MOSSOTTI, Ottaviano Fabrizio

Enciclopedia Italiana (1934)

MOSSOTTI, Ottaviano Fabrizio

Giovanni POLVANI

Fisico matematico e patriota, nato il 18 aprile 1791 a Novara, morto a Pisa il 20 marzo 1863. Laureatosi nel 1811 in fisica e matematica a Pavia fu, dal 1813 al '23, alunno presso l'Osservatorio astronomico di Brera. Sospetto alla polizia austriaca, esulò a Ginevra, e a Londra (1825), dove strinse amicizia con astronomi, particolarmente con T. Young. Per interessamento di amici venne, nel 1827, nominato ingegnere astronomo, indi professore di calcolo e di fisica a Buenos Aires. Chiamato a succedere all'astronomo P. Caturegli a Bologna, si vide, quando già, abbandonato l'onorifico posto d'America, era tornato in Italia (1835), ritirare la nomina dal governo di Roma. Dopo breve soggiorno a Torino, veniva nel'39 nominato, in seguito a concorso, professore di matematiche superiori all'università di Corfù, e, l'anno appresso, era dal granduca chiamato a Pisa, professore di fisica matematica, meccanica celeste, geodesia. La guerra del'48 vide M., con R. Piria e L. Pilla, volontario alla testa del battaglione universitario toscano, coprirsi di gloria nella giornata di Curtatone e Montanara. Tornato agli studî, poté passare anni tranquilli in Pisa, ove ebbe sepoltura nel Camposanto monumentale vecchio.

Dopo un felice esordio con ricerche sull'ariete idraulico (1812-13) e sull'efflusso di un fluido elastico, il M. si dedicò, durante l'alunnato a Brera, a studî di astronomia: la Nuova analisi del problema di determinare le orbite delle comete (1817) segna nettamente un progresso sui precedenti metodi di H. W. M. Olbers e C. F. Gauss. Gli studî sulla figura e sulla rotazione del sole; la questione della determinazione della posizione rispetto all'eclittica o all'equatore di astri mediante l'osservazione delle loro distanze angolari da stelle note; la raccolta e discussione di dati d'osservazione sull'opposizione di Giove, sul diametro e sulla figura del sole; l'indagine teorica sulle perturbazioni che al moto della cometa di Encke possono esser prodotte dalla resistenza dell'etere, offrirono al M. occasione ad acuti e importanti studî astronomici, mentre i moti di un saltaleone compresso che scatti, di una membrana tirata o quelli dell'acqua nei canali, diedero origine a studî notevolissimi di meccanica e d'idraulica. Dopo le vicende che lo portarono esule a Buenos Aires, sono ancora studî di astronomia pratica e teorica, osservazioni della eclisse solare del '33, le perturbazioni della cometa di Encke, che lo occupano. Tornato dall'America in Italia, il M. presentò la memoria Sur les forces qui régissent la constitution intérieure des corps, che, in processo di tempo, arricchita e particolareggiata da lui stesso con altre corollarie sui fenomeni capillari, sulla polarizzazione dielettrica, sulla dispersione della luce, formò il lavoro più notevole dell'epoca sulla costituzione intima dei corpi: tanto che ancor oggi può essere considerato, con gli opportuni adattamenti, spunto alle concezioni e punto di partenza alle teorie moderne sui dielettrici. Dallo studio della costituzione molecolare dei corpi, M. passò a quella della conformazione meccanica della Via Lattea e dei moti degli astri in essa; per tornare ancora, e si può dire definitivamente, agli studî di fisica con ricerche sugli spettri diffrazionali e con la teoria degli strumenti ottici, indagando in quest'ultima le condizioni di annullamento delle aberrazioni, che egli denominò di apertura, di campo, diedra, cromatica. Applicata numericamente da A. Forti, questa teoria permise a G. B. Amici di costruire grandi obiettivi notevolmente corretti. Sono ancora da ricordare del M. le Lezioni di fisica matematica date a Corfù e quelle di Meccanica razionale date a Pisa e le interpretazioni di alcuni passi astronomici della Divina Commedia.

I lavori principali del M. sono pubblicati in: Atti della Soc. ital., effem. astron. di Milano; Mem. della Roy. Astron. Soc., Londra; Atti delle riunioni degli scienziati ital.; Ann. delle univ. tosc.; Riv. ital.: Ann. di matem.; Il nuovo cimento.

Bibl.: G. Codazza, in Il Politecnico, XVII (1863), p. 245; Z. Bicchierai, in Gazzetta di Firenze, 1863, n. 80.