OSTRA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

OSTRA (῎Οστρα, Ostra)

G. Annibaldi

Città della regione VI Augustea (Unibria) nel territorio una volta occupato dai Senones (in agro gallico in Piceno).

Sorgeva sulla sinistra del fiume Misa nella località che dai ruderi affioranti è detta Muracce, in territorio del Comune già chiamato Montenovo e dal 1882 Ostra Vetere, da cui dista 3 km.

Scavi sistematici, negli anni 1903 e 1904, misero in luce parecchi edifici pubblici, databili in età imperiale, oggi quasi tutti interrati, tra cui, in prossimità del fiume, le terme, di pianta pressoché quadrata con una fronte lunga m 59, costituite da 12 ambienti con pavimenti a mosaico; appresso, il teatro avente un diametro di m 44,60; a circa 50 m a N di questo, un vasto edificio rettangolare diviso in tre vani, verosimilmente un tempio, di cui restano in piedi i muri perimetrali per circa m 2 di altezza; e nell'area antistante, il Foro. Furono inoltre rimessi in luce varî tratti di vie interne lastricate e resti di varî edifici non bene determinabili. Nel 1842 presso il teatro si scoperse la statua di generale o di funzionario di età traianea, alta m 2,13, ora nel Museo d'Arte e di Storia di Ginevra.

Menzionata da Plinio (Nat. hist., iii, 114), da Tolomeo (3, 1) e nel Liber Coloniarum (ii, 257), il nome della città era ῎Οστρα, Ostra; l'etnico era Ostrani, mentre l'aggettivo Ostrensis.

Le poche iscrizioni pervenuteci provano che in età imperiale era Municipium (C. I. L., vi, 3884, 19; xi, 5750), benché nel Liber Coloniarum citato (Ostrensis ager) sia compresa tra le colonie. Era iscritta alla tribù Pollia (C. I. L., 3884, 19; xi, 6190) ed ebbe ordinamenti comuni agli altri municipi. Di magistrati conosciamo un duovir designatus (C. I. L., xi, 6190), un sexvir... et Aug. (C. I. L., xi, 6192). Le iscrizioni menzionano inoltre un collegium fabrum (C. I. L., xi, 6191) un collegium centonariorurn (C. I. L., xi, 5750) ed un augur (C. I. L., xi, 6190) e ci attestano il culto della Bona Dea (C. I. L., xi, 6185). Fu sede vescovile: nel Concilio Romano del 502 troviamo infatti presente un Vescovo Martinianus Ostrensis (Lanzoni, Le Diocesi d'Italia, i, p. 493). Distrutta nel V sec. d. C. da Alarico, diede origine agli attuali paesi di O. Vetere e di O. (già Montalboddo), sulla destra del Misa, e di Belvedere Ostrense.

Bibl.: Baldoni, Gli scavi di O. eseguiti nel 1903-04, Ancona 1908; E. Borgiani, Dell'antica città di O. e del territorio dei Galli Senoni, Cefalù 1911; D. Buti Pecci, Relazione e Memorie Istoriche tra Montalboddo e Montenuovo per il cambiamento di denominazione, Ancona 1881; G. Colucci, Antichità Picene, VI, Fermo 1796, pp. 42-43; C. I. L., XI, p. 948, nn. 6185-6198.

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