PANTALICA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

PANTALICA

G. V. Gentili

Località della Sicilia orientale. Ha oggi questo nome un dosso roccioso, spinto sulla confluenza del Rio Bottiglieria nel fiume Anapo, naturalmente forte per i dirupi impervî interrotti dalla sella di Filiporto, unico accesso agevole che collega con le alture ad oriente di Ferla. Fu uno dei maggiori accentramenti dei Siculi dell'Età del Bronzo. La identificazione dei vecchi storici e topografi siciliani con Erbesso è insostenibile non tanto per la ritenuta scoperta di questa città su Monte Casale (Bollettino Paletnologia Italiana, xlviii, 1928, p. 78), quanto per ragioni storiche. Infatti l'abitato di P. sembra scomparire al tempo della fondazione di Siracusa per non risorgere che in età bizantina. Della difesa artificiale resta, in corrispondenza della sella, un fossato, rotto da uno stretto passaggio mediano, e rinforzato sul bordo interno da un muro a blocchi, dall'Orsi, per il confronto con il siracusano Castello di Eurialo, ritenuto opera greca, che resta però isolata. Se pressoché nulla rimane dell'antico abitato di capanne, sorge nella parte più centrale l'anòktoron siculo con tecnica megalitica a pianta rettangolare (m 37,50 × 11,50), diviso in otto vani, raffrontabile ai palazzi micenei. In esso furono trovati avanzi di una fonderia di bronzi. Il remotissimo monumento mostra molteplici tracce della trasformazione operata dai Bizantini (tramezzi interni rinforzati con calcestruzzo emplecton - e pavimenti cementizi). Caratteristiche sono le balze del bastione sforacchiate, a guisa di alveare, da tombe a grotticelle artificiali di forme varie, talvolta con più piccole celle aperte intorno ad una centrale, molte delle quali furono trasformate nell'alto Medioevo; una tra esse in chiesa (grotta del Crocifisso). Questa enorme necropoli si suddivide in varie zone: Filiporto, Cavetta, Sud; Nord, Nord-Ovest. L'influenza dell'architettura micenea, penetrata nelle necropoli costiere con le thòloi (tombe a cupola), non si riscontra invece nella necropoli di P. facente parte del gruppo montano. I prodotti metallici (anelli d'oro, fibule, coltelli e specchi di bronzo) e le ceramiche (le grezze; le dipinte, a flabelli e ad ornati geometrici; le caratteristiche a stralucido rosso, fini ed eleganti prodotti, di forme tendenti alla sagoma cuoriforme, decorate talvolta da fasci di solchi verticali, e interessati per i vasi su alto piede tubolare, spesso dèinoi globulari con orlo espanso e presette triangolari, echeggianti la tradizione di Tapso) restituiti dalle tombe, han fatto assegnare P. parte al 2° periodo siculo e parte al 3°: ma più propriamente, nella evoluzione delle civiltà sicule dalla facies di Tapso a quella del Finocchito, P. rappresenta la prima tappa e può essere datata ai secoli X-IX e VIII a. C.

Bibl.: P. Orsi, Pantalica e Cassibile, in Mon. Ant. Lincei, IX, 1899, p. 34 ss.; C. e I. Cafici, in Reallexikon d. Vorgeschichte, X, 1927, p. 29 ss., s. v.; B. Pace, Elementi di tecnica indigena nella fortificazione greca dell'Eurialo, in Scritti in onore di G. B. Nogara, Roma 1937, pp. 337-338; R. Peroni, Per una distribuzione in fasi delle necropoli del II periodo siculo a Pantalica, in Boll. Paletnologia Ital., LXV, n. s., X, 1956, p. 387 ss.; G. V. Gentili, Pantalica, reperti occasionali nel settore Nord-Ovest, in Not. scavi, n. s., X, 1956, p. 165 ss.; L. Bernabò Brea, La Sicilia prima dei Greci, Milano 1958, passim; id., in Enciclopedia Universale dell'Arte, VIII, 1958, c. 1004 s., s. v. Mediterranea Protostoria.