Goldsmith, Oliver

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Scrittore inglese (Pallas, Longford, 1728 - Londra 1774). Dopo una gioventù avventurosa, durante la quale viaggiò in Francia e in Italia e tentò varie professioni, cercò di guadagnarsi la vita col lavoro letterario. Cominciò con pubblicazioni anonime: Enquiry into the present state of polite learning in Europe (1759); le Chinese letters (1760), più note sotto il titolo The citizen of the world, che, scritte a imitazione delle Lettres persanes del Montesquieu, offrono un piacevole quadro della società di Londra, toccando con leggera ironia varî argomenti quali il matrimonio, il teatro, ecc.; A history of England in a series of letters from a nobleman to his son (1764), e altre di minor conto. Infine, pubblicò col suo nome il poema The traveller (1764), che fu giudicato un capolavoro da Samuel Johnson ed ebbe successo. Nelle opere poetiche G. rimase fedele alla rima, criticando il verso sciolto e ispirandosi allo stile di Prior, Addison e Swift; si di staccò tuttavia dalle convenzioni settecentesche per il contenuto, che volle fosse semplice e alla portata di tutti. Nel 1766 apparve il romanzo The Vicar of Wakefield, tra il picaresco e il sentimentale, ricco di spunti tratti dalla vita dell'autore, che conquistò rapidamente in tutti i paesi il favore dei lettori per il delizioso umorismo venato di sentimentalità. G. si volse poi al teatro facendosi paladino del comico contro la trionfante comédie larmoyante; il suo The good natured man (1768) ebbe accoglienze più fredde che non meritasse; ma la commedia successiva, She stoops to conquer (1774), ebbe invece esito trionfale: l'umorismo vivacissimo, la ricchezza di equivoci, colpi di scena e trovate, rivelano l'influenza dei modelli francesi cui G. si ispirava. Del 1770 è il poema The deserted village, descrizione elegiaca d'un villaggio nei giorni di prosperità e poi di spopolamento, con le memorabili figure del parroco e del maestro.

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