Oculomozione

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Motilità dell’occhio. Si distingue una o. estrinseca, cioè quella propria del bulbo oculare, rispetto all’orbita, e una o. intrinseca che interessa la muscolatura dell’iride.

O. estrinseca

L’o. estrinseca permette all’occhio i movimenti volontari nelle varie direzioni ed è assicurata dal III, IV e VI paio di nervi cranici, rispettivamente dal nervo oculomotore comune, dal trocleare e dall’abducente: l’oculomotore comune, il terzo paio di nervi cranici, il più importante e voluminoso dei nervi motori dell’occhio innerva il muscolo retto superiore, il retto inferiore, il retto interno e l’obliquo inferiore (o piccolo obliquo); l’abducente, o nervo oculomotore esterno innerva il retto esterno; il trocleare, o patetico, provvede all’obliquo superiore (o grande obliquo).

La paralisi dei nervi oculomotori, per la prevalenza dei muscoli rimasti efficienti, determina: a) strabismo, cioè deviazione del globo oculare nel senso opposto al muscolo paralizzato; si distingue uno strabismo divergente se la deviazione è verso il lato temporale o esterno (paralisi dell’oculomotore comune), superiore o inferiore se verso l’alto o il basso, convergente per deviazione verso il lato nasale o interno (paralisi dell’abducente); b) incapacità a ruotare l’occhio nella direzione del muscolo paralizzato; c) diplopia, cioè spostamento dell’immagine fornita dalla retina (come conseguenza della deviazione del bulbo oculare) per cui questa immagine non si fonde con quella dell’altro occhio: immagine vera è denominata quella fornita dall’occhio sano, immagine falsa quella data dall’occhio strabico. Se lo strabismo è convergente, l’immagine falsa è spostata verso il lato del muscolo paralizzato (diplopia omonima), quando è divergente è spostata in senso opposto, cioè si incrocia con quella dell’occhio sano (diplopia crociata; ➔ diplopia).

La paralisi completa del nervo oculomotore comune dà luogo a caduta (ptosi) della palpebra superiore, strabismo divergente, impossibilità alla rotazione dell’occhio verso l’interno, l’alto, il basso (per paralisi dei muscoli retto interno, retto superiore, retto inferiore), diplopia crociata, midriasi con rigidità pupillare. La paralisi del trocleare che innerva il muscolo grande obliquo determina lieve strabismo convergente e verso l’alto, impossibilità a ruotare l’occhio in basso e all’esterno, diplopia omonima con immagine falsa in basso e all’esterno. La paralisi dell’abducente che innerva il muscolo retto esterno dà luogo a strabismo convergente, impossibilità a ruotare l’occhio verso il lato esterno o temporale, diplopia omonima con immagine falsa all’esterno.

Nettamente distinte dalle paralisi dell’o. sono da considerarsi le paralisi dello sguardo, cioè dei movimenti associati dei due occhi nelle varie direzioni.

O. intrinseca

L’o. intrinseca è la motilità dell’iride, che, contrariamente a quella estrinseca, è involontaria. È assicurata da due muscoli ad azione antagonista: a) il muscolo costrittore dell’iride, o sfintere dell’iride, la cui contrazione dà luogo a un restringimento del diametro pupillare o miosi; è innervato da fibre che nascono dalla parete superiore del nucleo di origine del nervo oculomotore comune, nel nucleo di Edinger-Westphal; b) il dilatatore dell’iride, o raggiato, la cui contrazione aumenta il diametro pupillare, determina, cioè, una midriasi; è innervato da fibre che pervengono dal primo segmento dorsale del midollo spinale. La pupilla si restringe di norma nell’accomodazione, come si può osservare invitando un soggetto a guardare un punto lontano e poi a fissare un punto vicino, per es., il dito dell’esaminatore posto 20-30 cm dagli occhi (reazione di accomodazione). Lo stesso avviene sotto l’azione degli stimoli luminosi che colpiscono l’occhio (riflesso fotomotore o alla luce).

La rigidità pupillare o mancanza della reazione di accomodazione e del riflesso fotomotore si osserva fra l’altro nelle lesioni del nervo oculomotore comune; rigidità pupillare si osserva anche per interruzione di un tratto ottico (➔ emianopsia) quando si stimola con un sottilissimo fascio di luce la metà cieca della retina. Il fenomeno di Argyll-Robertson è, invece, caratterizzato dalla perdita del riflesso fotomotore con conservazione della reazione di accomodazione; si osserva soprattutto nella sifilide del sistema nervoso specie nella tabe e nella paralisi progressiva. La pupilla tonica, infine, a patogenesi ancora oscura, consiste in una particolare lentezza con cui la pupilla reagisce agli stimoli luminosi. Cause di paralisi oculari possono essere processi meningitici, malattie infettive (difterite, lue), stati tossici (alcolismo, diabete), traumi cranici, tumori.

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