PALESTINA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

PALESTINA (XXVI, p. 73; App. I, p. 916; II, 11, p. 489)

Umberto BONAPACE
Giorgio Raffaele CASTELLINO

La regione, che fino al 1948 si identificava in gran parte con il territorio a mandato britannico di P., è stata teatro di vicende che ne hanno radicalmente trasformato l'assetto politico, sociale, etnico, religioso, linguistico ed economico. L'afflusso organizzato di centinaia di migliaia di Ebrei da ogni parte del mondo, la rivendicazione presso le Nazioni Unite di uno stato israeliano libero, l'ostilità dei paesi arabi e il loro rifiuto di costituire uno stato arabo-israeliano (secondo le proposte dell'ONU), furono i fatti più salienti che condussero al ritiro delle truppe britanniche, alla cessazione automatica del regime di mandato e alla proclamazione dello stato di Israele (14 maggio 1948). Le ostilità subito mosse dai paesi della Lega araba contro il nuovo stato, si conclusero nel 1949 con una serie di armistizî separati fra Israele e l'Egitto (24 febbraio), il Libano (23 marzo), la Giordania (3 aprile) e la Siria (20 luglio). Il territorio d'Israele restava così delimitato dalla linea d'armistizio che costituisce tuttora il confine del nuovo stato. Rispetto all'ex territorio a mandato di P., lo stato di Israele (v., in questa App.) risulta menomato di buona parte delle regioni montuose della Samaria e della Giudea. Un saliente giordano si spinge infatti a O del solco Giordano-Mar Morto, fino quasi alla piana costiera, ma la città di Gerusalemme resta divisa fra Israele, che ne detiene i quartieri moderni, e la Giordania, che occupa la città antica, entro le cerchia delle mura. Altra cospicua variazione territoriale è costituita dal cosiddetto corridoio di Gaza, in mano egiziana.

I riflessi degli avvenimenti politici sopra accennati sulle condizioni del popolamento in P. furono imponenti. Da una parte l'immigrazione ebraica, proveniente da ogni parte del mondo e favorita apertamente all'indomani della proclamazione del nuovo stato d'Israele, acquistò proporzioni colossali. Dall'altra il rifiuto degli stati arabi di giungere ad un accordo che consentisse la pacifica convivenza in tutta la P. dei due elementi etnici, provocò l'evacuazione in massa degli Arabi dal territorio del nuovo stato ebraico.

Nel maggio del 1948 la popolazione ebraica della P. assommava a 655.000 abitanti, quella araba a 690.000 (nella sola P. ora israeliana). Alla fine del 1950 la popolazione ebraica era salita a 1.450.000 ab., mentre ben 520.000 Arabi avevano lasciato il territorio d'Israele. Di questi il 66% si rifugiarono nella P. araba, e cioè nelle zone dell'ex mandato britannico rimaste in possesso della Giordania e dell'Egitto. I rimanenti trovarono asilo nel Libano (14%), nella Giordania (9,5%), nella Siria (10%) e nell'‛Irāq.

La corrente immigratoria ebraica in Israele continuò negli anni successivi al 1950, pur perdendo gradualmente consistenza fino quasi a estinguersi. Nel 1960 lo stato d'Israele contava una popolazione complessiva di 2.088.000 abitanti, di cui 1.859.000 Ebrei.

Mentre gli elementi immigrati davano impulso a un cospicuo sviluppo economico, sì da fare in pochi anni della P. israeliana un paese moderno, economicamente e socialmente progredito, i lembi di territorio palestinese incorporati nei finitimi paesi arabi gravitano entro sistemi economici arretrati o in lento e faticoso sviluppo e non hanno recato l'apporto di particolari ricchezze, ma piuttosto l'aggravio di una popolazione di profughi e diseredati, il cui inserimento nella vita dei varî paesi è tuttora problematico, specie per la Giordania (v. in questa App.) che ne ha assorbito la quota maggiore.

Archeologia (App. II, 11, pp. 491-497).

Nell'ultimo decennio l'attività archeologica è stata assai viva. A Gerico, dopo le prime campagne dovute a J. Garstang (1930-35), si sono ripresi gli scavi sotto la direzione della sig.na Kathleen Kenyon: mediante la penetrazione fino agli strati più profondi si sono precisati i periodi di occupazione del tell e si sono migliorate le conoscenze sulle culture che vi si succedettero (v. gerico).

A Tell el-Far‛ah gli scavi, cominciati nel 1946 e interrotti nel 1951 in seguito alle scoperte del Mar Morto, sono stati ripresi nel 1954 e continuano al presente. Si sono fatte in tutto otto campagne e si prevede che la prossima possa essere l'ultima. Tre cantieri principali e le necropoli hanno documentato l'occupazione del colle attraverso i varî periodi dal Calcolitico al Ferro, rivelando parti delle fortificazioni, una delle porte, i quartieri di abitazione. Le tombe negli strati più profondi risalgono al Calcolitico e furono sfruttate poi anche nei periodi seguenti. Più antiche sarebbero le tracce di fondazioni di capanne negli strati di profondità. Il Bronzo antico, divisibile in cinque periodi, si segnala per una ceramica molto uniforme, in due gruppi principali, senza interruzione tra le due fasi più antiche. Sopra lo strato calcolitico, con l'apparire della ceramica del Bronzo antico, si hanno le prime costruzioni in cinque strati. In un silo, o fossa, è stato trovato un piccolo modello di santuario in terracotta, che ricorda analoghi modelli di Idalion (Cipro) e altri di Transgiordania. Segue una distruzione delle difese, con conseguente abbandono, fino al Bronzo medio II, quando le difese vengono ricostruite. Elemento di rilievo è il canale di scolo della città. Nelle ultime campagne sono emersi i piani di numerose case del Bronzo antico I e II (3100-2600), un grande edificio (tempio ?) e una strada con botteghe d'artigiani ai lati, tra cui quella d'un vasaio con gli strumenti in loco. Il secondo cantiere ha illustrato invece piuttosto i periodi del Ferro, con costruzioni in quattro fasi. Il terzo cantiere (aperto nel 1959 nell'angolo sud-ovest) ha messo in luce il muro di difesa del Bronzo medio, con magazzini. L'identificazione di Tell el-Far‛ah con Tirsa, dapprima capitale di Omri e poi da lui abbandonata per fondare la nuova capitale Samaria (ca. 880), già suggerita da W. F. Albright (1931) e ripresa dalla Kenyon, è ora accettata definitivamente anche dallo scavatore, R. de Vaux, in base all'esame della ceramica e dell'architettura.

Meritano una breve menzione gli scavi di Tabara el-Akrad, nella Siria del nord, eseguiti da Sinclair Hood e L. Woolley (1948-49). È una sede occupata dal tardo Calcolitico all'inizio del Ferro. Notevoli la ceramica, con affinità mesopotamiche (Uruk e Gemdet Naṣr) negli strati V-VI, e la cultura di tipo Khirbet Kerak (SO del lago di Genezaret), riscontrata negli strati I-IV. I sincronismi e le sequenze cronologiche con i vicini Tell Aṭšāna e Tell eš-Sheiḫ (v. siria) sono tra i resultati più notevoli di questi scavi.

A Qasīleh, a nord di Tel Avīv, B. Maisler ha condotto tre campagne (1948-50), mettendo in luce una sede occupata dal periodo del Ferro antico I e II (sec. 12°-8°) fino al persiano e arabo. La chiara sequenza degli strati ha permesso di stabilire una cronologia relativa ben definita: periodo filisteo (str. XII-XI), preisraelita (X), David e Salomone (IX), re d'Israele (VIII-VII). Una nuova campagna (1957) nell'antico cimitero ha posto in luce tombe con ceramica del sec. 1° a. C. e sepolture di animali (primogeniti) del sec. 4° a. C.; inoltre ha portato all'identificazione della città con l'antica Raqqōn (Giosuè, 19, 46).

La biblica Dōthān (odierna Tell Doṯā), a 75 km a nord di Gerusalemme, è stata scavata dal Free (1953). Ne sono risultati undici strati, distribuiti dal Ferro I (1200-900) al Calcolitico. Nel pendio sud si sono scoperti una fornace di ceramica del periodo del Ferro, i corsi superiori delle mura della città (Bronzo medio) e un tesoro di sei giare e brocche (pure Bronzo medio). Nel IV strato si è trovato lo scheletro di un bambino con quattro recipienti (forse un sacrificio di fondazione).

Più a nord, nella regione di el-Ḫule, tra il 1955-58, per iniziativa di Y. Yadin si sono eseguite quattro campagne di scavi (da continuarsi) a Tell el-Qedah, l'antica Hazor, più volte menzionata nella Bibbia (v. hazor, in questa App.).

Nella regione costiera son da ricordare gli scavi di Giaffa (volgata Joppe, ebraico Yāfō), eseguiti nel 1955 e 1958. I diversi strati comprendono i periodi bizantino, ellenistico, persiano (muro in grandi pietre con ceramica fenicia e d'importazione attica), Ferro, Bronzo ultimo (nel IV strato una strada lunga m 18, larga 4, e nello strato VI gli stipiti in pietra della porta e la pavimentazione d'una strada). Presso la porta della città è stata scoperta un'iscrizione geroglifica di Ramses II (1301-1234). I resti più antichi sono del periodo degli Hyksos (ca. 1700 a. C.).

Khirbet el-Muqanna, nella regione dei Filistei, esplorata nel 1957, si è dimostrata la sede più estesa del periodo del Ferro trovata in Palestina: cinta quadrangolare di mura, porta e torre fortificate (simile a quelle di Megiddo IV e Lachis II), edificio di 80 m (scuderie ?). È stata suggerita l'identificazione con Accaron (Eqrōn).

Una missione italiana, diretta da A. Calderini, ha iniziato nel 1959 gli scavi a Cesarea di Palestina, esplorando la parte NE delle mura e resti del teatro (periodo romano). Dal 1960 una missione dell'università di Roma si è unita a parità ad una spedizione israeliana a Ramat Rahel, presso Gerusalemme, dove sono state rinvenute una fortezza israelitica, terme romane ed una chiesa bizantina dedicata alla Vergine. Sul Monte Oliveto (1959) si sono eseguiti scavi presso il luogo dell'Ascensione, che hanno messo in luce resti dei periodi bizantino e crociato.

Degli scavi in Transgiordania rientrano nella presente trattazione quelli di Dībān (la biblica Dībōn) a 64 km a sud di Amman, iniziati nel 1950 e svoltisi poi dal 1952 in avanti regolarmente. È stato messo in luce un edificio nabateo (1° sec. d. C., o più tardi), che ne racchiudeva un altro romano di cui restano le fondamenta, costruito sotto Caracalla e Geta (ca. 208-211 d. C.). Una chiesa cristiana, che ha sfruttato l'edificio precedente, appartiene probabilmente al sec. 8° d. C. Inoltre si hanno resti delle mura, della porta, e tombe dei periodi del Ferro e Bizantino. La sede del Bronzo antico occupava un'area maggiore verso il nord del tell.

A Masada, sulle rive del Mar Morto, tra il 1955 e il 1956 si sono fatti scavi che chiariscono le condizioni delle costruzioni di Erode (37-31 a. C.), l'occupazione romana (6-66 d. C.), e la successiva occupazione degli Zeloti, che vi resistettero fino al 73 d. C. Da ricordare infine le ricerche condotte dagli Israeliani (Y. Yadin e altri) in caverne del deserto di Giuda, con ritrovamenti di materiale calcolitico e del periodo della seconda rivolta contro i Romani. Vedi tav. f. t.

Bibl.: Bibliographie analytique de l'Assyriologie et de l'Archéologie du Proche-Orient, I, 1954-1955, nn. 294-472 (Israël et Jordanie); W. F. Albright, The Bible after twenty five years of archaeology (1932-52), in Religion and life, XXI (1952), separatamente stampato da Biblical Colloquium, Pittsburg; id., Recent Discoveries in Bible Lands, in Young's Analytical Concordance, New York 1955, e separatamente pubblicato da Biblical Colloquium, Pittsburg; G. Lankester Harding, The Antiquities of Jordan, Londra 1959; J. Simons, The geographical and topographical texts of the Old Testament, Leida 1959; Sh. Yeivin, A decade of archaeology in Israel 1948-1958, Istanbul 1960. Sugli scavi italiani: A. Frova, Caesarea Maritima, Milano 1959; A. Ciasca-G. Garbini, Il Colle di Rachele, Roma 1960. Resoconti regolari sugli scavi sono dati da Israel exploration journal (per Israele); Palestine exploration quarterly; Revue biblique; Bulletin of the american oriental society, ecc.

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