Orchidacee

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fig. 1

(o Orchidee) Famiglia di piante Monocotiledoni, ordine Asparagali, tra le più vaste del regno vegetale, comprende 700 generi con circa 22.000 specie, in prevalenza delle regioni calde e temperate (fig. 1), e migliaia di ibridi naturali e specialmente artificiali (anche trigenerici).

Caratteri generali

fig. 2

Le O. sono caratterizzate da fiori zigomorfi, trimeri, omeoclamidi o eteroclamidi, col tepalo impari, anteriore, detto ‘labello’, differente dagli altri per dimensioni, forma, colore e talora per la presenza di 1-2 sproni. Degli stami sono sviluppati solo 1 o 2 o 3; i filamenti sono saldati con lo stilo in una colonnetta, chiamata gimnostemio, la quale verso la base reca la superficie stimmatica e verso la sommità le antere. L’antera è biloculare e racchiude il polline conglomerato che forma il pollinario; questo è costituito da 2, 4, 8 pollini, ognuno formato da massule di tetradi polliniche; i pollinari sono talora muniti di un peduncolo (caudicola), provvisto a sua volta di una ghiandola glutinosa (viscidium), che aderisce al corpo dell’insetto pronubo. L’ovario tricarpellare, infero, con 3 placente parietali, dà origine a una capsula con molti semi piccolissimi, con embrione poco o affatto differenziato, privo di albume. Le pareti dell’ovario e i tessuti che lo circondano sono solitamente ritorti sull’asse di 130-180 gradi; così il petalo superiore, corrispondente al labello, assume posizione inferiore e può svolgere la funzione di ‘pista d’atterraggio’ per gli insetti pronubi (fig. 2).

fig. 3

Le Orchidacee sono erbe terrestri o epifite, con radici sotterranee talora tuberizzate (fig. 3), in altri casi invece aeree e spesso assimilanti per la presenza di clorofilla o cirrose per avvolgersi ai sostegni. I germogli sono a volte tuberizzati o con rami ridotti a 1-2 internodi tuberizzati (pseudobulbi). Le piante e i fiori appartenenti alle O. prendono comunemente il nome di orchidea.

Classificazione

Le O. sono una famiglia chiaramente monofiletica e sono divise in 3 sottofamiglie principali: Apostasioidee, Cipripedioidee e Vanilloidee. Le Apostasioidee costituiscono un sister group rispetto a tutte le altre O. e presentano caratteri ancestrali riguardanti il gineceo e l’androceo. Gli stami, per es., sono 2 o 3 e i loro filamenti sono solo parzialmente adnati allo stilo. Nelle altre due sottofamiglie la fusione tra filamenti e stilo diventa completa, ma mentre nelle Vanilloidee lo stame è unico, nelle Cipripedioidee gli stami sono ancora 2, con il terzo modificato e non funzionale. In particolare, le Vanilloidee, che risulterebbero un gruppo monofiletico dall’analisi morfologica, sono state ulteriormente suddivise da molti sistematici in diverse sottofamiglie ed è stata avanzata l’ipotesi che la riduzione degli stami a uno sia comparsa due volte durante l’evoluzione delle Orchidacee.

Coltivazione

Molte O. esotiche sono coltivate in serra. Nella coltivazione di queste piante si sono incontrate inizialmente due difficoltà: la prima riguardava la natura e la preparazione del substrato adatto, la seconda era data dalla difficilissima germinazione dei semi: ciò dipende dal fatto che nelle radici o nei rizomi vive in simbiosi un fungo (micorriza endotrofica), la cui presenza nel substrato è indispensabile alla pianta e alla sua germinazione. Nelle colture sterili su agar, alla funzione della micorriza si è sopperito con la somministrazione di acido nicotinico. Attualmente, per la riproduzione su vasta scala, si preferisce ricorrere alla propagazione meristematica. Le serre per la coltivazione sono di vario tipo (fredde, temperate, calde), poiché le O. che si coltivano abitano, nei paesi originari, regioni climaticamente molto diverse. A seconda che si tratti di O. epifite o terrestri, varia il substrato: per le prime si usa la coltivazione sospesa, in gabbia di legno, su rami o pezzi di sughero, in vasi traforati, e come substrato si adopera una mescolanza di pezzetti di corteccia e fibre di varia natura.

L’impollinazione in natura è operata quasi sempre da insetti e uccelli; molte specie hanno un loro specifico impollinatore, offrendo numerosi esempi di coevoluzione pianta-animale. Nelle coltivazioni, mancando i pronubi, si ricorre all’impollinazione artificiale, soprattutto per ricavare ibridi. Il primo ibrido si ottenne nel 1856 da due specie di Calanthe, e nel 1861 si riuscì a ibridare 2 specie appartenenti a generi diversi (ibridi intergenerici). È interessante notare che il polline, conservato bene asciutto, mantiene per diversi mesi il suo potere fecondativo; ciò permette l’incrocio di specie che fioriscono in epoche diverse.

La coltura delle O. richiede una grande sorveglianza sulla temperatura e l’umidità delle serre. Alcuni insetti e altri animali recano danni più o meno gravi; diversi funghi attaccano specialmente gli organi vegetativi.

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