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Pezzo d’artiglieria moderno avente originariamente (dagli inizi del 20° sec. e sino alla Seconda guerra mondiale) canna di lunghezza generalmente compresa fra 12 e 25 calibri (intermedia, pertanto, fra i cannoni e i mortai) e attualmente oltre i 50 calibri (comprese, quindi, anche bocche da fuoco che secondo la definizione tradizionale possono essere classificate come cannoni).

La denominazione, tedesca, di o. si diffuse nelle Fiandre durante le guerre ossidionali del 17° sec. per designare bocche da fuoco alquanto più lunghe dei mortai, ma destinate anch’esse a lanciare con tiro molto curvo (in arcata) bombe esplodenti; dalle Fiandre si diffuse in Francia e in Italia, dove nel 18° sec. sostituì gradualmente quella di cannone corto precedentemente attribuita a questo genere di bocca da fuoco. Risale all’inizio del 20° sec. la schematica suddivisione delle artiglierie, secondo la loro lunghezza d’anima, nelle tre categorie: cannoni con lunghezze superiori ai 25 calibri, o. con lunghezze dai 12 ai 25 calibri, mortai con lunghezze inferiori ai 12 calibri.

La caratteristica essenziale degli o. è da ricercarsi nella loro attitudine a sfruttare un amplissimo settore verticale di tiro fino a circa il 75° che consente il superamento di ogni ostacolo topografico e l’arrivo dei colpi sul bersaglio con angolo di caduta tale da ridurre al minimo gli angoli morti, dovuti ad ac­cidentalità naturali o a ostacoli artificiali (defilamento). Questa duttilità d’impiego ha condotto a unificare nel tipo o. le artiglierie di appoggio delle grandi unità terrestri moderne (divisioni e corpi d’armata) riservando ai cannoni compiti particolari (anticarro, antiaereo, tiri alle maggiori distanze). La denominazione di o., inoltre, è stata estesa ad artiglierie che, secondo la definizione classica, dovrebbero essere classificate come cannoni, ma che, per essere montate su affusti organizzati per consentire ampi settori di tiri verticali, sono in grado di essere utilizzate per tiri nel ‘secondo arco’ contro bersagli defilati. Così, superata la tradizionale distinzione tra o. e cannone, le moderne artiglierie terrestri sono diventate in grado di operare indifferentemente a tiro teso o fortemente curvo, ottimizzando la traiettoria dei proiettili in base all’orografia del campo di battaglia. In Occidente, il calibro standard degli o. è 155 mm. La lunghezza delle canne è invece in progressivo aumento, ed è passata dai 39 calibri (standard NATO degli anni 1970 e 1980) ai 45 calibri di molte realizzazioni austriache, sudafricane e israeliane, fino ai 52 calibri degli o. semoventi tedeschi PzH 2000. Questi ultimi pezzi di artiglieria, grazie alla lunghezza della canna, alla resistenza delle camere di scoppio e all’adozione di proiettili con propulsione addizionale a razzo, possono colpire bersagli a distanze di oltre 40 km. La precisione degli o., pure a tali notevolissime distanze, è assicurata da computer balistici estremamente complessi, collegati a sensori meteorologici e radar capaci di tracciare il volo dei proiettili, ricavandone lo scostamento dalla traiettoria ottimale, e di impartire quindi gli ordini per la correzione del tiro. La letalità dei moderni o. è incrementata anche dall’aumento della cadenza di tiro, reso possibile dall’adozione di sistemi di caricamento automatici e da cariche di lancio standardizzate. Altra linea evolutiva è quella riscontrabile nel progressivo alleggerimento degli o. trainati, al fine di facilitarne il trasporto aereo.

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