Oso

Enciclopedia Dantesca (1970)

oso [cfr. Parodi, Lingua 260]


Aggettivo, dal latino ausus (participio passato di audeo), usato sempre come predicativo, due volte nel Convivio e tre nella Commedia (in rima). Ha funzione verbale nella locuzione ‛ essere o ', " osare ": quello glorioso Catone di cui non fui... oso di parlare, Cv IV VI 10; chi sarà oso di dire [" potrebbe mai affermare "] che Gherardo da Camino fosse vile uomo?, XIV 12; così anche Pg XI 126 cotal moneta rende / a sodisfar chi è di là troppo oso, " nimis audax " (Benvenuto; il Buti precisa: " cioè, troppo superbo "), e XX 149 né per la fretta dimandare er'oso, " ardito " (Scartazzini-Vandelli). Cfr. ancora Pd XIV 130 Forse la mia parola par troppo osa, / posponendo il piacer de li occhi belli, " parrà troppo ardita " (Ottimo). V. anche AUSO; OSARE.