GAMBARA, Oberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GAMBARA, Oberto (Oberto da Gambara)

Cinzia Bonetti

, Oberto (Oberto da Gambara). - Figlio di Alberto, nobile bresciano, nacque nella seconda metà del XII secolo.

La figura del G. è di rilevante importanza nel quadro socio-politico cittadino del XIII secolo, poiché apparteneva alla fazione denominata pars militum, formata da esponenti della nobiltà che mantenevano nel centro urbano uno stile di vita cavalleresco-militare e detenevano diritti di banno nel contado circostante.

Gli Annales Brixienses, la più antica fra le poche fonti cronachistiche relative a Brescia nel Medioevo, lo ricorda come podestà nel 1215, in un periodo in cui la città riaffermò l’alleanza con Cremona e con Mantova. Negli anni 1216 e 1217 fu console di Brescia insieme con Inverardo Faba e Alberto da Concesio. In seguito il G. fu protagonista della controversia tra Brescia e Matteo da Correggio, iniziata alla fine del 1219 e conclusasi anni dopo.

Il 21 dicembre due ecclesiastici bresciani si erano recati a Parma, in veste di ambasciatori del Comune, per invitare Matteo da Correggio a ricoprire l’incarico di podestà nella città lombarda. Il da Correggio accettò, ma durante la cerimonia del suo insediamento a Brescia la fazione popolare, politicamente avversa, rifiutò di giurargli fedeltà e gli si oppose violentemente costringendolo alla fuga. Successivamente la pars militum giunse a un accordo con le forze politiche opposte e alla fine del mese affidò la carica podestarile al G. il quale rifiutò, poco tempo dopo, di pagare al Correggio il risarcimento dei danni subiti, ritenendo che ciò fosse compito della parte popolare, responsabile dell’accaduto, e non dell’intero Comune. La questione si concluse, dopo numerose ingiunzioni da parte imperiale, nel 1225 quando il Comune di Brescia dovette pagare 300 lire imperiali al da Correggio come risarcimento.

La podesteria del G. è ricordata per lo slancio dato in quei mesi all’espansione territoriale e giurisdizionale del Comune di Brescia, che proprio intorno a quegli anni iniziò ad attuare una sistematica attività di controllo e di rivendicazione delle proprie prerogative su un ampio territorio. Tale politica interessò in particolare le località di Villafranca, Mariana, Moso e Redondesco che vennero a vario titolo rivendicate dalla città di Brescia. In particolare, il 20 marzo 1220 il G. affrancò il castello di Castrezzato, con tutti i suoi abitanti, che si trovava in un luogo campestre a sud di Coccaglio. Il 5 maggio del 1220 il G., come podestà, affrancò il castello di Villafranca, con tutta la sua corte, che era sotto la giurisdizione della potente famiglia dei da Chiari.

Nel corso dei suoi incarichi il G. fu sempre sostenuto dalla pars militum al punto che, il 7 giugno 1220, nella contrada di S. Agata, alcuni ragguardevoli esponenti di questa fazione come Alberto Brusati, Racazano Confalonieri, Ardizone di Poncarale, Alberto Lavellongo, Urso di Salò, Oprandino di Manerbio e Rodolfo di Verola giurarono di mantenerlo podestà da giugno a gennaio, di aiutarlo fedelmente e di difenderlo con le proprie forze, nonché di mantenere indenni la sua persona e i suoi averi anche dopo il termine della carica podestarile. Nonostante tali promesse, già verso la metà di agosto dello stesso anno era podestà di Brescia Inverardo Faba: la situazione politica bresciana era evidentemente assai precaria e nemmeno la più imponente pars militUm poteva garantire stabilità al potere del Gambara.

Nel 1222 il G. fu console di Brescia e nel 1227 partecipò come testimone all’acquisto di parecchie case da parte del Comune per l’edificazione del palazzo del broletto. Dalla documentazione si apprende che i beni citati appartenevano alla potente e numerosa famiglia dei Poncarale, ma non è nota la carica ricoperta dal G. in quel periodo.

Lo ritroviamo negli anni 1230 e 1231, durante i quali svolse l’incarico di podestà di Lodi assumendone la carica dopo il mese di marzo 1230. Nel corso della sua podesteria il G., a nome del Comune di Lodi, acquistò numerose proprietà necessarie per scavare un nuovo letto al fiume Adda, incominciando dalla torre di porta d’Adda fino al Comunello, presso Cerreto, e costruire nuovi argini sulla sponda sinistra dell’Adda. Nel marzo del 1231 il G. stabilì con il consenso del Consiglio cittadino che venissero ceduti ai creditori, in pagamento di una terza parte dei debiti comunali, le terre e i possedimenti del Comune con le decime e il diritto di decima.

Sempre nel periodo in cui fu podestà, il G. si distinse in attività di politica estera. I Lodigiani infatti, consociati con i Milanesi, oltre a lottare contro la città di Cremona alleata dell’imperatore, costrinsero Bonifacio II, marchese di Monferrato, ad associarsi alla seconda Lega lombarda, costituitasi contro Federico II, dopo aver devastato i dintorni di Asti.

Le successive sorti del G. rimangono ignote al pari della data della sua morte.

Fonti e Bibl.: Brescia, Bibl. civica Queriniana, I.1II.7: G.F. Da Ponte, Historia Camilli de Maggis Patritii Brixiae de rebus patriae, c. 44; Annales Brixienses (redazione B), a cura di L Bethmann, in Mon. Germ. Rist., Script., VIII, Hannoverae 1863, col. 818; Statuti bresciani del secolo XIII, a cura di F. Odorici, in Historiae Patriae Monumenta, XVI, Leges municipales, II, Augustae Taurinorum 1876, coll. 1584, 1587; Liber Potheris Communis civitatis Brixiae, a cura di F. Bettoni Cazzag. - LF. Fè d’Ostiani, ibid., XIX, ibid. 1899, coll. 122, 166, 313 s., 601; il Liber Potheris della città e del Comune di Brescia e la serie dei consoli e podestà dall’anno 969 al 1438, a cura di A. Valentini, Brescia 1838 (elenco dei consoli in Appendice, pp. n.n.); F. Odorici, Storie bresciane dai primi tempi fino all’età nostra, V, Brescia 1859, pp. 296, 298, 300-303, 323; VIII, ibid. 1863, pp. 71-77, 123 s.; Codice diplomatico laudense, a cura di C. Vigilati, IV, Milano 1881-82, pp. 297-302, 305-3II, 582; A. Bosisio, Il Comune, in Storia di Brescia, I, Brescia 1961, p. 656, 658; G. Montecchi, Correggio, Matteo da, in Diz. biogr. degli Italiani, XXIX, Roma 1983, pp. 460-462.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata