SAVELLI, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SAVELLI, Paolo.

Giampiero Brunelli

– Nacque intorno alla metà del XIV secolo dalla padovana Lieta da Carrara e da Luca; non si conosce il luogo di nascita.

Intraprese la carriera militare esordendo nelle schiere assoldate in proprio dal padre, nome di spicco dell’aristocrazia romana. Militò quindi con Alberico da Barbiano, impegnato per conto del pontefice Urbano VI contro le truppe dell’antipapa Clemente VII, e si distinse il 29 aprile 1378 in un vittorioso scontro presso Marino. Seguì Alberico anche nelle sue campagne del 1381-84 a fianco di Carlo di Durazzo, investito del titolo di re di Sicilia dal papa, contro la regina di Napoli Giovanna I d’Angiò.

La carriera di Savelli prese quindi un’autonoma direzione, rimasta immutata per una quindicina d’anni. Nel 1388 entrò infatti al servizio di Gian Galeazzo Visconti, l’aggressiva politica del quale segnò la vita politica e militare dell’Italia centro-settentrionale sino al 1402. Savelli si applicò innanzitutto nel sostegno agli alleati del duca di Milano nell’Italia centrale. Nel giugno del 1389, con trecento lance, si portò nel territorio del Comune di Siena. Nominalmente, il presidio avrebbe dovuto essere impegnato nel mantenimento dell’ordine pubblico, ma subito Savelli si volse al soccorso di Chiusi, assalita dalle truppe di Montepulciano. Si scontrò altresì con le compagnie di John Hawkwood, condottiero al soldo di Firenze, che scorreva e depredava il Senese. Lo affrontò in particolare nella battaglia di Sinalunga, nell’agosto dello stesso anno, di esito incerto.

Con il nuovo anno, fu impegnato a Perugia, dove la fazione nobiliare, alla guida della città, si era schierata con il duca di Milano, mentre i fuorusciti popolari parteggiavano per il Comune fiorentino. Nell’aprile 1390, mentre durava l’assedio di Agello, a sud del Lago Trasimeno, occupato dai fuorusciti, Savelli tentò senza riuscirci di impedirne i rifornimenti, subendo anche perdite. Poche settimane più tardi, fu formalmente dichiarata la guerra fra Milano e Firenze e Savelli usò le sue forze per tenere impegnato il nemico in Val di Chiana. Nonostante qualche progresso, non poté vantare risultati di rilievo se in ottobre Gian Galeazzo Visconti lo richiamava a Milano per colloqui e per avere spiegazioni sugli scarsi risultati ottenuti.

Rientrato a Siena, il cui Consiglio generale a metà di marzo del 1391 attribuì la signoria sulla città al duca di Milano, Savelli prese il comando delle forze cittadine, ma non riuscì a fermare le scorrerie nemiche. Nella successiva estate, poi, quando i fiorentini e i loro alleati minacciavano la Lombardia, Savelli entrò nell’esercito di Iacopo Del Verme (v. la voce in questo Dizionario). Partecipò alla battaglia di Soncino (all’inizio di luglio), ma fu costretto a ripiegare.

Nel luglio del 1394 le vicende della famiglia alleata Colonna lo richiamarono a Roma. Insieme a Giovanni Colonna, signore di Palestrina, il 24 del mese tentò di attuare un colpo di mano in città, con una cavalcata fino in Campidoglio. L’atto rimase senza conseguenze.

Nel settembre del 1395, Savelli presenziò alla cerimonia di investitura di Gian Galeazzo Visconti a duca di Milano e vicario imperiale. Riprese quindi l’attività bellica. Nell’autunno del 1396 tornò in Toscana, insieme ad altri condottieri: l’obiettivo della spedizione consisteva nel soccorso di Iacopo d’Appiano, capitano del Popolo di Pisa, contro i fuorusciti Gambacorta; più in generale, la presenza delle armi viscontee in quel teatro di operazioni era funzionale al disegno di fare pressione militare su Firenze. In questa luce va considerato il tentativo, cui Savelli prese parte, di conquistare di sorpresa San Miniato nel febbraio 1397.

Dopo la nuova dichiarazione di guerra tra Firenze e Milano (il 18 marzo), egli proseguì la sua azione in Toscana, partecipando a scorrerie contro Ponte a Signa e Massa, a metà di aprile del 1397; quando il duca di Milano tentò la conquista di Mantova fu richiamato in Lombardia. In agosto, partecipò alla battaglia di Governolo, risoltasi in una netta sconfitta. Nella seconda metà dell’anno tornò a combattere i fiorentini in Toscana, prendendo dapprima stanza a Siena, per poi portare le sue schiere in appoggio a Iacopo d’Appiano, signore di Pisa. Qui il 3 gennaio 1398 fu però arrestato, insieme ai commissari viscontei Niccolò Pallavicino e Niccolò Diversi, che avevano provato a farsi consegnare dall’Appiano le fortificazioni di Livorno, Piombino, Cascina e della stessa Pisa. Fu liberato alla fine di febbraio, al momento del riavvicinamento tra Pisa e Milano, opera del consigliere visconteo Antonio Porro e preludio all’acquisto della città toscana da parte del duca di Milano per 200.000 fiorini d’oro (12-19 febbraio 1399).

Spostandosi su un altro fronte del conflitto fiorentino-visconteo, contribuì poi alla sconfitta dei Bentivoglio – da poco signori di Bologna e alleati di Firenze – nella battaglia di Casalecchio sul Reno del giugno 1402. Quindi, dopo la morte del signore milanese, il 3 settembre 1402, entrò nel consiglio della reggente Caterina Visconti, da cui si allontanò presto a causa dei dissidi interni. Nel maggio del 1403, contribuì alla difesa di Bologna, minacciata dai fiorentini e dalle truppe pontificie. Vi rimase anche dopo la fine del conflitto (pace di Caledio, 25 agosto 1403), sostenendo la fazione dei Maltraversi. In autunno, contribuì a reprimere duramente la rivolta di Asola, nel Bresciano.

Dopo la lunga militanza viscontea, Savelli passò infine, nell’aprile del 1404, al servizio di Venezia, allora in guerra contro Francesco Novello da Carrara, signore di Padova. Mossosi in estate, Savelli tentò di conquistare la posizione fortificata di Gambarare, velocemente realizzata dai padovani dopo che la bastita di quella stessa località si era arresa. Riuscì però sconfitto. Altro pesante smacco dovette subire quando fu assalito il suo accampamento, presso il castello di Limena, il 25 settembre 1404. Savelli, dopo essersi scontrato con lo stesso Francesco Novello, dovette fuggire; le sue schiere subirono forti perdite. Questi eventi negativi non inficiarono tuttavia il suo rapporto con il governo veneziano. Qualche settimana dopo, congedandosi il capitano generale delle armi veneziane Malatesta Malatesta dei Sonetti (Falcioni, 2007) – anche se secondo alcune fonti fu licenziato – Savelli ne ebbe il posto.

In un momento importante della guerra combattuta nella pianura tra Padova e Venezia, egli concepì una manovra originale. Dopo aver finto di ritirarsi, superò le fortificazioni di Arino, passò il Brenta a Stra e – il 2 dicembre – portò a termine una feroce incursione nel Piovado di Sacco, territorio ricco di risorse e depositi di derrate. La Signoria ordinò pubblici festeggiamenti e, come premio, gli raddoppiò lo stipendio. Savelli piantò quindi le tende nel Veneziano a Camponogara, prima della fine dell’anno.

Quando si avvicinò l’esercito carrarese, tentò invece (e in parte ci riuscì) di corrompere i condottieri nemici, pur di evitare lo scontro. Passato l’inverno, investì a sua volta Castelcaro e lo prese, il 26 maggio 1405. Proseguì infine la marcia di avvicinamento, minacciando il Vo’ di Zocco, ai limiti dei canali che circondavano Padova. Il vero e proprio assedio della città iniziò in luglio, dopo che Savelli ebbe espugnato le fortificazioni di Bassanello, a sud-ovest della città, per porvi il suo accampamento.

Ancora una volta, tuttavia, egli non seppe proteggere le sue posizioni, attaccate e prese di sorpresa dall’esercito padovano il 25 agosto 1405. Savelli dovette fuggire. Durante una tregua di dieci giorni, partecipò ai colloqui convocati per chiudere il conflitto. Non ne scaturì alcun effetto e i combattimenti ripresero, ma Savelli cadde malato di febbri (forse pestilenziali). Morì al campo di Bassanello il 3 ottobre 1405. Le sue esequie furono celebrate a Venezia il 15 ottobre e fu sepolto a Venezia nella chiesa dei Frari.

Il suo monumento funebre è il primo nel quale l’arca sia sovrastata da una statua equestre (ne è stata attribuita la paternità a Iacopo della Quercia). Egli non fu dunque raffigurato in posa di spoglia racconciata e armata, ma nel pieno vigore della sua posizione di comandante generale.

Fonti e Bibl.: Corpus chronicorum bononiensium, RIS, XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, Città di Castello-Bologna 1905-1939, ad ind.; G. Catari - B. Catari, Cronaca carrarese, ibid., XVII, 1, a cura di A. Medin - G. Tolomei, Città di Castello-Bologna 1909-1931, ad ind.; Cronica volgare di anonimo fiorentino dall’anno 1385 al 1409, già attribuita a Piero di Giovanni Minerbetti, ibid., XXVII, 2, a cura di E. Bellondi, Città di Castello-Bologna 1915-1918, ad indicem.

L. Passerini, Savelli di Roma, in P. Litta, Le famiglie celebri italiane, supplemento II, Milano 1872, tav. X; W. Caferro, Mercenary companies and the decline of Siena, Baltimore-London 1998, ad ind.; U. Mehler, Auferstanden in Stein: venezianische Grabmäler des späten Quattrocento, Köln-Weimar-Wien 2001, pp. 59-62; W. Caferro, John Hawkwood. An English mercenary in fourteenth-century Italy, Baltimore 2006, ad ind.; D. Canzian, L’assedio di Padova del 1405, in Reti Medievali Rivista, VIII (2007), http://www. rmoa.unina.it/ 1931/1/133-352-1-PB.pdf (30 settembre 2017); A. Falcioni, Malatesta, Malatesta detto Malatesta dei Sonetti o Senatore, in Dizionario biografico degli Italiani, LXVIII, Roma 2007, pp. 17-21; Facino Cane: predone, condottiere e politico, a cura di B. Del Bo - A.A. Settia, Milano 2014, ad ind.; http://condottieridiventura.it/paolo-savelli-di-roma/ (30 settembre 2017).

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