ORGANICA MILITARE

Enciclopedia Italiana (1935)

ORGANICA MILITARE

Alberto BALDINI
Romeo BERNOTTI
Ugo FISCHETTI

. È quel complesso di principî e di atti esecutivi che si propongono di dare forma e vita, nel modo più utile, alle forze armate di uno stato, raccogliendo dapprima gli elementi umani e meccanici che ne costituiscono il fondamento, cementandoli in aggregati di vario ordine, dai più semplici ai più complessi, e addestrandoli in rapporto col loro impiego; assicurando il funzionamento dei comandi in pace e in guerra; predisponendo, infine, ogni particolare per il passaggio di tutto l'organismo dallo stato di pace allo stato di guerra. Alcuni comprendono fra i compiti dell'organica militare la sistemazione difensiva del territorio dello stato (fortificazione permanente), ma tale materia ha piuttosto attinenza col fatto operativo che col fatto organico.

Poiché si tratta - specie per le maggiori potenze - di operare su una massa di notevolissimo peso, legata per molteplici interferenze coi principali settori dell'attività sociale, politica ed economíca dello stato, e tenuto conto che le più importanti provvidenze che interessano la vita delle forze armate richiedono, per completare il loro ciclo produttivo, tempo non breve, gli ordinamenti militari non potrebbero, senza inconvenienti, essere mutati radicalmente con frequenza; per questo la soluzione dei problemi organici militari va cercata con spirito lungimirante, che sappia antivedere il futuro, dovendosi evitare che la loro non illimitata elasticità risulti di danno alla necessaria armonizzazione con gli altri fattori della vita statale e con gli stessi progressi della tecnica militare. Il rispetto alle tradizioni militari del paese, in quanto hanno di immanente nel campo dello spirito, non può essere di remora ai perfezionamenti che il progredire dei tempi, le trasformazioni sociali e le innovazioni scientifiche impongono.

In relazione con la diversità degli elementi nei quali operano, le forze armate di uno stato vengono separatamente ordinate in forze terrestri (esercito), forze marittime (marina) e forze aeree (aeronautica). Tale separazione non impedisce, naturalmente, l'impiego concorde e convergente dei tre organismi. Ad assicurarne il miglior funzionamento armonico fin dal tempo di pace, sono in Italia istituiti due organi: il capo di Stato maggiore generale, alla dipendenza del capo del governo, e la commissione suprema di difesa, presieduta dal capo del governo, con funzioni anche di armonizzazione fra attività militari e attività extra-militari, per il quale intento la commissione stessa ha composizione pluri-ministeriale.

Organica delle forze armate terrestri.

Gli elementi costitutivi. - A costituire gli eserciti concorrono: uomini, armi e mezzi di offesa e di difesa in genere; mezzi di trasporto e materiali varî (per il funzionamento dei collegamenti delle trasmissioni e dei servizî logistici).

Raccolta degli uomini (o reclutamento). - Si deve distinguere il reclutamento della massa dei gregarî dal reclutamento dei comandanti di vario ordine, detti in linguaggio tecnico quadri.

Vi sono due tipiche maniere di reclutare i gregarî: per obbligo loro fatto dalla legge o per iscrizione volontaria; e vi può essere un sistema misto nel quale coesistano il servizio obbligato e il servizio volontario. Giova notare che in un'organizzazione stabile - come quella delle forze armate di uno stato moderno - non si potrebbe consentire a chi ha domandato di servire volontariamente di non impegnarsi a rimanere un determinato tempo alle bandiere, e perciò non si estende il personale arbitrio anche alla facoltà di abbandonare il servizio quando al volontario piaccia. Il servizio obbligato può rigidamente riferirsi alla persona di ogni cittadino o può accordare, come temperamento, al cittadino obbligato di farsi sostituire da altro cittadino non obbligato, ma parimenti valido alle armi (surrogazione); eccezione, questa, moralmente difettosa dove si abbia un sano concetto della nobiltà del servizio armato in difesa del paese, ma che fu in uso fino alla seconda metà del secolo scorso per considerazioni di ordine politico-sociale (perfino Napoleone ammise per un certo tempo la surrogazione). Oggi è scomparsa dalla legislazione dei principali stati militari, nei quali - ove non viga il volontariato - si applica il principio che il servizio militare obbliga la persona senza facoltà di surrogazione.

Nell'obbligo del servizio militare si deve distinguere il tempo effettivamente trascorso nelle caserme dal momento della chiamata alle armi (ferma) dal tempo che il militare restituito al lavoro della vita civile trascorre in seguito, rimanendo soggetto a richiami in servizio per istruzione, per mobilitazione o altro (congedo illimitato), prima di raggiungere l'età prescritta dalla legge per la cessazione da ogni obbligo di servizio militare e conseguente invio in congedo assoluto. La durata della ferma può essere uguale per tutti gli uomini chiamati alle armi o può variare per ragioni diverse, soprattutto rispondenti ad esigenze familiari e sociali, e anche come pratico riconoscimento del grado d'istruzione premilitare già raggiunto dal cittadino all'atto in cui si presenta al servizio. In Italia vi sono ora (settembre 1934) ferme multiple di 6, 12 e 18 mesi, ma la tendenza è di unificarle e abbreviarle; e l'obbligo del servizio complessivo va dal 18° al 55° anno di età.

Il prelevamento dei cittadini per farne dei soldati e costituire l'esercito (levata o leva; v. reclutamento) si compie normalmente una volta all'anno e si propone di scegliere i giovani fisicamente più idonei fra quanti sono nati in uno stesso anno solare (classe di leva). Naturalmente, il margine di scelta è dato dal rapporto fra il numero di cittadini che compie nell'anno l'età della leva (espressione del fattore demografico) e il numero di uomini da incorporare nelle file dell'esercito. Popolazione abbondante ed esercito poco numeroso consentono larga facoltà di scelta, e viceversa. I motivi di eccezione fisica sono, in parte, fissati per legge, tenendo anche conto del detto margine. La chiamata effettiva alle bandiere può avvenire una volta all'anno o in più riprese durante l'anno; alle chiamate multiple è sempre necessario ricorrere quando le ferme sono di durata di un anno od inferiore; diversamente, si avrebbe soluzione di continuità nella forza alle armi (quando la ferma fosse inferiore a un anno) o soluzione di impiegabilità (quando la ferma fosse uguale a un anno) perché, in questo secondo caso, i nuovi arrivati, ancor privi della necessaria istruzione individuale ed inquadrata, non sarebbero in grado di sostituire nel servizio armato gli anziani che fossero congedati nel giorno stesso dell'arrivo delle reclute. L'esistenza delle ferme multiple e le ehiamate di uomini in congedo per istruzione o altro, hanno per effetto di variare da un periodo dell'anno a un altro il numero degli uomini presenti alle bandiere, avendosi perciò un periodo di forza massima e un periodo di forza minima. Per chiarezza di bilancio statale occorre riferirsi a un numero medio di presenza giornaliera di uomini, e questo numero - appunto perché base dei calcoli di bilancio e termine di confronto fra preventivi e consuntivi - si chiama forza bilanciata.

Quanto al reclutamento dei comandanti d'ogni ordine e del persornale dirigente delle varie attività militari (quadri) occorre distinguere se si tratti di ufficiali (e fra questi distinguere ancora se si tratti di ufficiali di carriera o di ufficiali di complemento) o se si tratti di sottufficiali o di graduati di truppa.

Gli ufficiali di carriera si traggono da scuole (o accademie) di reclutamento a carattere scientifico-pratico, i cui corsi sono talvolta completati (come avviene in Italia) da scuole di applicazione prima del passaggio al servizio reggimentale. Alle dette scuole di reclutamento i giovani sono ammessi dopo che abbiano seguito corsi di studio nelle scuole civili (in Italia si richiede la licenza delle scuole medie). In piccola misura gli ufficiali di carriera possono essere tratti dai sottufficiali.

Per gli ufficìali in servizio permanente effettivo l'ordinamento scolastico si completa poi, nel seguito della carriera, con corsi di cultura superiore (in Italia la Scuola di guerra) o di perfezionamento, di aggiornamento tecnico e di sperimentazione (in Italia Scuole centrali militari e Scuole di tiro di artiglieria).

Gli ufficiali di complemento si traggono dagli elementi di leva che abbiano adeguata preparazione di cultura generale, ai quali è impartita speciale istruzione militare in corsi teorico-pratici (in Italia Scuole allievi ufficiali di complemento, o reggimenti-scuole), dopo di che coloro che superano determinate prove di esame sono inviati alle truppe per il tirocinio di comando da ufficiale.

I sottufficiali (i quali debbono essere in grado di sostituire gli ufficiali inferiori nel comando dei minori reparti) sono tratti o dai graduati di truppa che abbiano dato prova di particolari attitudini, o dai corsi teorico-pratici (in Italia Scuole allievi sottufficiali).

I graduati di truppa sono tratti da elementi di leva che dimostrino intelligenza e autorevolezza. In Italia, a facilitare la loro cernita, riesce prezioso il contributo delle istituzioni giovanili fasciste e dei corsi premilitari affidati dall'8° al 18° anno all'Opera Nazionale Balilla e dal 18° al 21° alla Milizia Volontaria, dove le qualità dei giovani, dal punto di vista del comando, possono essere individuate e vagliate durante una lunga successione di prove.

I quadri (ufficiali, sottufficiali e graduati di truppa) sono distribuiti lungo una scala gerarchica, i cui gradi corrispondono, in linea di massima, alle funzioni di comando di crescente importanza. Fanno eccezione, in Italia: i gradi di sottotenente e di tenente, cui corrisponde la medesima funzione di comando di plotone; i gradi di maggiore e di tenente colonnello, cui corrisponde la medesima funzione di comando di battaglione; il grado di generale di corpo d'armata, cui corrispondono le due funzioni di comando di corpo d'armata e di comando designato d'armata (in pace).

A cementare la massa degli uomini (gregarî e quadri) valgono anzitutto i valori spirituali, primo fra i quali il sentimento nazionale che accomuna i cittadini in una solidale volontà fattiva; e in secondo luogo i precetti di un codice disciplinare, anch'esso, del resto, in armonia con lo spirito pubblico del paese; il quale codice fissa i doveri e i diritti di ciascuno in relazione coi diritti e doveri degli altri e soprattutto in considerazione del rendimento collettivo a scopo bellico. È sano principio etico quello che riconosce non esservi soltanto dei doveri dell'inferiore verso il superiore e dei diritti del superiore verso l'inferiore, ma anche dei doveri verso i dipendenti, che è tanto più necessario rispettare quanto più la rigida diciplina vincola le manifestazioni dei sottoposti.

Giova, infine, accennare che per quanto si riferisce agli ufficiali di carriera l'organica militare si occupa del trattamento economico, della posizione che a ciascuno spetta (stato degli ufficiali) del trattamento di pensione e delle regole per l'avanzamento; il quale si fonda sul merito e sull'anzianità di servizio, col criterio, oggi prevalente in Italia, di dare maggior valore agli avanzamenti per merito comparativo, secondo la legge votata dal parlamento nel maggio 1934. Superfluo soggiungere che - anche per le questioni riguardanti il trattamento degli ufficiali, come in genere per tutte le altre riguardanti la forza numerica dell'esercito - le soluzioni, incidendo sulle finanze dello stato, non possono rispondere solo a concetti di tecnica astratta, ma debbono adeguarsi alla potenzialità del pubblico erario.

Da quanto brevemente accennato emerge che gli eserciti hanno una piccola parte della loro forza (gregarî e quadri) in permanenza alle bandiere e la maggior parte in congedo, la massa degli elementi in congedo servendo in parte a portare le unità all'organico di guerra e in parte a provvedere ai molteplici servizî territoriali affidati, durante la guerra, all'amministrazione militare. I gregari in congedo sono costituiti dalle classi che hanno ultimato la ferma, ma continuano a essere soggette a obblighi di servizio militare (in Italia dal 22° al 55° anno di età, ossia 33 classi di leva), la cui consistenza numerica viene calcolata tenendo conto delle perdite medie che ogni anno subisce una classe per cause naturali, rilevabili con elementi statistici, e controllate nei loro effetti, in Italia, mediante saltuarie chiamate di controllo.

Circa i quadri in congedo: quelli di truppa seguono le sorti della rispettiva classe, rispetto alla quale conservano la proporzione numerica iniziale; i sottufficiali in congedo che possono ancora prestare utili servizî rappresentano una minore aliquota rispetto a quelli in servizio permanente, perché essi sono congedati e pensionati quasi sempre in età avanzata, e la scorta di sottufficiali per mobilitazione è data quasi esclusivamente da coloro che provengono dalle scuole sottufficiali e non hanno, per qualsiasi ragione, proseguito nella carriera; gli ufficiali in congedo sono numerosi; in parte provengono dagli ufficiali di carriera che hanno cessato il servizio attivo, in parte dagli ufficiali di complemento che hanno compiuto il servizio di prima nomina.

A mantener desto il cameratismo fra gli ufficiali in congedo e il loro affiatamento con gli ufficiali in servizio attivo permanente e anche per conservare e controllare le loro attitudini professionali, è istituita in Italia una Unione nazionale degli ufficiali in congedo, che comprende gli ufficiali di tutte le categorie e di tutte le forze armate, con diramazioni all'estero. A consacrare un tale legame, la presidenza dell'Unione è affidata, in Italia, al segretario del Partito nazionale fascista.

Le armi e i mezzi di offesa e di difesa. - Sono l'inderogabile completamento dell'uomo. Gli uomini con le loro energie spirituali e fisiche, le armi con la loro potenza materiale formano un tutto inscindibile, con azioni e reazioni reciproche che mal si prestano a calcoli matematici, sicché sembra fuor di luogo ogni disputa imperniata sul maggior peso da dare agli uomini o alle armi, dovendosi senz'altro ammettere che nella guerra organizzata quale oggi s'impone né buoni uomini con cattive armi, né buone armi con cattivi uomini hanno probabilità di affermarsi con successi durevoli e decisivi. In luogo di stabilire antagonismi irrazionali, sano principio organico è quello di armonizzare i due elementi, umano e meccanico, elevandoli entrambi alla massima possibile efficienza.

Si sogliono classificare le armi in offensive e difensive; ma tale ripartizione riesce spesso non agevole ed è quasi sempre artificiosa. Le stesse discussioni sul disarmo alla Società delle nazioni - che vorrebbero imperniarsi sulle qualità piuttosto offensive che difensive di determinate armi - si sono sempre impigliate nella difficoltà di discriminare le une dalle altre. Così, le più grosse macchine moderne sono prevalentemente offensive o prevalentemente difensive? Se si tiene conto delle maggiori difficoltà che incontra il loro movimento, sembrerebbero più proprie alla difesa; se si tiene conto, invece, della loro maggior potenza di fuoco, si potrebbero classificare fra le offensive. Per non fare dell'accademia, si può affermare che la qualità offensiva dell'armamento di un esercito è determinata da un valore relativo e cioè dal rapporto con l'armamento avversario, in quanto le possibilità di offesa trovano un limite nella forza della risposta o addirittura della neutralizzazione preventiva da parte del nemico. Rimanendo nel campo meccanico, e cioè prescindendo dal valore degli uomini in quanto animatori, tale arma che può offendere chi è peggio armato deve ridursi a difesa contro chi sia armato meglio. Sicché, in definitiva, livellare gli armamenti significherebbe piuttosto mettere le possibilità offensive di due avversarî sullo stesso piano di partenza in un campo meccanico, ma non varrebbe a sopprimere lo spirito di aggressività e tanto meno la guerra che potrebbe conseguirne.

Le armi da fuoco vanno dalle bombe a mano, dalle pistole, dai moschetti, dai fucili e dalle mitragliatrici fino alle più grosse artiglierie con installazione fissa, passando per molteplici calibri intermedî, la più piccola bocca da fuoco cui si attribuisce il nome di artiglieria potendo essere trascinata a braccia dai fanti fino ad immediato contatto col nemico. Vi sono altresì bombarde e carri armati; vi è l'arma chimica, che può arrecare offese di terribile effetto; e vi sono, infine, le armi bianche (baionetta, pugnale, sciabola, lancia) che servono per il corpo a corpo.

In questo campo delle armi e dei mezzi varî di offesa e di difesa l'organica si occupa di provvedere quanto occorre per l'esercito permanente e per la formazione delle scorte.

Materiali varî per alimentare la lotta. - Oltre alle armi, che sono gli strumenti diretti della lotta, gli eserciti usano altre quantità ingenti di materiali varî (comprendendo con significato estensivo, fra i materiali, anche i quadrupedi) che sono indispensabili perché la guerra possa essere alimentata compensando gli enormi consumi che giornalmente si verificano. E sono, particolarmente, mezzi di trasporto e mezzi per il funzionamento dei servizî logistici (v. logistica). L'organica si occupa di predisporre i mezzi di trasporto a soma, a traino animale, a motore, per via ferrata e per via acquea e si occupa anche di agevolare il movimento nelle probabili zone di operazione o di afflusso suggerendo miglioramenti di reti stradali e ferroviarie, ampliamento di impianti fissi e altre simili opere.

La provvista delle armi e di ogni altro materiale deve non solo riguardare l'esercito permanente, ma aver di mira le dotazioni per le unità di mobilitazione; ed è fra i compiti dell'organica di provvedere ai mezzi per il magazzinaggio e per la perfetta conservazione di materiali generalmente preziosi. La fabbricazione delle armi e dei materiali varî è ottenuta, in pace, con ordinazioni all'industria privata e, parzialmente, con produzione diretta in stabilimenti militari. Miglioramenti nell'attività economica e produttiva, anche in questo campo, si potranno ottenere in Italia con l'applicazione integrale del sistema corporativo. Per la produzione industriale di guerra l'organizzazione militare s'innesta oggi su quella del Comitato per la mobilitazione civile (v. mobilitazione). Per quanto riguarda l'apprestamento di armi, macchine e materiali d'ogni specie, l'organica militare si trova dinnanzi al dilemma: o di provvedere larghi quantitativi correndo il rischio di avere al momento del bisogno materiali invecchiati; o di provvedere piccole scorte rinnovabili con frequenza per seguire le innovazioni tecniche, correndo il rischio di non poter disporre al momento del bisogno dei quantitativi occorrenti all'esercito mobilitato. Vi è evidentemente fra i due estremi una zona intermedia, ma il problema va, naturalmente, risolto secondo le contingenze specifiche di ciascuno stato in fatto d'industria e di finanza. In paesi a larghe possibilità produttive, che dispongono di grandi mezzi finanziarî, si può anche adottare la soluzione di abbondanti scorte di mobilitazione, interamente rinnovabili in breve tempo. Ma è assai raro che ciò si verifichi. Così la soluzione che si presenta in genere più conveniente è quella di provviste non numerose ma sufficienti e di un'organizzazione per provvista di materie prime e per trasformazione industriale, che consenta la produzione del materiale in un tempo ragionevolmente breve per il caso di guerra.

Gli organismi. - Organismi combattenti e organismi logistici. - Poiché, evidentemente, non si può armare ciascun uomo, o piccolo gruppo di uomini, con tutti i più svariati strumenti di offesa e di difesa, né ciascun uomo, o piccolo gruppo di uomini, può essere caricato di tutti i materiali varî occorrenti per la vita e per la lotta e addestrato al loro uso, si rende necessario un primo frazionamento della massa, in modo che ciascuna ripartizione corrisponda a determinate caratteristiche nel modo di combattere o a determinate funzioni di coordinamento e di alimentazione destinate a conferire connessione e continuità all'atto bellico. Si ha, così, negli eserciti una prima grande ripartizione in fanteria, artiglieria, cavalleria, genio, carri armati, organismi dei trasporti, dei servizî logistici, dei servizî amministrativi, ecc. Nell'esercito italiano si ha inoltre l'arma dei carabinieri reali (v. carabiniere), con titolo di precedenza sulle altre armi.

Ciascuna di queste ripartizioni, data la mole degli eserciti moderni, costituisce un grosso blocco di elementi omogenei, che occorre però per evidenti esigenze funzionali spezzettare in organismi secondarî di vario ordine di grandezza, fra loro articolati. Così, per limitarci alla fanteria, il più semplice aggregato di uomini e di armi è la squadra; più squadre costituiscono il plotone; più plotoni la compagnia; più compagnie il battaglione; più battaglioni il reggimento; più reggimenti la brigata. Analogamente avviene per le altre specializzazioni, ottenendosi così un complesso di organi a scala crescente, ciascuno costituito con un solo tipo di armi e di armati (unità d'armi). Ma l'azione richiedendo l'impiego coordinato di più tipi di armi e di armati e di mezzi varî, da quegli aggregati di un solo colore si sale ad aggregati superiori (grandi unità) nei quali si armonizzano, con studiata dosatura, due o più aggregati semplici. Si costituiscono, così, le divisioni; con più divisioni i corpi d'armata; con più corpi d'armata, le armate; con più armate i gruppi di armate; e, a mano a mano che si sale, la combinazione degli elementi diviene sempre più complessa e l'organismo si appesantisce.

Inoltre, all'infuori dell'accennata organizzazione che va dalle divisioni ai gruppi di armate, presso i principali eserciti - compreso quello italiano - si costituiscono con gli elementi di maggior mobilità (ciclisti, cavalleria, artiglierie veloci, carri armati leggieri, fanti e organi logisticî autotrasportati) divisioni celeri. Analogamente, con elementi specializzati nelle guerre di montagna si costituiscono unità miste alpine. Nel suo complesso, questa struttura organica si denomina ordinamento dell'esercito, e costituisce il meccanismo centrale al quale tutte le altre questioni organiche si riferiscono. Particolari aspetti assume il problema organico militare quando si tratti dell'ordinamento delle forze coloniali (v. colonia, X, p. 827).

L'ordinamento dell'esercito italiano prevede il concorso in guerra della Milizia Volontaria, della quale utilizza le qualità combattive, sia per costituirne dei reparti speciali mobilitati (battaglioni di Camicie Nere), sia per valersene nella difesa antiaerea del territorio, sia per utilizzarne le varie specialità come ausilio dei servizî mobilitati, ecc. (v. milizia, XXIII, p. 306 segg.).

Anche la Guardia di Finanza (v. finanza, regia guardia di) ha in guerra alcuni compiti a fianco dell'esercito.

Circoscrizione militare territoriale del paese. - Quantunque siano legati necessariamente da stretti rapporti, l'ordinamento di pace di un esercito e l'ordinamento di guerra non sono identici. Differiscono per la mole e per complessità di congegni. Fra l'altro, le formazioni di guerra sono interamente libere da vincoli col territorio, mentre l'ordinamento di pace, comportando lunga permanenza nello stesso sito di comandi, truppe e servizî ausiliarî, consente che siano affidati compiti territoriali e stabilite relazioni sistematiche con le autorità civili residenti nella regione, che viene delimitata geograficamente a tale scopo (circoscrizione militare territoriale del paese).

Circa l'evoluzione degli organismi militari dall'antichità ad oggi, v. esercito; guerra, arte della. Circa la storia organica dell'esercito italiano, v. italia, XIX, p. 777 segg.

Organizzazione del comando. - a) Tecnica degli organi dì comando. - Con forme e proporzioni assai diverse, secondo l'entità dell'organismo dipendente, un qualsiasi comando deve assolvere, sostanzialmente, tre compiti: cogliere gli elementi caratteristici della situazione nella quale si opera, perché il comandante possa averne norma nelle sue decisioni; formulare e trasmettere ordini ai dipendenti (unità combattenti e servizî) e notizie ai comandi superiori; seguire e controllare l'azione dei sottoposti, sia per le varianti che il mutare degli eventi rendesse necessarie, sia per correggere dannose deviazioni da parte degli esecutori. È chiaro che ciò riguarda soprattutto l'aspetto tecnico dell'esercizio del comando; e l'organizzazione che a ciò si applica deve soltanto preoccuparsi di agevolare l'opera del capo, senza cercare di sostituirvisi, la bontà dell'azione di comando derivando in primo luogo dalle qualità personali del capo. È ufficialmente sancito nella regolamentazione italiana che "in un comando una sola personalità esiste, quella del comandante". Del capo sono tutte le responsabilità. Al capo va il merito delle buone opere e la colpa di quelle riprovevoli.

Soltanto nelle cellule del possente organismo militare (come ad esempio la squadra e il plotone per la fanteria) tutta la tecnica del comando si riassume nella persona di chi comanda (capo-squadra e capo-plotone), che tutto può vedere, vagliare e controllare direttamente. Ma, a cominciare dalla compagnia, il comando viene organizzato in maniera da assicurare al capo le possibilità funzionali accennate. Infatti nell'ordinamento italiano il comandante di una compagnia fucilieri dispone di una squadra-comando e quello di una compagnia mitraglieri, di un plotone-comando; al comandante di battaglione è dato, oltre all'aiutante maggiore del battaglione, un ufficiale a disposizione, più un plotone-comando; al comandante di reggimento, oltre all'aiutante maggiore del reggimento, un ufficiale superiore e un capitano a disposizione, due ufficiali medici, e un plotone-comando; al comandante della brigata, oltre all'aiutante di campo della brigata, un capitano a disposizione e una squadra-comando. Così per i comandi delle altre unità d'arma.

b) Gli stati maggiori e gli organi centrali dei servizî. - Per le unità di più armi (o grandi unità) e cioè dalla divisione in su, la tecnica dei comandi assume tale importanza per l'efficienza del dipendente organismo, che se ne affida la direzione, alla immediata dipendenza del comandante, a personale specializzato (ufficiali di stato maggiore) coordinato da altro personale particolarmente idoneo, con un capo di stato maggiore che disciplina e accentra tutto il servizio. Già nel comando della divisione, cominciano ad avere individualità propria gli organismi dei principali servizî (di sanità, di commissariato, delle trasmissioni, postale, ecc.); nel comando del corpo d'armata il fatto si accentua e tutti i servizî vi hanno un loro esponente, professionista, mentre si accresce il numero degli ufficiali di stato maggiore e loro coadiutori e si moltiplicano le funzioni; nel comando d'armata l'organismo dei servizî costituisce un elemento a sé, ma affiancato, l'intendenza di armata; e analogamente vi è al lato del comando supremo un organismo a sé, detto intendenza dell'esercito.

c) Il comando supremo. - In Italia il comando supremo effettivo dell'esercito in pace (il re essendo capo nominale di tutte le forze armate) spetta al ministro della Guerra, coadiuvato per la parte tecnica dal capo di Stato maggiore dell'esercito. Fra gli uffici del Ministero della guerra e quelli dello Stato maggiore, il lavoro enormemente complesso d'indagine statistica e di risoluzione dei molteplici problemi è ripartito secondo le direttive del ministro, cui esclusivamente spetta di dare gli ordini esecutivi, o direttamente o per il tramite di altri ufficiali o funzionarî da esso designati.

Sono consulenti del ministro il Consiglio dell'esercito e gl'ispettori d'arma e specialità (della fanteria, dell'artiglieria, del genio, delle truppe alpine, delle truppe celeri, del materiale automobilistico, amministrativo). Al momento di iniziare una guerra, quando il sovrano non intenda assumere direttamente il comando supremo, designa chi debba esercitarlo in suo nome.

Trapasso dell'esercito dallo stato di pace allo stato di guerra. - Generalità sulla mobilitazione. - Allo scoppio della guerra, o quando se ne preveda imminente l'inizio, viene indetta la mobilitazione, col quale nome s'intende quel complesso di atti per i quali gli organismi militari si trasformano dalla consistenza ridotta loro attribuita durante la pace, in organismo di guerra, completo in tutte le sue parti sì da ottenerne il rendimento massimo. La mobilitazione deve principalmente conseguire due scopi: completare di tutte le parti che in pace hanno forme contratte le unità di ogni ordine da inviare nel teatro della guerra; costituire nuove unità, in pace non esistenti o esistenti soltanto in embrione. Questa si chiama più precisamente mobilitazione militare e, fino al 1914, fu la sola prevista. Ma il lungo conflitto che obbligò a mettere nel crogiuolo ogni e qualsiasi attività dello stato, mostrò chiara la necessità di preordinare il passaggio dallo stato di pace a quello di guerra dell'intera nazione; sicché a fianco della mobilitazione militare, e con essa collegata, viene anche attuata una mobilitazione civile (v. mobilitazione).

Ad agevolare il trapasso dallo stato di pace allo stato di guerra concorre il regime delle requisizioni, le quali pesano sull'economia nazionale in modo meno grave di quello che si potrebbe a prima vista supporre. Ad esempio, in un paese in guerra le industrie turistiche cadono in letargo; e i trasporti automobilistici, le navi passeggeri, gli edifici uso albergo, ecc., possono senza inconvenienti essere adibiti a servizî relativi allo stato di guerra.

Alla fine della guerra si opera inversamente con la smobilitazione.

I servizî. - Va rilevato come sia particolarmente complessa la costituzione degli organismi (uomini, macchine, attrezzi varî, materie di consumo) su cui incombono i servizî logistici, tanto più che la quantità relativamente scarsa della forza alle bandiere durante la pace combinata con la molta facilità di provvedere quella forza d'ogni cosa necessaria e col consumo minimo di materiali (per alcuni, ad esempio le munizioni, è praticamente nullo) determina uno squilibrio notevolissimo fra funzionamento dei servizî in pace e funzionamento in guerra. I rifornimenti e sgombri per milioni di uomini in movimento e in combattimento assumono proporzioni colossali, né è materia questa da trattare come secondaria, perché da gravi difetti funzionali in questo campo conseguirebbero limitazioni e rischi nel campo strategico e tattico.

Organica navale.

Sotto questo nome si comprendono la preparazione e l'ordinamento dei mezzi e degli uomini per la condotta della guerra sul mare. L'espressione si usa nel senso di organica marittima, ossia con una portata più vasta del significato letterale; ciò deriva dall'importanza predominante che nella guerra marittima ha il materiale navale, considerando sottinteso che, parallelamente al naviglio, devono essere organizzate le coste (basi navali e difese costiere).

Elementi costitutivi. - a) Naviglio. - In ogni tipo di nave da guerra occorre armonizzare molteplici requisiti che si riassumono nei seguenti: capacità offensiva (funzione del numero e della potenza delle armi); capacità difensiva (protezione contro le offese); mobilità (velocità, autonomia, qualità marine). Ciascun requisito implica peso, perciò a parità di dislocamento (ossia del peso del volume d'acqua spostato dalla parte immersa) quanto più un requisito è sviluppato devono essere sacrificati gli altri (v. nave). Per le molteplici esigenze della guerra marittima la costituzione di ciascuna flotta richiede navi di vario tipo; le armi navali principali sono il cannone e il siluro, perciò i tipi di navi si possono raggruppare in due grandi classi, ossia: 1. navi aventi per arma principale il cannone; 2. naviglio silurante, che è di due specie, cioè costituito da unità di superficie e da naviglio subacqueo. La varietà dei tipi di navi costituenti le flotte e la loro evoluzione (v. guerra: L'arte della guerra marittima) non consentono che la terminologia navale sia precisa e applicabile ugualmente a tutte le marine; ciascuna di esse obbligata a modificare, di tempo in tempo, la classifica del naviglio.

La classifica stabilita per il naviglio della R. Marina italiana dal r. decr. 8 luglio 1929 è la seguente:

Corazzate (o navi di linea): le navi con forte protezione atte per l'impiego in alto mare, con armamento principale costituito da cannoni di calibro superiore a 254 mm.

Incrociatori: le navi di alta velocità il cui armamento principale sia uguale o inferiore a 254 mm. con dislocamento superiore a 3000 tonn.

Esploratori: le navi di alta velocità con dislocamento fra 3000 e 1300 tonnellate.

Cacciatorpediniere: le siluranti di superficie con dislocamento inferiore a 1300 ma superiore a 700 tonnellate.

Torpediniere: le siluranti di superficie con dislocamento uguale o inferiore a 700 tonnellate.

Sommergibili: le unità capaci di navigare in completa immersione per l'impiego delle armi subacquee si distinguono nelle seguenti categorie, in base al dislocamento in emersione: a) sommergibili di grande crociera, con dislocamento superiore a 1000 tonn.; b) sommergibili di media crociera, con dislocamento inferiore a 1000 tonn. ma superiore a 650 tonn.; c) sommergibili di piccola crociera, con dislocamento uguale o inferiore a 650 tonn. La denominazione di sommergibile posamine si riferisce a tutti i sommergibili posamine, qualunque sia il loro dislocamento.

Cacciasommergibili: le unità di dislocamento superiore a 100 tonnellate essenzialmente costruite per la ricerca e l'attacco dei sommergibili.

M. A. S.: le unità di dislocamento inferiore a 100 tonn. provviste di motori a combustione interna, che posseggono i requisiti per dare caccia ai sommergibili e per compiere azioni col siluro.

Navi sussidiarie: le unità non aventi requisiti bellici tali per essere inscritte nelle categorie summenzionate. Tali unità sono distinte secondo lo speciale servizio cui sono adibite.

Navi di uso locale: le unità destinate ai servizî locali delle piazze marittime e a servizî vari lungo le coste.

I servizî logistici delle forze navali richiedono l'opera di numeroso naviglio sussidiario (v. logistica, XXI, p. 404). Il bisogno di tale specie di naviglio è poco sentito nelle condizioni di pace, mentre è molto rilevante in tempo di guerra; perciò durante le ostilità si provvede a colmare le deficienze requisendo le unità mercantili che si ritengono meglio atte all'espletamento dei varî servizî, in base al censimento eseguito fino dal tempo di pace. Navi veloci della marina mercantile possono essere armate per l'impiego come navi da guerra (incrociatori ausiliari).

b) Coste. - Le esigenze logistiche delle navi moderne e le possibilità d'azione contro le coste hanno imposto un impianto marittimo a terra assai più sviluppato che nel periodo velico, divenendo assai rilevanti i servizi per provvedere alle necessità delle forze navali e per predisporre i materiali e l'organizzazione logistica, in modo che questa possa rapidamente assumere pieno sviluppo col passaggio allo stato di guerra (v. logistica: Logistica navale). La difesa costiera è costituita dalle fortificazioni che proteggono i centri vitali della marina e le località di preminente interesse marittimo, e dai mezzi di difesa passiva (ostruzioni retali e sbarramenti di mine) da porre in atto alla mobilitazione (v. coste: La difesa delle coste; ostruzioni).

c) Personale. - A differenza dell'omogeneità di personale che caratterizzava la marina velica, esistono necessariamente in quella moderna vari corpi di ufficiali, e il personale di bassa forza è frazionato in categorie e specialità che devono cooperare in stretto contatto (v. equipaggio).

I corpi di ufficiali devono disimpegnare le seguenti funzioni: a) comando, cioè impiego integrativo dei mezzi marittimi; b) impiego dei singoli materiali; c) costruzione e riparazione dei mezzi marittimi; d) approvvigionamento e amministrazione; e) servizî sanitarî; f) servizî inerenti alla marina mercantile e ai mezzi marittimi. Per tali funzioni esistono nella marina militare italiana i seguenti corpi: 1. Stato maggiore, a cui sono devolute le funzioni a) e quelle b) per quanto ha attinenza alle armi; 2. Genio navale, cui sono devolute le funzioni b) e c) per quanto riguarda le navi; 3. Armi navali, a cui sono devolute le funzioni c) per quanto riguarda le armi; 4. Commissariato, con le funzioni d); 5. Sanitario, medici e farmacisti con le funzioni e); 6. Capitanerie di porto, con le funzioni f); 7. Corpo reale equipaggi marittimi, ufficiali provenienti dai sottufficiali, con mansioni esecutive.

Gli ufficiali di Stato maggiore, del genio navale e delle armi navali sono reclutati fra i giovani che posseggono il diploma di maturità classica o scientifica e seguono i corsi della R. Accademia navale (v. scuole militari); per i corpi di commissariato, delle capitanerie di porto e del corpo sanitario il reclutamento avviene fra i laureati.

Le leggi sull'avanzamento nella marina sono analoghe nello spirito a quelle che vigono nell'esercito; ne differiscono in pratica per gli adattamenti necessarî allo speciale carattere delle funzioni inerenti al servizio di mare. A ogni corpo appartengono ufficiali in servizio permanente effettivo, ufficiali in aspettativa per riduzione di quadri e ufficiali della riserva. Riportiamo i gradi del corpo di Stato maggiore, segnando in parentesi i gradi corrispondenti dell'esercito: grande ammiraglio (maresciallo d'Italia); ammiraglio di squadra designato d'armata (generale di corpo d'armata designato d'armata); ammiraglio di squadra (generale di corpo d'armata); ammiraglio di divisione (generale di divisione); contrammiraglio (generale di brigata); capitano di vascello (colonnello); capitano di fregata (tenente colonnello); capitano di corvetta (maggiore); tenente di vascello (capitano); sottotenente di vascello (tenente); guardiamarina (sottotenente).

Nella marina italiana il personale di bassa forza è reclutato nella maggior parte col sistema della leva e per il rimanente col sistema del volontariato (col quale si formano i sottufficiali e gli specialisti) con ferma superiore a quella delle classi di leva; la legge sulla leva marittima stabilisce il servizio obbligatorio di 28 mesi per gl'iseritti nella gente di mare. Il personale di bassa forza della marina italiana è frazionato organicamente in 19 categorie: marinai, segnalatori, cannonieri, elettricisti, specialisti direzione tiro, istruttori educazione fisica, aiutanti, carpentieri, radiotelegrafisti, siluristi, torpedinieri, palombari, meccanici, furieri, infermieri, fuochisti, musicanti, trombettieri, portuali. Alcune categorie sono poi suddivise in specialità; così, ad esempio, i cannonieri possono essere O (ordinarî), P (puntatori), PS (puntatori scelti), T (telemetristi), A (armaioli), ART (artificieri).

Nelle marine inglese e degli Stati Uniti il personale di bassa forza è diviso in due corpi: l'uno costituito dai marinai delle diverse categorie, l'altro dalla truppa di marina (fanteria e artiglieria da sbarco).

Ogni nave esige personale pratico delle sue particolari sistemazioni; nave organizzata è quella in cui, dal comandante all'ultimo uomo dell'equipaggio, ognuno è pari al suo compito nelle più difficili condizioni di guerra; questo risultato richiede un metodico e incessante lavoro. L'organizzazione della nave singolarmente considerata ha soltanto carattere preliminare; l'effettiva preparazione guerresca si raggiunge con l'addestramento di navi riunite, cioè con forze navali attive e intensamente esercitate dal tempo di pace, mantenendo invariato il personale. Continuità di addestramento e stabilità del personale sono quindi necessità organiche fondamentali delle flotte moderne, che tanto più sono soddisfatte quanto più le navi in condizioni di efficienza materiale sono tenute in condizioni d'armamento e quanto più elevata è l'aliquota di personale reclutato col sistema a lunga ferma. I cambiamenti di personale producono sempre una crisi nell'organizzazione delle navi, anche se il nuovo personale possiede un preventivo addestramento; profonda è la crisi quando ogni anno si rinnova una forte aliquota di ogni equipaggio, come nella sostituzione di classi di leva, il che impone cambiamenti radicali nelle destinazioni di bordo e la conseguente necessità di ricominciare l'addestramento.

Anche le marine che reclutano il personale col sistema della leva hanno bisogno che una forte aliquota degli equipaggi sia formata da personale volontario e si trovano nell'impossibilità di adottare nella stessa misura degli eserciti il sistema delle ferme brevi.

Rinnovamento del naviglio e programmi navali. - Assai prima del limite di deperimento le navi raggiungono quello di svalutazione per effetto del progresso. Il sistema di fissare il limite d'età delle navi fu adottato per lo sviluppo della marina da guerra tedesca (v. marina, XXII, p. 334), stabilendo per le varie categorie di unità navali il periodo di tempo da non superare fra la data d'impostamento d'una nave e quella del suo rimpiazzo.

Questo sistema, attualmente seguito dalla Francia (secondo lo statuto navale del 1924), in realtà ha valore soltanto come espediente legislativo per garantire lo sviluppo marittimo contro le vicende parlamentari; logicamente il limite di svalutazione non si può prestabilire con rigide cifre, anche se le cifre adottate trovano qualche riscontro nell'esperienza. Non si può sentenziare che, ad esempio, un incrociatore leggiero al 17° anno o un cacciatorpediniere fino al 15° o un sommergibile fino al 12° siano unità valide, ma che proprio al termine di quell'anno non servano più; perciò l'ordinamento in vigore per la marina italiana stabilisce che per la svalutazione e la radiazione di navi debba pronunciarsi caso per caso il ministro della Marina.

Comunque, i programmi navali sono determinati dal fabbisogno di rinnovamento della marina esistente e dal fabbisogno complementare, secondo le contingenze e le possibilità finanziarie. L'adattamento al contingenze non esclude la necessità che i successivi programmi navali debbano essere fra loro coordinati così che la politica marittima proceda secondo un piano regolatore; pur non prestabilendo in modo rigido l'età di svalutazione delle unità navali, tuttavia, in base alla loro età e alla politica navale delle altre marine, si devono formulare le previsioni per un periodo di diversi anni, affinché le costruzioni navali procedano con regolarità, anziché con programmi saltuarî.

Anche nei periodi di maggiori ristrettezze i programmi navali non possono completamente arrestarsi, per non compromettere in modo irrimediabile l'efficienza dell'organizzazione industriale; il ritmo delle costruzioni può oscillare secondo la situazione politica ed economica, ma non può scendere al disotto del minimo occorrente a mantenere l'attrezzamento industriale con un'adeguata disponibilità di mano d'opera addestrata.

Lo sviluppo di una marina impone alle altre di costruire, per mantenere le condizioni di relatività. Le marine sono dunque in continuo divenire; l'organica deve soddisfare a condizioni sempre mutevoli, ben diverse da quelle della stabilità del materiale che esisteva nel periodo velico.

Stato di approntamento del naviglio. - Nel tempo di pace lo stato di preparazione di tutta l'organizzazione marittima s'adatta a criterî di compromesso con le difficoltà e con le esigenze sociali, ma si cerca che il compromesso gravi il meno possibile sulla parte più moderna della flotta.

Le posizioni organiche delle navi nei riguardi dell'assegnazione di personale sono: a) posizione di armamento, con personale al completo per consentire l'impiego delle armi e lo sviluppo della massima velocità; b) posizione di disponibilità, col personale strettamente indispensabile alla manutenzione; c) posizione di riserva, intermedia fra le due precedenti, cioè con un'assegnazione di personale abbastanza notevole in tutti i varî servizî.

Per ogni singola marina la ripartizione percentuale del tonnellaggio complessivo fra le navi delle diverse categorie presenta rispetto all'anteguerra differenze molto rilevanti: il tonnellaggio totale delle corazzate è assai diminuito, mentre è grandemente aumentata la percentuale di tonnellaggio formata da naviglio leggiero; ancora più sensibilmente è aumentata la percentuale del naviglio sottile ed è diventata notevole quella dei sommergibili. Nelle flotte dell'anteguerra la maggior parte del tonnellaggio complessivo era formata da navi di grande dislocamento; nel dopoguerra per ragioni strategiche, tattiche, politiche ed economiche si è compiuta l'evoluzione che ha portato alle flotte attuali, in cui le grandi navi sono necessarie e più grandi che nell'anteguerra, però la maggior parte del tonnellaggio complessivo è costituita da un più grande numero di unità di minore dislocamento. Nei riguardi organici le principali conseguenze di tale evoluzione sono:

a) accresciute necessità logistiche (v. logistica: Logistica navale). La sistemazione e l'organizzazione delle basi presentano maggiori esigenze, dovendosi provvedere al rifornimento e al raddobbo di numerose unità, che costituiscono un materiale delicato e di facile vulnerabilità; in relazione al numero di navi leggiere e sottili, che per essere di altissima velocità sono assai lunghe, è necessario disporre d' un maggior numero di bacini di carenaggio di grandi dimensioni. Più che mai risulta dunque indispensabile che, in armonia con lo sviluppo della flotta, sia adeguatamente provveduto alle basi;

b) accresciuto fabbisogno di ufficiali e di equipaggi. Con le necessità quantitative sono aumentate quelle qualitative, divenendo più sentita l'importanza degli specialisti nei varî rami della tecnica navale;

c) accresciute necessità d'organizzazione e d'addestramento delle singole unità e delle forze navali. Infatti le caratteristiche del naviglio moderno e delle armi di cui è dotato, richiedono un intenso tirocinio per essere in grado di trarre dai mezzi il massimo rendimento; l'impiego guerresco di complessi di navi d'alta velocità richiede alto spirito di cooperazione mercé l'affiatamento, l'assistenza reciproca di gruppi di unità navali aventi una conveniente libertà d'azione (v. strategia: Strategia navale; tattica: Tattica navale).

Raggruppamenti navali. - Sino alla guerra mondiale in base a criterî tattici le corazzate e gl'incrociatori furono raggruppati in divisioni formate in generale da 4 navi omogenee; al complesso di due divisioni fu dato il nome di squadra e a un insieme di due o più squadre il nome di armata navale, secondo la terminologia italiana e francese, o di flotta, secondo la terminologia inglese e tedesca. Il naviglio sottile (cacciatorpediniere e torpediniere) fu raggruppato in squadriglie di 4 unità e in flottiglie di due o tre squadriglie.

La necessità di aggregare il naviglio sottile ai reparti di navi maggiori per i servizî di scorta e per la cooperazione nel combattimento fra navi portò a mettere reparti di naviglio sottile alla dipendenza dei comandi di divisioni di navi maggiori; ma per gli svariati compiti incombenti al naviglio sottile la sua attivìtà fu molto più intensa di quella delle navi e quindi l'aggregazione dei reparti di naviglio sottile ai reparti di navi maggiori non poté durante la guerra essere stabilita in modo fisso. Fu quindi opportuna la costituzione di divisioni di naviglio sottile composte di varie flottiglie, destinando volta per volta i reparti sottili da aggregare alle navi maggiori secondo le disponibilità e le esigenze operative.

Dopo la guerra mondiale i raggruppamenti delle forze navali sono ancora ispirati sostanzialmente ai predetti criterî e quando sembrano discostarsene, ciò deriva da opportunità d'addestramento o da cause contingenti.

I sommergibili sono organizzati in squadriglie e flottiglie come il naviglio silurante di superficie, ma poiché essi non possono agire in massa, le loro unità complesse hanno importanza essenzialmente dal punto di vista tecnico e di unità d'indirizzo per l'addestramento.

Organizzazione costiera. - In rapporto alle condizioni geografiche sono stabiliti, in Italia, i comandi in capo di dipartimento marittimo, analogamente all'organizzazione dei comandi territoriali di corpo d'armata. In tempo di pace questi alti comandi devono dare unità d'indirizzo alla preparazione logistica e tattica delle basi navali, all'organizzazione difensiva dei grandi centri marittimi demografici, industriali e commerciali, al servizio dei collegamenti fra le coste e le navi, alla preparazione della difesa costiera per la parte spettante alla marina; in tempo di guerra essi devono regolare il funzionamento di tutti i servizî da essi dipendenti, con eventuali concentrazioni di mezzi secondo le necessità. Dai comandi di dipartimento marittimo dipendono i comandi di zone o settori marittimi, denominati comandi militari marittimi e comandi di marina. Le sedi degli alti comandi sono La Spezia (Dipartimento marittimo Alto Tirreno), Napoli (Basso Tirreno, comprendente le grandi isole), Taranto (Ionio e Basso Adriatico) e Venezia (Alto Adriatico).

Organizzazione del comando. - L'organizzazione centrale della marina militare italiana è costituita dal Ministero della marina e dall'ufficio del capo di Stato maggiore della marina. Dal ministero dipendono i comandi in capo di forze navali e i comandi in capo di dipartimento marittimo; per il suo alto compito il ministro è coadiuvato dal sottosegretario di stato.

Per la parte riguardante i servizî militari marittimi il Ministero della marina è costituito dal gabinetto del ministro, da 4 direzioni generali (personale e servizî militari, personali civili e affari generali, armi e armamenti navali, costruzioni navali e meccaniche) e da 3 direzioni centrali (sanità, commissariato, genio militare). Organi consultivi sono il Comitato degli ammiragli (costituito dagli ammiragli di squadra), il Consiglio superiore di marina e il comitato per i progetti delle navi.

L'ufficio del capo di Stato maggiore della marina è l'organo di studio per la preparazione alla guerra marittima; esso è costituito da 4 reparti (operazioni, informazioni, organizzazione e mobilitazione, servizî). In tempo di guerra il capo di Stato maggiore della marina ha funzioni di comando per la condotta della guerra marittima, in armonia con le direttive impartite dal ministro della Marina e dal capo di Stato maggiore generale per la correlazione fra le forze armate.

Passaggio dalla pace alla guerra. - Nel passaggio dall'organizzazione di pace a quella di guerra si deve provvedere a complesse necessità delle seguenti specie: 1. accrescere il personale delle navi in armamento, in modo che su ciascuna nave risulti sufficiente per una prolungata attività, mantenendo in buone condizioni fisiche l'equipaggio; 2. armare le navi imposizione di riserva e di disponibilità e quelle per servizî sussidiarî; 3. mobilitare i servizî e l'organizzazione costiera. Tali complesse esigenze richiesero nella guerra mondiale un personale molto superiore alle previsioni, perché s'imposero alcuni servizî di carattere nuovo. Così la larghezza di mezzi richiesta per la protezione del traffico; per il dragaggio delle mine; il grande numero di navi sussidiarie e ausiliarie; lo sviluppo del naviglio leggiero e dei sommergibili; i servizî aerei; la formazione di brigate navali che combatterono in terra; gli accresciuti bisogni per i servizî costieri: tutte queste cause fecero sì che il personale in servizio permanente all'apertura delle ostilità costituisse soltanto una piccola parte dell'organismo marittimo. L'accrescimento del personale oltre ogni limite prevedibile fu necessario per tutte le marine belligeranti, nei riguardi sia degli ufficiali, sia della bassa forza.

Nella marina inglese nell'agosto 1914, ossia al principio della guerra mondiale, il numero di ufficiali era di circa 11.500, contando complessivamente quelli in servizio attivo e i richiamati; la cifra corrispondente all'epoca dell'armistizio era di 33 mila. Il personale di bassa forza dalla cifra di circa 201 mila uomini raggiunse quella di 407 mila.

La marina italiana per la scarsità di mezzi finanziarî nel tempo di pace aveva incompleti i quadri organici degli ufficiali; il personale di bassa forza tenuto sotto le armi era insufficiente per mantenere al completo gli equipaggi delle navi da battaglia e per provvedere alle altre molteplici esigenze del servizio.

Considerando complessivamente i varî corpi, il numero degli ufficiali era di 2136 nel 1914; arrivò a 3161 nel 1916 e raggiunse la cifra di 6582 alla data dell'armistizio, ossia risultò il triplo di quello esistente all'epoca della dichiarazione italiana di neutralità. Per fronteggiare i crescenti bisogni, oltre che agli ufficiali di complemento provenienti dalla marina mercantile e a quelli richiamati dalla riserva navale, la marina dové ricorrere anche all'ausilio di ufficiali dell'esercito, che ebbero largo impiego nella difesa costiera e nei servizî aeronautici. Il numero di ufficiali richiamati fu quasi quadruplo del numero di ufficiali in servizio permanente nel corpo degli ufficiali di vascello e superiore all'eguaglianza nel corpo dei macchinisti. Il personale di bassa forza ebbe un continuo incremento; dalla cifra di 37.000 uomini nel luglio 1914 salì a 103 mila al principio del 1918; alla fine delle ostilità il fabbisogno era stato preventivato in 140 mila uomini.

L'entità di queste cifre non è in contrasto con quanto innanzi si è detto sulle necessità di preparazione della marina nel tempo di pace. Infatti gli ufficiali e il personale di bassa forza che allo scoppio della guerra mondiale appartenevano al servizio attivo costituirono il nucleo essenziale dell'organismo marittimo; essi disimpegnarono gl'incarichi nei quali era indispensabile una profonda competenza tecnica. Il periodo di neutralità dell'Italia consentì di rimediare alle deficienze dell'organizzazione e la lunga durata del conflitto permise di accrescere il personale e di portarlo a un alto grado d'addestramento.

Ma non si può fidare sul ripetersi di tali circostanze; l'evoluzione del materiale navale e le difficoltà inerenti all'organizzazione delle singole navi e delle forze navali rendono assai limitato l'assegnamento sui riservisti per completare il personale delle navi da guerra all'atto della mobilitazione. I riservisti possono essere impiegati per fornire complementi alle navi pronte, però in piccola aliquota; devono armare il naviglin antiquato e quello sussidiario nonché i servizî costieri. Il problema del fabbisogno di personale della marina combattente ha carattere qualitativo, assai più che quantitativo.

Durante la guerra mondiale i servizî di protezione del traffico e delle basi si svilupparono a misura che si rivelarono le possibilità dell'attacco; invece in un futuro conflitto tali possibilità si potranno verificare fino dal primo momento, compromettendo la situazione marittima. Da ciò emerge la necessità d'una rapidissima mobilitazione di tutta l'organizzazione costiera, che si presenta estremamente difficile per l'ingente e svariata quantità e qualità di mezzi di cui abbisogna, che in gran parte devono essere requisiti dalla marina mercantile con opportune disposizioni regolate fino dal tempo di pace.

In sintesi, sotto ogni aspetto, le necessità di preparazione hanno raggiunto un livello senza riscontro nel passato.

Organica aeronautica.

Personale. - Caratteristica fondamentale del personale aeronautico è la sua netta suddivisione in due grandi categorie, di cui una, più esigua, che effettivamente impiega i mezzi aerei bellici, l'altra, più numerosa, alla quale sono affidati i complessi incarichi e servizî necessarî all'efficienza dei mezzi stessi e delle basi aeree. Organicamente il personale in Italia è ripartito in: arma aeronautica (ruolo naviganti, ruolo servizî, ruolo specialisti); corpo del genio aeronautico (ruolo ingegneri, ruolo assistenti tecnici), corpo del commissariato militare aeronautico (ruolo commissariato, ruolo amministrazione).

Le esigenze della pronta utilizzazione dell'arma aerea richiedono una forza di pace corrispondente al totale degli effettivi organici delle unità di linea; quelle dell'addestramento professionale esigono una lunga permanenza alle armi. Le particolari attitudini e responsabilità richieste al combattente aereo e allo specializzato impongono speciali provvedimenti organici sia per il reclutamento, sia per l'ordinamento, sia per il governo di esso. La necessità di mantenere la linea sempre efficiente nel primo periodo delle ostilità e fino a quando non potrà essere assicurata la disponibilità di altro personale addestrato, impone, infine, la formazione di riserve. Il problema organico del personale aeronautico presenta quindi le seguenti caratteristiche: a) sotto l'aspetto del reclutamento: impone grandi forze in linea e riserve adeguate alla linea; servizio obbligatorio con brevi ferme limitato a una sola aliquota di personale: quello addetto a servizî che non richiedono né speciale preparazione, né lungo tirocinio; servizio volontario con brevi e lunghe ferme per tutto il personale navigante e specializzato; b) sotto l'aspetto dell'ordinamento: esige, specialmente per il personale navigante, elementi sempre fisicamente idonei al volo e quindi impone rapide eliminazioni e celerità di carriera; c) sotto l'aspetto del governo: richiede speciali provvedimenti per la formazione spirituale e professionale del combattente e dello specializzato e speciali previdenze di carattere amministrativo: pensioni e indennizzi.

Materiale. - Il materiale comprende il materiale speciale aeronautico (velivoli, armi, strumenti e installazioni di bordo); il materiale vario (carburanti, lubrificanti, mezzi di trasporto, di segnalazione, materiali d'aeroporto). Mentre nelle armi terrestri, sotto speciali aspetti, gli strumenti di guerra non sono così rigidamente schiavi della tecnica, nell'aeronautica il valore tecnico del materiale di volo è condizione prima dell'impiego dell'arma ed è anzi di tale importanza che nel rapporto numero-qualità debbono avere prevalenza assoluta i coefficienti della superiorità tecnica. Il problema organico del materiale è pertanto anch'esso complesso, dovendosi tener conto delle esigenze del pronto impiego, e quindi della maggior forza in linea possibile, e della necessità del rapido rinnovamento del materiale imposto dalla tecnica.

Sulla base delle necessità dell'impiego bellico, prevedibili ed eventuali, l'organica deve inoltre risolvere tutte le questioni relative: a) alla determinazione della quantità dei varî tipi di aerei necessarî all'organismo militare aereo; b) alla proporzione che, nelle varie specialità dei tipi di aerei necessarî, deve sussistere per gli apparecchi terrestri e quelli marittimi; c) alla proporzione che deve sussistere tra le varie specialità nella costituzione dei reparti d'impiego.

Ambiente. - L'aeronautica opera nell'ambiente aria, appoggiandosi alla superficie terrestre sulla quale ha le sue basi (aeroporti), i suoi stabilimenti di produzione, i suoi magazzini, i suoi servizî. Relativamente all'aria l'organica aeronautica deve provvedere alla predisposizione di tutti i servizî che possono facilitare la Conoscenza e le possibilità dello sfruttamento dell'ambiente stesso sotto il punto di vista meteorologico (servizî meteorologici e delle comunicazioni). Relativamente alla superficie terrestre sono compiti dell'organica aeronautica: lo studio del territorio dello stato, in base alle esigenze della dislocazione delle unità aeree da offesa e da difesa; lo studio dei territorî stranieri, in relazione ai concetti di guerra aerea offensiva e difensiva; la scelta e l'ubicazione degli stabilimenti di produzione e conservazione; la ripartizione aerea del territorio nazionale in zone delimitate, in base alle esigenze delle relazioni fra aeronautica, esercito e marina e del funzionamento dei servizî aeronautici, tecnici e amministrativi.

In avvenire anche la superficie marittima potrà essere presa in considerazione dall'organica per la possibilità che essa offre dell'impianto di aeroporti galleggianti.

Organicamente il potere militare aereo comprende in Italia:

a) un'organizzazione centrale (Ministero dell'aeronautica, Stato maggiore dell'aeronautica) con funzioni rispettivamente tecnico-amministrative e tecnico-militari;

b) un'organizzazione militare, comprendente l'insieme dei raggruppamenti di forze aeree e delle unità di linea. I raggruppamenti sono rappresentati: 1. dall'armata aerea, che è il complesso delle forze destinate ad assolvere compiti autonomi di guerra aerea, compresa la difesa aerea del territorio; 2. dall'aviazione per l'esercito, che è il complesso delle unità destinate ad assolvere i compiti ad esse assegnati dai comandi dell'esercito; 3. dall'aviazione per la marina, che è il complesso delle unità aeree imbarcate e non imbarcate, destinate ad assolvere i compiti ad esse assegnati dai comandi della marina; 4. dall'aviazione coloniale, che è il complesso dei raggruppamenti di forze dislocate nelle colonie e destinate ad agire alle dipendenze dei comandi delle truppe coloniali. Le unità aeree organiche sono, in ordine ascendente: la squadriglia, il gruppo, lo stormo, la brigata aerea, la divisione aerea, la squadra aerea;

c) un'organizzazione territoriale, comprendente gli enti e gli organi necessarî per dirigere, amministrare e far funzionare i servizî a terra tecnici e amministrativi: zone aeree, comandi aeronautici delle isole, direzioni territoriali o uffici autonomi del commissariato del demanio, dei servizî, centri di zona aerea, stabilimenti, magazzini;

d) un'organizzazione tecnico-scientifica per lo studio dei problemi tecnici del materiale e per le esperienze;

e) un'organizzazione scolastica per l'educazione, l'istruzione militare e professionale del personale, che comprende scuole premilitari e scuole militari: di volo e professionali;

f) un'organizzazione industriale, necessaria per la costruzione e riparazione del materiale. Essa non ha carattere prettamente militare, tuttavia è inquadrata e controllata dall'aeronautica;

g) un'organizzazione aeroportuale, comprendente tutte le basi aeree: aeroporti armati, aeroporti disarmati, campi di fortuna.