SIMMACO, papa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SIMMACO, papa

Andrea Antonio Verardi

SIMMACO, papa. – Nacque in Sardegna, probabilmente a cavallo della metà del V secolo, da una famiglia di origine pagana (ep. 10, in Epistolae romanorum pontificum genuinae..., a cura di A. Thiel, I, 1867, p. 702); il padre si chiamava Fortunato. È lui stesso a informarci di essere stato battezzato solo dopo il suo arrivo a Roma, che però non è possibile collocare cronologicamente (Publizistische Sammlungen zum acacianischen Schisma, a cura di E. Schwartz, 1934, pp. 153-157).

La carriera ecclesiastica di Simmaco dev’essere stata comunque veloce, dato che nel 498, egli ricopriva uno dei ruoli più importanti della gerarchia ecclesiastica cittadina, quello di diacono.

Di Simmaco ci sono pervenute quattro diverse biografie redatte tra il 514 e il 535. Si tratta nello specifico di tre testi a lui favorevoli, appartenenti alla tradizione del Liber pontificalis: pur simili nella forma, essi si differenziano notevolmente circa la ricostruzione degli eventi, dimostrando di essere schierate su posizioni politico-istituzionali differenti. La quarta biografia appartiene invece al cosiddetto Frammento Veronese o Laurenziano, un testo animato da un orientamento favorevole al suo antagonista Lorenzo, che si differenzia dalle prime sia nella ricostruzione degli eventi, sia per struttura e taglio linguistico (Verardi, 2016, pp. 265-269).

Simmaco fu eletto vescovo a soli quattro giorni dalla morte di papa Anastasio (il 22 novembre 498), in modo non pacifico: il clero e l’aristocrazia filoccidentali nella basilica del Laterano si pronunciarono per Simmaco, i filorientali a S. Maria Maggiore elessero l’arcipresbitero Lorenzo (Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, 1886, p. 260).

La doppia elezione era frutto di opposti sentimenti e modi di pensare la Chiesa e Roma stessa, nel presente vissuto e nel futuro da costruirsi, e creò tra clero, senato e popolo romano una frattura che le due fazioni non riuscirono in alcun modo, né vollero, tenere sotto controllo.

In una situazione di sostanziale equilibrio di forze, per concorde decisione dei due schieramenti (secondo il Liber pontificalis, cit., p. 260) o per coercizione regia (secondo il Frammento Laurenziano, in Le Liber pontificalis, cit., pp. 43-46), ci si rivolse all’autorità del re in cerca di un pronunciamento super partes. Teodorico, che in questo modo esercitava una prerogativa di tipo ‘imperiale’, si pronunciò a favore di Simmaco (498), comprato dall’oro simmachiano – come sostennero i laurenziani – o forse in considerazione della priorità di elezione e della maggioranza numerica dei sostenitori, come affermarono le tre redazioni del Liber pontificalis.

L’intervento regio permise a Simmaco di tenere una sinodo a Roma per dirimere le principali questioni che avevano portato allo scisma: fu convocata nel 499, presso la basilica di S. Pietro, sotto il consolato di Paolino, per chiarire una volta per tutte le modalità con cui dovevano essere effettuate le elezioni del vescovo di Roma. Vi presero parte il clero romano e i vescovi d’Italia, ma le risoluzioni finali furono pilotate da Simmaco a proprio vantaggio, prescrivendo la nomina diretta del successore da parte del papa in carica: qualora questi fosse deceduto senza averlo nominato, la decisione doveva essere presa dalla maggioranza del clero, e non più all’unanimità (Acta synhodi A. DII, in Acta synhodorum habitarum Romae..., a cura di Th. Mommsen - L. Traube, 1894, pp. 438-455).

Una seconda sinodo, taciuta dalle tre biografie di Simmaco del Liber pontificalis, sancì invece il divieto di alienazione dei beni ecclesiastici, una questione giuridicamente ed economicamente importante, che mirava a esautorare in qualche modo le potenti famiglie dell’aristocrazia senatoria dal controllo dei beni delle chiese dette tituli (sorta di parrocchie cittadine), che le avevano molto spesso fondate e dotate (Acta synhodi A. DII, cit., pp. 438-455).

A questo concilio prese parte anche l’antipapa Lorenzo, con il titolo di arcipresbitero del titolo di S. Prassede, il quale fu però – per misericordia o convenienza politica – successivamente allontanato da Roma con il titolo di vescovo di Nocera, in modo tale da frustrare le sue ambizioni al papato ed evitare che la sua presenza potesse riaccendere le speranze del partito che lo aveva appoggiato (Sardella, 1996, pp. 77- 89).

Seguirono due anni di pace apparente, in cui lo stesso Teodorico fece una visita ufficiale a Roma (500), dove venne accolto quale rappresentante dall’imperatore d’Oriente, con una solenne processione composta dal clero, popolo, e senato, con a capo il pontefice (Anonimus Valesianus, in Chronica minora (saec. IV, V, VI, VII), I, a cura di Th. Mommsen, 1892, par. 65, p. 324).

È datata a questo periodo una serie di lettere destinate prevalentemente ai vescovi Eonio di Arles e Avito di Vienne per la risoluzione della disputa delle due sedi riguardo alla metropolia delle Gallie. Risolta da Simmaco in favore di Arles, e resa materialmente visibile attraverso la concessione al vescovo cittadino di un’insegna appartenuta sino a quel momento al solo vescovo di Roma, il pallium.

La situazione precipitò nuovamente in occasione della Pasqua del 501, quando Simmaco, rifacendosi a un ormai desueto uso liturgico occidentale, fissò e celebrò la festa il 25 marzo contro l’uso alessandrino che la stabiliva per il 22 aprile. La reazione dei sostenitori di Lorenzo non si fece attendere: essi presentarono una richiesta a Teodorico, sostenuta da prove testimoniali, nella quale Simmaco era accusato di irregolare celebrazione della Pasqua, dilapidazione dei beni della Chiesa e gravi mancanze morali (Le Liber pontificalis, cit., p. 44).

Tra l’estate e l’autunno del 501 Teodorico convocò Simmaco per chiedergli conto delle accuse che gli erano state mosse: ma nel corso del tragitto Simmaco decise di tornare nottetempo a Roma e si rinchiuse con pochi fedeli in S. Pietro e poco dopo convocò una ulteriore sinodo. Forse su richiesta degli antisimmachiani, Teodorico nominò allora (contravvenendo ai canoni che volevano evitare l’aggiungersi di un possibile nuovo candidato alla contesa) un visitator nella persona di Pietro vescovo d’Altino (Le Liber pontificalis, cit., pp. 263 e Fragmentum Laurentianum, ibid., p. 45), anche perché, forse a sua insaputa, il presbitero Lorenzo aveva fatto ritorno a Roma, occupando successivamente per circa tre anni la Chiesa romana. Questa iniziativa regia, però, venne formalmente condannata da entrambi gli schieramenti, che la percepivano come una pesante ingerenza, in una sinodo tenutasi presso la Basilica Julii nel maggio del 502. Seguirono alcune assemblee ravvicinate – probabilmente diverse sedute della medesima sinodo, convocata, a seconda che le fonti siano di parte simmachiana o laurenziana, da Simmaco o dall’imperatore – che dovevano appurare l’effettiva colpevolezza o innocenza di Simmaco.

Il testo della convocazione di questa sinodo ‘teodericiana’ è andato perduto; è ricordata comunque sia negli atti del concilio del 501 (Praeceptio regia, in Cassiodori Senatoris Variae, a cura di Th. Mommsen - L. Traube, 1894, pp. 420, 425), sia nel Libellus pro synodo di Ennodio (edito in Magni Felicis Ennodi opera, VII, a cura di F. Vogel, 1885, pp. 48-67), essa è stata considerata, a partire dagli studi di Theodor Mommsen, la seconda delle tre tenutesi a Roma sotto papa Simmaco, ma la sua datazione è ancora dibattuta: alcuni studiosi, infatti, propendono per il 501, mentre altri per il 502 – opzione che allo stato attuale degli studi sembra essere quella più accreditata (Sardella, 1996, p. 31 nota 46).

La prima convocazione, del giugno-luglio 502 presso la basilica Eleniana, si concluse con un nulla di fatto poiché Simmaco, forse a causa di un’aggressione, non si presentò al giudizio; ciò che indusse alcuni dei vescovi convocati (veneti e liguri, oltre che il vescovo di Milano), incerti sulla liceità del giudicare il vescovo di Roma (dal tempo di papa Leone, figura giuridicamente e giurisdizionalmente centrale per le chiese d’Occidente), a scrivere a Teodorico per sapere se la sinodo fosse stata convocata dal papa o quantomeno con il suo assenso. L’8 agosto il re riconvocò la sinodo allegando una missiva papale che confermava la convocazione, rassicurando in tal maniera i presuli chiamati a giudicare il successore di Pietro (Acta synhodorum habitarum Romae a. CCCCXCIX. DI. DII, in Cassiodori senatoris variae, in MGH, Auctores antiquissimi, XII, a cura di Th. Mommsen - L. Traube, 1894, pp. 426 s.; sulla risposta del re: Ennodio, Libellus, in Opera omnia..., a cura di G. Hartel, 1882, pp. 50 s.). La nuova seduta si tenne il 1° settembre 502 (non si sa dove), in essa venne rinnovato l’ordine di comparizione per Simmaco (E. Wirbelauer, Zwei Päpste in Rom, 1993, pp. 17-34); un mese più tardi (1° ottobre) una lettera e un anagnosticum regio sollecitavano una decisione da parte della sinodo anche in assenza di Simmaco (Acta synhodorum habitarum Romae..., cit., pp. 419-426). L’ultima seduta, tenutasi il 23 ottobre presso un luogo detto ad Palmas, decise per la non processabilità del papa – Simmaco fu dunque reintegrato – e per la condanna del visitator Pietro d’Altino e dell’antipapa Lorenzo (pp. 426-437).

La risoluzione della sinodo in favore di Simmaco suscitò ovviamente la violenta reazione del partito laurenziano; i sostenitori continuarono a occupare i tituli romani, malgrado Simmaco ne avesse più volte chiesto la restituzione. Per alcuni anni perdurò una vera e propria guerra civile e nelle strade di Roma si fronteggiarono, armi alla mano, i due schieramenti come narrano la terza redazione (P) del Liber e il Frammento Laurenziano. Solo nel 506, grazie alla mediazione del diacono Dioscoro d’Alessandria, Simmaco riuscì a ottenere da Teodorico la restituzione dei tituli e l’imposizione delle decisioni sinodali ai laurenziani.

Nella disputa tra i due partiti un ruolo importante giocò la pubblicistica. Vennero infatti redatti, prevalentemente dalla componente filosimmachiana, una serie di testi (Gesta Liberii, Gesta de Xysti purgatione, Gesta Marcellini, Gesta Polychronii e tre versioni di un concilio tenuto da Silvestro a Roma) che avevano il compito di legittimare alcune situazioni contingenti e favorire la formazione di un’opinione pubblica favorevole alle proprie idee (E. Wirbelauer, Zwei Päpste in Rom, cit., e Verardi, 2016, pp. 245-288).

La formale conclusione dello scisma, con la epurazione dei laurenziani (J. Richards, The popes and papacy in the early Middle Ages, London-Boston 1979, pp. 80-110), segnò l’inizio per Simmaco e per la Chiesa romana di un periodo di relativa calma, anche se tanto le lacerazioni interne al clero e alla città quanto lo scisma con la Chiesa di Costantinopoli (scisma ‘acaciano’) pesavano ancora.

Sul versante dei rapporti con l’Oriente, sono databili tra 507 e 511 due lettere. Nella prima alcuni vescovi orientali (Macedonio di Costantinopoli, Elia di Gerusalemme e Flaviano di Antiochia) si rivolsero a Simmaco per difendere le posizioni filo-calcedoniane contro gli attacchi di Filosseno di Gerapoli e Severo di Antiochia (Epistolae romanorum pontificum genuinae..., a cura di A. Thiel, I, 1867, pp. 709-722), ma Simmaco cinicamente si mostrò poco interessato a un coinvolgimento nelle dispute orientali, limitandosi a ribadire le posizioni romane di condanna di Acacio e dei suoi seguaci. L’altro scambio epistolare intercorse fra il papa e l’imperatore Anastasio, scomunicato come eretico (viene definito apertamente manicheo) e persecutore dei fedeli calcedoniani ancora presenti in Oriente (Publizistische Sammlungen zum acacianischen Schisma, cit., pp. 153-157).

Non ha altra attestazione invece la notizia della persecuzione da parte di Simmaco di una setta di manichei a Roma, riportata unicamente dalla terza redazione (P) del Liber pontificalis, e conclusasi con il rogo dei loro testi sacri. In questo caso si potrebbe trattare della creazione di un precedente da parte degli autori di questo testo per la politica condotta dal successore di Simmaco, Ormisda, contro coloro che sostenevano l’eresia teopaschita, inglobata in questo periodo, così come il monofisismo, sotto la generica categoria di manicheismo (Verardi, 2016, pp. 193-199).

Per quanto riguarda l’occidente, intensi si mantennero in questi anni i rapporti con la Gallia, favoriti dall’amicizia con Cesario di Arles, sostenitore del pontefice al tempo dello scisma e assiduo suo interlocutore su questioni relative alla gestione della vita della Chiesa. Simmaco si segnalò anche nell’attività caritativa in sostegno delle comunità africane esiliate dai Vandali in Sardegna, attività questa riportata anche dalla terza redazione del Liber pontificalis (ove si fa cenno anche al supporto da lui dato agli esuli in Liguria). Nella lettera destinata ai vescovi africani emerge anche l’interesse di Simmaco per la dimensione cultuale: accondiscendendo alle loro richieste, inviò infatti le reliquie dei santi Nazario e Romano.

A Roma, infine, Simmaco si fece promotore di nuovi culti (in particolare quello dell’apostolo Andrea) e dell’introduzione nella liturgia latina di alcuni usi orientali (con l’estensione del canto del Gloria in excelsis a tutte le domeniche e le feste dei martiri). Intensa fu anche la sua attività di restauratore e edificatore di edifici di culto: la costruzione delle basiliche dedicate a Martino e Silvestro sull’Esquilino, l’edificazione di oratoria, chiese e luoghi di ristoro per i pellegrini (dedicati a s. Andrea e ai ss. Giovanni Battista ed Evangelista) presso S. Pietro. Il Vaticano divenne così liturgicamente più simile al Laterano, e i motivi di questo orientamento sono ben comprensibili, essendo stato la sede principale del suo episcopato negli anni dello scisma.

Simmaco morì a Roma il 19 luglio 514 e fu sepolto appunto presso il Vaticano.

La vicenda di Simmaco costituisce uno dei momenti più complessi e importanti della storia del papato e della città di Roma tra Tardo Antico e Alto Medioevo. I primi decenni del VI secolo segnano infatti per l’Urbe, così come per la società italica, un momento di passaggio, le cui dinamiche vanno ancora chiarite del tutto, segnato dall’accesa contrapposizione tra visioni degli assetti futuri dal punto di vista politico e istituzionale. Le questioni che vennero affrontate al tempo dello scisma laurenziano inoltre, in particolare il problema dell’ingiudicabilità del vescovo di Roma, ebbero ricadute importanti nel prosieguo della storia della Chiesa medievale e moderna.

Fonti e Bibl.: I.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, VIII, Florentiae 1762, pp. 202-346; Epistolae romanorum pontificum genuinae..., a cura di A. Thiel, I, Brunsbergae 1867, pp. 639-738; le epistole 1, 5 e 6 in Acta synhodorum habitarum Romae a. CCCCXCIX. DI. DII, in Cassiodori Senatoris Variae, in MGH, Auctores antiquissimi, XII, a cura di Th. Mommsen - L. Traube, Berolini 1894, pp. 399-455; Appendix ad ep. 6 seu Praeceptum regis Theoderici, a cura di Th. Mommsen, ibid., p. 392; le epistole 2, 3, 14, 15 e 16 sono edite in Collectio Arelatensis, a cura di W. Gundlach, in MGH, Epistolae, III, a cura di W. Gundlach-E. Dümmler, 1892, nn. 23, 24; le lettere 25, 26, 28 sono edite in S. Caesarii Opera varia, II, a cura di G. Morin, Maretioli 1942, pp. 9-14; la lettera 4 in Aviti Epistula 33, in MGH, Auctores antiquissimi, VI, 2, a cura di R. Peiper, Berolini 1883, p. 63; le lettere 7, 9, 11, 18, 19, 20, 21, 22, 23 e 24 sono edite in Epistolae Ennodii, in Magni Felicis Ennodi opera, ibid., VII, a cura di F. Vogel, Berolini 1885 (cfr. ora anche in S. Gioanni, Ennode de Pavie Lettres, I, Livres I et II, Paris 2006, e Livres III et IV, Paris 2010); l’epistola 10 è edita da E. Schwartz, Publizistische Sammlungen zum acacianischen Schisma, München 1934, pp. 153-157; l’epistola 12, ibid., pp. 302 s.; l’epistola 13 in Collectio Avellana 104, a cura di O. Guenther, Pragae-Vindobonae-Lipsiae 1895, pp. 487-493; l’epistola 17 (di Avito) in Aviti Epistula 29, in MGH, Auctores antiquissimi, VI, 2, cit., p. 59; Ennodius episcopus Ticinensis, Epistulae (I-IX), in Magni Felicis Ennodii opera omnia, a cura di G. Hartel, Wien 1882, pp. 1-260; Id., Libellus adversus eos qui contra synodum scribere praesumpserunt, ibid., pp. 287-330; Regesta pontificum romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach, I, Lipsiae 1885, pp. 96-100; Le Liber pontificalis, I-II, a cura di L. Duchesne, Paris 1886-1892, I, pp. 98-104, 260-263; III, a cura di C. Vogel, Paris 1957, pp. 87 s.; Fragmentum laurentianum (o Fragmentum veronense), ibid., I, pp. 44-46; Anonimus Valesianus, in Chronica minora (saec. IV, V, VI, VII), I, in MGH, Auctores antiquissimi, IX, a cura di Th. Mommsen, 1892, par. 65, p. 324; Victor Tonnennensis Episcopus, Chronica a. CCCCXLIV-DLXVII, in Chronica minora (saec. IV, V, VI, VII), II, in MGH, Auctore antiquissimi, XI, 2, a cura di Th. Mommsen, Berolini 1894, par. 497, 2, p. 192; Cyprianus, Firminus et Viventius Episcopi, Vita S. Caesarii, in S. Cesarii Opera varia, a cura di G. Morin, Maretioli 1942, p. 313; Theodorus Lector, Historia ecclesiastica, II, 17, a cura di G.H. Hansen, Berlin 1995, p. 131. Documenta Symmachiana et Laurentiana (comunemente indicati come apocrifi simmachiani) sono editi in: E. Wirbelauer, Zwei Päpste in Rom. Der Konflikt zwischen Laurentius und Symmachus (498-514). Studien und Texte, München 1993, pp. 226-341. Iohannes Diaconus, Libellus quem obtulit sancto papae Symmacho, a cura di E. Wirbelauer, München 1993, p. 38; Clavis Patrum Latinorum, a cura di E. Dekkers, Steenbrugis 19953, n. 1678 e Appendix, nn. 1679-1682, pp. 546 s..

Per un bibliografia esaustiva sul pontificato di Simmaco precedente al 1999 si veda T. Sardella, Simmaco, santo, in Enciclopedia dei Papi, Roma 2000, pp. 464-472 e, della stessa, Società, Chiesa e Stato nell’età di Teoderico. Papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Soveria Mannelli 1996. Il pontificato di Simmaco è stato al centro di un importante convegno a cavallo del secondo millennio i cui atti sono editi in Il papato di san Simmaco (498-514). Atti del Convegno... Oristano... 1998, a cura di G. Mele - N. Spaccapelo, Cagliari 2000; S. Gioanni, La contribution épistolaire d’Ennode de Pavie à la primauté pontificale sous le règne des papes Symmaque et Hormisdas, in Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, 2001, vol. 113, pp. 245-258; P. Carmassi, La prima redazione del Liber pontificalis nel quadro delle fonti contemporanee. Osservazioni in margine alla vita di Simmaco, in Atti del Colloquio internazionale il «Liber pontificalis» e la storia materiale. Roma... 2002, a cura di H. Geertman, in Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome, Antiquity, LX-LXI (2003), pp. 235-266; S. Gioanni, Les élites italiennes, l’autorité pontificale et la romanité au début du VIe siècle - l’engagement d’Ennode de Pavie, in Atti della Seconda Giornata ennodiana... 2001, a cura di E. D’Angelo, Napoli 2003, pp. 37-52; T. Sardella, Roma e la Sicilia nella promozione del culto dei santi siciliani: il pontificato di Simmaco, in Euplo e Lucia, 304-2004: agiografia e tradizioni cultuali in Sicilia. Atti del Convegno... Catania-Siracusa... 2004, a cura di T. Sardella - G. Zito, Catania-Firenze 2005, pp. 264-282; P. Blaudeau, Motifs et structures de divisions ecclésiales. Le schisme acacien (484-519), in Annuarium historiae conciliorum, XXXIX (2007), pp. 65-98; A. Goltz, Barbar - König - Tyrann. Das Bild Theoderichs des Großen in der Überlieferung des 5. bis 9. Jahrhunderts, Berlin-New York 2008, ad ind.; P. Liverani, Interventi urbani a Roma tra il IV e il VI secolo, in Cristianesimo nella storia, 2008, vol. 39, pp. 1-31; M.E. Sommar, Dionysius Exiguus’ creative editing in Proceedings of the twelfth international congress of Medieval Canon law. Washington, D.C... 2004, a cura di U.-R. Blumenthal - K. Pennington - A. A. Larson, Città del Vaticano 2008, pp. 209-222; D. Houston Bradshaw, The Opuscula sacra: Boethius and Theology, in The Cambridge companion to Boethius, a cura di J. Marenbon, Cambridge 2009, pp. 105-128; B.-J. Schröder Petrus, Paulus, and Roma: three prosopopeias in Ennodius’ «Libellus adversus eos qui contra synodum scribere praesumpserunt» («Opusc». 2 Hartel= 49 Vogel), in Quarta Giornata ennodiana. Atti della sessione ennodiana del convegno «Auctor et auctoritas in latinis Medii Aevi litteris», a cura di S. Condorelli - D. Di Rienzo, Cesena 2011, pp. 13-33; S. Gioanni, La diplomatie pontificale et la formation du droit canonique dans les collections épistolaires du haut Moyen Age: l’exemple du “Liber auctoritatum” de l’Eglise d’Arles, in La corrispondenza epistolare in Italia. Les correspondances en Italie. Convegno..., Roma... 2011, a cura di S. Gioanni - P. Cammarosano, II, Trieste-Roma 2013, 105-126; G. Marconi, Il vescovo epistolografo. Alcuni spunti per la questione della cronologia del corpus ennodiano, in La corrispondenza epistolare in Italia. Les correspondances en Italie, II, Trieste-Roma 2013, pp. 67-83; T.F.X. Noble, The reception of visitors in early Medieval Rome, in Discovery and distinction in the Early Middle Ages. Studies in honour of John J. Contreni, a cura di C. J. Chandler - S. A. Stofferahn, Kalamazoo (Mich.) 2013, pp. 205-217; E. Wirbelauer, Réorganiser l’Eglise italienne. Une étape vers la codification du droit canonique à la fin du Ve siècle et au début du VIe siècle, in Mélanges de l’École française de Rome - Antiquité, 2013, vol. 125, https://journals.openedition.org/mefra/ 1878 (9 luglio 2018); G. Gandino, Fiamme politiche. Il fuoco come minaccia e castigo per i potenti, in Il fuoco nell’alto medioevo... 2012, Spoleto 2013, pp. 319-353; A.A. Verardi, La genesi del Liber pontificalis alla luce delle vicende della città di Roma tra la fine del V e gli inizi del VI secolo. Una proposta, in Rivista di storia del cristianesimo, I (2013), pp. 7-28; D. Deliyannis, The Roman «Liber pontificalis», Papal Primacy, and the Acacian Schism, in Viator, XLV (2014), pp. 1-16; D. Barbe, Saints évêques bâtisseurs et recherche d’unité en Italie et en Gaule (IVe-VIIIe siècles), in Espace sacré, mémoire sacrée. Le culte des évêques dans leurs villes (IVe-XXe siècle). Actes du Colloque de Tours... 2010, a cura di C. Bousquet-Labouérie - Y. Maurey, Turnhout 2015, pp. 95-109; P. Blaudeau, Narrating papal authority (440-530): the adaptation of “Liber pontificalis” to the apostolic See’s developing claims, in The bishop of Rome in late antiquity, a cura di G.D. Dunn, Farnham-Burlington 2015, pp. 127-140; R. Lizzi-Testa, Bishops, ecclesiastical institutions, and Ostrogothic regime, in A companion to Ostrogothic Italy, a cura di J.J. Arnold- M.S. Bjornlie - K. Sessa, Leiden-Boston 2015, pp. 451-479; T. Sardella, Il cristianesimo in Occidente dalla fine dell’Impero ai regni romano-barbarici, in Storia del cristianesimo, a cura di E. Prinzivalli, I, Roma 2015, pp. 329-358; K. Sessa, The Roman Church and its bishops, in A companion to Ostrogothic Italy, cit., pp. 425-450; M. Ozóg, «Inter duas potestates». The religious policy of Theoderic the Great, Bern-Berlin-Bruxelles 2016, ad ind.; A.A.Verardi, La memoria legittimante. Il Liber pontificalis e la Chiesa di Roma del VI secolo, Roma 2016, ad indicem.

TAG

Regni romano-barbarici

Dioscoro d’alessandria

Basilica del laterano

Basilica di s. pietro

Severo di antiochia