Nuit et brouillard

Enciclopedia del Cinema (2004)

Nuit et brouillard

Vincent Pinel

(Francia 1955, Notte e nebbia, bianco e nero/colore, 32m); regia: Alain Resnais; produzione: Amy Halfon, Anatole Dauman, Philippe Lifchitz per Argos/Como; commento: Jean Cayrol; voce narrante: Michel Bouquet; fotografia: Ghislain Cloquet, Sacha Vierny; montaggio: Henri Colpi, Jasmine Chasney; musica: Hanns Eisler.

Commissionato dal 'Comité d'Histoire de la Deuxième Guerre Mondiale' e realizzato per iniziativa del produttore Anatole Dauman, Nuit et brouillard descrive il funzionamento dei campi di sterminio nazisti. La struttura fluida del film evidenzia quattro momenti: 1. La costruzione dei campi (dal 1933) e la deportazione. 2. La vita nei campi di concentramento: organizzazione e gerarchia; la notte, il lavoro, il cibo, le latrine; curiosità e imprevisti; la torre; umiliazioni e resistenza; l'ospedale: le cure, il blocco operatorio, le mutilazioni sperimentali; i registri; la vita dei kapò e quella del comandante; il bordello e la prigione. 3. Lo sterminio (1942): 'l'annientamento produttivo'; la recrudescenza e la deportazione; il forno crematorio, la camera a gas, i roghi, il recupero. 4. L'apertura dei campi (1945): l'arrivo degli alleati; "Io non sono responsabile"; il rischio dell'oblio; le grida incessanti.

"Nuit et brouillard è un film sublime di cui è difficilissimo parlare; qualsiasi aggettivo, qualunque giudizio estetico risulterebbero fuori luogo", affermava François Truffaut sui "Cahiers du cinéma". Certo, la portata del film di Alain Resnais va al di là dello schermo e l'intensa emozione che è in grado di suscitare è dovuta anche, in gran parte, a elementi extracinematografici. Ma se Nuit et brouillard è un grande film, un film davvero 'sublime', è soprattutto grazie alla regia di Resnais, al suo contributo artistico, che non consiste nel dotare di una veste estetica l'orrore dei fatti evocati. L'autore non si accontenta di provocare una semplice, inevitabilmente fugace, indignazione, ma riesce a coinvolgerci in una profonda riflessione sul fenomeno dei campi di concentramento e, oltre a questo, a introdurci nella sua tematica personale, quella della memoria e dell'oblio. In tal modo Nuit et brouillard, costruito principalmente su immagini di repertorio, si realizza anche come 'film d'autore' nel suo significato più pieno. Lontano dal carattere banalmente divulgativo di un documentario qualsiasi, il film mostra un vero e proprio rigore filosofico.

L'idea originale di Resnais consiste nel contrapporre ai materiali d'archivio alcune sequenze che egli stesso aveva filmato nella desolazione dei campi di concentramento (Auschwitz, Birkenau, Maidanek). In tal modo il regista monta alternativamente due serie di immagini. La prima serie consiste in inquadrature a colori realizzati da Resnais: lunghi movimenti di macchina che esplorano le inquietanti vestigia dei siti abbandonati, oggi ricoperti da una piacevole vegetazione autunnale. Il montaggio è disteso, il tono contemplativo. La seconda serie è costituita da immagini di repertorio (film, foto) e documenti filmati in bianco e nero la cui stampa su pellicola a colori presenta una leggera tonalità verde-grigio quanto mai appropriata: le inquadrature sono fisse, il montaggio serrato, la musica stridente. L'insieme suggerisce un'idea di contrazione e di caos.

L'utilizzo dei tempi verbali all'interno del commento sottolinea tale differenziazione. Nelle sequenze a colori la scelta cade sul presente (l''oggi del film') e, nell'evocare l'organizzazione dei campi di concentramento, sull'imperfetto. Mentre scorrono le immagini in bianco e nero il commento è affidato al presente narrativo, un presente storico. Questa regola viene applicata in modo talmente rigoroso che l'espressione della temporalità viene modificata all'interno di una stessa frase nel punto di intersezione tra due sequenze: "Soltanto allora il mondo reale, quello dei paesaggi tranquilli, quello del tempo andato, può apparire in lontananza, non così distante…" (bianco e nero), "…per il deportato era un'immagine…" (colore). Resnais utilizza questa successione colore/bianco e nero, presente/passato, calma/caos, in modo magistrale. L'alternanza dei movimenti, ora distesi e flessibili, ora frammentari e contratti, non costituisce solo un motivo di interesse compositivo, ma impedisce l'assuefazione all'orrore. Le sequenze a colori, contrappunto sottile e caratteristico della 'terribile dolcezza' del cineasta, non fanno che dare ulteriore risalto all'atrocità del bianco e nero.

Il commento è il secondo strumento costitutivo del film. Senza ubbidire a una logica didascalica che avrebbe potuto imporre alle immagini una serie di idee semplici, il testo di Jean Cayrol segue il complesso fluire del pensiero, valorizza il sottile gioco del presente e del passato, si fa testimone della lotta della memoria per recuperare i brandelli della realtà passata e strapparli all'oblio. Sotto questo aspetto il film si integra perfettamente alla tematica di un autore che ha reso costanti nella sua opera la riflessione sulla dialettica della memoria e dell'oblio e sulla distruzione delle civiltà: prima di Nuit et brouillard Resnais aveva realizzato insieme a Chris Marker Les statues meurent aussi (1953), e in seguito Toute la mémoire du monde (1956) e Hiroshima, mon amour. Ma il problema dei campi di concentramento non riguarda forse sia il passato che il presente? Resnais lancia un messaggio d'allarme. È destinato a noi che "facciamo finta di credere che tutto ciò appartenga a un solo tempo e a un solo paese, e che non pensiamo a guardarci intorno, e che non sentiamo le grida incessanti".

Bibliografia

F. Truffaut, Nuit et brouillard, in "Cahiers du cinéma", n. 56, février 1956.

J. Doniol-Valcroze, Le massacre des innocents, in "Cahiers du cinéma", n. 59, mai 1956.

A. Kyrou, Le film nécessaire, in "Positif", n. 16, mai 1956.

L. Pellizzari, Notte e nebbia, in "Cinema nuovo", n. 145, maggio-giugno 1960.

C. Krantz, Teaching 'Night and Fog': History and Historiography, in "Film & History", n. 1, February 1985.

J.W. Moses, Vision Denied in 'Night and Fog' and 'Hiroshima mon amour', in "Literature/Film quarterly", n. 3, 1987.

A. Dümling, Eisler's music for Resnais' 'Night and Fog' (1955): a musical counterpoint for the cinematic portrayal of terror, in "Historical journal of film, radio and television", n. 4, October 1998.

Testo del commento: in "L'avant-scène du cinéma", n. 1, 15 février 1961; in "Schermi", n. 23-24, giugno-luglio 1960.

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