Essenziali, oli

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Sostanze odorose (dette anche oli eterei od oli volatili o essenze) ricavate da organismi vegetali o da secrezioni di piante o, in piccolo numero, anche da secrezioni animali. Gli oli essenziali a 15 °C sono quasi tutti liquidi; raffreddandoli si ha la separazione di una parte solida. All’aria si ossidano resinificandosi e lasciano precipitare sostanze solide. Solubili nell’alcol, nell’etere e in genere nei solventi organici, lo sono invece poco nell’acqua; essi stessi funzionano da solventi per le resine, le cere ecc. Sono infiammabili. Normalmente hanno densità inferiore a quella dell’acqua. Gli oli essenziali di origine animale sono pochissimi: muschio, zibetto, ambra grigia, castoreo. Numerosissimi, invece, quelli di origine vegetale, e differenti se estratti da organi diversi di una stessa pianta e anche in rapporto al terreno, alle stagioni, alle condizioni fisiologiche della pianta ecc.

Chimicamente risultano da miscele di diversi composti organici, e questi componenti si possono, salvo poche eccezioni, dividere in due classi: idrocarburi e loro derivati ossigenati. Tra i primi, i più frequenti e abbondanti sono i terpeni e i sesquiterpeni; non mancano però paraffine, olefine, idrocarburi aromatici, azuleni ecc. I composti ossigenati derivati degli idrocarburi rappresentano la parte più caratteristica di tali oli e spesso sono responsabili delle differenze, talora piccole, che distinguono fra loro i singoli oli essenziali; essi comprendono alcoli, aldeidi, chetoni, esteri derivati da idrocarburi alifatici, aromatici, terpenici, oltre a fenoli, esteri fenolici, lattoni ecc. Alcuni oli essenziali risultano sostanzialmente da un solo componente. Se i componenti sono più d’uno, tutti, generalmente, concorrono a formare il profumo, alcuni dandone le note caratteristiche, altri fondendole o attenuandole. Molti costituenti di oli essenziali si possono preparare per sintesi.

Sebbene l’arte della distillazione, che è il metodo normale di estrazione di gran parte degli oli essenziali, fosse nota già nell’antico Oriente, nondimeno sia gli Orientali sia, più tardi, i Greci e i Romani preferirono usare direttamente le sostanze vegetali da cui tali oli si estraggono. Le prime ricerche medievali in tale campo rimasero nell’ambito degli alchimisti: tra questi, H. Brunschwig (1450-1534), che ne menziona un buon numero. Successivamente K. von Gesner (1555) menziona l’essenza distillata di arancio e J. Besson (in un’opera pubbl. postuma, 1571) quella di limone. Un primo metodo di estrazione meccanica fu dato da C.-J. Geoffry nel 1721, ma solo all’inizio del 19° sec. si ha il grande sviluppo della produzione degli oli essenziali.

L’estrazione degli oli essenziali può essere realizzata utilizzando varie tecniche: metodi per distillazione (in corrente di vapore, sotto vuoto), metodi per pressione, metodi per estrazione con solventi volatili (in genere etere di petrolio) o non volatili (sevo). L’estrazione con sostanze grasse, già praticata nell’antichità, si usa, per es., per quei fiori che non danno oli per distillazione diretta o che sono alterabili sotto l’azione del vapore; può essere fatta a freddo (enfleurage) o a caldo (enfleurage a caldo o macerazione o infusione); in luogo del grasso animale si usano anche olio di oliva o olio di vaselina. Nella distillazione in corrente di vapore i fiori, le foglie o le altre parti del vegetale vengono immerse in acqua bollente: il vapore d’acqua che si sviluppa trascina i costituenti dell’olio essenziale; con diverso procedimento, si può anche fare investire il materiale direttamente da una corrente di vapore. Nel sistema per pressione (praticato nel caso dell’olio essenziale di limone, bergamotto, arancio ecc.) si fa fuoriuscire l’olio essenziale contenuto in sacche, presenti nella parte superficiale della buccia, rompendole meccanicamente: si ricupera l’olio a mezzo di spugne o per separazione meccanica.

Gli oli essenziali così ottenuti sono poi sottoposti a depurazione e a distillazione. Quest’ultima operazione è compiuta allo scopo di ottenere un prodotto meno alterabile, di odore più intenso e più solubile in alcol; essa si esegue distillando l’olio essenziale a pressione ridotta: dapprima si distillano i terpeni e si hanno così gli oli deterpenati, quindi i componenti odorosi e infine i sesquiterpeni e si hanno così gli oli sesquideterpenati. Questi ultimi presentano una migliore solubilità in alcol.

L’analisi degli oli essenziali comprende saggi fisici e saggi chimici: fra i primi la determinazione di peso specifico, potere rotatorio, indice di rifrazione, temperatura d’ebollizione e di fusione, solubilità nell’alcol diluito; fra i secondi, la determinazione degli indici di acidità, di saponificazione, di etere, di acetile, oltre alle dosature di alcol, aldeidi, chetoni, fenoli, ossidi, composti azotati, composti solforati. Molto impiegata per l’analisi degli oli essenziali è la gascromatografia, che consente di avere un profilo completo della composizione e, per confronto con uno standard, informazioni su trasformazioni o adulterazioni.

Gli oli essenziali sono usati come materia prima nell’industria dei profumi, in quella dei liquori e delle bevande analcoliche, in farmacia, e anche come solventi di vernici.

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