BOVI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOVI, Paolo (in alcuni documenti: Bovi Campeggi, Paolo)

Lucetta Franzoni Gamberini

Nacque a Bologna il 10 genn. 1814 da Antonio e Maria Dalla Casa, famiglia di negozianti appartenente a quella borghesia bolognese che aveva aderito alle istituzioni napoleoniche. Giovane studente del patrio ateneo, si trovò implicato in agitazioni che lo condussero all'arresto. Rimesso in libertà, proseguì gli studi filosofico-matematici laureandosi nel 1837; esercitò poi per due anni (1845-1847) la professione di "agrimensore" e "architetto civile ed idraulico", prima presso uno studio poi per conto proprio.

Nel 1848 accorse nel Veneto insorto, dapprima fra i cacciatori del battaglione di volontari detto dell'"Alto Reno", capitanato da Livio Zambeccari, poi come maresciallo d'alloggio nell'artiglieria civica, prendendo parte alla difesa di Vicenza. Dopo la capitolazione rimpatriò, ma per breve tempo. Nel '49 partecipava come sottotenente d'artiglieria alla difesa della Repubblica romana, distinguendosi come eccellente tiratore al comando di una batteria alla sinistra di porta S. Pancrazio. Il 27 giugno, sotto un bombardamento francese, da una palla di cannone ebbe asportata la mano destra; solo dopo un'ulteriore ferita acconsentì a lasciare il posto per farsi trasportare presso un'ambulanza. Per il gesto fu poi nominato capitano il 3 luglio, con decreto del triumvirato. A fianco di Garibaldi nella ritirata attraverso l'Italia centrale, lo raggiunse a Tangeri e lo seguì nell'esilio di New York, ospiti entrambi di A. Meucci.

Nel 1851 il B. fece ritorno a Bologna, dove il governo pontificio lo aveva intanto retrocesso al grado di maresciallo d'alloggio dal 1º sett. 1849 e messo in congedo. Allontanatosi dalla città natale, il B. dal 1º ag. 1852 fino al 24marzo 1858 lavorò a Cagliari come ingegnere a rilevare piani, disegnare lavori per migliorare vecchie saline, impiantare e dirigere la costruzione di nuove, presso la Compagnie des Salines de Sardaigne.

Nel 1859 partecipò alla guerra d'indipendenza, sempre al seguito di Garibaldi, dapprima come sottotenente, poi come luogotenente nello Stato Maggiore dei cacciatori delle Alpi, meritandosi gli elogi del generale Cosenz per l'operosità esplicata soprattutto nella sorveglianza delle vettovaglie e nell'approvvigionamento della truppa. Intimo di Garibaldi, fu tra i primi ad essere al corrente degli avvenimenti che si preparavano. Perciò si trovò a Quarto il 5 maggio 1860, pronto a partire per la spedizione dei Mille. Dapprima ebbe la qualifica di commissario di prima classe, poi di commissario generale presso l'intendenza militare dell'esercito dell'Italia meridionale, poi il grado di maggiore con le funzioni di intendente generale, infine di luogotenente colonnello nel corpo del treno d'armata dell'esercito stesso.

In sostanza, anche in questa campagna, a causa della sua mutilazione, il B. fu addetto prevalentemente al vettovagliamento dell'esercito dei volontari, servizio che esplicò con solerzia e competenza, apprezzato da Garibaldi, tranne in una circostanza, precisamente durante l'approdo a Talamone, quando il ritardo del B. nel consegnare gli approvvigionamenti fece procrastinare di un giorno la partenza dei volontari.

Durante l'impresa fu decorato della medaglia commemorativa offerta dal Senato di Palermo ai Mille sbarcati a Marsala; al termine della guerra fu decorato della croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia in memoria della campagna dell'Italia meridionale (r.d. 12 giugno 1861)come riconoscimento per il lodevole disimpegno del non facile incarico di commissario dell'intendenza. Più tardi fu pure nominato cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.

Il B. passò poi nell'esercito regolare, col grado di luogotenente colonnello, ma allo scoppio della guerra del 1866 ottenne di compiere, con lo stesso grado, la campagna quale addetto al quartier generale di Garibaldi, col quale combatté nel Tirolo. Ripreso il servizio nell'esercito regolare, il 16 genn. 1868, su domanda, fu collocato a riposo. Condusse vita ritirata sino alla morte, avvenuta in Bologna il 28 settembre 1874.

Le pubblicazioni del B. sono un documento del suo interesse a problemi politici e amministrativi, riguardanti la sua città natale: Alcuni cenni di riforma nell'amministrazione generale del Comune di Bologna,firmato ing.e Bovi cav. Paolo,tenente colonnello,uno dei Mille, Bologna 1862; Progetto di un acquedotto presentato all'eccelso Municipio di Bologna dall'ingegnere Paolo Bovi, Bologna 1866; Sul riordinamento dello Stato. Cenni di Paolo Bovi, Bologna 1867; Memoria per un acquidotto d'acqua potabile per alimentare Bologna di Bovi Paolo, Bologna 1869; Risposta alla lettura fatta del maggior Bava agli ufficiali della guarnigione di Bologna il giorno 24 aprile 1870 sull'opuscolo del generale Nunziante duca di Mignano per Paolo Bovi, Bologna 1870.

Giovanni, figlio del B. e di Metilde Borghesi, nacque a Bologna l'11 nov. 1839. Partito giovanissimo nel 1860 per l'Italia meridionale con la spedizione Cosenz, combatté tra le file del 1º battaglione bersaglieri garibaldini comandato da P. Bronzetti; ferito a Castel Morrone e portato prigioniero a Gaeta, fu liberato dalle truppe del Cialdini. Partecipò alla guerra del 1866 fra i volontari del 1º battaglione cacciatori, segnalandosi nei combattimenti di Caffaro e di Vezza. Ritornato a Bologna scontento per l'esito della guerra, alle prime voci di arruolamento partì per la campagna dell'Agro romano. Cadde a Monterotondo il 25 ott. 1867.

Fonti eBibl.: C. A. Vecchi, La Italia. Storia di due anni. 1848-1849, Torino 1851, pp. 481-482; F. Torre, Mem. stor. sull'intervento francese in Roma nel 1849, II, Torino 1852, p. 259; necrologio, in Monitore di Bologna, 30 sett. 1874; [A. V. Vecchi], La vita e le gesta di G. Garibaldi narrate da Jack La Bolina..., Bologna 1882, p. 135; A. Bizzoni, Garibaldi nella sua epopea. Periodo secondo, Milano s.d., p. 76; G. Bandi, I Mille. Da Genova a Capua, Firenze 1906, pp. 61-62, 107, 120, 122, 171, 187; L. Bianciardi, Da Quarto a Torino, Milano 1960, pp. 30, 38 s., 59; I. Ph. Koelman, Memorie romane, a cura di M. L. Trebiliani, Roma 1963, pp. 418 s.; G. C. Abba, Da Quarto al Volturno, a cura di L. Bianchi, Bologna 1966, pp. 116, 124, 140; U. Pesci, I Bolognesi nelle guerre nazionali, Bologna 1906, pp. 56, 105, 135, 148, 155; A. Dallolio, La spedizione dei Mille nelle memorie bolognesi, Bologna 1910, pp. 69-72, 261-263; P. Schiarini, I Mille nell'esercito, in Mem. stor. mil., V, Città di Castello 1911, p. 556; F. Guardione, I Mille, Palermo 1913, pp. 130, 148; A. M. Ghisalberti, Noterella garibaldina: Tangeri, in Rass. stor. del Risorgimento, X (1923), pp. 880-884; Il vero elenco dei Liberi Muratori dell'Oriente di Bologna, Bologna 1924, p. 2; I. Luminasi, I Bolognesi e la spedizione dei Mille, in Il Comune di Bologna, XVI (1929), 5, pp. 23-24; Edizione nazionale degli scritti di G. Garibaldi, II, Bologna 1932, pp. 328-329; III, ibid. 1933, pp. 12, 250, 336; G. Sacerdote, La vita di G. Garibaldi, Milano 1933, pp. 453-454, 523, 525-526, 648, 902; C. Agrati, I Mille nella storia e nella leggenda, Verona 1933, pp. 97, 115, 122, 126, 228, 283, 465; g.m. [G. Maioli], Ottocento bolognese. P. B. C. ardimentoso campione dei Mille, in Il Resto del Carlino, 8 sett. 1941.

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