OLFATTO

Enciclopedia Italiana (1935)

OLFATTO (lat. olfactus; fr. odorat; sp. olfación; ted. Geruchsinn; ingl. smelling)

Virgilio DUCCESCHI
Giovanni MINGAZZINI

Senso specifico per mezzo del quale conosciamo e controlliamo i caratteri chimici delle emanazioni gassose che impregnano l'aria, fra le quali hanno un'importanza predominante quelle derivate dagli alimenti. L'olfatto è dunque un apparato sensitivo, principalmente a servizio delle funzioni respiratorie e nutritive; in varie specie animali è anche in rapporto stretto con la vita sessuale. Si chiamano odori le sensazioni destate in noi dagli eccitamenti dell'apparato olfattivo. L'olfatto appartiene alla categoria dei sensi chimici; a esso si devono anche alcuni caratteri dei sapori misti. I sapori e gli odori gradevoli delle vivande stimolano in via riflessa le funzioni delle ghiandole digestive. Presso l'uomo civilizzato l'olfatto ha perduto molto della sua importanza biologica; alcuni animali sono incapaci di vivere quando siano privati dell'odorato mediante il taglio dei nervi olfattivi, in quanto essi cessano di alimentarsi. In molte specie animali la vita psichica è costituita in gran parte da immagini osmatiche, e molti corpi per noi indifferenti hanno per esse un odore bene spiccato; per questo motivo non sappiamo quale analogia abbiano le sensazioni destate dalle emanazioni odorifere negli animali, con quelle che noi proviamo.

Fisiologia comparata. - Per gli animali acquatici le condizioni in cui funziona l'apparato olfattorio, dove questo realmente esiste, sono ben diverse da quelle che si osservano negli esseri viventi nell'aria, e ciò perché i gas e le emanazioni sono disciolti nell'acqua. Nei Celenterati non sembra che esista un senso dell'olfatto; invece i Vermi, gli Echinodermi e i Molluschi reagirebbero alla presenza, anche a distanza, dell'alimento preferito; ma non si sa quanto intervenga in questo fatto un unico senso chimico rappresentato dalla fusione dei sensi del gusto e dell'olfatto. Nei Pesci esiste una cavità nasale con un vero e proprio organo olfattorio, il quale raggiunge nei Mammiferi il suo maggiore sviluppo.

Gli organi ricettori per gli stimoli odoriferi sono le cellule olfattive, distribuite nella mucosa della regione olfattoria (locus luteus) delle cavità nasali (v. naso); queste cellule (fig.1) hanno una forma cilindrica allungata, sono provviste alla superficie di ciglia e si continuano nella parte basale confilamenti nervosi molto esili, le fila olfactoria, che passano attraverso i forellini della lamina cribrosa dell'osso etmoide, riunendosi nella cavità cranica per costituire i nervi olfattorî (fig. 2). Questi penetrano nei bulbi olfattori situati sulla faccia orbitaria del lobo frontale del cervello, ai quali fanno seguito i peduncoli, i tubercoli e le radici olfattorie; le fibre relative terminano in varî punti della corteccia cerebrale, ma più specialmente nella regione dell'ippocampo, dove sarebbe localizzato il centro cerebrale principale delle percezioni olfattive.

Su tutta la mucosa delle fosse nasali si espandono inoltre le fibre del nervo trigemino, destinate a raccogliere gli stimoli di origine chimica (vapori irritanti, olî essenziali, ecc.) che agiscono anche sulla mucosa non olfattoria.

Sensazioni olfattive. - Le emanazioni odorifere giungono solo in piccolissima quantità nella regione olfattoria con l'aria inspirata, durante la respirazione tranquilla; per questo motivo si rinforza automaticamente l'inspirazione quando si vuol odorare un corpo, e si sospende per istinto la respirazione se l'odore è molesto. L'espirazione, a sua volta, può portare nelle coane le particelle odorose che emanano dai cibi e dalle bevande che si trovano nella bocca, il che è molto importante per l'associazione funzionale del gusto e dell'olfatto.

Per quello che riguarda gli stimoli specifici dell'organo olfattivo e le qualità delle relative sensazioni, v. odori.

S'intende per acuità olfattiva la capacità di percepire quantità minime di emanazioni odorose; alcune sostanze hanno un potere odorante enorme, come risulta dalla tabella.

La finezza dell'olfatto riguarda la capacità discriminativa tra diversi odori o per piccole differenze nella loro intensità. L'acuità dell'olfatto si studia con l'olfattometro o odorimetro di Zwaardemaker (v. fig. 3) che si basa sulla determinazione (olfattometria o odorimetria) della quantità minima di emanazione odorosa necessaria per risvegliare una sensazione (soglia della sensibilità olfattiva). A questo scopo il soggetto aspira l'aria, con una narice, attraverso a un tubo di vetro nel quale si fa pervenire un volume determinato di emanazione. L'olfattia è l'unità di misura dell'apparecchio, rappresentata dalla quantità minima di sostanza capace di stimolare la mucosa olfattiva.

Il tempo di reazione per le sensazioni olfattive è lungo; in certi casi il loro effetto postumo persiste per alcune ore, e anche durante qualche giorno, come avviene per il fetore cadaverico.

L'eccitabilità del nervo olfattorio si esaurisce facilmente; in altre parole, ci si abitua facilmente agli odori, anche a quelli intensi. H. Zwaardemaker ha determinato la curva della stanchezza olfattiva, curva che varia a seconda della durata delle singole stimolazioni e a seconda degli odori. Quando l'olfatto si è stancato di un odore fino all'insensibilità (anosmia parziale) percepisce benissimo gli alri odori, il che fa pensare alla esistenza di recettori separati per gruppi di stimoli odoriferi.

La mescolanza di due o più odori dà sensazioni complesse in cui uno degli odori può scomparire del tutto, oppure fornisce un odore del tutto nuovo; questo procedimento è la base della industria dei profumi. Se due odori agiscono separatamente sulle fosse nasali, si percepisce alternativamente ora l'uno ora l'altro (aura olfattiva); oppure uno dei due odori si attenua, quando invece non si abbia un terzo odore (compensazione).

Anomalie dell'olfatto. - I disturbi dell'olfatto che possono verificarsi nelle affezioni del sistema nervoso sono l'anosmia, l'iperosmia, la parosmia e le allucinazioni olfattorie.

L'anosmia si verifica quando l'olfatto è perduto, può essere uni- o bilaterale. È ordinariamente incompleta. Le possibili cause sono svariate: mancanza congenita dei nervi olfattorî, lesioni del nervo trigemino (che ha un'importante azione trofica e vasomotrice sulla mucosa nasale) e in generale tutte le malattie organiche del sistema nervoso che possono ledere la via olfattoria in un qualunque punto del suo decorso, dalle terminazioni periferiche dei nervi olfattorî alla corteccia cerebrale della zona olfattoria. Fra queste affezioni organiche sono particolarmente da ricordare i tumori del lobo prefrontale, dei quali l'anosmia costituisce un sintomo abbastanza frequente. Il fenomeno in parola può riscontrarsi anche nelle emiplegie isteriche, nel solo lato paralizzato.

L'iperosmia, o iperestesia del senso olfattivo, è quasi sempre parziale. Si può riscontrare nei tabetici, negli isterici, nei nevrastenici. Si annovera anche talvolta fra i prodromi di una crisi epilettica. Nei neuropatici l'iperosmia provoca spesso cefalea, crisi emicraniche, nausea e vomito. È un segno non rifrequente nella gravidanza.

La parosmia è il pervertimento dell'olfatto per cui un odore piacevole viene percepito come disgustoso, e viceversa; si può riscontrare negli idioti, negl'imbecilli, negli epilettici degenerati, negl'isterici, nei malati affetti da lesioni della zona dell'ippocampo.

Le allucinazioni dell'odorato possono verificarsi negli isterici. Sono però assai più frequenti negli alienati, specialmente nei paranoici con delirî di persecuzione.

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