MATTEI, Orazio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MATTEI, Orazio

Stefano Tabacchi

– Nacque a Roma il 15 marzo 1622 da Ludovico e da Laura di Girolamo Frangipane.

Apparteneva a uno dei due rami in cui era divisa l’antica famiglia romana dei Mattei, quello dei discendenti di Pietro Antonio, dal 1612 marchesi e poi duchi di Paganica. Seppure meno importante dell’altro ramo, quello dei duchi di Giove, la famiglia del M. svolse un ruolo significativo nella vita politica romana. Nella generazione precedente a quella del M. si era in particolare segnalato il suo omonimo zio Orazio, vescovo di Gerace e nunzio a Venezia tra il 1605 e il 1606.

Scarse sono le informazioni sulla giovinezza del M., che con la morte precoce del padre (1635) fu affidato alla cura dei familiari. Dopo gli studi presso i gesuiti del Collegio romano, conseguì la laurea in utroque iure e, in data non precisata, prese gli ordini religiosi, come fece pure il suo più giovane fratello Michelangelo (1632-99), che divenne canonico di S. Pietro.

All’inizio degli anni Cinquanta il M. entrò in prelatura e divenne referendario di Segnatura. Dopo un breve apprendistato presso gli organi curiali, iniziò quello che veniva definito il «giro dei governi» assumendo una serie di cariche nell’amministrazione periferica dello Stato della Chiesa. Per un decennio rimase lontano da Roma, ricoprendo la carica di governatore di Orvieto (1651-54), di Montalto (1654-55), di Jesi (1655-58) e infine di Camerino (1658-59). Al ritorno a Roma proseguì una carriera ormai ben instradata, ma che non fu particolarmente rapida. Dal 1661 al 1668 operò come prelato della congregazione del Buon Governo, che sovrintendeva alle finanze locali.

Una vera svolta nella carriera del M. avvenne solo dopo l’elezione di Emilio Altieri, Clemente X, nel maggio 1670. Il papa, infatti, oltre ad aver avuto occasione di apprezzare il M. nella sua lunga esperienza curiale, era a lui legato dalla comune provenienza dal patriziato cittadino romano, e assunse un ruolo di protettore della famiglia Mattei.

Nel 1670 il M. fu inviato ad Avignone in qualità di vicelegato.

Quando assunse il governo della città, Avignone non si era ancora del tutto rimessa dall’occupazione francese del 1662-64, ed egli si adoperò per riorganizzare l’amministrazione cittadina, in particolare nel settore della finanza, e per garantire la ripresa economica della città, ristabilendo i traffici con il resto della Francia meridionale. Nel 1671, al termine della vicelegazione, lasciò manoscritta una Relazione dello Stato di Avignone e Contea Venassina, citata in diversi repertori e scritti di contemporanei perché reputata di esemplare completezza e analiticità.

Nel dicembre 1671 il M. fu nominato uditore della Sacra Rota. La sua attività presso il tribunale fu abbastanza intensa, come si rileva dal diario del suo collega Jacob Emerix (cfr. Tocci). Al contrario di quanto accadde per altri uditori, non fu però mai realizzata un’edizione distinta delle sue Decisiones che, pertanto, si trovano sparse nelle varie raccolte rotali.

Nel 1675 fu consacrato arcivescovo di Damasco; l’anno seguente Clemente X lo nominò maggiordomo pontificio e prefetto del palazzo apostolico pur lasciandogli la carica di uditore, fatto che suscitò qualche protesta tra i colleghi della Rota, che lamentarono la minore assiduità del M. alle sue funzioni. L’assunzione di questo doppio incarico di prestigio rappresentava un segno della benevolenza del papa e poneva le premesse per una futura promozione al cardinalato, ma la morte di Clemente X e l’elezione di Innocenzo XI, nel settembre 1676, segnarono una nuova battuta d’arresto della carriera del Mattei.

Il nuovo pontefice era infatti deciso a limitare il numero delle creazioni cardinalizie e a prendere nettamente le distanze dall’entourage del suo predecessore, ritenuto troppo debole e ostaggio dei parenti. Per lunghi anni, dunque, il M. rimase in qualche maniera «congelato» nella pur prestigiosa funzione di maggiordomo pontificio, alla quale si aggiunse, dopo il 1680, la carica di membro della congregazione della Fabbrica di S. Pietro. Nel 1686 fu finalmente nominato cardinale, ma mantenne la prefettura del palazzo apostolico.

All’interno del Collegio cardinalizio il M. non rappresentò una personalità di spicco, né sotto il profilo politico né sotto quello culturale e artistico. Le istruzioni diplomatiche inviate nel 1687 ai rappresentanti francesi a Roma si limitavano a rimarcare la sua dipendenza dal partito degli Altieri, definendolo «fort infirme» e «capricieux» (Recueil). È possibile che queste indicazioni non cogliessero del tutto la sua personalità, ma al M. mancò il tempo di smentirle.

Il M. morì a Roma il 18 genn. 1688. Fu sepolto in S. Francesco a Ripa, nella cappella di famiglia.

Fonti e Bibl.: Recueil des instructions données aux ambassadeurs et ministres de France…, VI, Rome, 1, a cura di G. Hanotaux, Paris 1888, p. 355; M. Tocci, Il diario di Jacob Emerix de Matthiis, decano della Sacra Romana Rota, Napoli 1981, ad ind.; S. Fantoni Castrucci, Istoria della città d’Avignone e del contado venesino…, Venetia 1678, ad ind.; P. Mandosio, Bibliotheca Romana seu Romanorum scriptorum Centuriae, II, Romae 1692, pp. 303 s.; M. Guarnacci, Vitae et res gestae pontificum Romanorum…, I, Romae 1751, coll. 257-260; F.M. Renazzi, Notizie storiche degli antichi vicedomini del Patriarchio Lateranense e de’ moderni prefetti del Sagro Palazzo apostolico…, Roma 1784, pp. 139 s.; L. Ranghiasci, Bibliografia storica delle città, e luoghi dello Stato Pontificio, Roma 1792, p. 13; Die ältesten päpstlichen Staatshandbücher: elenchus congregationum, tribunalium et collegiorum Urbis, 1629-1714, a cura di C. Weber, Rom-Freiburg i.B.-Wien 1991, ad ind.; Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), a cura di C. Weber, Roma 1994, p. 773; Offices, écrit et Papauté (XIIIe-XVIIe siècle), a cura di A. Jamme - O. Poncet, Rome 2007, pp. 550, 632; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica, XLIII, p. 300; Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia, V, p. 101; XLIX, p. 37; Hierarchia catholica…, V, pp. 13, 180.