NOSSIDE

Enciclopedia Italiana (1934)

NOSSIDE (Νοσσίς, Nossis)

Camillo Cessi

Poetessa greca di Locri d'Italia, fiorì nel primo quarto del secolo III a. C., dacché ricorda la morte di Rintone, vissuto sotto il prímo Tolomeo, e la vittoria dei suoi concittadini sui Bruzî (circa 300 a. C.). In un epigramma (Anth. Pal., VI, 265) dà notizia della madre Teofila e dell'ava Cleoca. Tale ricordo della discendenza materna non autorizza le fantasticherie sull'origine della famiglia di N. e tanto meno sulla condizione sociale della poetessa che a torto si vuole considerare (Reitzenstein, Pasquali, Lisi) un'etera, con falsa interpretazione di tutto lo spirito dell'arte della poetessa. Di N. ci rimangono, conservati dall'Anth. Pal., solo 12 epigrammi; certo non tutti i canti lirici per cui la poetessa stessa si vanta di essere quasi la Saffo d'Italia (Anth. Pal., VII, 718).

Tale confronto con la poesia di Saffo non basta per ammettere che tutti i canti di N. fossero erotici di quell'erotismo lascivo per cui erano famosi in tutto il mondo greco i "canti locresi". Come Saffo era l'unica grande poetessa d'Oriente, così N. si considerava (ed era) l'unica poetessa d'Occidente: di qui il parag0ne avvalorato dalla coscienza di un senso d'arte profondo, vivo, reale, finemente femm; nile (di qui l'elogio di Antipatro, Anth. Pal., IX, 26, di "lingua femminile, quale si notava in Saffo. Infatti anche in N. il sentimento erompe vivo e sincero, anche nella passione d'amore (Anth. Pal., V, 170), puro come quello di Erinna, che si svolge anche nell'ambiente familiare dove vediamo N. lavorare con la madre (Anth. Pal., VI, 265), appunto come Erinna. Femminile in gran parte è l'ambiente che la poetessa ci presenta: Callò (Anth. Pal., IX, 605), Sabaitis (Anth. Pal., VI, 354), Taumareta (Anth. Pal., IX, 604), Alceti (Anth. Pal., VI, 273), Melinna (Anth. Pal., VI, 353), Samita (Anth. Pal., VI, 275); e se in Anth. Pal., IX, 332, descrive la statua di un'etera, in questo la poetessa indulge al carattere del tempo che ama tale genere letterario, indipendentemente dal carattere dell'artista. La convenzionalità scolastica, per cui l'arte di N. s'accomuna con quella del suo contemporaneo e italiota esso pure, Leonida di Taranto, influisce anche su N., sebbene la poetessa sappia sentire in sé quel palpito di vita vera, che la stacca dall'arte delle altre poetesse contemporanee, e la può far paragonare giustamente a Saffo.

Bibl.: J. A. Hartung, Die Elegiker unter den ersten Ptolem., Lipsia 1859, p. 103; F. Susemihl, Gesch. d. gr. Litt. in d. Alex.-zeit, II, Lipsia 1891, p. 529; R. Reitzenstein, Epigramm. u. Skolion, Giessen 1893, p. 137 seg.; C. Cessi, Poesia ellenistica, Bari 1912, p. 341 segg.; U. v. Wilamowitz-Moellendorf, Hellen. Dichtung, I, Berlino 1924, p. 135; A. Olivieri, Nossis poetessa di Locri Epiz., in Arch. st. per la Sic. Or., 1919-20, p. 280 seg.; G. Pasquali, Orazio lirico, Firenze 1920, pagina 405; E. Bignone, l'epigramma greco, Bologna 1921, p. 238 seg.; U. Lisi, Poetesse greche, Catania 1933, p. 198 segg.

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