Paz, Octavio

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Poeta e saggista messicano (Città di Messico 1914 - ivi 1998). Tra i maggiori intellettuali messicani e dell'America latina, P. si affermò come un innovatore del costume letterario e delle concezioni culturali. L'assegnazione del premio Nobel per la letteratura (1990) ratificò l'importanza della sua opera di poeta e saggista, intimamente legato al patrimonio culturale della propria terra e profondo conoscitore di paesi, epoche, lingue e tradizioni.

Vita

Dopo l'esordio con la raccolta Luna silvestre (1933), fu tra i fondatori, assieme ad altri intellettuali messicani, della rivista Taller (1938-41). Soggiornò a lungo all'estero (in Spagna durante la guerra civile, negli USA, in Francia, Giappone e in India, dove fu ambasciatore dal 1962 al 1968), spesso ricoprendo incarichi diplomatici, aprendosi agli influssi di altre tradizioni letterarie (surrealismo francese, haikai giapponese, ecc.), come testimonia la sua attività di traduttore (Bashō, W. B. Yeats, ecc.). Ambasciatore in India, si dimise nel 1968 per protesta contro il massacro degli studenti a Città di Messico in occasione delle Olimpiadi. Iniziò allora l'insegnamento universitario, con la cattedra di poesia dapprima all'università di Oxford poi in università degli Stati Uniti. Membro del Colegio Nacional de México, ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, il premio Cervantes nel 1981.

Opere

La sua sperimentazione poetica, che si era sviluppata sotto l'influenza del surrealismo francese e sulla spinta della cultura messicana degli anni Trenta, si arricchì nel corso dei suoi diversi soggiorni all'estero e con l'alternarsi dell'attività di diplomatico, di docente universitario e di promotore di importanti iniziative culturali quali le riviste Plural (1971) e Unalta (1976). Volta al superamento della poesia tradizionale, la sua opera fu nel contempo segnata dalla fede nella creazione poetica come mezzo per restituire senso all'esistenza: Libertad bajo palabra (1949; ed. ampliata 1960, trad. it. parziale 1965); La estación violenta (1958); Salamandra (1962); Viento entero (1965); Ladera este (1969). Dopo aver partecipato alla poesia collettiva Renga (1971), P. pubblicò Pasado en claro (1975), Vuelta (1976) e Árbol adentro (1987); una scelta della sua produzione comparve in El fuego de cada día (1989; trad. it. 1993). La sua saggistica spaziò dalle riflessioni sulla poetica (El arco y la lira, 1956; trad. it. 1990) a scritti sul Messico (El laberinto de la soledad, 1950, trad. it. 1961; Posdata, 1970), a studi sullo strutturalismo (Claude Lévi-Strauss o el nuevo festín de Esopo, 1967), sull'arte contemporanea (Marcel Duchamp o el castillo de la pureza, 1968; trad. it. Apparenza nuda. L'opera di M. D., 1990), sulle relazioni tra filosofia orientale e occidentale (Conjunciones y disjunciones, 1969; trad. it. 1973) e su vari aspetti della letteratura (Traducción: literatura y literalidad, 1971; Sor Juana Inés de la Cruz o las trampas de la fe, 1982, trad. it. 1991; La otra voz: poesía y fin de siglo, 1990). Nel 1990 pubblicò ancora un saggio storico-politico, Pequeña crónica de grandes días, che testimonia la sua radicale insofferenza verso ogni ideologia. Nello stesso anno apparve il volume complessivo Obra poética: 1935-1988, e nel 1993 la sua ultima raccolta di versi, La llama doble: amor y erotismo (trad. it. 1994). Da ricordare inoltre le impressioni di viaggio riunite in Vislumbres de la India (1995; trad. it. In India, 2001). Un'ampia silloge dei suoi testi è apparsa in Italia con il titolo Octavio Paz (1995), mentre nel 2014, in concomitanza con il centenario della nascita, è stato pubblicato a cura di J. Hubard il testo También soy escritura. Octavio Paz cuenta de sí (trad. it. 2014), raccolta di poesie, di appunti, di ricordi e di interviste che compongono una sorta di autobiografia postuma.

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