DESCALZI, Ottonello

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DESCALZI, Ottonello

Benjamin G. Kohl

Nato alla metà del sec. XIV, probabilmente ad Este (prov. di Padova), da una ricca famiglia di mercanti di lana, che risiedeva in Padova nella contrada S. Matteo, fu figlio di Prando e fratello di Domenigino e Partenopeo. Compì studi giuridici nello Studio padovano, ottenendo la licenza in legge nel 1371, e il 22 maggio di quell'anno fu immatricolato nel Collegio dei giudici padovani. Nel 1373 Francesco il Vecchio da Carrara nominò il D. vicario di Princivalle Voinach di Bolzano a Belluno, quando il signore di Padova cedette questa città, insieme a Feltre, ad Alberto duca d'Austria per guadagnarsi il suo aiuto contro Venezia. Il D. probabilmente agì come rappresentante personale del signore di Padova nel trasferimento di queste città al duca. Durante i dieci anni successivi il D. fu al servizio di Francesco il Vecchio come giudice delegato o consulente per udire, nella Cancelleria carrarese, cause fra le principali famiglie di Padova; nel luglio 1379 ottenne il dottorato in diritto civile e fu accolto nel Collegio padovano dei dottori giuristi.

Nell'aprile del 1382 il D. accettò a Padova, dagli ambasciatori di Zara, l'incarico di vicario al bando nella città dalmata per un anno: evidentemente Francesco il Vecchio vide con soddisfazione la nomina di uno dei suoi funzionari ad un importante incarico a Zara, che poteva portare al rafforzamento degli stretti legami fra Padova e quella città, che, dal 1358, era passata sotto la dominazione del re di Ungheria. Al principio del 1384 il D. fu nominato vicepodestà di Treviso, che Francesco il Vecchio aveva appena acquistato da Leopoldo, duca d'Austria.

Prendendo residenza in Treviso nella parrocchia di S. Gaetano dal 5 febbraio, il D. si accinse ad acquistare appoggi al nuovo regime perdonando esuli, diminuendo tasse o esonerando dalle imposte quei lavoratori che immigravano a Treviso per esercitare le loro attività e mantenendo la sindacazione degli ex ufficiali asburgici. Il D. procurò anche prestiti a mercanti di lana e banchieri in Treviso; per esempio, il 25 febbraio egli sovrintese a un prestito a un mercante fatto dal genero del Petrarca, Francescuolo da Brossano, in nome di suo fratello, Domenigino Descalzi, che era ormai un funzionario delle finanze di Francesco il Vecchio. Con la nomina del primo podestà carrarese di Treviso, Simone Lupi, nell'aprile del 1384, il D. divenne suo vicario, responsabile per tutte le cause civili, mantenendo questo incarico fino al 2 ott. 1384.

Il D. passò i successivi cinque anni (1384-1389) esercitando l'incarico di vicario generale a Mantova alla corte del giovane Francesco Gonzaga, signore della città.

Nel 1384 aveva sposato Giovanna Della Seta, figlia di Domenico e nipote di Lombardo, il fedele segretario e copista del Petrarca.

Il D. usò la preziosa esperienza guadagnata al servizio del da Carrara come ufficiale del suo nuovo signore: ad esempio, il 2 luglio 1385 è registrato fra i testimoni all'atto di rinnovo della lega stipulata dai Gonzaga con i Visconti, gli Estensi e i Carraresi; nell'aprile del 1387, insieme con Galeazzo Buzzoni, fu inviato ambasciatore alla corte di Gian Galeazzo Visconti per concludere una lega contro Antonio Della Scala.

L'anno successivo il D. fu inviato dal signore di Mantova, con Filippo Molza, al letto di morte del marchese di Ferrara Niccolò II, e in una lettera del 18 marzo fece una relazione sulla malattia mortale dell'Estense. Subito dopo la conquista di Padova da parte del Visconti alla fine del novembre 1388, il D. si incaricò di ottenere la restituzione dei beni di Margherita Gonzaga, vedova di Jacopino da Carrara che era stato imprigionato per tradimento nei confronti di Francesco il Vecchio da Carrara nel 1354 ed era morto nel 1372: i beni erano stati confiscati in Padova appunto da Francesco il Vecchio, ora deposto. In tre lettere scritte nel dicembre 1388 e nel gennaio 1389 il D. raccontava che i suoi fratelli stavano per portare a Mantova la parte degli ordinamenti padovani pertinenti al caso di Margherita e in generale al governo del nuovo regime del Visconti a Padova.Dal 1389 in poi, ad eccezione di un viaggio a Ferrara e a Bologna nel 1392, il D. rimase a Padova. Dall'estate del 1389 fino al marzo del 1390 il D. tenne l'ufficio di giudice del Comune al banco di Cavallo e Dragone; nel gennaio del 1390 fu giudice delegato del vicario generale visconteo di Padova, Bartolomeo Volpe. Il 30 marzo 1390 fu nominato giudice degli Anziani del Comune di Padova, carica che tenne poi saltuariamente nei successivi dieci anni. Con la restaurazione in Padova di Francesco Novello da Carrara nell'estate del 1390, il D. operò velocemente per guadagnarsi il favore del nuovo regime e il 20 settembre fu uno degli Anziani del quartiere di Ponte Molin, che consegnarono le chiavi della città al signore carrarese al suo ingresso trionfale.

Dal 24 luglio 1391 ritornò al più umile posto di giudice al banco del Pavone nel palazzo comunale, ma ricevette presto parecchi importanti incarichi da Francesco Novello. Nel marzo 1394 il D. fu procuratore dello stesso Francesco e di sua moglie Taddea d'Este presso il doge Antonio Venier, e più tardi fu uno dei giudici delegati a dirimere una disputa fra gli eredi di Ansedidio Collalto e sua moglie Furlana Capodivacca da una parte e Bartolomeo Capodivacca dall'altra. Fu anche rettore dell'arte della lana nel 1397, giudice delegato per Francesco Novello nel medesimo anno, giudice degli Anziani nel 1398 e nel 1399, rettore del Collegio dei dottori giuristi nel 1401 e priore del Collegio dei giudici nel 1402.

Dal principio alla fine della sua attiva carriera di giudice e funzionario carrarese il D. rimase legato ai suoi amici umanisti a Padova e specialmente al canonista Francesco Zabarella e ai suoi parenti, i Della Seta. Egli fu presente alla legittimazione di Pellegrino, figlio naturale di Lombardo Della Seta, a Padova nel luglio 1389, e continuò a occuparsi del giovane dopo che il vecchio Della Seta, accusato da Francesco Novello di aver aderito alla causa dei Visconti, era fuggito a Venezia dove morì poco dopo. Fu anche presente a un atto del 24 genn. 1391 concernente suo cognato Francesco Della Seta. L'anno seguente si adoperò per acquisire alla biblioteca dei Gonzaga a Mantova una copia del De viris illustribus del Petrarca, di mano di Lombardo. Il 10 nov. 1396 fu testimone nella richiesta del permesso di vendere un pezzo di terra, fatta da Anna da Codevigo, moglie di un altro suo cognato, Lombardino Della Seta. Il 13 luglio 1397, nella Cancelleria del Comune di Padova, il D. e Lombardino furono presenti a una sentenza di Bartolomeo Da Rio e Francesco Capodilista concernente il restauro e la conservazione delle chiese di Padova. Il 16 sett. 1400 il D. fece testamento, con il quale istituì un piccolo lascito per giovani indigenti, studenti di diritto civile nello Studio padovano; nominò suoi eredi universali i fratelli Domenigino e Partenopeo. Evidentemente il suo matrimonio fu senza figli, ma egli nominò sua moglie, Giovanna, esecutrice testamentaria, insieme con il giurista Mezzoconte Mezzoconti e con un maestro di teologia del convento degli eremitani, dove aveva fatto costruire la sua tomba dal sett. 1403. Il 16 luglio 1405 rese l'ultimo favore ai suoi parenti: pagò a Giacomo Della Seta, suo cognato, una dote di 400 ducati per la sua sposa, Salvata del fu Simone Noventa.

Il D. morì in Padova poco prima del 30 luglio 1405.

Fu seppellito, secondo le sue disposizioni, nella tomba nel convento degli eremitani; Pier Paolo Vergerio tenne probabilmente l'orazione funebre.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, buste 1227, 1591, 2093, 2389; G. e B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVII, 1, a cura di A. Medin-G. Tolomei, pp. 414, 432, 500; P. P. Vergerio, Epistolario, a cura di L. Smith, Roma 1934, p. 484; I. Salomoni, Urbis Patavinae inscriptiones, Patavii 1701, p. 234; G. B. Verci, Storia della Marca trivigiana e veronese, XVI, Venezia 1788, p. 68; Monumenti della Univers. di Padova, a cura di A. Gloria, Padova 1888, I, nn. 479 s.; II, nn. 1319, 1335, 1339, 1342, 1345, 1469, 1471, 1488, 1524 s., 1537, 1586, 1735, 1745, 1757, 1765, 1802, 1880, 1958, 1976, 1979, 1981, 1984, 1990, 2019, 2022, 2050, 2125, 2157, 2187, 2292 s., 2295; E. Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova e dei principi da Carrara al tempo di Gian Galeazzo Visconti, Padova 1908, p. 51; G. Liberali, La dominaz. carrarese in Treviso, Padova 1935, pp. 52 s., 61, 64, 68, 104; R. Zucchi, O. D. e la fortuna del "De viris illustribus", in Italia medioevale e umanistica, XVII (1974), pp. 469-90; G. Schizzerotto, Cultura e vita civile a Mantova fra '300 e '500, Firenze 1977, p. 85; L. Montobbio, Nuove ricerche sui grammatici Lazzaro e Antonio da Conegliano, in Medioevo e Rinascimento veneto, I, Padova 1979, p. 274.

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