (The Cincinnati Kid); intellettuale e sessuale (The Thomas Crown affair, 1968, Il caso Thomas Crown); etnico e culturale (Fiddler on the roof, 1971, Il violinista sul tetto, divertente e densa rivisitazione musicale dell'antisemitismo nella Russia zarista, che ottenne due nominations all'Oscar per la regia e il film); ideologico e religioso (Jesus Christ, superstar, 1973, cui J. contribuì anche come sceneggiatore, collaborando all'originale e ariosa rielaborazione del musical teatrale che ottenne un grande successo di pubblico); politico e sportivo (Rollerball, 1975, capolavoro inimitabile della fanta-sociologia degli anni Settanta); istituzionale e morale (…And justice for all, 1979, …e giustizia per tutti); sociale ed economico (F.I.S.T., 1978; Other people's money, 1991, I soldi degli altri). Quest'ultimo film, in particolare, rappresenta una delle più riuscite e implacabili satire del capitalismo selvaggio e del libero mercato degli anni Novanta, impersonato dall'impenitente e rapace affarista Garfield (Danny DeVito).

Nel 1987 J. si era concesso un riuscito ritorno alla commedia, ottenendo un grande successo e altre due nominations all'Oscar per la regia e il film con Moonstruck, divertita e affettuosa raffigurazione dell'ambiente italoamericano interpretata da Cher e da Nicolas Cage.

CATEGORIE
TAG

Festival di berlino

Sidney poitier

Academy awards

Sam peckinpah

Afroamericano