RICCI, Ostilio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICCI, Ostilio

Filippo Camerota

RICCI, Ostilio. – Nacque a Fermo il 27 settembre 1540 da Orazio e da Elisabetta Gualteroni, entrambi di nobili origini.

Nonostante la reputazione di cui sembra aver goduto in vita, le notizie che lo riguardano sono poche e circostanziate. Non sappiamo nulla della sua formazione matematica, né se sia stato veramente allievo di Niccolò Tartaglia, come ritiene una parte della critica (Geymonat, 1957, p. 18). La sua venuta a Firenze potrebbe risalire al periodo giovanile, grazie ai legami che il padre coltivò con la corte medicea (Fracassetti, 1830), ma la prima notizia che lo riguarda è solo del 1580 (Archivio di Stato di Firenze, ms. 321, Arrolati…, p. 225), quando, ormai quarantenne, compare nei registri di pagamento della corte di Francesco I de’ Medici. Gli stessi registri lo segnalano come «mathematico» del granduca nel 1586 e finalmente come «maestro di mattematica» nel 1588.

L’istruzione matematica dei paggi del granduca prevedeva l’insegnamento di discipline pratiche, quali la geometria euclidea applicata al disegno e alle misurazioni, la prospettiva e le fortificazioni. Su questi temi Ricci ci ha lasciato vari scritti, tutti funzionali alla sua attività didattica.

Alla Biblioteca nazionale di Firenze si conserva un volume manoscritto di 91 carte (Fondo Nazionale, II-57) che contiene un opuscolo sul disegno geometrico, con istruzioni per la costruzione dei poligoni (cc. 1r-35r), un trattatello in bella copia sulle operazioni dell’archimetro – strumento topografico simile a un compasso – diviso in sette capitoli (cc. 36r-48r), e un manuale di geometria pratica per il calcolo delle aree e dei volumi, con nozioni di artiglieria (cc. 48v-91r). Del trattato sull’archimetro si conoscono altre tre versioni: Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. VII 380, cc. 108-119 (sette capitoli, con l’aggiunta di alcune applicazioni al disegno del territorio e delle fortezze che il codice II-57 riporta separate tra i temi della geometria pratica alle cc. 54r-60v); Firenze, Biblioteca Riccardiana, Ricc. 2899 (diviso in tre capitoli con l’aggiunta di un proemio); Toronto, Thomas Fischer Rare Book Library, Stillman Drake manuscript collection 430, mss. 04229, cc. 1-33 (bella copia, in sette capitoli più altri cinque non numerati sul disegno topografico; questo codice contiene anche una bella copia dei problemi geometrici presenti nel Fondo Nazionale II-57). Tra i manoscritti galileiani della Biblioteca nazionale si conserva una copia cinquecentesca dei Ludi matematici di Leon Battista Alberti (ms. Gal. 10) con una nota di possesso di Ostilius Riccius che presumibilmente se ne servì per le sue lezioni di geometria pratica. Un trattato sulle fortificazioni si trova alla Biblioteca Estense di Modena, γ.R.2.8, e una serie di tavole per un trattato di architettura civile si trova nel citato manoscritto di Toronto, alle cc. 71-119. Un trattato perduto di meccanica, Intorno ad una leva ad argano, è segnalato in Vinci, 1929, p. 12.

Tra i paggi che furono suoi allievi vi erano don Giovanni de’ Medici, figlio naturale di Cosimo I e futuro architetto, e, forse, don Antonio de’ Medici che nei suoi quaderni di studio, ancora quindicenne, replicò modelli geometrici vicinissimi a quelli dei manoscritti Fondo Nazionale II-57 e Fischer Rare Book Library mss. 04229.

Ricci tenne le sue lezioni anche nella casa-bottega di Bernardo Buontalenti, dove insegnò geometria e prospettiva ai giovani pittori che la frequentavano; tra questi, Lodovico Cardi da Cigoli (Cardi, 2010) e, presumibilmente, Giulio Parigi che alla morte di Ricci ereditò l’incarico di maestro di matematica, lasciandoci alcuni splendidi taccuini con istruzioni geometriche assai simili a quelle dei manoscritti appena ricordati. Tra i suoi allievi potrebbe esserci stato anche Giorgio Vasari il giovane che ebbe accesso ai suoi scritti e li utilizzò in almeno due delle sue opere: l’opuscolo sulle Proporzioni (Modo praticale per fare un triangolo rettangolo eguale ad un cerchio. Da m. Ostilio Ricci) e il Raccolto di varii instrumenti per misurare con la vista (a cura di F. Camerota, 1996), dove illustrò le operazioni dell’archimetro.

L’incontro con Galileo Galilei avvenne nell’estate del 1583, quando Ricci cominciò a frequentare la casa di Vincenzo Galilei, membro della Camerata de’ Bardi e autore di spicco nel campo della teoria musicale. Quell’incontro rappresentò una svolta decisiva nella vita di Galilei. Le lezioni di Ricci lo convinsero definitivamente – e convinsero soprattutto il padre, inizialmente contrario – a lasciare gli studi di medicina per dedicarsi totalmente alle scienze matematiche. Ricci lo introdusse alla geometria euclidea e alle opere di Archimede e pochi anni dopo, nel 1587, fu già in grado di raccomandarlo per la cattedra di matematica all’Università di Bologna. Nei registri di quel celebre Studio (Archivio di Stato di Bologna, Archivio Pontificio, Assunteria di Studio. Requisiti de concorrenti alle letture), Ricci è menzionato come «huomo segnalatissimo e provvisionato dal Granduca Francesco di felice memoria» (il granduca era morto nell’ottobre di quell’anno).

Le lezioni di Ricci stimolarono almeno la prima opera scientifica di Galilei, La bilancetta (1586), dedicata al problema archimedeo della corona di Gerone, re di Siracusa. L’episodio che portò alla scoperta della spinta idrostatica è narrato da Plutarco e Vitruvio ma si ritiene (Settle, 1971) che Galilei possa aver tratto spunto dalle lezioni di Ricci sui Ludi matematici di Leon Battista Alberti, dove, oltre al celebre aneddoto, sono illustrate le applicazioni di una bilancia per pesare e livellare. Dall’insegnamento di Ricci deriva certamente anche il trattato sulle fortificazioni che Galilei compose verso il 1592 per i suoi studenti a Padova. La sezione geometrica iniziale replica i contenuti degli opuscoli sul disegno geometrico (Biblioteca nazionale di Firenze, Fondo Nazionale II-57 e Fischer Rare Book Library mss. 04229) ed è probabile che anche i temi di cui si può rintracciare la fonte negli scritti inediti degli ingegneri medicei, Giovanni Battista Belluzzi e Bernardo Puccini, siano da riferire in primo luogo al magistero di Ricci che in virtù del suo incarico ebbe sicuramente accesso a quei manoscritti.

Dopo la morte di Francesco I, il granduca Ferdinando I confermò l’incarico a Ricci e nel 1589 gli affidò il ruolo di matematico del granduca fino ad allora ricoperto dall’olivetano Stefano Buonsignori. Il nuovo incarico segnò una svolta importante nella carriera di Ricci che nel 1590 fu chiamato a insegnare matematica nello Studio fiorentino e all’Accademia del disegno, di cui divenne membro nel 1593 (Archivio di Stato di Firenze, Accademia del Disegno). È a questa data che risale la composizione del trattato sull’archimetro, forse concepito come parte integrante di un volume di istruzioni geometriche per l’architettura militare, disciplina verso cui confluivano le applicazioni pratiche della matematica.

Le sue competenze, non a caso, furono anche richieste nel campo dell’ingegneria idraulica e militare. Fu a Ferrara verso il 1590, impegnato nello studio dei corsi d’acqua di quella regione; a Livorno nel 1594 per seguire le fortificazioni del porto; quindi a Marsiglia, dove fortificò con Giovanni de’ Medici le isole di If e Pomegues durante il conflitto tra il Granducato mediceo e la Francia (1597); e nuovamente a Ferrara nel 1597 durante la controversia tra Clemente VIII e Cesare d’Este. In virtù di questi incarichi, sembra che a Ricci sia stato conferito anche il titolo di ‘architetto’, così come si legge sul frontespizio del trattato che avrebbe dovuto concludere la sua carriera alla corte dei Medici: Problemi necessari per l’architettura militare e civile raccolti dal S. Ostilio Ricci da Fermo mathematico, et architteto [sic] del sereniss: gran duca di Toscana (Fischer Rare Book Library mss. 04229, c. 71). Il manoscritto comprende solo la costruzione dei poligoni e una breve descrizione dei cinque ordini di architettura, ma è probabile che in quest’opera dovessero confluire tutti gli scritti noti del matematico mediceo.

Morì il 4 gennaio 1603 (1602 stile fiorentino) e venne sepolto nella chiesa di S. Felice in piazza (Archivio di Stato di Firenze, Ufficiali poi Magistrato della Grascia, 194, Libro dei Morti, 1601-1625), presso palazzo Pitti, nel quartiere di S. Spirito dove evidentemente si trovava la sua abitazione.

Lasciò tre figli: Massimiliano, Endimione (capitano della flotta medicea) e Caterina (monaca della Ss. Concezione), rimasti tutti senza eredi.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, ms. 321, Arrolati della corte di Toscana dal 1540 sino al presente estratti da vari libri della Seren.ma Casa, pp. 225, 234, 246, 261, 266, 276, 282, 289, 295, 304, 306, 310, 318, 325; Academia del Disegno, F27, cc. 131v, 138v; F 28, c. 3; F 102, c. 25r.

G. Santini, Picenorum mathematicorum elogia, Macerata 1779, pp. 51 s.; G. Fracassetti, Elogio di messer O. R. da Fermo, Fermo 1830; Id., Biografie e ritratti di uomini illustri piceni, a cura di A. Hercolani, I, Forlì 1837, pp. 97-106; C. Promis, Gli ingegneri militari della Marca d’Ancona, in Miscellanea di storia italiana, 1865, 6, pp. 339-349; F. Vinci, O. R. da Fermo, maestro di Galileo Galilei, Fermo 1929; N. Gherardini, Vita di Galileo, in Le opere di Galileo Galilei. Edizione Nazionale, a cura di A. Favaro, XIX, Firenze 1936, pp. 636-638; V. Viviani, Racconto istorico della vita di Galileo, ibid., pp. 604-606; L. Geymonat, Galileo Galilei, Torino 1957, pp. 18-20; T.B. Settle, O. R., a bridge between Alberti and Galileo, in Actes du XIIe Congrès internationale… 1968, III, Paris 1971, pp. 121-126; A. Masotti, in Dictionary of scientific biography, XI, New York 1981, pp. 405 s.; T.B. Settle, The Tartaglia R. problem: towards a study of the technical professional of the 16th century, in Cultura, scienze e tecniche nella Venezia del Cinquecento, Atti del Convegno…, Venezia 1987, pp. 217-226; Z. Wazbinski, L’Accademia medicea del disegno a Firenze nel Cinquecento. Idea e istituzione, II, Firenze 1987, pp. 282 s., 487; A. Breccia Fratadocchi, O. R. maestro di Galileo Galilei, in Bollettino riservato ai soci del Rotary, 1993, pp. 5-10; M. Guidone, O. R. da Fermo: un ponte tra Galileo e la scienza rinascimentale, in Il Montani, 1995, 64, 1, pp. 12-21; G. Vasari, Raccolto di varii instrumenti per misurare con la vista, a cura di F. Camerota, Firenze 1996, pp. 376-378; A. Giostra, Galileo Galilei ed O. R., in Studia picena, LXVI (2001), pp. 209-232; A. Presas i Puig, O. R., the practical education and the canon of technical knowledge at the beginnings of the Italian Renaissance, preprint, Berlin 2002; F. Camerota, O. R. Problemi di geometria pratica: l’uso dell’archimetro, in I Medici e le scienze. Strumenti e macchine nelle collezioni granducali (catal.), a cura di F. Camerota - M. Miniati, Firenze 2008, p. 176; G.B. Cardi, Vita dell’autore, in Il Cigoli. Prospettiva pratica di fra Lodovico Cardi Cigoli […], edita in F. Camerota, Linear perspective in the age of Galileo. Lodovico Cigoli’s Prospettiva pratica, Firenze 2010, p. 101.

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