Redon, Odilon

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Pittore francese (Bordeaux 1840 - Parigi 1916), considerato il maggiore rappresentante del simbolismo pittorico. La sua produzione, caratterizzata da soggetti inusuali e bizzarri legati al mondo onirico, fu inizialmente circoscritta al disegno e alla litografia per trovare in un secondo momento un cromatismo intenso con l'utilizzo della tecnica del pastello e dell'olio. Amato dai poeti simbolisti (in particolare  Mallarmé), fu particolarmente apprezzato dai Nabis, e in seguito dai surrealisti.

Vita

Appassionato di scienze naturali, musica, poesia, dopo aver studiato disegno a Bordeaux, nel 1858 R. si trasferì a Parigi dove subì l'influsso dell'incisore R. Bresdin e studiò litografia con H. de Fantin-Latour. Entrò quindi in contatto con G. Moreau attraverso il quale si avvicinò alle tematiche simboliste. Fin verso il 1890 si dedicò quasi esclusivamente al disegno, specie a carboncino, e alla litografia. Gli studi di paesaggi, nei quali è evidente anche il richiamo a B.-C. Corot, ma soprattutto le composizioni dai soggetti strani e insoliti, intrisi di tristezza e disperazione, trovano la loro originalità nella volontà di R. di "far vivere umanamente degli esseri inverosimili secondo le leggi del verosimile mettendo, per quanto è possibile, la logica del visibile al servizio dell'invisibile".

Opere

Al primo album di litografie, Nel sogno (1879) fecero seguito: A E. Poe (1882), Le origini (1883), Apocalissi di s. Giovanni (1883), La Nuit (1886), La tentazione di s. Antonio (1888-96), I fiori del male (1890). Dopo il 1890 R. usò con sempre più frequenza il colore: i pastelli, come Nascita di Venere (Parigi, Petit Palais) o le varie versioni di Anemoni, i quadri a olio, come Pegaso e l'Idra (Otterlo, Kröller Müller Museum), Ciclope (id.), Occhi chiusi (1890, Parigi, Musée d'Orsay), si accendono di un intenso impasto cromatico. Notevoli sono anche i pochi ritratti (Ritratto del figlio Ari, Chicago, Art Institute; Ritratto di M. lle Violette Heymann, Cleveland, Museum of art). Nel 1910 R. decorò la biblioteca dell'abbazia di Fontfroide. La sua opera ebbe poca pubblicità (la sua prima esposizione è del 1881, nel 1904 al Salon d'Automne gli fu riservata una sala). Di estremo interesse è il suo diario, A soi-même, pubblicato postumo nel 1922.

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