PALMA di Montechiaro

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

Vedi PALMA di Montechiaro dell'anno: 1963 - 1996

PALMA di Montechiaro (v. vol. V, p. 898)

G. Castellana

Le ricerche condotte dagli anni '70 in poi nel territorio di P. di Montechiaro hanno evidenziato una ricchezza di insediamenti a partire dall'età neolitica.

Sulla collina di Piano Vento è stato indagato un insediamento neolitico le cui testimonianze più antiche si possono far risalire alla facies pre-stentinelliana, databile alla fine del VII millennio a.C. Probabilmente nel corso del V millennio, nel momento in cui nella Sicilia orientale si sviluppano i villaggi stentinelliani fortificati con fossati e protetti da un muro ad aggere all'interno, sulla stessa collina di Piano Vento si edifica un nuovo villaggio difeso lungo il costone meridionale da un vero e proprio muro. L'impianto abitativo si basa su un sistema di capanne circolari e rettangolari sovrapposte le une alle altre. L'ultimo livello di vita finora riscontrato, pertinente all'età neolitica delle ceramiche dipinte, presenta, come unità abitativa, capanne circolari protette alle spalle da un recinto rettilineo. Tale struttura sembra trovare riscontro nell'agrigentino nell'insediamento neolitico di Serra del Palco presso Milena.

Con l'inizio dell'Età del Rame il sito di Piano Vento ritorna a essere abitato da un gruppo umano caratterizzato da alta statura e da un aspetto generalmente rude, riferibile alla varietà ellissomorfa della tipologia europeo-occidentale (Mallegni, 1984 e 1986). Questo gruppo sfrutta il banco di gesso situato nella parte settentrionale della collina per scavarvi il fondo delle capanne la cui parte superiore è realizzata in parte con muretti a secco; seppellisce i propri morti nell'area già sede del villaggio neolitico in tombe a fossa, a cella ipogea e a circolo, deponendovi un ricco corredo costituito da vasi tipologicamente vicini a quelli della cultura S. Cono-Zubbia-Piano Notaro, ma decorati con strisciate e cuppelle excise secondo una tecnica di tradizione neolitica. Nella necropoli è apparso evidente il rito della scarnificazione delle ossa costantemente dipinte di ocra. Testimonianze di vita neolitica sono state rintracciate in località Falcone e in località Ciotta.

Gli scavi condotti sulle colline sovrastanti la grotta «Zubbia-Francesco Caputo» hanno accertato la presenza di piccoli insediamenti della prima Età del Rame che si sviluppano entro recinti circolari racchiudenti capanne, anch'esse circolari, appartenti alla cultura di S. Cono. Una di queste capanne venne riutilizzata durante la facies di Serraferlicchio.

A Monte Grande è stato individuato e in parte scavato un insediamento castellucciano del Bronzo Antico difeso da un poderoso muro di cinta. L'abitato si articola in una serie di recinti circolari, ¡tra di loro tangenti e in successione, che racchiudono gruppi di capanne. Uno di questi recinti ha un diametro di m 38. Le ricerche più recenti hanno accertato la funzione religiosa di tali recinti consacrati al culto della fertilità e databili al XVI-XV sec. a.C. in base a ceramiche egee del Tardo Elladico I/II associate con le ceramiche castellucciane.

In località Madre Chiesa sono apparse significative testimonianze del Bronzo Medio della cultura di Thapsos con presenza di ceramiche micenee del Tardo Elladico IIIA; un'abitazione presentava una ricca suppellettile. È da rilevare in questo villaggio un recinto circolare in parte intagliato nella roccia e in parte costruito con massi di pietra calcarea nel cui interno sono alcune capanne.

Per quanto riguarda l'età greca si segnala la scoperta di un sacello di tipo geloo sul colle del Castellazzo, consacrato al culto delle divinità ctonie, databile tra la prima metà del VI sec. e la fine del IV sec. a.C. Numerose fattorie o borgate rurali sono state individuate in vari punti del territorio palmese (Punta Ciotta, Cugna Pennati, Cipolla, Mandranova Roba Maia, Salice), documentando la capillare ellenizzazione del territorio da parte dei Geloi e degli Acragantini. Questi, per assicurarsi il dominio assoluto della conca valliva, occuparono i punti più alti e strategicamente più rilevanti del territorio creando un vero e proprio sistema di controllo ottico che sarà ripetuto in età medievale utilizzando gli stessi punti di osservazione (Castellazzo, Piano della Città, Montagna del Bosco, Sirone e Castello).

Numerose appaiono le testimonianze archeologiche di età romano-bizantina. Tra queste l'insediamento di Narasette nel cuore della conca lungo il fiume Palma, in cui pare debba essere identificata Daedalium, la statio dell'Itinerarium Antonini lungo la via per maritima loca che da Agrigento portava a Siracusa. Un altro insediamento romano-bizantino è stato rintracciato in località Casserino, mentre in località Cignana è stata individuata una villa romana di età costantiniana cui sono da riferire le catacombe del predio Sortino.

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