PACE di Bartolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PACE di Bartolo

Maria Rita Silvestrelli

PACE di Bartolo.Si ignorano il luogo e la data di nascita del pittore documentato a Assisi tra il 1344 e il 1368.

La prima notizia fin qui nota  risale al 1344 quando ricevette tre lire per una Maestà per l’ospedale della Confraternita di S. Stefano ad Assisi (Cenci, 1974, p. 96). Il 21 dicembre del 1354 il suo nome fu inserito in un libro di spese  del convento di  S. Francesco per aver venduto sei salme di mosto al procuratore del sacro convento (Fratini, 1882, pp. 192 s.; Filippini, 1911, pp. 52 s.).

Il pagamento di cinque fiorini d’oro effettuato dalla Confraternita di S. Stefano  il 2 settembre 1363 «a Pace de Bartuolo cuocuo pettuore, per la petura de la Maisstade de suopre dell’ortuo» (Cenci, 1974, pp. 146 s.) ha permesso, come si vedrà, di ricostruire la personalità artistica del pittore. Con Giovanni di maestro Nicola  da Bettona il 28 di agosto del 1367 ricevette il saldo di venti lire e cinquanta soldi per aver realizzato affreschi con gli stemmi di papa Urbano V, del legato pontificio Gil Albornoz e di altri signori sulle porte e sui palazzi pubblici di Assisi (Brizi, 1898, p. 71 n. 44). L’anno seguente (1368),  ricevette ancora il pagamento di cinque fiorini per aver compiuto l’iscrizione  sopra il monumento funebre del cardinal Albornoz nella cappella di S. Caterina della basilica inferiore di S. Francesco  («Item habuit magister Pace pictor pro pictura designationis facta supra sepulturam bone memorie episcopi sabiniensis fl. 5. », Filippini, 1911, p. 52); si tratta in entrambi i casi di decorazioni perdute.

Una lunga tradizione storiografica l’ha voluto identificare con Pace da Faenza ricordato da Vasari (1568) fra gli allievi di Giotto e come  autore  di un ciclo di affreschi  con Storie di s. Antonio Abate nella  cappella dedicata al santo della basilica inferiore di S. Francesco  (Papini, 1824, p. 315). A questa decorazione si riferisce il lascito testamentario di ottanta fiorini fatto da Vagnozzo di Francesco «pro picturis et aliis ornamentis fiendis»  risalente all’agosto del 1360; gli affreschi furono effettivamente eseguiti come attestano le citazioni di Vasari e di Ludovico da Pietralunga, ma erano già perduti agli inizi del Settecento (Scarpellini, 1982, pp. 201 s.; Lunghi, 1994, pp. 82 s.). L’enfasi posta in passato sul nome di Pace da Faenza aveva portato a riconoscerlo anche come collaboratore di Andrea De’ Bartoli negli affreschi della cappella di S. Caterina nella stessa basilica (A. Cristofani, 1866, p. 149), attribuendogli anche la vetrata (G. Cristofani, 1911, p. 161).

Le scarse notizie documentarie fin qui reperite non consentono una  ricostruzione dettagliata e sufficientemente realistica della sua biografia; mostrano in ogni caso il profilo di un artista inserito per un ventennio all’interno di importanti commissioni  ad Assisi, un' attività che bene corrisponde  alla restituzione di un suo catalogo, tentato prevalentemente per via stilistica e che lo vede attivo in chiese, confraternite e pubbliche imprese cittadine.

Già Roberto Longhi aveva riunito in una cartella della sua fototeca l’affresco del Museo di S. Rufino con quelli della Pinacoteca comunale classificandoli come dipinti di un 'Maestro francofilo di Assisi', ma l’identificazione di questo pittore con il Pacedi Bartolo ricordato dai documenti è avvenuta in seguito alla pubblicazione di una nuova notizia che ha permesso il riconoscimento dell’edicola  in vicolo S. Stefano con la 'Maestà sopra l’Orto' ricordata dal pagamento ricevuto dal pittore  nel settembre del 1363 (Todini, 1980, p. 61). Qui si trova  ancora un’ Annunciazione sul fronte esterno,  Dio Padre benedicente tra i profeti Elia e Mosè nel sottarco e negli sguanci S. Caterina d’Alessandria e s. Giovanni Battista (ibidem). E’ stato così possibile ampliare e precisare il catalogo delle opere attribuite al  maestro (Id., 1989, I, pp. 251 s.; Lunghi, 2012).

Unanimemente riconosciuti  come il suo capolavoro, sono gli affreschi  della controfacciata della cappella di S. Giorgio nella basilica di S. Chiara  raffiguranti l’Annunciazione con la committente, S. Giorgio che sconfigge il drago e libera la principessa, la Natività e l’Adorazione dei Magi. L’opera rivela il consenso raggiunto dal maestro ad Assisi già intorno alla metà del secolo e propone un nuovo linguaggio espressivo che sarà guardato con attenzione da un’intera generazione di artisti.

Fra i numerosi dipinti a lui ascritti vanno ricordati  una Madonna col Bambino e angeli, affresco staccato dal refettorio della Confraternita di S. Crispino da dove proviene anche un’Orazione nell’orto degli olivi (Assisi, Pinacoteca comunale, nn. 22-23). Pace di Bartolo avrebbe completato altri lavori iniziati da Puccio Capanna nella chiesa della fraternita di S. Rufinuccio. Dallo stesso oratorio di S. Rufinuccio, dove se ne conserva ancora la sinopia molto danneggiata nel 1978, proviene anche un altro affresco frammentario di una certa qualità, realizzato a imitazione di una pala d’altare come la Madonna col Bambino e Angeli che presentano i donatori, oggi nel Museo capitolare di S. Rufino.

Gli vengono anche ascritti vari affreschi frammentari fra cui un Eterno benedicente provenienti dalla decorazione absidale di S. Maria Maggiore (Scarpellini, 1982, p. 469), mentre nel monastero di S. Apollinare, uno dei luoghi più significativi per la pittura del Trecento ad Assisi, si trovano le Stimmate di s. Francesco.  Nell’ultima cappella a sinistra della chiesa di S. Pietro si possono ancora vedere un’Annunciazione, una Madonna col Bambino e un S. Vittorino forse parte di un ciclo più esteso(Lunghi, 2012, p. 456). Nell’antico coro delle monache della basilica di S. Chiara è presente un affresco con l’immagine di Urbano V e il committente di datazione più avanzata.

A Pace di Bartolo è anche ricondotta l’elegante tavoletta con l’Imago Pietatis e lo sposalizio mistico di S. Caterina in collezione privata torinese (De Marchi, 1988; Marcelli, 2006, pp. 214 s.), opera per cui è stata proposta una datazione prossima a quella degli affreschi della cappella di S. Giorgio in S. Chiara. La presenza sulla stessa tavoletta di un’iscrizione apocrifa «Iohannes Nicolai me pinxit MCCC», in seguito eliminata, ha indotto a riconoscerne l’autore nello stesso pittore bettonese che aveva collaborato con Pace alla realizzazione degli stemmi sulle porte di Assisi facendone dunque un suo seguace (Lunghi, 2004, pp. 246). L’esistenza di un seguito locale del pittore è stata comunque individuata in una serie di dipinti murali presenti in diverse chiese di Assisi e del territorio che fanno capo a uno stendardo processionale proveniente dalla Confraternita di S. Leonardo, conservato nel Museo della cattedrale di Assisi  (Todini, 1989, I, p.144).

Tutta l’opera riunita sotto il nome di Pace di Bartolo rivela la mano di un artista, che fin dai suoi esordi  propone un nuovo e originale  linguaggio figurativo dove predominano sinuose eleganze gotiche nell’allungamento delle figure, costruite su valori formali lineari, esaltati da  campiture di colore puro come  è più che mai evidente negli affreschi della cappella di S. Giorgio in S. Chiara, per poi aderire con maggiore convinzione ai modelli della pittura giottesca nella declinazione espressiva  che ne aveva proposto ad Assisi  il  Maestro Espressionista di S. Chiara (forse identificabile con Palmerino di Guido da Siena).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, p. 405; Ludovico da Pietralunga, Descrizione della basilica di S. Francesco e di altri santuari di Assisi (1575 circa), a cura di P. Scarpellini, Treviso 1982, pp. 201 s., 469, 472; N. Papini, Notizie sicure sulla vita, morte e sepoltura del Serafico, Foligno 1824, p.315; A. Cristofani, Delle storie di Assisi, Assisi 1866, pp. 149, 243, 453; G. Fratini, Storia della basilica e del convento di S. Francesco in Assisi, Prato 1882, pp.192 s.; A. Brizi, Della Rocca di Assisi, Assisi 1898, pp. 71 n. 44, 146 s.; F. Filippini, Andrea da Bologna miniatore e pittore  del secolo XIV, in Bollettino d’arte, V (1911), pp. 50-62; G. Cristofani, Le vetrate del 300 nella basilica inferiore di Assisi, in Rassegna d’arte, XI (1911), pp. 153-168; U.Gnoli, Pittori e miniatori dell’Umbria, Spoleto 1923, p. 31; G. Cenci, Documentazione di vita assisana, 1300-1550, I, Grottaferrata 1974, pp. 96, 146 s.; F. Todini, in F. Todini - B.Zanardi, P. di B., in La Pinacoteca Comunale di Assisi, Firenze 1980, pp. 61-63; E.Lunghi, P. di B., in La Pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano, 1986, II, p. 646; F. Todini, Pittura del Duecento e del Trecento in Umbria e il cantiere di Assisi, in La Pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano, 1986, II, pp. 407 s.; A. De Marchi, P. di B., in Umbri e toscani tra Due e Trecento, Torino 1988, pp. nn.;  F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, I, pp. 251 s.; E. Lunghi, Frammenti della basilica di S. Francesco ad Assisi, in Atti Accademia Properziana del Subasio, s. 6, (1993) 1994, n.21, pp. 63-83; Id. La decorazione pittorica della chiesa, in M. Bigaroni - H.R. Meier - E. Lunghi, La basilica di S. Chiara in Assisi, Perugia 1994, pp. 137-282; S. Nessi, La basilica di S. Francesco in Assisi e la sua documentazione storica, Assisi 1994, pp. 326-329; F. Marcelli, Il Maestro di Campodonico: rapporti artistici fra Umbria e Marche nel Trecento, Fabriano 1998, p. 124; A.Tomei, La decorazione della basilica. Affreschi e tavole, in S. Chiara in Assisi, architettura e decorazione, Cinisello Balsamo 2002, p. 75; M. Subbioni, La miniatura perugina del Trecento, Perugia 2003, pp. 204-208; E. Neri, La scultura in S. Francesco, in La basilica di S. Francesco ad Assisi, Modena 2002, pp. 209-227; E. Lunghi, Arte a Bettona nel Medioevo e in età moderna, in Bettona II territorio – folklore – letteratura - arte, a cura di F. Santucci, Assisi 2004, pp. 243-248; F. Marcelli, P. di B. in Jacopone da Todi e l’arte in Umbria nel Duecento, Milano 2006, pp. 214 s.; E. Lunghi, Mura e dipinti liberati dagli intonaci per la storia del Palazzo vescovile di Assisi, in Atti Accademia Properziana del Subasio, s.7, (2008-2009) 2011, nn.13-14, pp. 39-59; Id., Giotto e i pittori giotteschi ad Assisi, Marsciano 2012, pp. 286 s., 298, 300, 302, 316, 324, 330, 354, 402, 412.

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