ODENATO

Enciclopedia Italiana (1935)

ODENATO (Septimius Odaenathus; 'Οδαίναϑος, 'Οδέναϑος, 'Ωδέναϑος: la forma originaria araba è Udhainat)

Gastone M. Bersanetti

Apparteneva a famiglia d'origine araba, già illustre e potente a Palmira; un suo omonimo, verosimilmente il nonno, era senatore romano. O., che su un'iscrizione del 258 d. C. è qualificato consularis e "nostro signore", dovette godere il favore di Valeriano e avere conquistato già sotto di lui una posizione di predominio a Palmira. Caduto Valeriano in potere dei Persiani (260), O. sorprese e sconfisse completamente presso l'Eufrate Sapore I, che ritornava in patria. Per la vittoria si fregiò del titolo di re dei re. Anche per incarico di Gallieno contribuì ad abbattere l'usurpazione dei Macriani, togliendo di mezzo Ballista e Quieto (261). Grandissima divenne quindi la sua potenza, ma egli rispettò sempre lealmente l'autorità di Gallieno, che lo fece suo rappresentante in Oriente, conferendogli i titoli di Dux e Corrector totius Orientis, col compito principale di difendere la frontiera dell'Eufrate, e da parte sua lo considerò un subordinato, ponendogli anche forse accanto quel Settimo Vorode, che proprio nel periodo dell'apogeo di O. occupò in Palmira alte cariche civili e militari. Nel 262, probabilmente, O. iniziò le sue campagne vittoriose contro i Persiani: riconquistò la Mesopotamia, rendendo forse di nuovo dipendente dai Romani anche l'Armenia, e si spinse, pare per due volte, fino a Ctesifonte. Gallieno lo premiò col titolo di imperator (264). O. era impegnato a combattere i Goti quando fu ucciso, a Emesa, insieme con il figlio di primo letto Erode, da un congiunto (Meonio?), istigato probabilmente dalla sua seconda moglie Zenobia (266 o 267 d. C.).

Bibl.: A. von Sallet, Die Fürsten von Palmyra, Berlino 1866; W. H. Waddington, Inscriptions grecques et latines de la Syrie, Parigi 1870, VIII, n. 2600 (pp. 599-600), n. 2602 (pp. 600-602); M. De Vogüé, Syrie central, Inscriptions sémitiques, parigi 1868-77, n. 23 (p. 25), n. 28 (p. 28) e pp. 29-31; H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, I, Gotha 1883; P. de Rohden e H. Dessau, Prosopographia Imperii Romani, III, n. 339, pp. 210-12; L. Homo, in Revue Hist., CXIII (1913), pp. 232, 235-245; J. G. Février, Essai sur l'hist. polit. et écon. de Palmyre, Parigi 1931; J.-B. Chabot, Choix 'inscriptions de Palmyre, Parigi 1922, pp. 16-17, 51-56; J. Cantineau, Inventaire des inscr. de Palmyre, Beirut 1930, fasc. 3°, n. 17 (pp. 23-24), n. 19 (pp. 25-26); id., in Syria, XII (1931), p. 138; M. Rostovtzeff, Città carovaniere, Bari 1934, pp. 34-35, 115, 117-19; Fluss, Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I A, coll. 2331-32; VIII, coll. 648-49, 920; XIV, col. 253; II A, coll. 1574-1575; A. Schenk von Stauffenberg, Die röm. Kaisergesch. bei Malalas, Stoccarda 1931, pp. 374-378.

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