Onicofori

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Onicofori

Roberto Argano

Vermi di velluto

Gli Onicofori costituiscono un gruppo tassonomico molto particolare, anche se formato da un modesto numero di specie. La loro anatomia offre agli studiosi un particolare modello di evoluzione, la loro distribuzione geografica consente di ricostruire l’antica geografia del Pianeta, e il loro modo di procurarsi il cibo è, quanto meno, sorprendente

Né carne né pesce

A vederli, gli Onicofori sono animaletti insignificanti, una via di mezzo tra un bruco, un millepiedi e un verme di mare, un Polichete. Il nome Onicofori viene dal greco e significa «portatori di unghie»: in effetti le loro zampette grassocce hanno un paio di unghiette terminali, ma non è certo da considerarsi questa la loro caratteristica più rilevante. A conoscerli meglio, infatti, si scopre che sono organismi dalle curiose abitudini e dalla lunga storia evolutiva, che li ha resi testimoni di grandiosi eventi geologici.

Innanzitutto, pur essendo solo una novantina di specie, gli Onicofori costituiscono un phylum a sé stante, come gli Anellidi o gli Artropodi. Perché tanta importanza? Il fatto è che, in un certo senso, gli Onicofori sono una via di mezzo tra questi due grandi gruppi: per la segmentazione e il sistema nervoso somigliano ai Policheti, così come per le loro tozze zampe, che tuttavia sono articolate, come negli Artropodi; hanno trachee respiratorie analoghe a quelle degli Insetti e una cuticola come gli Artropodi.

Saranno l’anello di congiunzione tra i vermi marini e gli Artropodi terrestri? Oppure si tratta di una serie di convergenze, di adattamenti all’ambiente subaereo, acquisite indipendentemente dagli Artropodi terrestri? Un vicolo cieco dell’evoluzione, un modello di organizzazione che non è riuscito a esprimere niente di più del centinaio di specie? Gli studiosi hanno prove a favore dell’una e dell’altra ipotesi, ma poco di decisamente definitivo. Certo è che si tratta di un gruppo molto antico, come si deduce dalla loro distribuzione geografica.

La divisione della grande torta

Gli Onicofori sono decisamente terrestri, ma la sottile cuticola di cui sono rivestiti li protegge fino a un certo punto dall’essiccazione, per cui vivono in ambienti umidi, nel letto di foglie cadute o sotto le pietre. Certo è che non sanno nuotare. Come si spiega allora che gli Onicofori vivono in America Meridionale, nell’Africa meridionale, in India, in Australia, in Nuova Zelanda? Chi ce li ha portati su queste terre così distanti tra loro, separate da vasti oceani? Il fatto è che queste regioni, e soltanto queste (oltre l’Antartide), milioni di anni fa facevano parte secondo i geologi dell’unico grande continente meridionale, il Gondwana, una grande torta di terre emerse che si è divisa nei frammenti che oggi costituiscono le regioni in cui vivono gli Onicofori. Questo significa che un tempo essi vivevano su un’unica massa continentale e che sono una delle prove biologiche dell’esistenza del Gondwana: sono stati testimoni dell’antica geografia del Pianeta e, nel corso della loro storia, della frammentazione del supercontinente.

Gli sputatori della notte

Gli Onicofori sono limitati, nelle loro attività, dalla necessità di vivere in ambienti umidi. Di giorno, quindi, se ne stanno rintanati e di notte, finalmente, se ne vanno in giro in cerca di cibo. Non disdegnano sostanze vegetali, ma sono tendenzialmente carnivori e quindi cacciatori. Si tratta, come s’è detto, di animaletti vagamente simili a bruchi, lenti e un po’ goffi nei movimenti, e la sottile cuticola dà loro un aspetto delicato e vellutato. Insomma, non sembrano proprio feroci predatori. Ma hanno la loro arma segreta: quando si avvicinano a una potenziale preda sputano una sostanza vischiosa che contiene enzimi digestivi. La vittima, così, rimane intrappolata e, mentre l’onicoforo si avvicina lentamente, lo sputo vischioso distrugge i tessuti della preda trasformandola in una specie di brodino. E al cacciatore non resta che succhiare, con tutta calma, quello che ne resta.

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