GABRIELLI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GABRIELLI, Paolo (Paulus de Gabrielibus)

Franca Ragone

Figlio di Petruccio di Bino e di Lena di Perruzzo dei conti di Montemarte, nacque a Gubbio nella prima metà del sec. XIV da uno dei rami della più cospicua famiglia della città. Quasi niente ci è noto dei primi anni giovanili e della formazione, prima della sua promozione alla cattedra episcopale lucchese: sappiamo soltanto che conseguì gli ordini minori, divenne canonico a Faenza e fu nominato cappellano papale prima dell'ottavo decennio del secolo. È certo, inoltre, che si addottorò - ma ignoriamo dove e quando - in diritto canonico, dato che le fonti lo definiscono "decretalium doctor" e che egli poté essere chiamato, il 18 genn. 1366, presso lo Studio senese "ad legendum Decretales et iura ecclesiastica" per due anni, con lo stipendio di 180 fiorini annui: lo Zdekauer ravvisa nell'incarico conferito al G. presso lo Studio senese una spia dell'immediata reazione degli ambienti accademici contro il provvedimento con cui, per contingenti ragioni di bilancio, nell'aprile dell'anno precedente, il Concistoro della città aveva proceduto al licenziamento di tutti i dottori forestieri. Il 9 genn. 1374, quando era ancora "in minoribus [ordinibus] constitutus", il G. venne promosso da Gregorio XI alla cattedra episcopale di Lucca, rimasta vacante in seguito alla morte di Guglielmo "de Lordato", avvenuta l'anno precedente. Ricevuti gli ordini maggiori e quello episcopale, il G. prese immediatamente possesso della sua diocesi.

I Lucchesi, con una lettera del 3 luglio 1373, si erano rivolti al papa per ottenere che venisse designata come loro nuovo vescovo una persona gradita alle autorità cittadine, adducendo, per spiegare la richiesta, motivi di sicurezza dello Stato. Non possiamo dire se il G. rispondesse ai requisiti desiderati. Non sappiamo infatti quali ambienti egli frequentasse nella Curia pontificia né su quali appoggi egli potesse contare ad Avignone e in patria. Non siamo nemmeno informati sulle circostanze e sui circoli in cui maturò la sua designazione, né sulle ragioni che indussero Gregorio XI ad affidargli la sede toscana. D'altro canto l'incompletezza e la casualità delle notizie ci impediscono di ricostruire - e, quindi, di valutare - in modo soddisfacente l'attività svolta dal G. come vescovo di Lucca.

Allo stato attuale degli studi la vicenda che sembra aver condizionato e reso degno di ricordo il governo pastorale del G. fu il duro conflitto che lo contrappose, sin dal giugno del 1376, poco dopo il suo avvento sulla cattedra di Lucca, alle autorità municipali per la riforma del monastero extramuraneo di S. Ponziano. Sul conflitto si ripercossero negativamente le fasi della guerra degli Otto santi (estate 1375 - estate 1378) tra la Sede apostolica e i suoi alleati, da una parte, e, dall'altra, Firenze con la lega delle città toscane da questa promossa; si giunse in breve tempo a una tale radicalizzazione che il G. fu costretto ad abbandonare Lucca e la sua diocesi, dopo aver lanciato l'interdetto sulla città.

Quando il G. ne assunse l'episcopato, la Chiesa di Lucca era afflitta dal grave problema della decadenza delle fondazioni monastiche, alcune delle quali stavano allora attraversando una profonda crisi morale ed economica. Particolarmente allarmante era la situazione del monastero benedettino di S. Ponziano, sottoposto alla giurisdizione dell'abbazia di S. Benedetto in Polirone. Ubicato immediatamente all'esterno delle mura cittadine, in una posizione delicatissima dal punto di vista strategico, il monastero di S. Ponziano aveva però una grande importanza, a causa del suo rilievo per la difesa della stessa Lucca. La condotta del rettore del monastero Giovanni "de Litore de Venetiis", particolarmente scandalosa, aveva a tal punto aggravato la crisi di quel cenobio che, per superarla, non bastò più soltanto l'impegno del diretto superiore di quella comunità, l'abate di S. Benedetto in Polirone, ma si rese necessario l'intervento delle autorità ecclesiastiche. Il G. si recò personalmente ad Avignone per sottoporre il problema a Gregorio XI e concertare con lui una via d'uscita. Gregorio XI depose Giovanni "de Litore" nel 1376 e affidò in commenda al G. il monastero. Senonché, subito dopo la deposizione del rettore, l'abate di Polirone - forse d'accordo con le autorità municipali, certo per riaffermare gli antichi diritti del suo monastero -, senza attendere le decisioni del pontefice, inviò a S. Ponziano, col compito di riformare quella comunità, un nuovo abate e quattro monaci, che vi si insediarono e che, quando il G., rientrato da Avignone, volle fare il proprio solenne ingresso nel cenobio, si rifiutarono di accoglierlo. La situazione precipitò quando il presule tentò di far valere la sua autorità e si presentò dinanzi a S. Ponziano per prenderne possesso: l'abate "noviter electus" e i monaci si irrigidirono sulle loro posizioni e fecero resistenza. Il G., allora, lanciò l'interdetto su Lucca. Ne nacque uno scontro frontale che conobbe momenti di violenza e nel quale furono coinvolti, in un clima di accese passioni, il clero diocesano e la cittadinanza, le autorità laiche e le istituzioni religiose. A nulla valsero i passi compiuti dalle supreme magistrature lucchesi presso il papa per ottenere la revoca dell'interdetto. Soltanto il 3 sett. 1378 fu realizzato il distacco del monastero di S. Ponziano dalla giurisdizione di S. Benedetto in Polirone, per sottoporlo a quella del monastero di Monte Oliveto Maggiore, che Gregorio XI aveva sollecitato in una lettera del 6 ag. 1376 indirizzata al Gabrielli.

Siamo informati che nel 1378, insieme con il fratello Francesco, il G. compì presso Pietro Gambacorta, signore di Pisa, un passo in favore di Anselmo da Gubbio, abate del monastero di S. Salvatore in Sesto. Dalla documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Lucca risulta che egli era lontano da Lucca nel marzo 1379.

Morì a Perugia il 10 sett. 1380 (cfr. Fumi, p. 123) e il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di quella città.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Anziani al tempo della libertà, Carteggio, 530, f. 67rv; Consiglio generale, 4, p. 201; Diplomatico, S. Ponziano, 6 agosto 1376; Diplomatico, Tarpea, 8 genn. 1379; Lucca, Archivio arcivescovile, Libri antichi, 33, f. 19v; Archivio di Stato di Perugia, Sez. di Gubbio, Armanni, II, b, 8: Memorie della famiglia Gabrielli, f. 14v; Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca, a cura di S. Bongi, IV, Lucca 1888, pp. 105, 113-136 passim; Regesti del R. Archivio di Stato in Lucca, II, Carteggio degli Anziani, a cura di L. Fumi, Lucca 1903, ad indicem; F. Sansovino, Origine e fatti delle famiglie illustri d'Italia, Venezia 1609, p. 369; P. Dinelli, Dei sinodi della diocesi di Lucca, in Memorie e documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca, VII, Lucca 1834, p. 65; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca, Firenze 1847, pp. 254 s.; L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinascimento, Milano 1894, p. 17; C. Gabrielli, I Gabrielli di Gubbio, in Archivio storico gentilizio del Napoletano, II (1896), p. 577; C. Meek, Lucca1369-1400. Politics and society in an early Renaissance City-State, Oxford 1978, pp. 149 n. 25, 153 n. 1; G. Benedetto, Potere dei chierici e potere dei laici nella Lucca del Quattrocento al tempo della signoria di Paolo Guinigi. Una simbiosi, in Annuario della Bibl. civica di Massa, 1984, pp. 1-54; R. Pescaglini Monti, Le dipendenze polironiane in diocesi di Lucca, in L'Italia nel quadro dell'espansione europea del monachesimo cluniacense, a cura di C. Violante - A. Spicciani - G. Spinelli, Cesena 1985, pp. 162, 168 s.; P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all'Unità d'Italia, I, Città di Castello 1987, pp. 103-135, passim; G. Renucci, Ubaldo Gabrielli da Gubbio vescovo di Treviso e la sua arca nel museo diocesano, Venezia 1993, pp. 20, 28; C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 313.

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