BENEVOLI, Orazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BENEVOLI (Benevolo), Orazio

Liliana Pannella

Figlio legittimo della romana Livia Vivargenta e del francese Roberto Venout (il cognome di questo fin dal 1623 si trova italianizzato dal figlio in Benevolo o Benevoli) che aveva un negozio di pasticceria in Roma in piazza della Maddalena (e non - come ritenevano il Fétis e altri - figlio naturale di Alberto di Lorena), nacque a Roma il 19 apr. 1605 e venne battezzato a S. Lorenzo in Lucina il 21 dello stesso mese. Il 16 febbr. 1617 il padre stipulò un contratto con i rettori della chiesa di S. Luigi dei Francesi: affidava loro il figlio perché entrasse a far parte dei "pueri cantus" della chiesa con l'impegno che avrebbe prestato servizio in tutte le funzioni, ricevendone in cambio vitto e alloggio, l'istruzione musicale sotto la guida dell'allora maestro di cappella Vincenzo Ugolini e quella letteraria da due sacerdoti, Ludovico Devilles e Nicolò Lefebvre. Il B. studiò con l'Ugolini certamente fino a quando il maestro non fu chiamato a reggere la cappella Gíulia al Vaticano il 31 luglio 1620, ma forse anche dopo poiché se l'Ugolini fu sostituito a S. Luigi da un suo allievo, il Ratti, è però probabile che egli continuasse a curare i "pueri cantus", ridotti ormai solo a tre. Nel 1623 l'amministrazione di S. Luigi dei Francesi passò nelle maná dei padri francesi dell'Oratorio filippino e il compito della cappella musicale venne ridotto da giornaliero in festivo: di conseguenza venne diminuito lo stipendio al maestro e ai cantori e al tempo stesso soppressa la scuola dei "pueri cantus" che pure aveva un'antica tradizione. Così il B., assieme ai suoi due compagni, venne licenziato il 15 marzo di quell'anno anche se, a testimoniare i suoi "buoni servizi" per la cappella furono regalati, a lui solo, 10 scudi. Dal febbraio 1624 egli era maestro di cappella a S. Maria in Trastevere, incarico che mantenne fino al 1630. 16 di questo periodo la sua famosa Messa, eseguita il 25 sett. 1628 in occasione della consacrazione della cattedrale di Salisburgo, messa che, se già mostra quale sicurezza avesse il giovane maestro nel trattamento polifonico delle voci, non può essere di per se stessa presa, come si è fatto a lungo, come esempio - e l'esempio più significativo - dell'intera opera del Benevoli.

Quando il B. la compose era appena ventitreenne, sicché, se essa ha l'impostazione delle sue grandi composizioni, non è però tale da giustificare gli elogi che alcuni autori, musicisti di vaglia essi stessi, tributarono al maestro del contrappunto, all'unico seguace degno di questo nome dell'opera palestriniana, come all'unico colosso della musica del sec. XVII. Non si è ancora appurato se egli abbia partecipato alla esecuzione della messa a Salisburgo come direttore; parecchi anni più tardi, il 14 ag. 1650, venne rieseguita a Roma da centocinquanta professori nella chiesa di S. Maria sopra Minerva.

Nel febbraio del 1630 il B. fu chiamato a succedere a G. Allegri come maestro di cappella della chiesa di S. Spirito in Saxia e come organista. Fino al 1638, anno in cui lasciò tale incarico, fu anche in questa chiesa insegnante di musica: ebbe tra gli altri come alunno d'organo Paolo Lorenzani, che divenne poi maestro della cappella Giulia.

Il B. non mancava di partecipare alle feste più importanti: è testirnoniata la sua presenza come direttore del terzo coro nella basilica vaticana in occasione della celebrazione di S. Pietro e Paolo il 29 giugno 1631. Ogni anno era organista nelle funzioni solenni in S. Luigi dei Francesi nella ricorrenza delle feste per il protettore (24-26 agosto); nel 1631, anzi, sostituì l'Ugolini dirigendovi musica a più cori.

Il 14 maggio 1638 il B. venne chiamato dai rettori di S. Luigi a sostituire nella funzione di maestro di cappella l'Ugolini, morto da pochi giorni. Dal 5 giugno di quell'anno fino al 24 sett. 1644 egli rimase come maestro di cappella di quella chiesa che lo aveva avuto tra i "pueri cantus". Nel giorno stesso in cui declinava tale incarico nominava un procuratore dei suoi beni e lasciava un testamento presso un notaio di Roma, segno evidente che stava per allontanarsi dalla città natale. Più fonti lo dicono da allora maestro di cappella dell'arciduca Leopoldo Guglielmo d'asburgo: così nella raccolta del canonico d. Florido De Silvestris, pubblicata a Roma dal Grignani nel 1645, si trova il motetto Surge propera del B., "maestro di Cappella del Serenissimo Arciduca Leopoldo". In una deliberazione presa dalla congregazione di S. Luigi dei Francesi il 6 ott. 1644 si dà inoltre un sostituto al "M.r Horatium Benevolum" che "nuper discessisse ab urbe Germaniam versus". Di questo periodo tedesco del B. si sa solo che egli ebbe occasione di stampare alcune sue composizioni. Tuttavia non dovette mantenere a lungo l'incarico presso l'arciduca Leopoldo se a Roma il 23 febbr. 1646 il capitolo di S. Maria Maggiore deliberò in una adunanza di assegnargli il posto, lasciato vacante da Virgilio Mazzocchi, di maestro di cappella della Liberiana. Dal 1º marzo - solo da questo mese si rintracciano i mandati di pagamento che lo riguardano - il B. assunse l'incarico con una paga di circa 20 scudi, incarico che dovette mantenere fino alla fine di settembre. Dal 7 ott. 1646 divenne maestro della cappella Giulia in Vaticano, posto che conservò per più di venticinque anni, fino cioè alla morte avvenuta il 17 giugno del 1672. "Da tutti fu condoluta la sua perdita per essere stato huomo peritissimo nella facoltà della musica" scrisse il diarista della cappella Giulia, e in S. Spìrito in Saxia, nelle cui vicinanze abitava, venne sepolto il giorno dopo, con una messa solenne alla quale parteciparono tutti i musici della cappella (Cametti). Il B. era stato anche guardiano nella sezione Maestri della Congregazione di S. Cecilia negli anni 1654, 1665 e 1667.

Non è possibile formulare un giudizio del tutto obiettivo sull'opera del B. fino a quando non sarà ancora più completa la conoscenza delle sue composizioni rimaste in larga parte manoscritte. A mano a mano che - a cura di L. Feininger - si sta procedendo dal 1950 alla pubblicazione dell'opera omnia (nei Monumenta Liturgiae Polychoralis sanctae Ecclesiae Romae, Romae, Societas Universalis Sanctae Ceciliae), sì è portati a rivedere il giudizio affrettato che, sulla base di pochissime documentazioni, si soleva dare di questo musicista. Gli elogi che il Liberati e il Pitoni, per esempio, gli rivolsero, e che un tempo si consideravano esagerati, sembrano attualmente poter essere in buona parte confermati. Sembrava che la stima di cui il B. era stato circondato durante la sua vita fosse solo legata a quel particolare periodo barocco di cui egli è indubbiamente una delle espressioni musicali più significative. Le sue composizioni furono spesso prese a modello da trattatisti di contrappunto, e dal Martini e da altri riportate come esemplificazioni di bello stile.

"Gran compositore di opere ecclesiastiche che avanzò il proprio maestro [l'Ugolini] nel modo di armonizzare quattro e sei chori reali e con lo sbattimento di quelli e con l'ordine, e con l'imitatione de pensieri pellegrini e con le fughe rivoltate e con li contrapunti dilettevoli, e con le legature e scioglimento di esse maraviglioso, onde in Roma acquistò nome primario e stima dovuta al di lui gran merito" lo definì il Pitoni, il quale riferisce fra l'altro un giudizio - questa volta non del tutto obiettivo - che un contemporaneo del B., F. M. Bonini, formulò nel dialogo L'ateista convinto: "È uno dei più celebri compositori di Europa il quale non solo è giunto allo stile del Palestrina ma di gran lunga l'ha superato, avendo saputo frammischiare fra l'ecclesiastico una divotione armoruosissima, che diletta, rapisce, e muove in un medesimo tempo; giuntovi poi un'arteficio che fa trasecolar chi s'intende del mestiere, oltre la prudenza colla quale egli dispone le sue parti, et il miracoloso artificio, con le quali gli fa far l'uscita, che sono veramente divine, e poi ha ritrovato l'arte di far pause, che sono più armoniose del combatto delle voci". Non si può certo oggi dire che il B. abbia "superato" il Palestrina, come asserisce il Bonini, ma comunque, lasciando da parte sia le lodi entusiastiche che i contemporanei e alcuni musicisti di epoche posteriori gli tributarono, sia i pregiudizi a cui rimasero legati parecchi storici della musica recentì, si può ormai considerarlo come il più eminente rappresentante della musica policorale del '600. Si può dire con il Feininger - lo studioso più profondo della sua opera - che il B. rimane isolato nel suo secolo come lo fu il Palestrina in quello precedente e che egli è "il primo e l'unico che ha sviluppato questo stile [policorale] non solo tecnicamente, purgandolo da raddoppiamenti..., ma anzitutto musicalmente creando delle forme musicali di una grandiosità e chiarezza mai prima sognate".

Fonti e Bibl..: Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Cappella Giulia, Fondo Rari, I, 1-2 (2): G. O. Pitoni, Notizia de' Contrapuntisti, e Compositori di musica dall'anno 1000 in sino all'anno 1700, pp. 611, 681 s.; G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di G. Pierluigi da Palestrina. Roma 1828, I, p. 369; II, pp. 53 s., 281, 316, 31-7 s., nota 636; R. Eitner, Verzeichr, iss neuer Ausgaben alter Musikwerke aus der frühesten Zeit bis zum Jahre 1800, Berlin 1871, p. 61; A. W. Ambros, Gesch. der Musik im Zeitalter der Renaissance von Palestrina. IV, Leipzig 1878, pp. 108-115; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, I. Bologna 1890, pp. 85, 148, 285; II, ibid. 1892, passim (v. Indice, p. 537); IV, ibid. 1905, pp. 180, 181; G. Adler, Una messa e un inno a 53 voci di O. B., in Riv. musicale ital., X (1903), pp. 1-22; A. Solerti, Lettere ined. sulla musica di Pietro della Valle e G. B. Doni…, ibid., XII (1905), pp. 21, 30 (dell'estr.); H. Leiclitentritt, Gesch. der Motette, Leipzig 1908, pp. 193, 202, 271, 273; J. Killing, Kirchenmusikalishe Schätze der Bibliothek des Abbate Fortunato Santini, Düsseldorf s.d. [ma 1910], pp. 137-139, 477 s.; A. Cametti, La Scuola dei "Pueri Cantus" di S. Luigi dei Francesi in Roma e i suoi principali allievi (1591-1623), Torino 1915, pp. 39-51; V. Raeli, Da V. Ugolini ad O. B. nella cappella della basilica Liberiana (1603-1646), Roma 1902, pp. 26-35; G. Roncaglia. La rivoluz. musicale ital. (sec. XVII), Milano 1928, pp. 161 s.; K. G. Fellerer. Der Palestrinastil und seine Bedeutung in der vokalen Kirchenmusik des achtzehnten Jahrunderts. Ein Beitrag zur Geschichte der Kirchenmusik in Italien und Deutschland, Augsburg 1929, pp. 89 s., 212, 236, 241, 284; F. Liuzzi, Il gusto barocco e la Polifonia romana, in Ann. 1929-1930 (CCCXLV-CCCXL VI) della R. Accad. di S. Cecilia, Roma 1930, pp. 9, 18-21 (dell'estr.); M. Schreiber, Kierchenmusik von 1600-1700, Regensburg 1934, passim; G. Mattei-Gentili, "Membra disiecta" dell'Archivio di S. Spirito in Saxia, Roma 1937, pp. 15, 17, 25, 34, 47; P. De Angelis, Musica e musicisti nell'arcispedale di S. Spirito in Saxia dal Quattrocento all'Ottocento, Roma 1950, pp. 15, 52; L. Feininger, O.B., in Atti del Congresso internaz. di musica sacra… (Roma 25-30 maggio 1950), Roma 1952, p. 298, F. Bukofzer, Monumenta Liturgiae Polichoralis, Ordinarium Missae cum quattuor choris, n. I; Psalmodia cum duobus choris. Magnificat n. I. Edited by L. Feininger (Societas Universalis Sanctae Ceciliae, Roma 1950-1954), in The Musical Quarterly, XLI (1955), pp. 528-532; A. De Angelis, Chiese e case di S. Cecilia in Roma. Le sedi dell'Istituto musicale a S. Cecilia in Trastevere, a S. Nicolò à Cesarini, alla Maddalena, in Annuario d. Accad. naz. di S. Cecilia, Roma 1956, pp. 8, 30 (dell'estr.); L. Feininger, La scuola policorale romana del Sei e Settecento, in Collectanea Historiae Musicae, II, Firenze 1956, pp. 193, 194, 195, 197-210; Ch. Burney, An Eighteenth-Century musical Tour in France and Italy, a cura di Percy A. Scholes, I, London New York-Toronto 1959, pp. 181, 295, 300; M. Donà, La stampa musicale a Milano fino all'anno 1700, Firenze 1961, pp. 67, 69, 134; Catal. della musica esistente presso Fortunato Santini in Roma…, Roma 1820, p. 13; A. Hughes, Catalogue of Manuscript Music in the British Museum, I: Sacred vocal Music, London 1906, pp. 216, 226, 231, 237, 317; A. Davidsson, Catalogue critique et descriptif des imprimés de musique des XVIe et XVIIe siècles conservés à la Bibliothèque de l'Université Royale d'Upsala, III, Upsala 1951, pp. 115, 116, 117, 135; J. M. Llorens, Cappellae Sixtinae Codices musici notis instructi sive manu scripti sive praelo excussi, Città del Vaticano 1960, p. 504; O. Mischiati, Per la storia dell'Oratorio a Bologna..., in Collect. Historiae Musicae, III, Firenze 1963, pp. 134, 151, 156; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, I, Paris 1873, pp. 342 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, I, coll. 1658-1661; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, pp. 620 s.; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 234.

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