PAESTUM

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

PAESTUM

Maria Paola Guidobaldi

(XXV, p. 916; App. I, p. 914; II, II, p. 483; IV, II, p. 715)

Tra le attività recenti, oltre ai molti e importanti scavi nella città e nella chora, che hanno perfezionato la conoscenza di monumenti da tempo noti o che hanno arricchito di nuovi documenti il patrimonio archeologico di P., si è registrato un grande fiorire di ricerche e studi intorno a problemi di ordine cronologico, topografico, cultuale, di storia sociale e d'ideologia funeraria, alcuni dei quali, per la vastità del progetto globale, per la complessità degli approcci e per la raffinatezza dell'analisi filologica sono destinati a lasciare un'impronta durevole nella storia degli studi. L'attenzione sempre viva nei confronti di una città che ha avuto la sorte eccezionale di conservare memorie e vestigia di un passato prima greco, poi lucano e infine romano ha trovato la sua più alta espressione nel Convegno di Studio sulla Magna Grecia intorno al tema Poseidonia-Paestum tenutosi a Taranto nel 1987; negli Atti del Convegno, pubblicati nel 1992 con un'aggiornata bibliografia, il lettore potrà ripercorrere l'intera vicenda della città e del territorio dalla fine del 7° secolo a.C. alla piena età romana, alla luce delle più recenti scoperte storiche e archeologiche.

Le ricerche effettuate nella chora poseidoniate (Greco 1979) hanno consentito di ricostruire la storia del paesaggio agrario tra la fine del 7° e la fine del 4° secolo a.C., vale a dire poco prima della deduzione della colonia latina di P.: se la città arcaica e classica pare fosse circondata da una distesa continua di campi coltivati prevalentemente a cereali e circoscritti da colline boscose sfruttate per la pastorizia e l'attività di legnatico, intorno alla metà del 4° secolo a.C., e dunque circa mezzo secolo dopo la conquista lucana della città, le enormi distese di campi aperti si frantumano in numerosi appezzamenti mentre altri se ne ricavano sulle colline disboscate.

Le trasformazioni che si registrano nel territorio, riferibili all'arrivo dei Lucani a Poseidonia, sono alla base di mutamenti profondi nella società pestana, che si riflettono molto bene nel rituale funerario: dai corredi piuttosto sobri delle tombe del 5° secolo si passa tra la fine del 5° e gli inizi del 4° secolo a.C. a corredi che, all'abbondante vasellame, associano preziosi oggetti di ornamento nelle tombe femminili e armature nelle tombe maschili, segni questi dell'alta condizione sociale degli inumati, ulteriormente sottolineata in qualche caso e a partire dalla metà del 4° secolo dalle pitture che ornano le pareti della tomba (Greco Pontrandolfo 1979). Il magistrale studio delle circa 80 tombe dipinte tra la fine del 5° secolo e l'inizio della colonia (Pontrandolfo, Rouveret 1992), fondato sull'analisi filologica dei corredi e delle pitture, ha permesso di precisare le cronologie, riconoscere sistemi e programmi decorativi, le officine, l'ideologia della committenza lucana, orientata dapprima verso modelli culturali di tradizione tarantina e quindi greca, poi, a partire dal terzo quarto del 4° secolo, verso il mondo degli equites Campani. Le pitture tombali di contrada Spinazzo sono espressione della nuova aristocrazia dell'ultimo quarto del 4° secolo, al pari dell'iscrizione in lingua osca e alfabeto greco trovata inserita nell'ultimo gradino dell'edificio circolare dell'agorà, contenente una dedica a Jupiter da parte di Statis-Statiis, probabilmente un meddix tuticus della città (Greco, Theodorescu 1983).

Scavi nella città. - Nell'ambito di una convenzione stipulata tra la Soprintendenza archeologica di Salerno, l'Istituto universitario orientale di Napoli, l'Ecole Française de Rome e il Centre National de la Recherche Scientifique, da una ventina d'anni un'équipe italo-francese conduce scavi sistematici nell'area della città, con lo scopo di chiarire problemi di natura principalmente urbanistica e architettonica. Grazie alle ricerche di E. Greco e D. Theodorescu, si può adesso affermare con sicurezza che le grandi fasi edilizie di Poseidonia-P. si collocano nel 6°-5° secolo, cioè in età greca, e poi a partire dal 3° secolo a.C., mentre la povertà monumentale del 4° secolo si spiega con la continuità d'uso degli edifici greci durante la dominazione lucana, anche se verisimilmente nel quadro di un assetto istituzionale mutato.

È dunque l'impianto della colonia latina del 273 a.C. all'interno di Poseidonia l'episodio che comporta le più consistenti e talvolta brutali trasformazioni urbanistiche archeologicamente documentate. La piazza del foro viene a occupare uno spazio intermedio tra la vecchia agorà e il santuario meridionale, ma gli edifici che bordavano a nord la piazza romana si sovrappongono ai margini meridionali dell'agorà, quelli che la fiancheggiavano a sud invadono la stoà del lato settentrionale del santuario. Alla prima fase della colonia vanno riferiti il macellum e le tabernae che si aprono sul lato meridionale della piazza e, lungo il lato nord della stessa, le tabernae e il Comizio, edificio circolare iscritto entro analemmata rettangolari fortificati con terrapieni, la cui fetta occidentale verrà tagliata dal podio del tempio dorico-corinzio, costruito probabilmente negli anni della guerra annibalica e nel quale M. Torelli ha identificato il tempio di Mens. A est del Comizio è il cosiddetto aerarium, in cui attualmente si tende però a riconoscere il carcer della città. Alla prima fase della colonia appartiene anche il cosiddetto ginnasio, un complesso monumentale posto a nord del foro e alle spalle delle tabernae del lato nord-ovest, nel quale Greco ha persuasivamente riconosciuto i resti del santuario per il culto di Fortuna Virilis/Venus Verticordia, che alle calende di aprile prevedeva il lavacro rituale della statua della dea e quello delle partecipanti al rito.

Di recentissima esplorazione è un monumento situato sul lato sud-orientale del foro, già scavato agli inizi del secolo e interpretato come cisterna e palestra, ma nel quale andrebbe invece riconosciuto un santuario per il culto di divinità connesse con acque salutari e in particolare Esculapio. Infine, a circa 200 m dalla Porta Marina, in un'area compresa entro le mura, è stato individuato il quartiere dei vasai, attivo certamente nella seconda metà del 4° secolo a.C., ma la cui produzione sembra interrompersi proprio in coincidenza con la deduzione della colonia.

Scavi nel territorio. - Località Tempalta: a 14 km a nord-est di P., tra il 1984 e il 1985 è stata indagata una necropoli che appare usata tra la seconda metà del 7° e la fine del 4° secolo a.C., con vuoti di documentazione tra il pieno 6° e la metà del 5°. Il dato più importante emerso dall'esplorazione archeologica è rappresentato dal rinvenimento di una decina di tombe precedenti la fondazione di Poseidonia.

Località Ponte di Ferro: a 850 m a nord-ovest delle mura di P. dal 1983 si scava una necropoli databile tra gli ultimi decenni del 6° e l'inizio del 5° secolo a.C. Il rito funerario è quello dell'inumazione in piena sabbia e la maggior parte delle sepolture è senza corredo. Il livello molto modesto di questa necropoli urbana è stato interpretato come espressione di un gruppo sociale subalterno al quale viene assegnata una precisa area sepolcrale (Avagliano 1985).

Località Santa Venera: a sud delle mura, oltre la fascia di santuari immediatamente extraurbani, sono state esplorate 320 tombe databili tra la fine del 6° e l'ultimo quarto del 5° secolo a.C., che presentano struttura, rituale funebre e corredo assolutamente omogenei.

Le sepolture, orientate est-ovest, sono disposte lungo assi paralleli e a circa 1,50 m l'una dall'altra. Le fosse, tagliate con precisione nella roccia, recano spesso tagli di controfossa per l'aggiunta di lastroni di copertura. Allineata con le tombe è una strada databile nella prima metà del 5° a.C., che risulta successivamente tagliata da un'altra strada con andamento nord-sud che, databile nella prima metà del 4°, si sovrappone alle tombe della fase precedente, testimoniando in tal modo una diversa destinazione dell'area nella piena età lucana. L'ingente quantità di frammenti ceramici rinvenuta al di sopra delle tombe è da ricollegare alle libagioni successive al seppellimento del cadavere e forse anche alla periodica frequentazione da parte dei congiunti. Riguardo alla composizione dei corredi, nelle tombe maschili si nota la presenza di oggetti allusivi al mondo della palestra (per individui al di sotto dei 40 anni) e alla pratica del simposio. Le deposizioni femminili risultano invece meno caratterizzate e recano scarsissimi oggetti di ornamento personale, mentre del tutto assenti sono i vasi potori; in queste sepolture gli elementi principali evocatori della cura del corpo sono la lekythos e l'alabastron per gli unguenti. La rarefazione del corredo e soprattutto la regolarizzazione dello spazio della sepoltura sono espressione di una società fortemente strutturata, ma che non intende caratterizzare il defunto (Cipriani 1989).

Santuario di Santa Venera: tra il 1982 e il 1985 il grande santuario extraurbano noto fin dal 1907 e scavato da Sestieri tra il 1952 e il 1954 è stato oggetto di quattro campagne di scavo condotte dalle università di Perugia e del Michigan, che hanno chiarito problemi di ordine cronologico e cultuale. Se statuette fittili degli inizi del 6° secolo attestano una frequentazione dell'area sacra all'indomani della fondazione della città e parlano di un culto di Afrodite-Astarte, la monumentalizzazione del santuario va posta tra la fine del medesimo secolo e i primi decenni del 5°. In piena età lucana, e cioè nel corso del 4° secolo, esso resta oggetto di un culto intenso, ma è intorno alla seconda metà del 1° a.C.-inizi del 1° secolo d.C. che si registrano gli interventi edilizi più interessanti: sono opera della sacerdotessa Sabina, che restaura magnificamente l'oikos, e di sua nipote Valeria, la quale aggiunge edifici che rimandano al culto dell'Afrodite di Samotracia (Pedley, Torelli 1984).

S. Nicola di Albanella: scoperto casualmente nell'estate del 1978, il santuario campestre di contrada S. Nicola, nelle immediate vicinanze del torrente Vallone del Bagno, a 16 km a nord-est di P., è stato oggetto di diverse campagne di scavo tra il 1979 e il 1986. L'elemento più antico messo in luce è un recinto sacro di forma quadrangolare realizzato con piccole pietre a secco e con ingresso a ovest, l'impianto del quale risalirebbe agli inizi del 5° secolo a.C. L'interno è bipartito in senso est-ovest da una coppia di muretti che includono sei focolari allineati. Verso la metà del 4° secolo, nello spazio antistante l'ingresso del recinto viene creato un piccolo deposito votivo, mentre alla fine del medesimo secolo viene scaricato e accuratamente sigillato in corrispondenza del recinto abbondantissimo materiale votivo databile prevalentemente nel 4° secolo e legato al culto di Demetra e Kore. Lo scarico di questo materiale segna l'abbandono del luogo sacro (la cui frequentazione non era stata interrotta dopo la conquista lucana di Poseidonia), al quale corrisponde quello delle vicine fattorie, in entrambi i casi per effetto delle trasformazioni del territorio successive alla deduzione della colonia latina di Paestum. Nel 1987, a breve distanza dal recinto sacro sono state localizzate una nuova necropoli lucana e un'area di fornaci con materiali riferibili al 4° secolo a.C. (Cipriani 1989).

Capodifiume: presso le sorgenti del Capodifiume, 6 km a nord-est di P., l'università di Salerno tra il 1980 e il 1981 ha esplorato un'area che risulta interessata da una frequentazione cultuale a partire dai primi decenni del 4° secolo a.C., mentre tra la fine del medesimo secolo e la prima metà del 3° a.C. si assiste a un notevole incremento dei doni votivi coroplastici e ceramici. Probabilmente si praticava qui un culto all'aperto legato alle stesse sorgenti del fiume e in un momento successivo, ricollegabile forse alla deduzione della colonia latina di P., l'area sacra venne monumentalizzata con la costruzione di un tempietto e, a quanto pare, anche di altri edifici, le cui tracce sono visibili nell'acqua. Dall'esame dei doni votivi rinvenuti a Capodifiume è stata avanzata l'ipotesi che vi si praticasse il culto di Persefone.

Sacello nell'area del Camping Apollo: a 300 m a sud-ovest delle mura è stato in parte riesplorato un tempietto già scavato da M. Napoli nel 1966 e nel quale va con ogni probabilità riconosciuta una cappella del culto isiaco derivante da quello di Venere e costruita intorno alla fine del 3° secolo a.C. (Torelli 1992).

Bibl.: Notizie e rassegne sui più importanti rinvenimenti compaiono negli Atti dei Convegni di Studio sulla Magna Grecia, che ogni anno si tengono a Taranto (sezione ''Le rassegne archeologiche'': Soprintendenza archeologica delle province di Salerno, Benevento e Avellino). V. soprattutto: Poseidonia-Paestum, Atti del Ventisettesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto-Paestum, 9-15 ottobre 1987, Taranto 1988 (ma 1992), ove sono affrontati i temi della monetazione, della scultura, delle necropoli, dei santuari, dell'urbanistica e dell'architettura, e infine di P. romana; J. G. Pedley, Paestum. Greeks and Romans in Southern Italy, Londra 1990; Paestum, a cura di F. Zevi, Napoli 1990.

Il territorio: E. Greco, Ricerche sulla chora poseidoniate. Il paesaggio agrario dalla fondazione della città alla fine del sec. IV a.C., in Dial. di archeologia, 1 (1979), pp. 7-26; M. Mello, Note sul territorio di Poseidonia, in Miscellanea Greca e Romana, 7, Roma 1980, pp. 287-309; E. Greco, Considerazioni su alcuni modelli di organizzazione dello spazio agrario nelle città greche dell'Italia meridionale, in Archaeologia (Warsz.), 33 (1982), pp. 47-58; AA.VV., Paestum, Città e territorio nelle colonie greche d'Occidente, 1, Istituto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia, Napoli 1987 (preziosa sintesi degli insediamenti compresi nel territorio, fondata sul censimento delle notizie edite, sullo spoglio dei dati dell'Archivio della Soprintendenza e sulla segnalazione dei più recenti scavi e ricognizioni).

Templi greci: oltre al contributo di D. Mertens in F. Zevi, cit., pp. 81-101, v. F. D. van Keuren, Tradition and invention in the iconographic program of the early archaic temple in the Hera sanctuary at Foce del Sele, Diss. Brown University 1973 (xxvii), Ann Arbor 1982; H. Lauter, Ein archaischer Hallenbau in Poseidonia-Paestum, in Römische Mitteilungen, 91 (1984), pp. 23-45; M. Sestieri Bertarelli, Statuette femminili arcaiche e del primo classicismo nelle stipi votive di Poseidonia. I rinvenimenti presso il tempio di Nettuno, in Rivista dell'Ist. Naz. di Archeol. e Storia dell'Arte, 12 (1989), pp. 5-47; D. Mertens, Der Alte Heratempel in Paestum und die archaische Baukunst in Unteritalien, Magonza 1993.

Ipogeo: M. Sestieri Bertarelli, Nuove ricerche sull'ipogeo di Paestum, in Mélanges Ecole Française de Rome, 97, 2 (1985), pp. 647-84.

I culti: A. M. Ardovino, I culti di Paestum antica e del suo territorio, Salerno 1986. Santuari extraurbani: località Santa Venera: W. Johannowsky, J. G. Pedley, M. Torelli, Excavations at Paestum 1982, in American Journal of Archaeology, 87 (1983), pp. 293-303; J. G. Pedley, M. Torelli, Excavations at Paestum 1983, ibid., 88 (1984), pp. 367-76; J. G. Pedley, Excavations at Paestum 1984, ibid., 89 (1985), pp. 53-60; T. D. M. Menard, The archaic and classical pottery from the sanctuary at locality Santa Venera in Paestum, Italy, Diss. Univ. of Michigan 1990, Ann Arbor 1991; R. Ammerman Miller, The naked standing Goddess: A group of archaic terracotta figurines from Paestum, in American Journal of Archaeology, 95 (1991), pp. 203 ss.; J.G. Pedley , M. Torelli, The Sanctuary of S. Venera of Paestum, Roma 1993. Contrada S. Nicola di Albanella: M. Cipriani, S. Nicola di Albanella. Scavo di un santuario campestre nel territorio di Poseidonia-Paestum, Roma 1989.

Necropoli: G. Avagliano, Paestum, necropoli di Ponte di Ferro, in Rassegna Storica Salernitana, n.s., 2 (1985), pp. 261-68; M. Cipriani, Morire a Poseidonia nel V secolo. Qualche riflessione a proposito della necropoli meridionale, in Dial. di Archeologia, 7,2 (1989), pp. 71-91. Tombe dipinte, ideologia funeraria e storia sociale: A. Greco Pontrandolfo, Segni di trasformazioni sociali a Poseidonia tra la fine del V e gli inizi del III a.C., in Dial. di Archeologia, 2 (1979), pp. 27-50; E. H. Corrigan, Lucanian tomb paintings excavated at Paestum 1969-1972. An iconographic study, Diss. Columbia Univ. 1979, Ann Arbor 1982; A. Pontrandolfo, A. Rouveret, Le tombe dipinte di Paestum, Modena 1992 (con bibl. precedente). La ''tomba del tuffatore'': B. D'Agostino, Le sirene, il tuffatore e le porte dell'Ade, in Annali Ist. Univ. Orientale di Napoli. Archeologia e Storia Antica, 4 (1982), pp. 43-50; E. Greco, Non morire in città. Annotazioni sulla necropoli del ''tuffatore'' di Poseidonia, ibid., pp. 51-56; B. Otto, Die Fresken der Tomba del Tuffatore in Paestum, in Echo. J. B. Trentini zum 80. Geburtstag gewidmet, Innsbruck 1990, pp. 263-78.

Il Museo: AA.VV., Il museo di Paestum. Appunti per una lettura critica del percorso espositivo, Agropoli 1986.

Monetazione: G. Prisco, Tra economia e società. La moneta e la tomba a Poseidonia, in Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica, 27-28 (1980-81), pp. 103-15; A. Pontrandolfo Greco, Per una puntualizzazione della cronologia delle monete a leggenda Paistano, ibid., 30 (1983), pp. 63-81.

Scavi nella città: E. Greco, D. Theodorescu, Poseidonia-Paestum I, La Curia, Roma 1980; Poseidonia Paestum II, L'Agorà, ivi 1983; Poseidonia-Paestum III, Forum Nord, ivi 1987 (Coll. Ec. Franç. 42).

Le mura: I. D'Ambrosio, Le fortificazioni di Poseidonia-Paestum. Problemi e prospettive di ricerca, in Annali Ist. Univ. Orientale di Napoli. Archeologia e Storia Antica, 12 (1990), pp. 71-101.

Paestum romana: M. Torelli, C. Cocceius Flaccus, senatore di Paestum, Mineia M.f. e Bona Mens, in Annali dell'Univ. di Perugia, n.s., 18 (1980-81), pp. 103-15; F. Arcuri, In margine ad alcune epigrafi romane di Paestum, in Boll. St. Salerno e Principato di Citra, 4,1 (1986), pp. 5-15; E. Greco, Archeologia della colonia latina di Paestum, in Dial. di Archeologia, 6,2 (1988), pp. 79-86; M. Torelli, Paestum romana, in Poseidonia-Paestum, Atti del Ventisettesimo Conv. di Studio sulla Magna Grecia, cit., pp. 33-115.

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