Panamá

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Panamá, Stato dell’America Centrale il cui territorio comprende la sezione più meridionale e più stretta della regione degli istmi, fra l’Oceano Atlantico a N e l’Oceano Pacifico a S. Confina a E con la Colombia e a O con la Costa Rica.

Caratteristiche fisiche

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Il territorio è dominato da una serie di catene montuose che si allungano da O a E. L’ossatura della sezione occidentale è costituita dall’imponente catena di Veraguas (Cordigliera Centrale), digradante nella Serranía de la Tabasará. Sovrastano il fascio montuoso alcuni edifici vulcanici, tra cui il Chiriquí (3480 m, la massima elevazione del paese). Orla il piede della montagna, sul Mar Caribico, una fascia piatta, acquitrinosa, con lagune, la più vasta delle quali è quella di Chiriquí. Nell’area centrale del paese, la regione meno elevata del territorio, la morfologia originaria è stata profondamente alterata dalla mano dell’uomo con la costruzione del canale interoceanico. Gli archi montagnosi orientali, paralleli fra loro, hanno inizio con la Cordigliera di San Blas e proseguono con la Serranía del Darién, che, con la sua incurvatura terminale, rinserra il bacino del Tuira che sbocca nel Pacifico (Golfo di San Miguel). Il Panama ha un clima di tipo subequatoriale, caldo e umido, con temperature elevate tutto l’anno ed escursioni stagionali modestissime. Tali condizioni si mitigano con il crescere dei valori altimetrici, articolandosi nelle tipiche fasce delle tierras calientes, templadas e frías. Le piogge sono copiose specialmente sul versante caribico, (medie di 2500 mm, fino a oltre 3500); meno abbondanti sul Pacifico, (nel Golfo di Panama scendono al di sotto dei 2000 mm e sono interrotte da una stagione secca di tre mesi). I fiumi, numerosi, sono in genere di corso breve e ricchi d’acqua.

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Popolazione

La crescita demografica è caratterizzata da un ritmo abbastanza sostenuto (tasso dell’1,5% annuo), dovuto prevalentemente, con l’inaridirsi dei movimenti immigratori, alla componente naturale. Intensi gli spostamenti interni verso i bordi del Canale e verso le città di Panamá e Colón, divenute meta di particolare attrazione demografica. Più popolate sono le terre di media altezza della fronte pacifica occidentale, mentre assai rarefatto è il velo umano nella pianura costiera settentrionale e nella prov. di Darién.

Oltre allo spagnolo, lingua ufficiale, è molto diffuso l’inglese. L’85% della popolazione è di religione cattolica, mentre il rimanente 15% è protestante.

Condizioni economiche

L’economia della Repubblica è fondata sugli introiti derivanti dalle tariffe di transito attraverso il Canale (su cui Panama ha recuperato, il 1° gennaio 2000, la piena sovranità) e sull’attività della flotta mercantile. Grazie alla situazione di pressoché completa deregolamentazione, con le cospicue facilitazioni fiscali, oltre che sindacali, la marina battente bandiera panamense (in gran parte navi di armatori stranieri ai quali la bandiera panamense fa da bandiera ombra), è divenuta di gran lunga la maggiore del mondo. La permissiva legislazione ha inoltre favorito l’afflusso di ingenti capitali esteri e ha reso Panama un’importante piazza finanziaria offshore. Il settore dei servizi è di gran lunga dominante (partecipa alla formazione del PIL per il 77,6% e occupa il 67% della popolazione), mentre l’agricoltura e l’industria rimangono attività di secondo piano. La prima presenta il tradizionale sdoppiamento fra un settore di sussistenza (mais e riso), di norma arretrato e basato sulla piccola proprietà contadina, e un settore commerciale più progredito, indirizzato all’esportazione di prodotti di piantagione (banane, cacao, canna da zucchero), dove prevale il latifondo e per il quale vi è un largo impiego di capitale straniero. Abbastanza rilevante l’attività peschereccia (soprattutto gamberi destinati all’esportazione). L’industria manifatturiera conta pochi impianti, fra l’altro alquanto obsoleti, per la lavorazione di prodotti agricoli e zootecnici, alcuni cementifici e raffinerie di petrolio. La bilancia commerciale è nettamente passiva e, nonostante il diradarsi delle relazioni, gli Stati Uniti rimangono il principale partner (32,8% delle importazioni e 35,6% delle esportazioni).

Le comunicazioni terrestri, sia stradali sia ferroviarie, sono sufficientemente articolate lungo il canale, mentre appaiono fortemente carenti nella sezione orientale. I porti principali sono Balboa, distretto della città di Panama, sul Pacifico e Cristóbal, distretto della città di Colón, sul Mar Caribico.

Storia

Il periodo coloniale

L’istmo di Panama fu conquistato dagli Spagnoli tra il 1502 e il 1513: denominato dapprima Castilla de Oro, dal 1514 fu unito alla regione colombiana e dal 1542 entrò nel vicereame del Perù. Nel 18° sec., con Colombia, Venezuela ed Ecuador, fece parte del vicereame di Nueva Granata (1717-23; 1739). L’istmo fu luogo di raccolta degli schiavi provenienti dall’Africa, portati dagli Spagnoli come manodopera per la coltivazione delle banane e per lo sfruttamento del sottosuolo; la posizione strategica per il commercio fra Spagna e America Meridionale favorì la vita economica della colonia fino a metà del 18° sec.; poi gli attacchi dei pirati e l’esaurimento delle risorse minerarie provocarono un temporaneo declino.

Nel 19° sec., con la crescente attività commerciale britannica nella regione e l’interesse statunitense per un passaggio interoceanico, l’istmo riacquisì un ruolo di rilievo. Dopo l’indipendenza dalla Spagna (1819-22), fu costituita la República de la Gran Colombia; Panama restò unita alla Colombia fino al 1903, quando con il trattato Hay-Herran con la Colombia, gli USA si impegnarono a costruire il canale transoceanico, ottenendo, lungo quest’ultimo, l’affitto per 100 anni di una striscia di territorio larga 6 miglia. Il rifiuto del Parlamento colombiano di ratificare l’accordo fu all’origine della rivolta panamense che sfociò nell’indipendenza del paese (3 novembre 1903).

La Repubblica

Primo atto del nuovo Stato fu la concessione di un territorio agli USA per costruire e gestire il canale (terminato nel 1914); tale concessione aveva inoltre legittimato la presenza militare statunitense all’interno della zona del canale. La questione dei rapporti con gli USA continuò a essere controversa e a dominare la politica panamense.

Nel corso degli anni 1940 la lotta per il potere all’interno dell’oligarchia conservatrice che governava il paese provocò una forte instabilità: nel 1941 un colpo di Stato depose il presidente filofascista A. Arias Madrid, cui subentrò A. de la Guardia, che nel 1942 concesse numerose basi militari agli Stati Uniti. Nel 1949 Arias Madrid tornò al potere mediante un golpe, ma nel 1950 fu deposto e bandito dalla vita politica del paese. Sotto la guida del nuovo presidente J.A. Remón venne avviata una politica moderatamente riformista. A partire dal 1961 Panama avanzò più volte la richiesta di una revisione del trattato del 1903.

Le elezioni del maggio 1968 riportarono al potere Arias Madrid, ma dopo pochi mesi fu rovesciato da un colpo di Stato guidato dal comandante della Guardia nazionale O. Torrijos Herrera. Uomo di idee progressiste e sostenitore del non allineamento, Torrijos Herrera dette inizio a una serie di riforme sociali, sostenute da un forte consenso popolare. Il periodo di inquietudine succeduto alla sua morte (1981) fu interrotto dall’ascesa al potere di M.A. Noriega Morena, presidente dal 1988 e in linea con la politica di Torrijos. Le sue simpatie per il governo sandinista e la guerriglia marxista salvadoregna, unite alle accuse di un personale coinvolgimento in traffici di armi e droga, portarono gli USA a decretare l’embargo economico nei confronti di Panama (1989) e, in seguito, la sua invasione. Catturato Noriega (1989), il suo posto alla presidenza fu occupato dal leader dell’opposizione G. Endara Galimany. Protrattasi fino al febbraio 1990, l’invasione statunitense provocò ingenti danni economici. Negli anni successivi il persistere delle difficoltà economiche e i costi sociali della politica di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica alimentarono un forte malcontento popolare, finché le elezioni del 1994 portarono alla presidenza E. Pérez Balladares, del Partido revolucionario democrático. Il suo governo di riconciliazione nazionale lasciò però sostanzialmente irrisolti i gravi problemi socioeconomici del paese e perse quindi le elezioni del 1999, quando riebbero la maggioranza i conservatori, con presidente M. Moscoso.

Sul piano internazionale, nella seconda metà degli anni 1990 Panama incrementò i suoi rapporti, soprattutto economici, con alcuni paesi dell’area settentrionale del Pacifico, mentre conobbero un progressivo peggioramento le relazioni con la confinante Colombia in seguito all’ingresso nella regione del Darién di migliaia di profughi colombiani, tra i quali numerosi guerriglieri di sinistra e membri di forze paramilitari di destra, responsabili di gravi episodi di violenza. I rapporti con gli USA rimasero comunque prioritari, soprattutto per i problemi connessi alla restituzione del pieno controllo della Zona del Canale e del Canale stesso, che ebbe luogo il 1° gennaio del 2000. Nel 2002 il paese venne tolto dalla lista dei paradisi fiscali che non collaboravano con la comunità internazionale per contrastare i traffici illeciti; ciò avvenne dopo la promessa del governo di introdurre delle riforme in campo bancario e fiscale.

Tra 2002 e 2003 si registrarono vasti movimenti di protesta contro l’azione governativa sul fronte della lotta alla corruzione e della riforma dei servizi sociali. Nel 2004 le elezioni presidenziali videro l’affermazione di M. Torrijos, figlio di Torrijos Herrera, che annunciò un vasto piano di modernizzazione economica e infrastrutturale, accompagnato da un rinnovato impegno contro la corruzione. I suoi progetti di intervento sul sistema sociale scatenarono un’ondata di scioperi. Nel 2006 Torrijos ottenne due importanti successi: la firma di un accordo commerciale con gli Stati Uniti e l’approvazione popolare attraverso un referendum dei suoi piani per raddoppiare il flusso di navi nel Canale, ampliamento che è stato ultimato nel 2016. Alle presidenziali del 2009 ha prevalso tuttavia il candidato dei partiti conservatori R. Martinelli, rimasto in carica fino alle elezioni del 2014, alle quali è stato dichiarato vincitore il conservatore J.C. Varela, subentrandogli nella carica nel 2019 il socialdemocratico L. Cortizo.

Canale di Panama

Passaggio marittimo artificiale, tagliato nell’Istmo di Panama, la parte più orientale e più sottile della regione che unisce l’America Settentrionale con l’America Meridionale. Tale sezione è compresa fra il Golfo di Darién nell’Atlantico e il Golfo di Panama nel Pacifico; la parte mediana, non più larga di 75 km. Il canale si sviluppa, con direzione prevalente da NO a SE, per una lunghezza complessiva di 81,2 km (compresi i prolungamenti in mare aperto; l’ampiezza media della marea è assai maggiore nell’imbocco del Pacifico, quasi 4 m, che nell’imbocco sull’Atlantico, intorno ai 30 cm). L’imbocco settentrionale (nell’Atlantico), si trova al largo della Baia di Limón; dopo 11 km il canale entra in terraferma e si mantiene al livello marino per 12 km fino alle chiuse di Gatún, dove il suo livello viene innalzato a 26 m s.l.m. per mezzo delle acque del Lago di Gatún, formatosi in seguito allo sbarramento del fiume Chagres. Attraverso il lago, il canale entra nell’angusto taglio di Culebra (12 km ca.) e perviene alle chiuse di Pedro Miguel, che ne riportano il livello a 16,50 m. Attraversa poi il lago serbatoio di Miraflores e un altro sistema di chiuse fa scendere di nuovo il canale al livello marino. Lo sbocco nel Pacifico è a SE, nei pressi di Balboa, distretto della città di Panamá. La larghezza varia fra 350 e 90 m nei tratti che non comprendono le chiuse; la profondità minima è di 13 m; le dimensioni delle chiuse sono: lunghezza 300 m, larghezza 33 m, profondità 21 m. La struttura del canale e il doppio sistema di chiuse consente alle navi il transito nei due sensi. La durata del tragitto è di 7-8 ore. Nel giugno 2016 sono stati ultimati i lavori di ampliamento del canale iniziati nel settembre 2007, grazie ai quali è stata creata una terza corsia navigabile attraverso un sistema di chiuse che consentono di regolare il livello delle acque dei due oceani per permettere la navigazione nel bacino artificiale Gatun, raddoppiando la capacità del canale.

La ricerca di un passaggio dall’Atlantico verso Occidente, già scopo dei viaggi di Colombo, dopo la scoperta dell’Oceano Pacifico e dell’esistenza dell’istmo centroamericano compiuta da V. Núñez de Balboa nel 1513, si risolse essenzialmente nel problema della costruzione di un canale navigabile interoceanico. H. de la Soma effettuò esplorazioni nel Río Grande e nel Chagres (1527) e A. de Saavedra Cedrón studiò nel 1529 la possibilità di aprire un canale attraverso quattro vie: del Darién, di Panama, del Nicaragua, di Tehuantepec. Le stesse vie furono proposte nel 1550 dal portoghese A. Galvão. Dall’epoca di Filippo II a tutto il Settecento la Spagna abbandonò i progetti per timore di conflitto con altre potenze europee. Nuove esplorazioni alla fine del Settecento e soprattutto le relazioni di A. von Humboldt al principio dell’Ottocento, ridestarono l’interesse per l’apertura di una via navigabile. I primi progetti statunitensi per la costruzione di un canale furono interrotti dalla guerra di Secessione. Nel frattempo la Société civile du canal interocéanique acquistò dal governo di Bogotá (1878) una concessione esclusiva di 99 anni per la costruzione di un canale; venne riscattata nel 1880 dalla Compagnie universelle du canal interocéanique de Panama, costituita nel 1879 e presieduta da F. de Lesseps, il costruttore del Canale di Suez. Nel 1880 ebbero inizio gli scavi, ma nel 1889 la Compagnia fallì. Le subentrò la Compagnie nouvelle du canale de Panama, che nel 1899 si trovava già in difficoltà economiche. La crisi interna della nuova compagnia francese coincise con il crescente interesse degli USA per una via di transito transoceanico. Dopo aver ottenuto dal neoindipendente Stato di Panama la concessione per la costruzione del canale, nel 1904 gli USA presero possesso della zona. Nel 1907 i lavori furono affidati al genio militare, sotto la direzione del colonello G.W. Goethals, che assunse il potere supremo sulla zona e ne fu quindi il primo governatore (1912-17). Il Canale fu percorso dal primo transatlantico il 3 agosto 1914, aperto al commercio il 15 agosto 1914, inaugurato ufficialmente il 12 luglio 1915. Il costo totale risultò di circa 350 milioni di dollari. Il movimento marittimo si incrementò nel secondo dopoguerra, toccando nel 1974 la punta massima di 14.033 navi e poi stabilizzandosi un po’ al di sopra delle 12.000 unità. Il movimento commerciale ha registrato invece un costante incremento. Il traffico è ingente in entrambi i sensi. In seguito all’entrata in vigore (ottobre 1979) dei Trattati sul Canale, questo è stato amministrato, fino al 31 dicembre 1999, dalla Panama Canal Commission (che ha sostituito la precedente Panama Canal Company), un’agenzia governativa statunitense. Il 1° gennaio 2000 la Zona del Canale e il Canale stesso sono stati effettivamente restituiti alla piena sovranità panamense dagli USA.

Golfo di Panama

Grande insenatura dell’Oceano Pacifico, in corrispondenza delle coste dello Stato panamense. Il mare al suo interno è poco profondo (inferiore a 200 m): appena fuori di esso la profondità aumenta rapidamente raggiungendo e anche superando i 3000 m. All’interno della baia sorge il piccolo Arcipelago delle Perle.

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