ATTAVANTI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ATTAVANTI, Paolo (al secolo Francesco)

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Figlio di Antonio di Giusto, di cospicua famiglia, nacque in Firenze, in anno compreso tra il 1439 ed il 1445: molto più probabile appare il secondo.

La data comunemente riferita dai repertori (tra i quali l'Encicl. Ital., V, p. 263, e il Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., V, coll. 15 ss.) del 1419 è manifestamente un errore, come ha mostrato il Soulier sin dal 1899. Nella lettera di dedica della Vita di Filippo Benizi al generale dell'Ordine Cristoforo Tornielli, quest'ultimo appare già come investito della carica: e poiché ad essa venne elevato nel capitolo tenutosi a Treviso il 23 maggio 1461, l'indicazione del sedicesimo anno di età che l'A. ha al momento della stesura della biografia permette di determinare il termine post quem della data di nascita dell'A. a dopo il 23 maggio 1445. D'altra parte, il Pogni, appoggiandosi alla dedica del Quaresimale dantesco stampato nel 1479, in cui l'A. dichiara - arieggiando la Commedia - di essere a metà dei cammino della vita, ha ritenuto, fissando però arbitrariamente la durata dell'esistenza umana, secondo Dante, a ottanta anni, di poter confermare la sua ipotesi di un errore, avvenuto per scambio materiale di due cifre, tra il 1419 e il 1439, il quale ultimo anno sarebbe appunto quello della nascita dell'Attavanti. Tuttavia, calcolando a settant'anni la durata della vita umana, secondo l'Alighieri, l'espressione dell'A. porta al 1444, data assai vicina a quella proposta dal Soulier, sulla base della dedica della Vita di Filippo Benizi.

All'età di sette anni, in seguito a voto fatto dalla madre, l'A. venne oblato a s. Filippo nel convento della SS. Annunziata in Firenze. Ebbe per maestri Matteo "de Ughis" e Mariano Salvini, ambedue vescovi cortonesi, di gran fama e di ottima preparazione, variamente coinvolti nelle vicende dello Scisma d'Occidente.

Va annoverato anche tra i precettori dell'A. il priore dei convento Leonardo "Bartholomei" di Firenze (m. 1465), confuso spesso con l'umanista Leonardo Bruni, quando non era ancora precisato il termine post quem della data di nascita dell'A.: il Bruni infatti morì nel 1444.

Nel 1456 prendeva l'abito dei Servi, divenendo fra' Paolo; nel 1462 è menzionato come diacono e forse già nel 1463 diveniva sacerdote; "magister in theologia" nel 1467, dovette presto raggiungere una certa fama non solo come predicatore, ma anche come insegnante se nel 1469 troviamo ricordato un certo fra' Stefano come suo discepolo.

Presente nel 1470 al capitolo dell'Ordine tenutosi in Pisa, conseguì in questa città, intorno a quell'anno, il grado di "doctor in utroque", venendo incorporato nel 1472 al Collegio dei teologi in Siena.

Nel 1471 tuttavia, per motivi non chiari, era stato condannato e incarcerato; probabilmente solo l'intervento del generale, Cristoforo Tornielli, allora a Venezia, poté far liberare l'A., che forse per questo episodio si tenne lontano da Firenze, abbandonando persino i serviti, per entrare nel convento dell'Ospedale di S. Spirito "in Saxia", a Roma, dove poté probabilmente essere aiutato da un suo parente, Domenico Attavanti, imbreviatore alla Curia. Creato, secondo una notizia tradizionalmente accolta dai biografi, commendatore del convento di S. Spirito, avrebbe rinunciato al titolo per poter attendere più tranquillamente agli studi.

Lasciata Roma, l'A. si diede alla predicazione in varie regioni, la Toscana, la Liguria, l'Emilia e la Lombardia, soffermandosi nuovamente a Firenze presso il convento della SS. Annunziata nel 1481. E tra i serviti, con procedura eccezionale per quell'Ordine, l'A. fu riaccolto nel 1485. Nel capitolo di Vetralla del 25 maggio di quell'anno, in occasione della rinunzia alla carica di generale da parte di Cristoforo Tornielli, l'A. tenne un importante discorso che forse contribuì all'elezione di Antonio Alabanti, priore del convento dell'Annunziata. E', certo che l'A. divenne, con Stefano di Genova, "socius generalis" e fu assegnato al convento di Pistoia. Di nuovo a Firenze nel 1489, dopo aver partecipato al capitolo generale in Bologna nel 1488, continuò la sua attività di "magister" e di predicatore, finché, quasi attestazione del riconoscimento dell'Ordine per i suoi meriti, fu nominato provinciale per la Toscana nel 1497. Risolse in tale veste la controversia che opponeva il convento di Pistoia e fra Baronto, membro di quella comunità religiosa, a proposito di una compensazione di grano e di denaro dovuta dal frate.

Ma nel 1498 l'A. si ammalava e nel maggio 1499 si spegneva nel suo convento prediletto dell'Annunziata.

Se dalla storia esterna della sua vita si passa a considerare gli aspetti più interessanti della sua personalità di religioso e di uomo di cultura, il tratto più saliente è rappresentato dalla sua partecipazione al circolo umanistico del Magnifico Lorenzo e del Ficino, di cui l'A. fu grande ammiratore ed amico. Il Ficino, peraltro, nelle lettere che gli rivolse mostrò di apprezzare altamente la sua amicizia - si affrettava a mandargli il De Vita nel 1489 e gli assicurava di aver caro un giovane dall'A. raccomandatogli, così come sarebbe stato caro a fra' Paolo stesso - e la sua cultura ed eloquenza, che lo faceva paragonare ad Orfeo: "Orphico enim clamore tuo sacra passim declamatio spirat et vivunt parietes ipsi templorum " (M. Ficini Opera, I, Basileae [1576], p. 904).

Difficile dire, anche in assenza di studi monografici sull'A., se le parole del Ficino rappresentino un'espressione complimentosa, accennante al più all'erudizione notevole del servita, o permettano un giudizio più impegnativo sulla partecipazione di fra' Paolo allo spirito dell'élite umanistica radunatasi intorno al Magnifico. Indubbio è comunque un suo spirito curioso da poligrafo.

Opere importanti e sicuramente sue la Vita di s. Filippo Benizi (in Monumenta Ordinis Servorum Sanctae Mariae, III, Bruxelles 1899, pp. 99-124, scritta dopo il 23 maggio 1461, per la nomina di Cristoforo Tornielli a generale; le Vite di s. Gioacchino e s. Francesco da Siena (altri due dei "fondatori"), la prima (scritta nel 1462) ora in Monumenta..., V, 1, Bruxelles 1902, pp. 47-74; la seconda non reperita; il Dialogus De origine ordinis servorum ad Petrum Cosmae (Piero di Cosimo de' Medici), scritto tra il 1465 ed il 1469, ora in Monumenta..., XI, 1, Roulers 1910, pp. 88-112, storia dell'Ordine dei servi in forma dialogata tra Piero de' Medici e Mariano Salvini uno dei maestri dell'A.; il Quaresimale Dantesco (De reditu peccatoris ad Deum), stampato a Milano nel 1479, frutto delle meditazioni romane sulle cantiche della Commedia; un Breviarium iuris canonici, Mediolani 1478; una Historia Mantuae, scritta nel 1482, quando l'A. era a Mantova, e intesa ad illustrare le nobili origini della famiglia Gonzaga in un momento in cui l'A. voleva ingraziarsi il suo ospite marchese Federigo. Altre opere minori e non tutte sicuramente attribuibíli all'A. sono elencate dal Pogni, pp. 142 s.

Fonti e Bibl.: Scarse le indicazioni nelle voci già ricordate dell'Encicl. Ital.,del Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.; assente l'A. nell'Encicl. Cattolica. Gli studi relativamente recenti e migliori, con ampi rinvii a fonti, anche archivistiche, e a biografie sei-settecentesche (del Giani, del Cerracchini, del Lami), sono quelli di P. Soulier, in Monumenta Ordinis Servorum Sanctae Mariae, XI, 1, Roulers 1910, pp. 72-82, e di O. Pogni, P. A. commentatore di Dante, in Miscell. stor. della Valdelsa, XXIX, 3(1921), pp. 123-144. Cfr. anche P. O. Kristeller, Supplementum Ficinianum, II, Florentiae 1937, pp. 116 s., ad p. 28.

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