GUGLIELMI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUGLIELMI, Paolo

Francesca Franco

Nacque a Roma nell'ottobre 1804 (Monti, p. 4). Grazie allo zio Cesare Signorini, amante di antichità e collezionista d'arte, poté seguire i corsi regolari di pittura presso l'Accademia di belle arti di Roma, nonostante il parere contrario dei genitori. Distintosi per i suoi meriti, ottenne una pensione di tre anni da A. Canova, il quale lo coinvolse nel lavoro di traduzione e diffusione dei suoi lavori. Risalgono ai primi anni Venti i disegni dei due leoni del Monumento funebre di Clemente XIII realizzato dallo scultore per la basilica di S. Pietro e incisi da A. Valentini. Del 1823 è un Ritratto di Antonio Canova (ripr. in Ozzola, tav. XI, fig. 16) dedicato dal G. al paesaggista A. di Brazzà e tratto da un dipinto realizzato da sir Thomas Lawrence durante il suo soggiorno romano.

Alla fine del 1825, acquisita una certa rinomanza come disegnatore, fu chiamato, insieme con altri artisti, dal pittore J. de Madrazo y Agudo in Spagna per raffigurare le opere più importanti conservate nel palazzo reale di Madrid. Le tavole dei disegni, riprodotte in litografia, furono inserite nella raccolta di litografie di quadri del re di Spagna edita a Madrid in tre volumi tra il 1826 e il 1832. Nella capitale spagnola il G. soggiornò tre anni e, dopo un lungo viaggio attraverso l'Europa, fece ritorno a Roma. Intorno al 1830 fu tra gli artisti coinvolti nell'impresa decorativa di palazzo Torlonia in piazza Venezia (distrutto), dove eseguì alcune pitture per lo scalone che portava dall'atrio al primo piano; in particolare, è ricordata una scena con Alessandro Magno "in trionfo dopo la conquista delle Indie" (Checchetelli). Del G. sono noti, inoltre, alcuni ritratti, tra cui quello di Filippo Galli attore e cantante, litografato da G. Dall'Armi (1830: ripr. in Ozzola, p. 34 n. 64).

All'inizio degli anni Trenta iniziò a collaborare con la Calcografia camerale ritraendo a carboncino e a chiaroscuro tre affreschi di Domenico Zampieri, detto il Domenichino: S. Marco Evangelista e S. Giovanni Evangelista della chiesa di S. Andrea della Valle a Roma (1830-31), S. Cecilia costretta a sacrificare agli idoli della chiesa di S. Luigi dei Francesi (1831).

Di quest'ultimo soggetto il G. eseguì nel 1833 una seconda versione, a solo contorno, per una serie di quarantuno stampe destinata a documentare le opere maggiori del pittore (Miraglia, 1995, pp. 35 s., 613 s.), realizzata da diversi autori sotto la direzione artistica di T. Minardi e la supervisione di B. Thorvaldsen, V. Camuccini e L. Durantini.

Sempre per la Calcografia il G. realizzò i disegni dell'Incoronazione di Maria Vergine, da Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio (1832), e di S. Romualdo Abate, da A. Sacchi (1845), probabilmente legati all'edizione in fascicoli delle Pitture della Galleria Vaticana uscita alla fine degli anni Cinquanta (Miraglia, 1995, p. 9 n. 32); nonché sette disegni, terminati entro il 1834, riproducenti alcune statue antiche per il secondo tomo del Museo Chiaramonti aggiunto al Pio Clementino con dichiarazione di Antonio Nibby… (Roma 1838). Prese inoltre parte al progetto per una serie di stampe dedicata alle opere di V. Camuccini, eseguendo a carboncino una copia del dipinto Atalia cacciata dal tempio (1834).

Dopo il matrimonio con Elisabetta Rubio, da cui ebbe presto dei figli, tra i quali Luigi (1834), scultore, e Guglielmo, pittore, per sopperire ai bisogni della famiglia abbandonò lo studio della pittura e si dedicò quasi esclusivamente al disegno. Dal 1836 collaborò per lungo tempo con A. Valentini alla realizzazione dei volumi dedicati a Le quattro principali basiliche di Roma (Roma 1832-55), realizzando gran parte dei disegni. Specializzatosi nella traduzione grafica delle opere scultoree, eseguì alcuni disegni per il volume di A.M. Ricci Sculture di Luigi Bienaimé da Carrara (Roma 1838) e, tra il 1839 e il 1843, collaborò al terzo tomo del Museo Chiaramonti aggiunto al Pio Clementino… ed i monumenti amaranzianidescritti da Luigi Biondi. Contemporaneamente fu chiamato da G.P. Campana per copiare i pezzi più importanti della sua collezione di antichità (Monti, p. 6).

Non è da escludere che sia stato proprio il G. l'autore di alcuni disegni per il volume Antiche opere in plastica, discoperte, raccolte e dichiarate dal marchese G. Pietro Campana (Roma 1851), sebbene in nessuna delle tavole compaia il suo nome.

Dal 1839 al 1853, sotto la direzione prima di L. Valadier, poi di P. Mercuri, eseguì per la Calcografia otto disegni tratti dagli affreschi delle pareti laterali della cappella Sistina in Vaticano (La punizione dei ribelli, Mosèe le figlie di Ietro, Il discorso della montagna e la guarigione del lebbroso, La chiamata degli apostoli Pietro e Andrea: 1839; La consegna delle chiavi: 1848; Il battesimo di Cristo,L'adorazione del vitello d'oro: 1849; Lacirconcisione del figlio di Mosè: 1851-53), commissione prestigiosa cui ne seguirono numerose altre.

Sono da ricordare, in particolare, la partecipazione alla serie dedicata agli affreschi minori delle stanze Vaticane, per la quale tradusse a carboncino l'affresco, allora attribuito a Polidoro da Caravaggio, Solone che arringa il popolo ateniese della stanza della Segnatura e le Tentazioni di Nostro Signore, da uno dei quattro tondi di Pietro Vannucci, detto il Perugino, nella stanza dell'Incendio di Borgo; da ricordare anche il disegno a matita e carboncino, di grande formato, raffigurante L'incendio di Borgo (1852-53), per la serie dedicata alle stanze di Raffaello in Vaticano, voluta e diretta da P. Mercuri.

Dopo aver portato a termine, sempre per la Calcografia, i disegni di S. Caterina da Siena (1853) da Alessandro Allori, detto il Bronzino (ubicazione ignota), Re David (1854) dal Domenichino (Versailles, Château de Versailles) e S. Luigi Gonzaga (1859) d'autore ignoto, alla fine degli anni Cinquanta, per motivi di salute, il G. fu costretto a cessare quasi del tutto la sua attività. L'ultimo lavoro cui attese fu la traduzione grafica di statue e bassorilievi per il volume di R. Garrucci, Il Museo Lateranense (Roma 1861).

Il G. morì a Roma il 30 giugno 1862.

Fonti e Bibl.: G. Checchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo e nella villa di s.e. il principe d. Alessandro Torlonia, Roma 1842, p. 15; A. Monti, in F. Gasparoni - B. Gasparoni, Arti e lettere. Scritti raccolti, II, Roma 1865, pp. 4-7; J.D. Passavant, Raffaello d'Urbino e il padre suo Giovanni Santi, II, Firenze 1889, p. 316 n. 233; L. Ozzola, La litografia italiana, Roma 1929, pp. 20, 34 fig. 16 tav. XI; Istituto nazionale per la grafica, Archivi 1, Adunanze degli artisti. Calcografia camerale, a cura di F. Di Castro, Roma 1981, pp. 109 s.; G. Pezzini Bernini - F. Fiorani, Canova e l'incisione (catal.), Bassano del Grappa 1993, pp. 98-101, 320; A.M. Sorgo, L'Archivio storico dell'Istituto nazionale per la grafica (1826-1945), Roma 1994, pp. 35, 38, 48; Invenzione e traduzione nei disegni della Calcografia, 1785-1910, a cura di M. Miraglia, Roma 1994, pp. 22 nn. 8383-8386, 24 n. 103; Istituto nazionale per la grafica, I disegni della Calcografia 1785-1910, a cura di M. Miraglia, I, Roma 1995, pp. 9, 35 nn. 23-25, 126, 130, 145, 148, 153 s., 158 s., 163-168, 170 s., 173, 178-181, 185, 785-807; II, n. 1329; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 256; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori… italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 1575.

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