PARETO, Lorenzo Antonio Damaso, detto Damaso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)

PARETO, Lorenzo Antonio Damaso , detto Damaso

Stefano Verdino

– Nacque a Genova l’11 dicembre 1801 dal marchese Giovanni Benedetto e da Aurelia dei marchesi Spinola di Roccaforte.

Il padre (1768-1831), ascritto al patriziato genovese e membro del Minor consiglio dal 1797, fu barone dell’Impero napoleonico, gentiluomo di Camera del re di Sardegna; fu sindaco di Genova nel 1828. I fratelli minori di Pareto furono Domenico (1804-1898), diplomatico e deputato nella VI legislatura (1857-60) per il collegio di Rivarolo Ligure, e Raffaele (1812-1882), ingegnere idraulico di vaglia e padre dell’economista e sociologo Vilfredo.

Al Collegio reale di Genova il giovane Pareto fu allievo del sarzanese Giacomo Lari (1784-1829), docente di latino molto apprezzato, anche per il suo temperamento liberale, dagli studenti, fra i quali Giovanni Ruffini, che lo ricordò con il nome di Lanzi nel Lorenzo Benoni (Edimburgo 1853). Pareto compose i suoi primi versi d’occasione sotto l’egida del maestro, al quale rimase sempre devotissimo. L’esordio nelle lettere avvenne con Ramosky, esperimento di Novella (Torino 1826), composta in 96 ottave secondo la nuova maniera romantica: una tragica vicenda sentimentale fra il cavaliere medievale Ramosky, esule in Italia, e l’amata Urilda. Ristampata nell’Antologia romantica di Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno 1830, pp. 651-660), la novella ricevette un giudizio d’attenzione sul Poligrafo di Verona (I, 1830, pp. 161-164), ma una stroncatura in patria sul Giornale ligustico (II, 1828, pp. 402 s.) da parte del classicista Giovanni Battista Spotorno, padre barnabita, che alcune pagine prima aveva citato con plauso (p. 396) un’ode d’occasione di Pareto per una celebre soprano dell’epoca (All’acclamatissima Signora Fanny Eckerlin, Milano 1827). A sua volta, Pareto attaccò la Storia letteraria della Liguria (I-IV, Genova 1824-26) di Spotorno nella sua prima collaborazione firmata sull’Indicatore genovese (25 agosto 1828), il settimanale di Giuseppe Mazzini e dei suoi amici Elia Benza e Filippo Bettini.

Lamentata la «sterile» erudizione dell’opera, Pareto chiuse con un aspro attacco al pretestuoso polemismo religioso del suo autore: «il mal vezzo di romper guerra con le irresistibili accuse d’irreligione e libertinismo, metodo non infrequente del nostro storico, è sovente una bassa ed infruttuosa calunnia» (L’Indicatore genovese, Savona 2007, p. 58). Ebbe così inizio una diatriba fra il Giornale ligustico e L’Indicatore genovese che travalicò la battaglia fra classici e romantici, diventando conflitto ideologico e politico. Tuttavia, rispetto a Mazzini, Pareto rimase sempre sul terreno letterario, stroncando il romanticismo giudicato corrivo dell’Ismalie di Charles Victor Prévôt visconte d’Alincourt (p. 74) e plaudendo a Victor Cousin filosofo della storia (p. 82).

Chiuso L’Indicatore alla fine del 1828, Pareto promosse a Genova un’associazione letteraria con Mazzini e nell’aprile 1829 collaborò all’Antologia di Firenze (vol. 34, pp. 174-179) con un’ampia necrologia dello zio Agostino Pareto (1773-1829), eminente politico genovese attivo fra il 1797 e il 1814.

Le sue maggiori attenzioni furono, tuttavia, rivolte alla traduzione delle opere di poeti romantici inglesi contemporanei: la nuova edizione di The pleasures of hope (London 1821) di Thomas Campbell (I piaceri della speranza, Genova s.d.), la cui prima versione era stata tradotta nel 1820 da Michele Leoni; Adonais di Percy Bysshe Shelley, composto per la morte di John Keats e stampato per la prima volta da Niccolò Capurro a Pisa con i tipi di Didot nel 1821 (Adone nella morte di Giovanni Keats, Genova 1830). Quest’ultima fu la prima traduzione italiana (dedicata alla memoria di Lari) di un’opera di Shelley, accompagnata da un ampio saggio introduttivo: tramite esempi di versioni delle liriche (On a faded violet / Sopra una viola appassita), Pareto ben individuava la novità di una poesia libertaria e speculativa, rilevando che «la Libertà e la filosofia furono le sue muse» (p. 5). La passione per Shelley fu probabilmente trasmessa a Pareto dalla consuetudine che ebbe in Genova con Thomas Medwin (1788-1869), amico e biografo di lord Byron e di Shelley, del quale tradusse e pubblicò il dramma inedito in tre atti Prometeo portatore di fuoco (Genova 1830). Niccolò Tommaseo ne fu positivamente colpito e lo invitò a «farci in simil guisa conoscere altre produzioni o recenti od antiche della inglese letteratura» (Antologia, 1830, vol. 39, p. 138).

La stagione letteraria di Pareto volgeva, tuttavia, al termine, mentre egli si ritraeva anche dal rischioso contatto politico con Mazzini, che nel gennaio 1832 da Marsiglia ne cercò, invano, la collaborazione per la Giovine Italia, rievocando la loro comune battaglia letteraria: «Noi abbiamo fatto insieme la guerra – la piccola guerra – a’ pedanti; allora ci gridavano la croce addosso, ma le idee prevalevano e il povero Romanticismo, che usciva fuori pauroso ed incerto, è diventato re delle menti» (G. Mazzini, Epistolario, Appendice, I, Imola 1938, p. 15). Nondimeno, Pareto (spesso confuso con l’omonimo cugino Lorenzo Niccolò, geologo e politico liberale) fu tra gli arrestati del giugno 1833 insieme al suocero, l’entomologo Massimiliano Spinola di Tessarolo; ne aveva sposato la figlia Enrichetta, da cui ebbe tre figli, Aurelia, Matilde e Massimiliano.

Dopo alcuni mesi nella cittadella di Alessandria fu rilasciato il 17 dicembre dello stesso anno.

Da allora Pareto condusse a Genova vita appartata, continuando a coltivare i suoi interessi letterari, soprattutto stranieri, e frequentando la villetta del marchese Gian Carlo di Negro – suocero del cognato Agostino Spinola –, abituale ritrovo degli illustri ospiti europei della città. Lì, in particolare, conobbe Honoré de Balzac, che gli dedicò la novella Le Message (Revue des deux mondes, 15 febbraio 1832) e lo citò fra i personaggi che ascoltavano nel 1836 la storia di Honorine (pubblicata a puntate su La Presse nel 1843, poi in volume nel 1844).

Ebbe anche una breve esperienza parlamentare nella I legislatura sabauda (1848-49) come deputato di Rivarolo Ligure; sedette a Sinistra, ma il 30 novembre 1848 fu tra i firmatari, con Filippo Oldoini, Orso Serra, Francesco Maria Sauli ed Eugenio Stara, di una dichiarazione di dissenso dalla linea dell’opposizione.

Morì a Genova, in manicomio, il 9 novembre 1862.

Opere. Oltre ai testi citati, articoli di Pareto si possono leggere nell’Indicatore genovese del 1828, di cui è disponibile un’edizione anastatica (Savona 2007).

Fonti e Bibl.: M.L. Giartosio de Courten, Percy Bysshe Shelley e l’Italia, Milano 1923, pp. 139-143; A. Dal Pin, Damaso P., in Giornale storico e letterario della Liguria, n.s., I (1925), 1, pp. 24-47; R. Carmignani, Storia del giornalismo mazziniano, I, Pisa, 1959, ad ind.; E.J. Lovell, Captain Medwin, friend of Byron and Shelley, Austin 1962, pp. 244-248; L. Bandiera, Shelley tradotto dall’Ottocento italiano, in Shelley e l’Italia, a cura di L.M. Crisafulli Jones, Napoli 1988, pp. 346 s.; F. Della Peruta, Politica e società nell’Italia dell’Ottocento. Problemi, vicende e personaggi, Milano 1999, p. 204; L.M. Crisafulli, Shelley’s afterlife in Italy: from 1822 to 1922, in The reception of P.B. Shelley in Europe, a cura di S. Schmid - M. Rossington, London-New York 2008, pp. 50-52; S. Verdino, Genova reazionaria. Una storia culturale della Restaurazione, Novara 2012, ad indicem.

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Damaso

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