ONORIO IV, papa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ONORIO IV, papa

Marco Vendittelli

ONORIO IV, papa. – Giacomo Savelli, figlio del potente Luca, nacque a Roma intorno al 1210.

Della sua vita prima che ricevesse la porpora cardinalizia, nel 1261, si hanno ben poche notizie. Certamente fu studente presso l’Università di Parigi e godette di alcuni benefici ecclesiastici, tra i quali una prebenda e un canonicato presso la Chiesa di Châlon-sur-Marne e il rettorato della Chiesa di Berton, nella diocesi di Norwich. Nel 1249 appare come membro della familia del cardinale Giovanni da Toledo in qualità di chierico e cappellano papale.

Per quanto sostanzialmente ignota, la sua carriera nell’ambito della Curia romana dovette essere piuttosto brillante, grazie anche alla potenza e all’influenza della sua famiglia e di quella degli Orsini, alla quale i Savelli erano legati da vincoli di parentela. Così nel dicembre 1261 fu creato cardinale diacono del titolo di S. Maria in Cosmedin da Urbano IV, che lo doveva avere in grande considerazione e gli affidò numerosi incarichi. Nell’estate del 1264, in un momento delicatissimo del conflitto svevo-angioino, il pontefice pensò addirittura di nominarlo rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia e capo dell’esercito pontificio, un delicato incarico per il quale gli fu preferito il cardinale Matteo Rosso Orsini, nominato rettore il 9 agosto di quell’anno. Anche Clemente IV e Nicola III si affidarono spesso a lui per la soluzione di varie questioni.

Il lungo e articolato testamento di Giacomo, dettato il 24 febbraio1279, attesta l’ingente patrimonio e i vasti dominî territoriali che era riuscito ad accumulare fino ad allora e rivela con chiarezza come le fortune patrimoniali e signorili di cui i Savelli goderono fino alla metà del Trecento coincidano in gran parte con quelle messe insieme proprio da Giacomo durante i suoi anni di cardinalato. A Roma possedeva un gran numero di palazzi, torri, case ed edifici, le imponenti rovine del teatro di Marcello trasformate in un fortilizio e la munitio sul colle Aventino, dove da papa stabilì la sua residenza. Nel territorio romano gli appartenevano (in tutto o in parte) una dozzina di castelli e villaggi fortificati.

Soltanto quattro giorni dopo la morte di Martino IV (Perugia, 28 marzo 1285) i cardinali elessero Giacomo Savelli per scrutinio e all’unanimità. Il neoeletto rimase a Perugia almeno fino al successivo 25 aprile; poi si trasferì a Roma, dove il 20 maggio, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu consacrato e coronato pontefice nella basilica di S. Pietro in Vaticano.

I romani, per i quali l’elezione al sacro soglio di un loro concittadino dovette costituire motivo di ampia soddisfazione, si affrettarono a offrire al pontefice la carica di senatore di Roma a vita per quanto, molto probabilmente, la decisione fosse stata presa prima, senza sapere chi sarebbe stato il successore di Martino IV, nella speranza di un rapido ritorno del papa a Roma. Onorio IV accettò immediatamente l’offerta, mostrandosi apertamente lusingato e nominando i suoi vicari in tale ufficio. Gli anni del suo breve pontificato furono per la storia municipale di Roma un periodo di sostanziale tranquillità.

Onorio IV beneficiò i suoi familiari operando soprattutto in funzione del consolidamento di quanto aveva per essi già accumulato nel venticinquennio precedente. Il 5 luglio 1285, a poco più di due mesi dalla sua elezione, si preoccupò di confermare il testamento dettato sei anni prima. Come altri pontefici del Duecento, contò sull’appoggio di congiunti e parenti per il controllo e il governo di Roma e dello Stato. Il fratello Pandolfo fu nominato senatore di Roma, il nipote Luca ricoprì la carica di rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia dal febbraio 1286 e un altro congiunto, Pietro Stefaneschi, fu nominato rettore della Romagna.

Nei due anni del suo regno si assistette a una sempre maggiore perdita di potere e di controllo del papa sulle province e a una crescente anarchia tra le città, molte delle quali continuavano ad affermare la loro indipendenza di fatto. La situazione fu abbastanza favorevole nelle province più prossime a Roma, Patrimonio di S. Pietro e Campagna e Marittima, dove il potere del papa era più saldo e le condizioni generali piuttosto tranquille, grazie anche alla nomina di Luca Savelli. Le città del Ducato di Spoleto, prima fra tutte Perugia, sostenevano invece strenuamente la loro autonomia. Analogamente, nella Marca Anconetana il potere del rettore provinciale era estremamente debole e la sua attività fu incessantemente volta al tentativo di risolvere la grande quantità di controversie di varia natura che lo opponevano alle città della provincia. I più evidenti segnali della crisi del governo papale nelle province si ebbero, tuttavia, in Romagna, dove si mantenne uno stato di forte anarchia e turbolenza anche dopo la definitiva sottomissione di Guido da Montefeltro e la nomina a rettore di Pietro Stefaneschi.

La situazione finanziaria della Sede apostolica dovette essere, invece, sostanzialmente tranquilla, se si considera come il pontefice non appaia in alcun modo pressato da richieste dei creditori cui era ricorso per i pochi prestiti di cui ebbe necessità.

Onorio IV ereditò dal suo predecessore la difficile posizione della Chiesa di Roma nel conflitto angioino-aragonese nell’Italia meridionale, iniziato con la guerra del Vespro nel marzo 1282. Rispetto a questo problema il francese Martino IV aveva mantenuto una posizione decisamente filoangioina e con l’elezione di Onorio IV ci si aspettava forse, se non un cambiamento di rotta, almeno un maggior equilibrio. Tuttavia egli si trovò ad affrontare una situazione ormai fin troppo segnata dal profondo e irreversibile coinvolgimento pontificio nella questione del Regno, che la Chiesa stessa aveva infeudato agli Angiò, proseguendo la politica di difesa dei diritti angioini in Sicilia. Fu a tale questione più di ogni altra che il vecchio papa dedicò tutte le sue energie. Per tentare di mantenere e rafforzare i diritti degli angioini mirò innanzitutto ad avviare un processo di riordino amministrativo del Regno. Quando il 2 febbraio 1286 Giacomo d’Aragona fu incoronato a Palermo re di Sicilia, il pontefice, l’11 aprile successivo, ribadì contro di lui e sua madre Costanza la scomunica come perturbatori e istigatori della ribellione siciliana contro gli Angiò. Inoltre si mostrò contrario a ogni possibile accordo tra angioini e aragonesi, continuò l’energica difesa del Regno dagli attacchi siculo-aragonesi, favorì i tentativi di sollevazione dell’isola contro gli aragonesi e riprese in pieno il progetto di una crociata contro Alfonso d’Aragona. Nonostante il suo operato e i suoi sforzi, la posizione angioina nel Mezzogiorno si andò ancora aggravando e quando egli morì le questioni rimanevano numerose e complesse.

Un altro dei problemi che si trovò ad affrontare Onorio IV fu l’organizzazione della nuova spedizione di crociati in Terrasanta, bandita nel 1274 da Gregorio X durante il secondo concilio di Lione. La partenza per l’Oltremare era stata sempre rinviata e anche la raccolta delle decime per finanziarla andava a rilento. Gli interventi del pontefice al riguardo furono svariati, ma i suoi sforzi non furono coronati da successo.

Morì a Roma, nel palazzo dell’Aventino, il 3 aprile 1287.

I rapporti di Onorio IV con i sovrani europei e le città comunali italiane non spiccano per azioni di particolare rilievo, se non quando ebbero una precisa attinenza con la questione della corona siciliana e con la crociata. Anche sul piano religioso il suo breve pontificato non offre temi di particolare interesse. Mostrò attenzione per gli ordini mendicanti e offrì loro il proprio sostegno; nel novembre 1285 provvide alla riconferma di tutti i privilegi concessi dai suoi predecessori ai francescani e ai domenicani. Esponenti dei due ordini appaiono spesso come agenti della Sede apostolica e nel ruolo di inquisitori, segno della fiducia loro accordata anche da Onorio IV. Il pontefice mostrò, pur se in misura più contenuta, il proprio favore a molti altri ordini: agli eremiti, ai carmelitani, ai cluniacensi, ai premostratensi e agli umiliati, ma in primo luogo ai guglielmiti, ai quali affidò l’unico monastero da lui stesso fondato quando era cardinale, quello dedicato alla Vergine e a S. Paolo nel territorio di Albano. In base a quanto stabilito dai decreti del secondo concilio di Lione del 1274, soppresse gli ordini mendicanti minori, che vivevano di elemosine senza possedere beni.

Nel 1285 intervenne sull’insegnamento del diritto civile nello Studium Curiae, dispensando gli ecclesiastici che intendevano seguire le lezioni dal divieto imposto da Onorio III. Favorì lo studio delle lingue orientali presso l’Università di Parigi.

Viene descritto gravato dal peso degli anni, molto malato, artritico, affetto – al pari del fratello Pandolfo – da una grave forma di gotta che lo ostacolava nella deambulazione e nei movimenti delle mani, tanto che non poteva neppure celebrare la messa.

Il monumento funebre di Onorio IV, innalzato nella basilica di S. Pietro in Vaticano accanto a quello di Nicola III, fu smantellato durante il pontificato di Paolo III (1534-49). Le spoglie e il gisant del papa (unico resto del primitivo monumento funerario) furono trasferiti nella cappella Savelli nella chiesa romana di S. Maria in Aracoeli.

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