NYX

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NYX (Νύξ, Nox)

E. Paribeni

La dea della Notte figura nella Theogonia di Esiodo tra le più antiche personalità di carattere cosmico, quali l'Erebo e il Chaos, quasi venendo a costituire una condizione intermediaria tra le potenze oscure e quelle dell'ordine e della luce. Tra i figli di N. contano difatti le Keres, Hypnos, Thanatos e le Erinni così come i luminosi Aither ed Hemera.

A parte questo carattere di progenitrice, manca a N. qualsiasi aspetto di divinità individuale e concreta. Un culto di N. non è attestato: sono ricordati peraltro due manthèia, a Megara e a Delfi, a lei intitolati.

Pausania ricorda un'antichissima statua in bronzo di N. opera di Rhoikos esistente nell'Artemision di Efeso. Non è dato conoscere sotto quale aspetto Rhoikos l'avesse raffigurata: e la notizia stessa è considerata sospetta da alcuni, appunto per la rarità delle immagini indipendenti di questa personalità divina. Una figurazione di N. attestata dalle iscrizioni apposte esisteva nell'Arca di Kypselos: in questo monumento essa appariva sotto aspetto di divinità materna, reggendo nelle braccia due bambini, uno bianco, uno nero, designati dalle iscrizioni come Hypnos e Thanatos.

N. è descritta alata, spesso con ali nere e avvolta in neri drappeggi, come nelle figurazioni di un tappeto votivo riportato nello Ione di Euridipe. Mentre a partire dal V sec. a. C. viene adottato per Nike quello schema figurativo un poco sunteggiato e da inquadratura che si adopera per divinità affini, Helios, Eos, Hemera. Così in una lèkythos a figure nere del Pittore di Teseo un tempo Gallatin, al di sopra di una figurazione di Eracle compaiono come inseguentisi su carri sull'arco celeste tre figure designate dalle iscrizioni come Helios, Eos e Nyx. Questa rimane la figurazione accettata, sia da sola sia come complemento di altre in conformità a quei principî di determinare il tempo e lo spazio di un grande evento che incontriamo applicati nei grandi frontoni di Olimpia e dell'Acropoli. N. alata e con una stella sul capo si inserisce con il suo carro dietro a quello di Helios nella hydrìa cumana di Napoli (Furtwängler-Reichhold, iii, p. 33) o nel coperchio del Lid Painter di Londra. Altre volte peraltro la presenza di N. è incerta o contestata: così ogni figura femminile che guida un carro precedendo quello di Helios è piuttosto intesa come Eos. Mentre in altri casi, quando ad esempio non sia presente la cavalcatura usuale, il mulo o il cavallo, è incerto se si tratti di Selene o di Nyx. È veramente N. la piccola figura femminile drappeggiata che fugge nel cielo al di sopra del turbato riposo a Nasso di Teseo e di Ariadne nella squisita lèkythos assegnata alla cerchia del Pittore di Pan in Taranto (L. Curtius, Ost. Jahresh., xxxviii, 1948, p. 12 ss.). In questo caso mancherebbero le ali, i drappeggi oscuri e persino l'aspetto materno o adulto: mentre d'altra parte la fragilità adolescente della figura la ravvicina a quelle minute immagini di Hypnos che troviamo nello stesso vaso posato come un piccolo uccello sul capo di Ariadne o più spesso s'incontrano sul vasto e inerte corpo di Alcioneo. Ed è bene tenere a mente che altri ha inteso come Echo o come Partheneia quasi un'eco dell'epitalamio di Saffo la figura volante della lèkythos di Taranto.

Una consimile incertezza può aversi a riguardo dei famosi rilievi de Loulé a Lisbona, noti anche in altre repliche tra cui due abbastanza complete da Ercolano. C. Picard preferisce l'appellativo Nyx-Hemera invece dei consueti Eos-Helios appunto in base alla direzione opposta in cui muovono i due carri. D'altra parte il fatto che tali rilievi dovrebbero presumibilmente provenire dai due lati di una base o comunque da due pannelli secondarî affiancati a un centro mancante come farebbero supporre i frammenti dello stesso rilievo rinvenuti in Efeso rendono estremamente precaria qualsiasi induzione in questo senso.

La stessa incertezza permane in età romana per una sicura identificazione di Nox. Due volte ne è stata segnalata la presenza in aspetto di figura femminile a mezzo busto sotto un drappeggio ad arco nella colonna Traiana. Mentre come una sorta di doppio dell'assai più popolare Selene essa appare nel sarcofago di Paride a Villa Medici e in quello con scena di matrimonio a San Lorenzo (F. Cumont, Symbolisme funéraire, p. 78).

Nelle miniature dell'Iliade Ambrosiana (fine V-inizî VI sec., su iconografie più antiche) N. compare negli episodi della Doloneia, con grandi ali, ammantata di nero a mezzo busto nel cielo. Una miniatura del Salterio di Parigi (X sec., su iconografie risalenti al VI e al IV) ci dà invece un immagine di N. intera con un nero manto trapunto di stelle (Buchthal, The Paris Psalter, Londra 1938, Tav. 9).

Bibl.: Weitzächer, in Roscher, III, 1897-1909, c. 569 ss., s. v.; E. Bernert, in Pauly-Wissowa, XVII, 1937, c. 1663 ss., s. v., C. H. E. Haspels, Attic Black-figured Lekythoi, Parigi 1936, pp. 120, 123, 226; C. Picard, in Ann. Sc. Arch. It. Atene, XXIV-XXVI, 1946-48, p. 218 ss.; Fr. Hauser, in Furtwängler-Reichhold, III, p. 35 ss.; L. Curtius, in Öst. Jahresh., XXXIX, 1950, p. 12; E. Simon, ibid., XLI, 1954, p. 77 ss.; J. Marcadé, in Mon. Piot, L, 1958, p. 11 ss.

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