PACIFICO da Cerano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PACIFICO da Cerano

Giancarlo Andenna

PACIFICO da Cerano (o da Novara). – Nacque, probabilmente nel 1424, a Cerano, un borgo del territorio novarese.

Non si conosce il suo nome di battesimo, ma solo quello che scelse quando entrò nell’Osservanza francescana. Allo stesso modo non è noto il nome dei genitori, ma si suppone che egli appartenesse al gruppo familiare dei Ramati, poiché il suo primo, ma succinto, biografo, il vescovo Carlo Bascapè (1612, pp. 56 s.), lo attribuisce a quel casato.

Non è noto dove abbia studiato teologia morale dopo il suo ingresso nell’ordine francescano tra i frati osservanti, avvenuto attorno alla metà del secolo XV; molti biografi moderni propendono per Parigi, Oxford o Bologna, ma senza alcuna giustificazione documentaria. La prima notizia certa del suo operato riguarda l’attività di predicazione svolta nel 1471 nella zona bresciana di Orzinuovi, dove soggiornava nel convento campestre di S. Maria in località Aguzzano, in cui, nel giugno 1465, si tenne il capitolo generale degli osservanti.

La presenza di Pacifico, che era stimato come grande predicatore, si colloca in un periodo travagliato per gli stessi religiosi e per la terra bresciana, passata dal Ducato di Milano alla Repubblica di Venezia, che voleva separare i conventi del nuovo territorio appena acquisito dalla provincia francescana di Milano. A tale scopo i veneti potenziarono un movimento separatista, detto dei Capriolanti, diffuso nell’area bresciana e cremasca, che travagliò per anni la vita spirituale e la missione religiosa dei frati.

Nel giugno 1472 il nuovo vicario generale degli osservanti cismontani, Angelo da Chivasso, impose per obbedienza a Pacifico di recarsi in Sardegna con due soci al fine di predicare. Specializzatosi anche come confessore, Pacifico raccolse le sue osservazioni in un’opera manoscritta in volgare, già pronta nel 1473, che fece circolare tra i confratelli con il titolo di Opereta dicta Sumula ho Vero Sumeta de pacifica conscientia.Il 24 marzo 1479 il libro fu stampato a Milano per i tipi dell’editore Philippus de Lavania, con l’intitolazione: Iesumaria. El titulo. Nel nome de Christo Iesu e de la sua pia Matre Virgine de tutte mediatrice Maria diamante. Commencia el prologo in la sequente opereta dicta Sumula ho uero Sumeta de pacifica conscientia, co[m]posta nel anno del Signore 1473. Lanno 2° del pontificato del beatissimo Sisto papa 4°.

L’opera era indirizzata al sacerdote Vinciguerra e a tutti i confessori non solo regolari, ma anche e soprattutto a quelli secolari, rettori di chiese e cappellani, e mostrava in modo semplice quale fosse l’approccio da mantenere nei confronti del peccatore. Per questo ebbe successo e nel 1497 il bresciano Battista Farfengo la ristampò con il nuovo titolo di Sumeta Aurea de pacifica conscientia. Nel corso del XVI secolo ebbe ben 16 ristampe, la maggior parte delle quali a Venezia, sia prima sia dopo il Concilio di Trento (Pacificus de Novaria, Somma pacifica composta più di cent’anni da Pacifico da Novara, ed. Francisco de Treviso, Venezia 1574).

Era divisa in 33 capitoli dedicati ai dieci comandamenti, ai vizi e ai peccati contro la Chiesa. L’utilità del lavoro di Pacifico era data dalla tecnica di interrogazione e dalla ricerca di umanità che era richiesta al sacerdote, per avvicinarsi al penitente. La parte centrale dell’opera era poi dedicata all’indagine dei peccati secondo lo status sociale del peccatore, pertanto le domande erano formulate in modo specifico ai domini loci, ai rectores, ai giudici, ai milites, agli avvocati, ai medici, agli artigiani, agli agricoltori, ai lavoratori salariati e infine a tutti gli ecclesiastici, regolari e secolari. Molto interessanti, per conoscere la posizione degli osservanti, ormai influenzati dal pensiero di Bernardino da Siena e di Antonino da Firenze, sono le pagine dedicate ai mercanti, per i quali si adombravano, separandoli dal lecito godimento degli interessi, i peccati dell’avarizia e dell’usura. Si tratta di un testo molto moderno, che è servito di recente anche per indagare l’evoluzione della danza all’inizio dell’età moderna (Arcangeli, 2000).

Non si conosce il momento del rientro di Pacifico in Lombardia dalla Sardegna, ma una fonte agiografica del XVIII secolo (Vita del Beato Pacifico da Cerano, 1747) afferma che gli fu affidata la costruzione del convento di S. Maria delle Grazie di Vigevano, eretto a partire dal 1472 su commissione del duca Galeazzo Maria Sforza. Il 25 ottobre 1478 la chiesa del convento fu consacrata dal vescovo ausiliare di Novara Ambrogio Caccia. Il 12 marzo di quello stesso anno Pacifico ricevette dal vicario generale dell’Osservanza francescana, Pietro da Napoli, l’ordine di recarsi a Pavia entro il 10 aprile per partecipare al capitolo generale come predicatore. I cronisti dell’ordine ricordano due suoi importanti interventi oratori.

Subito dopo il capitolo generale, tenutosi a Ferrara nel marzo 1481, Pacifico fu nominato da Pietro da Napoli, di nuovo vicario generale dell’Osservanza, commissario per la Sardegna. Con questo incarico egli avrebbe dovuto recarsi nell’isola con tre confratelli. Portava con sé una lettera di obbedienza, già firmata dal vicario, che gli permetteva sostituire con frati osservanti consenzienti quelli che non avessero voluto seguirlo. Il 6 agosto, però, fra Pacifico non era ancora partito, cosicché Pietro da Napoli gli inviò da Roma una nuova lettera, con cui gli ricordava l’obbligo dell’obbedienza e gli intimava di raggiungere l’isola, nonostante le scuse e le giustificazioni che più volte aveva addotto, cioè di essere ammalato di podagra e di soffrire per altri gravi disturbi. Pacifico indugiò ancora per qualche tempo a Cerano, dove un notaio in una solenne carta lo qualificò con l’espressione «verbi Dei predicator ac ordinis minorum observantie Commissarius Apostolicus super bullas Cruciate contra Turchos factas». Con quel documento Pacifico aveva liberato la comunità ecclesiale del borgo natio da molti obblighi di natura liturgica nei confronti della chiesa locale.

Poi partì per la Sardegna, ma il suo soggiorno fu breve. Già il 14 giugno 1482 Pietro da Napoli scriveva da Firenze al celebre predicatore fra Michele da Acqui, imponendogli per obbedienza di raggiungere la Sardegna, ove avrebbe esercitato la carica di commissario, «propter mortem fratris Pacifici de Novaria» (Regestum Observantiae, 1983, p. 381).

Rimane dunque ignoto il giorno della sua morte; la festività del 6 giugno, secondo i padri Bollandisti, sembra legata al trasporto delle sue reliquie dal convento di S. Maria di Silki presso Sassari al borgo di Cerano, ove presto si diffuse il culto tra gli abitanti. Negli anni Trenta del XVIII secolo la causa di beatificazione fu patrocinata dal padre Giuseppe Maria d’Arzio, guardiano del convento osservante romano di S. Maria in Aracoeli e postulatore delle cause di santità degli osservanti. Nel gennaio 1739 il consiglio del Comune di Novara sollecitò con una devota supplica al pontefice l’iter della pratica, che fu conclusa il 7 luglio 1745 per opera di Benedetto XIV con l’iscrizione di Pacifico nel catalogo dei beati.

Fonti e Bibl.: C. Basilica Petri (Bascapé), Novaria seu de Ecclesia Novariensi, Novara 1612, pp. 56 s.; L. Wadding, Annales Minorum, VII, Lyon 1648, pp. 20, 134; Acta Sanctorum, Junii, I, die sexta, Sylloge historica, Antwerp 1695, coll. 414 s., 802 s.; Apologia per l’ordine de’ frati minori ovvero compendio cronologico della Storia francescana, III, a cura di R-F. Marczic - F.M. Warronatemburg, Lucca 1751, pp. 77, 220; G.G. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum sancti Francisci, II, Roma 1921, p. 303; Regestum Observantiae Cismontanae (1464-1488), Grottaferrata 1983, pp. 168, 274, 301, 324, 381; Anonimo, Vita del Beato P. da C., Milano 1747; Anonimo, Vita del Beato P. da C., Novara 1831; A. Mai, Discorso V in onore del Beato P. da C., in Id., Discorsi di argomento religioso, Roma 1835, pp. 83-91; M. Cazzola, Il Beato P. Ramati e la sua Cerano. Note storiche-statistiche, Novara 1882; A. Viglio, La città di Novara per la beatificazione di frate P. da C., in Bollettino storico per la provincia di Novara, XXI (1927), pp. 226 s.; A. Bosio, Breve vita del Beato P. Ramati da C., Novara 1932; R. Rusconi, Manuali milanesi di confessione editi tra il 1474 ed il 1523, inArchivum Franciscanum Historicum, LXV (1972), pp. 107-156; A. Stoppa, Il beato P. da C., Cerano 1974, p. 55; G. Garzoli, Vita e tempi del beato P. da C., Novara 1982; D. Tuniz, P. da C., in Il grande libro dei santi: dizionario enciclopedico, a cura di C. Leonardi, Milano 1998, III, ad vocem; A. Arcangeli, Davide o Salomè? Il dibattito europeo sulla danza nella prima età moderna, Roma 2000, pp. 92, 95, 222, 234; L. Pisanu, I frati minori di Sardegna dal 1218 al 1639: origini e forte sviluppo della presenza francescana nell’isola, II, Cagliari 2000, pp. 312 s., 325, 414; L. Arcangeli, Milano e Luigi XII: ricerche sul primo dominio francese in Lombardia (1499-1512), Milano 2002, pp. 371 s.; E. Roveda, Uomini, terre e acque: studi sull’agricoltura della Bassa lombarda tra XV e XVIII secolo, Milano 2012, pp. 93 s.; Bibliotheca Sanctorum X, Roma 1968, coll. 4-5; P. Péano, Pacifique de Cerano, in Dictionnaire de spiritualité. Ascétique et mystique. Doctrine et histoire, XII, ad vocem.

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